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Notificato un avviso di garanzia ad Emilio Coveri, che ha chiarito l'infondatezza anche "tecnica" delle accuse rivoltegli Torino, 22 novembre 2001 - È stato notificato un avviso di garanzia ad Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, Associazione italiana per il diritto ad una morte dignitosa, per omicidio del consenziente.
Coveri, in una conferenza stampa indetta da Exit e dall'associazione radicale torinese Adelaide Aglietta, ha chiarito che l'accusa è priva di fondamento per due motivi fondamentali: primo perché sarebbe assolutamente contrario alla battaglia portata avanti da anni … dall'associazione di cui è presidente per il ripristino della legalità sulla questione della morte all'italiana, e secondo perché "non c'è nessun morto".
Per il ripristino della legalità in Italia, contro la morte all'italiana, possibile anche disobbedienza civileAlla conferenza stampa era presente anche il segretario di Radicali Italiani,Daniele Capezzone, che ha espresso la piena solidarietà del suo partito ad Emilio Coveri.
Capezzone ha ricordato che in Italia si pratica con sempre maggiore frequenza la "morte all'italiana", e che gli strumenti utilizzati da Exit, che ha sempre denunciato questo scandalo tra i tanti della sanità nel nostro paese, sono proprio quelli del ripristino della legalità.
L'iniziativa dell'associazione è in pieno spirito radicale, tant'è che - ha ricordato Daniele Capezzone - tra le 25 pdl di iniziativa popolare è presente anche quella per il diritto ad una morte dignitosa.Il presidente dell'associazione radicale torinese Adelaide Aglietta, Silvio Viale ha chiarito: "Non escludo che in Italia possano nascere forme di disobbedienza civile sull'eutanasia, ma Exit non lo ha fatto In ogni caso la battaglia va avanti e andrà avanti fino all'approvazione in Italia di una legge sul modello di quella olandese" Il racconto di Emilio Coveri "Mi è stato notificato - ha affermato il presidente di Exit Italia - un avviso di garanzia per omicidio del consenziente.
Prima di tutto non c'è nessun morto, quindi noi siamo tranquilli".
Coveri ha inoltre sottolineato che "non è nello spirito dell'associazione" contravvenire alle leggi, dato che Exit è nata proprio per promuovere un dibattito politico su un documento che prevede la possibilità per i cittadini di chiedere di morire con dignità, in casi estremi.
"L'associazione ha sempre lavorato con i suoi dirigenti e con il supporto dei soci - ha evidenziato Coveri - per quel giorno in cui finalmente si dibatterà il nostro documento.
Vogliamo questo, abbiamo lavorato solo per questo, abbiamo lavorato per la legalità.
Troverei un controsenso battersi per la discussione di questo documento e poi andare a fare delle azioni illegali.
Non ho mai pensato di portare persone all'estero così come da accuse, oltretutto in Olanda non si può praticare l'eutanasia a cittadini stranieri, quindi sarebbe stato anche inutile".
Il presidente di Exit infatti avrebbe secondo l'accusa organizzato viaggi verso l'Olanda "ma per far cosa? - si domanda Emilio Coveri - un viaggio turistico? Oltretutto un viaggio per un malato terminale sarebbe impossibile".
"L'azione di Exit Italia - ha concluso - è solamente propositiva di un documento che è intitolato "disposizioni in materia di interruzione volontaria della propria sopravvivenza in condizioni fisiche terminali".
Sarà la democrazia italiana, il Parlamento e le Commissioni parlamentari a dire sì o no all'eutanasia ma noi abbiamo sempre lavorato in questi anni affinché si potesse dibattere serenamente, pacatamente e confrontarci eventualmente con coloro che non la pensano come noi.
Io dico che non è lecito veder una persona soffrire oltre misura".
Coveri, in una conferenza stampa indetta da Exit e dall'associazione radicale torinese Adelaide Aglietta, ha chiarito che l'accusa è priva di fondamento per due motivi fondamentali: primo perché sarebbe assolutamente contrario alla battaglia portata avanti da anni … dall'associazione di cui è presidente per il ripristino della legalità sulla questione della morte all'italiana, e secondo perché "non c'è nessun morto".
Per il ripristino della legalità in Italia, contro la morte all'italiana, possibile anche disobbedienza civileAlla conferenza stampa era presente anche il segretario di Radicali Italiani,Daniele Capezzone, che ha espresso la piena solidarietà del suo partito ad Emilio Coveri.
Capezzone ha ricordato che in Italia si pratica con sempre maggiore frequenza la "morte all'italiana", e che gli strumenti utilizzati da Exit, che ha sempre denunciato questo scandalo tra i tanti della sanità nel nostro paese, sono proprio quelli del ripristino della legalità.
L'iniziativa dell'associazione è in pieno spirito radicale, tant'è che - ha ricordato Daniele Capezzone - tra le 25 pdl di iniziativa popolare è presente anche quella per il diritto ad una morte dignitosa.Il presidente dell'associazione radicale torinese Adelaide Aglietta, Silvio Viale ha chiarito: "Non escludo che in Italia possano nascere forme di disobbedienza civile sull'eutanasia, ma Exit non lo ha fatto In ogni caso la battaglia va avanti e andrà avanti fino all'approvazione in Italia di una legge sul modello di quella olandese" Il racconto di Emilio Coveri "Mi è stato notificato - ha affermato il presidente di Exit Italia - un avviso di garanzia per omicidio del consenziente.
Prima di tutto non c'è nessun morto, quindi noi siamo tranquilli".
Coveri ha inoltre sottolineato che "non è nello spirito dell'associazione" contravvenire alle leggi, dato che Exit è nata proprio per promuovere un dibattito politico su un documento che prevede la possibilità per i cittadini di chiedere di morire con dignità, in casi estremi.
"L'associazione ha sempre lavorato con i suoi dirigenti e con il supporto dei soci - ha evidenziato Coveri - per quel giorno in cui finalmente si dibatterà il nostro documento.
Vogliamo questo, abbiamo lavorato solo per questo, abbiamo lavorato per la legalità.
Troverei un controsenso battersi per la discussione di questo documento e poi andare a fare delle azioni illegali.
Non ho mai pensato di portare persone all'estero così come da accuse, oltretutto in Olanda non si può praticare l'eutanasia a cittadini stranieri, quindi sarebbe stato anche inutile".
Il presidente di Exit infatti avrebbe secondo l'accusa organizzato viaggi verso l'Olanda "ma per far cosa? - si domanda Emilio Coveri - un viaggio turistico? Oltretutto un viaggio per un malato terminale sarebbe impossibile".
"L'azione di Exit Italia - ha concluso - è solamente propositiva di un documento che è intitolato "disposizioni in materia di interruzione volontaria della propria sopravvivenza in condizioni fisiche terminali".
Sarà la democrazia italiana, il Parlamento e le Commissioni parlamentari a dire sì o no all'eutanasia ma noi abbiamo sempre lavorato in questi anni affinché si potesse dibattere serenamente, pacatamente e confrontarci eventualmente con coloro che non la pensano come noi.
Io dico che non è lecito veder una persona soffrire oltre misura".
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