29 GEN 2002

Art. 18: Cofferati, «No alle discriminazioni per gli iscritti al sindacato»

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Cofferati si scaglia contro la modifica dell'art.

18 e accusa il governo di voler esautorare il ParlamentoBologna, 29 gennaio 2002 - ''La modifica dell'art.18 deve sparire, quell'articolo deve restare come è, non siamo interessati a cambiare il testo'' perché qui ''si tratta di licenziamenti ingiustificati'', che produrrebbero ''discriminazione'' per chi è iscritto al sindacato.

Così Sergio Cofferati a conclusione della manifestazione dopo lo sciopero unitario dei sindacati contro le deleghe del Governo in materia di pensioni, fisco e lavoroIl segretario della Cgil ha quindi ammonito il
governo, che ha "imboccato una strada che non va bene", a non "toccare" l'art.

18 dello Statuto dei Lavoratori.

''Certo - ha spiegato - non si dirà ti licenzio perché sei iscritto ma lo si fa, poi tocca al lavoratore dimostrare di essere stato discriminato''.

La "discriminazione" cui ha fatto riferimento il leader della Cgil riguarda chiaramente coloro che lavorano in strutture pubbliche e private, ma nelle organizzazioni sindacali, in quanto in base alla legge 108 del 1990 l'obbligo del reintegro, previsto dall'articolo in questione, non si applica ai dipendenti dei sindacati e dei partiti.Il sindacato, ha comunque ricordato Cofferati, si è sempre opposto alla modifica dell'art.

18 "anche quando i Radicali proposero i referendum", perché "è un diritto di civiltà" in quanto "quella norma ha una funzione deterrente nei confronti delle aziende che potrebbero licenziare secondo principi di discriminazione"Il governo vuole esautorare il ParlamentoLe deleghe secondo Cofferati producono "esautorazione del Parlamento e indebolimento delle dinamiche sociali" quali la concertazione che è stata sostituita dal "dialogo sociale".

Inoltre, secondo il leader della Cgil, si fa esattamente il contrario di quello che vuole l'Europa, in quanto si cerca di cancellare l'art.

18 in contrasto con "l'art.30 della Carta europea dei diritti che prevede il diritto a non essere licenziati per giustificati motivi".

Flessibilità e politiche del governo rallentano la crescitaLe politiche del governo stanno inoltre producendo un "rallentamento dell'economia" e questo per il sindacato - ha affermato Cofferati - è particolarmente lesivo per la crescita e lo sviluppo del paese, soprattutto in un'Europa unita.

"In un sistema complesso - ha sostenuto - avere un po' di flessibilità per far crescere l'occupazione è un'idea peregrina, la flessibilità deve essere considerata un corollario di un processo di crescita economica che deve avere, come si dice in Europa, il rapporto a tempo indeterminato come fattore fondamentale e poi gli strumenti della flessibilità devono contenere diritti riconosciuti".

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