07 SET 2006
dibattiti

Festa dell'Unità, «Da cento anni dalla parte del lavoro». Incontro con Guglielmo Epifani

DIBATTITO | - PESARO - 20:57 Durata: 1 ora 32 min
A cura di SI e Delfina Steri
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Nell'ambito della 61ª Festa Nazionale dell'Unità dal titolo "Vado e riparto da Pesaro, inizia una nuova storia" (31 agosto - 19 settembre) Alla Festa nazionale dell'Unità è la volta del segretario della Cgil, Guglielmo Epifani.

Romano, ma milanese d'adozione, laureato a pieni voti in filosofia nel 1973 con una tesi su Anna Kuliscioff, Epifani ha abbandonato ben presto la ricerca universitaria per l'impegno nella Cgil e, nel 1979, ha iniziato la sua carriera di dirigente sindacale con l'incarico di Segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai (la Filpc),
gestendo le vertenze che in quegli anni coinvolgevano i grandi gruppi editoriali.

A Pesaro, intervistato da Maurizio Mannoni, Sergio Rizzo e Riccardo Barenghi, Epifani risponde alle domande sulla legge finanziaria, sulla riforma delle pensioni, sul futuro della maggioranza che ha vinto le elezioni e sul partito democratico.

«Il governo ha di fronte a sé due strade, ne deve scegliere una, altrimenti prende schiaffi da destra e da sinistra», osserva tra l'altro il leader sindacale.

«Riconosca che con la crescita dell'economia si può raggiungere il 2,8 (del rapporto deficit-Pil) e tanti investimenti con una manovra più bassa e si assuma il coraggio di dirlo.

Oppure faccia un'altra scelta.

Riconfermi i 30 miliardi e ci spieghi i 4-5 miliardi in più, che non servono a raggiungere il 2,8, dove vanno e a che cosa servono».

Un avvertimento al ministro dell'Economia: «Penso che Padoa Schioppa abbia sbagliato le previsioni delle entrate ed ora più si trascina il problema e peggio é».

Quanto alle pensioni, Epifani conviene sulla necessità di una riforma, ma «fuori dalla Finanziaria».

«Anche noi - spiega - abbiamo tante cose da dire.

Dobbiamo fare la previdenza integrativa, i contributi assicurativi per i lavoratori intermittenti e le donne».

Ultimo ma non meno importante, «il problema dei parasubordinati».

Da interista, infine, il segretario generale della Cgil, rivolge un saluto a Giacinto Facchetti.

«Mi ha molto commosso la sua morte.

Era uno straordinario calciatore che davvero rappresentava il volto pulito del nostro calcio».

(Roberta Jannuzzi).

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