26 APR 2002

TPI: Kosovo, la «liquidazione» degli intellettuali

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 14 min

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La vedova del sindacalista kosovaro Fadil Hajrizi parla di omicidi politici.

Milosevic nega.

Parla anche un basista dell'Uck che testimonia di aver acquistato armi dalle milizie serbeL'Aja, 26 aprile 2002La 'cancellazione' dell'identità albaneseNel processo a carico di Slobodan Milosevic sta emergendo sempre più chiaramente che in Kosovo il regime serbo stava attuando una 'pulizia etnica' nei confronti dei kosovari di etnia albanese.

Oltre all'intervento militare e alla rimozione degli albanesi da molti posti di lavoro, il regime di Belgrado - stando a quanto sta dimostrando l'accusa in queste
settimane - ha tentato di cancellare anche l'identità dei kosovari di etnia albanese.

Nelle udienze precedenti sono state ascoltate testimonianze sulla distruzione sistematica dei documenti di identità e sulle persecuzioni nei confronti di insegnanti e studenti di lingua albanese.

La scorsa settimana l'editore di Koha Ditore, Veton Surroi aveva dichiarato che in Kosovo si stava cercando di creare una nuova classe dirigente composta unicamente da serbi, distruggendo di fatto la classe culturalmente avanzata di etnia albanese.

Nell'udienza odierna Aferdita Hajrizi ha testimoniato come si sia tentato di distruggere una classe intellettuale nel sangue.

Aferdita Hajziri racconta l'omicidio 'politico' di suo maritoAferdita Hajrizi è la vedova di Fadil Hajrizi, leader sindacale kosovaro di Mitrovica ucciso insieme alla madre e al figlio di 11 anni.

La sua testimonianza è stata letta in aula, in base all'art.

92bis ed è poi stata riesaminata in aula dalla difesa.

Il 24 marzo 1999 la polizia serba è entrata nell'abitazione di Aferdita Hajrizi e ha ucciso suo marito, sua suocera e suo figlio di 11 anni.

Nei giorni sucessivi le milizie hanno iniziato a bruciare le case e lei si è unita al convoglio dei profughi verso il Montenegro.

Aferdita Hajrizi ha sostenuto che responsabili dell'assassinio sono da ritenersi la polizia - la teste ha potuto chiaramente riconoscere un agente serbo, che viveva nella casa accanto a quella della famiglia Hajziri - e dei "criminali" che agivano indisturbati.La moglie del sindacalista massacrato nella sua casa ha precisato inoltre che suo marito è stato assassinato la stessa notte in cui è stato ucciso anche il professore universitario Latif Berisha, che viveva a pochi isolati di distanza."Posso identificare i responsabili" - ha affermato la testimone facendo i nomi degli assassini di suo marito, di sua suocera e di suo figlio.

"So che hanno agito dietro ordini superiori".Il collegamento tra la sparizione dei due intellettuali, che avevano subito maltrattamenti, arresti ingiustificati, minacce da parte delle milizie serbe, è - secondo Aferdita Hajziri - evidente e dimostra che "gli omicidi erano stati pianificati".Per la difesa, invece "è chiaro che questo delitto è stato commesso da criminali"Parla un basista dell'UckIl secondo testimone, Mehemet Aliu, un lavoratore edile della municipalità di Pristina, ha raccontato la sua esperienza come membro dell'Esercito di Liberazione del Kosovo.

Durante il controinterrogatorio, Aliu ha parlato delle scuole clandestine per i kosovari di etnia albanese e ha raccontato loa sua personale esperienza come basista dell'Uck.

Il teste dell'accusa ha affermato inoltre che "l'Uck acquistava l'80% delle armi dalla polizia e dall'esercito serbo".

A tal proposito Aliu ha testimoniato di aver avuto vari incontri con le milizie serbe per comprare le armi destinate all'Uck.

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