Rassegna stampa estera del 14 ottobre

Buongiorno agli ascoltatori di radio radicale sabato quattordici ottobre questo l'appuntamento con la rassegna di quotidiani internazionali a cura di David Carretta in apertura quest'oggi torneremo a parlare di Francia di Turchia della legge approvata dall'Assemblea Nazionale di Parigi sulla criminalizzazione della negazione del genocidio armeno una questione che tra l'altro pone problemi anche rispetto all'adesione della Turchia all'unione europea partiremo dall'editoriale di ieri direbbe di Libération quotidiano progressista francese che giudica questa legge nefasta
Titolo dell'editoriale poi un commento dal Financial Times che parla di minaccia alla libertà di parola di espressione secondo il quotidiano della City la Francia deve rinunciare a legiferare sulla storia ci opporremo poi di un altro avvenimento che ha caratterizzato questa settimana si sta per concludere la Corea del Nord il test nucleare di un un discorso riproporremo il primo editoriale dell'Economist che si chiede chi può fermare Kim Jong il america Cina e Russia devono fare dei sacrifici per fermare una corsa nucleare in Asia e in Medioriente secondo il settimanale britannico uscito i rimedi con le europee vi proporremo a questo proposito anche un'analisi del Washington post diciamo a scrutare Hammer cosa affermerà la Corea del Nord il titolo secondo Kant Hummer la deterrenza
Nucleare
In chiusura poi torniamo a parlare anche di Russia sabato scorso c'è stato l'omicidio di Anna Politkovskaja la giornalista critica nei confronti del Cremlino leggeremo il necrologio dell'Economist e poi più in generale sulla situazione della Russia un lunga analisi
Dello stesso settimanale secondo cui forse è il momento di usare la parola fascismo per il regime di Bladimir Putin
Ma partiamo dalla Francia dalla Turchia dalla legge approvata dall'Assemblea nazionale francese sulla criminalizzazione della negazione del genocidio armeno nefasta
Il titolo dell'editoriale di ieri di Libération che scrive
Risoluzione del popolo armeno dell'Asia Minore dal mille novecentoquindici al mille novecentodiciassette un fatto storico difficile da negare non resta praticamente nulla della millenaria Società armena tra il mare il genere i confini persi
Bisogna qualificarlo come genocidio chiederle quotidiano francese
La maggioranza degli storici pensa di sì anche se alcuni ammettono delle riserve non sulla realtà dei crimini ma sulla loro interpretazione bisogna riconoscere con una legge francese il genocidio armeno la Francia lo ha già fatto nel due mila e uno come una ventina di altri paesi bisognava tornare la carica come ha fatto l'Assemblea nazionale guidato dal Partito socialista
Bisogna dubitare dell'opportunità ed è la fondatezza di questa decisione scrive Libération che prosegue
L'area la legge il progetto di legge approvato e mal fondato perché partecipò a un dogma tipizzazione della ricerca storica
Il cui miglior esempio è proprio quello della Turchia dove la semplice affermazione della realtà di questo genocidio armeno è passibile di una condanna da parte dei tribunali
è evidentemente assurdo prendere la Turchia come modello di gestione della memoria storica anche se per dire l'esatto opposto
La legge oltre che mal fondate e anche inopportuna nella misura in cui scrive libri danneggia quelli che in Turchia cercano di fare avanzare le cose e che a volte ci riescono
Certo reclamare il riconoscimento del genocidio armeno da parte della Turchia prima della sua adesione all'Unione europea non è cosa solo elettoralistica quello che ha fatto l'Assemblea nazionale francese un nuovo abuso di autoritarismo intellettuale
Per quanto si possa essere certi del carattere genocida Ario della distruzione del popolo armeno questa legge rimane nefasta commento molto duro quello di libera così come l'editoriale secondo di ieri del Financial Times minacce la libertà di espressione la Francia deve rinunciare a legiferare sulla storia del titolo scrive il quotidiano della City
Voto dell'Assemblea nazionale è stato un atto di follia diplomatiche di opportunismo elettorale
La legge sulla criminalizzazione di chi nega il genocidio armeno un colpo alle speranze della Turchia di aderire all'Unione Europea
E danneggia la causa della libertà di espressione dentro la stessa Unione Europea si tratta di un tentativo di usare la legge al posto della persuasione per cambiare il pensiero altrui
Una tattica che si è già dimostrata controproducente proprio in Turchia
E che va contro le tradizioni di libertà di espressione di dibattito aperto dell'Europa
Il voto è stato anche il risultato di un'evidente strumentalizzazione elettorale scrive il Financial Times i socialisti francesi hanno insistito per far passare il progetto di legge anche se molti deputati non erano presenti
Caratterizzare i massacri degli armeni in Anatolia non è un interesse vitale francese ma una questione che interessa mezzo milione di cittadini francesi di origine armena prima delle elezioni del due mila e sette
Questa legge prosegue poi ti arriva in un momento terribile per i difficili negoziati tra Unione europea e la Turchia
E per quel che significa l'adesione di questo Paese all'Europa nell'ambito dei rapporti tra l'Occidente il mondo islamico se il progetto diventasse legge dello Stato il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan rischierebbe l'arresto sul suolo francese fortunatamente però la legge
Potrebbe venire affossata dal Senato francese
Ma comunque arrivando al voto all'assemblea nazionale i politici francesi hanno danneggiato la causa degli stessi riformatori in Turchia chi ad Ankara vuole mantenere leggi contro chi denigra lo Stato turco
Spiega che questa proposta francese la criminalizzazione
Della negazione del genocidio armeno dimostra i limiti del rispetto della libertà di espressione in Europa
In realtà con questo voto rischia di rafforzare l'intolleranza della Turchia a qualsiasi invenzione del genocidio armeno il risultato è che gli scrittori turchi che riconoscono il genocidio armeno continueranno a essere condannati
E magari incarcerati proprio come Orhan Pamuk lo scrittore che ha appena vinto il Nobel per la letteratura per entrare nell'Unione Europea conclude Flash Times la Turchia dovrà sì affrontare la questione dei massacri degli armeni che hanno preceduto la creazione del moderno Stato turco
Ma questo non è un alibi per politici francesi che ora devono rinunciare all'idea di mettere in galera alle persone per quello che dicono o pensano così
Il Financial Times altro avvenimento che ha caratterizzato l'attualità di questa settimana la Corea del Nord il testo non creare di lunedì scorso ne parla l'Economist
In copertina e col suo primo editoriale chi può fermarlo chi può fermare Kim Jong-il dittatore nordcoreano America Cina Russia devono fare tutti dei sacrifici per fermare una corsa nucleare in Asia in Medioriente il titolo
Scrive il settimanale con la sola eccezione del Sudafrica nessun Paese ha testato una bomba atomica e poi ha rinunciato all'arma nucleare di conseguenza non importa quel che farà il mondo per punire il teste sotterraneo dell'otto ottobre in Corea del Nord il regno eremita di Kim Jong-il Farhat di tutto per tenere la sua bomba
Se sei un dittatore paranoico di uno Stato senza amici che tecnicamente ancora in guerra con la Corea del Sud degli Stati Uniti un arsenale nucleare scrive l'Economist Ellul la tua ultima polizza di assicurazione
Il re questo però non significa dire che la Corea del Nord non debba essere punita al contrario deve essere punita anche se la punizione non cambierà le cose questo perché altri potenziali prolifera Torino nucleari Iran in testa
Stanno guardando per vedere se veramente facile come sembra nel caso di Kim diventare una potenza nucleare sfidare non solo gli avvertimenti di Stati Uniti e Nazioni Unite ma anche di potenti vicini come Russia e Cina le speranze di mettere una seria pressione su Kim
Stanno nelle mani della Cina spiega l'economista i cinesi se solo volessero potrebbero sfamare la popolazione non coreane spegnere la luce del Paese
Anche loro sembrano molto arrabbiati per il teste ma Kim è un abile tattico e ha scommesso sul fatto che i cinesi non vogliono che il suo regime crolli
E il dittatore nordcoreano potrebbe avere ragione una strategia delle sanzioni infatti a due debolezze
La prima è che Kim che ha già presieduto una carestia di massa interno al Paese
In realtà se ne frega delle sofferenze del suo popolo sa che la Cina potrebbe tagliare aiuti alimentari energetici
E comunque Luís non rinunciare alla sua bomba l'altra debolezze che sanzioni realmente dure potrebbero portare al collasso improvviso del suo regime
E la Cina finora è sembrata più preoccupata di non far cadere il regime di Kim invece che della sua bomba nucleare
E allora chi può togliere la bomba nucleare chi può fermare Kim Jong-il la principale minaccia posta dalla bomba nordcoreano la Cina è una minaccia indiretta
La bomba di Kimi infatti potrebbe persuadere il Giappone a costruire armi nucleari
Per contro sembra Cinzia la Corea del Sud subirebbero immediate conseguenze dall'implosione del regime di Pyongyang un collasso improvviso potrebbe essere imprevedibile fosse violento spingendo milioni di rifugiati in Cina in Corea del Sud con tutti i costi che questo comporta
Nel due mila e due Bush mise insieme Iraq Corea del Nord e Iran nell'asse del male e disse
All'epoca che avrebbe loro impedito di avere un arsenale nucleare
Implicazione era che al cambio di regime in Iraq sarebbero seguiti analoghi cambi di regime in Corea del Nord e Iran invece adesso la Corea del Nord dice di avere la bomba e l'Iran ignora palesemente gli ordini del Consiglio di sicurezza dell'ONU nu di fermare il programma nucleare
La politica di non profit rifrazione di Bush dunque è un collasso fallimentare
Anzi un colossale fallimento scrive l'Economist
C'è modo di invertire la tendenza che del settimanale no se le grandi potenze seguono la sceneggiatura tracciata da Kim il dittatore nordcoreano si aspetta da loro che reagiscono in modo indignato per qualche tempo ma che poi facevano spallucce
Imparando a convivere con la sua bomba come hanno fatto con Israele India e Pakistan
Ma chi in potrebbe anche fare un calcolo sbagliato dall'Iraq in poi scrive l'Economist Musso ha cercato di costruire coalizioni contro la proliferazione la Cina ha preso la leadership dei negoziati a sei sulla Corea del Nord
Regno Unito Francia Germania hanno preso la leadership sull'Iran
Il problema è che quando non si sono ottenuti risultati con la persuasione
Le grandi potenze Cina da un lato Regno Unito Francia Germania dall'altro si sono rifiutate di applicare se repressioni
La Cina ha continuato a reggere Kim mentre Cina e Russia sono patti eticamente riluttanti ad accertare sanzioni morbide perfino morbide nei confronti dell'Iran
Se il mondo vuole evitare la diffusione di armi nucleari scrive l'Economist allora russi e cinesi devono rinunciare ad alcuni dei loro interessi
Vale la pena sacrificare le buone relazioni con l'Iran se questo serve a evitare una catena a reazione di proliferazione in tutto il Medioriente e la stessa cosa vale per Kim è giunto il momento che i suoi vicini si rendono conto dei costi in termini di instabilità
Provocati da un dittatore che loro sostengono ma che non è sotto loro controllo
E dei costi di una nucleari distrazione di tutta l'Asia
Cina e Corea del Sud farebbero dunque bene a seguire il Giappone e a sostenerne sanzioni anche se questo significa rovesciare il regime tanto un giorno all'altro Kim Jong-il dovrà cadere ed è il momento di prepararsi scrive l'Economist
Ma anche l'America deve fare qualche sacrificio non è Bousquet indirizzato Corea del Nord e Iran su nel sulle loro traiettoria nucleari entrambi avevano dato inizio loro programmi atomici decenni fa
Ma questi regimi devono poter credere di poter rinunciare alla bomba e contemporaneamente sopravvivere in altre parole le sanzioni devono essere accompagnate da incentivi rassicurazioni Bush già detto entrambi i governi di non volere lì rimuovere ora bisogna dar loro più garanzie
In cambio però di una fine verificabile dei loro programmi nucleari
Non sarà facile tra un presidente che vuole diffondere la democrazia nel mondo ma questo potrebbe essere il prezzo da pagare in un mondo imperfetto affinché dittatori non controlli non bombe che potrebbero uccidere milioni di persone questo il principale editoriale di questa settimana dell'Economist il Washington post si era invece pubblicava un analisi diciamo scrutando nell'originale cosa affermerà la Corea del Nord
Lo si capisce in qualche modo dalla prima frase che è una citazione la politica di questa nazione di guardare o un missile di considerare un missile nucleare lanciato da Cuba contro qualsiasi nazione l'emisfero occidentale comune attacco dell'Unione Sovietica contro gli Stati Uniti attacco che richiede una piena rappresaglia contro l'Unione Sovietica
La citazione
Di John Fitzgerald Kennedy ventidue ottobre mille novecentosessantadue
E si tratta della crisi dei missili con Cuba questa sì che è la deterrenza spiega Trout Hammer
La cosa che va sottolineata di questa minaccia che nel sessantadue era molto più credibile di oggi e la sua credibilità permesso la pace in tutta la seconda metà del secondo del secolo scorso
Perfino con la guerra fredda la deterrenza e quello che si fa quando non c'è modo di disarmare in un unico non si può privarlo delle sue armi allora gli si impedisce di usarle da tempo si è raggiunto questo stadio con la Corea del Nord tutti hanno cercato di capire come si disarma ma nessuno c'è riuscito
Kim Jong-il non rinuncerà alle sue bombe nucleari scrive Trout Hummer l'unico modo per disarmare il regime e distruggerlo la Cina potrebbe farlo con sanzioni ma non lo farà
Gli Stati Uniti potrebbero farlo portando a termine la guerra coreana ma non lo faranno così dobbiamo tornare alla deterrenza cosa scrive poiché l'Autan Marche si può permettere la Corea del Nord
Di avere l'arma atomica questo significa però che nel caso ci sia un'esplosione atomica in qualsiasi parte del mondo magari da parte dei terroristi la Corea del Nord dovrà essere distrutta questa deterrenza l'altra condizione
E che dire non abbia l'arma nucleare perché altrimenti non si può fare deterrenza nei confronti di due stati nel caso di un'esplosione nucleare terroristica così la pensa Charles Crotta
Chiudiamo parlando di Russia ritorniamo sull'Economist che dedica un lungo necrologio ad Annan Politkovskaja
Che scrive il settimanale britannico non ha mai ceduto al sentimentalismo per i ribelli ceceni mi demonizzato i coscritti russi che hanno pur presso l'indipendenza cecena Politkovskaja parlava
Delle alle madri dei soldati che cercavano di ritrovare i corpi dei loro figli negli obitori militari dove i corpi non poter non portavano alcun nome
Politkovskaja parlava dei ai ceceni le cui famiglie erano scomparsi in campi di filtraggio dove subivano torture mutilazioni stupri assassini pochi giornalisti
Lo hanno fatto la seconda guerra cecena iniziata nel novantanove ancora in corso ha reso questo piccolo territorio nel nord del Cauca sul posto più pericoloso del pianeta per un giornalista i ceceni ordinaria molti russi l'adoravano
Polito scrive accusato i signori della guerra cecena per aver mal governato durante il breve periodo di semi indipendenza prima della Seconda guerra
Per iniziata nel novantanove attaccato gli estremisti islamici che avevano strumentalizzato il conflitto attaccato i generali russi e i loro collaborazionisti locali disprezzava i leader ceceni installati dal Cremlino perché rubavano diceva
Il denaro della ricostruzione usavano la tortura il rapimento come arma ma il peggiore affetto dalla guerra in Cecenia secondo Politkovskaja ricorda l'Economist era sulla stessa Russia migliaia di persone sono morte
Nella guerra cecena per portare Putin al potere e questo era solo l'inizio della fascismo e della guerra che sarebbe venuta in Russia ora col suo iniziale pessimismo per Putin sembra meno estremo scrive il settimanale
Politkovskaja spesso diceva che con un ufficiale del KGB come presidente il minimo che si possa fare sorridere perché almeno così si mostra la differenza tratte e Luís
Sarebbe bello pensare che i russi
Pensassero a lei come a un esempio a cui ispirarsi purtroppo la conclusione la maggioranza di loro che lavoro coraggioso di Pola Politkovskaja su questioni così difficili è una cattiva idea questo
Il ricordo dell'economista la giornalista russa uccisa sabato scorso aproposito di Russia in corso un braccio di ferro con la Georgia una segnalazione dal Times su un'analisi di Eduard Lucas
Perché l'Occidente deve stare dalla parte dalla Georgia se alla Russia viene permesso di continuare a fare il prepotente con il paese vicino
Il suo appetito nei imperialista si diffonderà fino alle nostre porte anche qui troviamo una citazione all'inizio dell'articolo il il riferimento e alla Germania nazista quel che disse Neville Chamberlain nel trentotto Mosca un paese lontano di cui non sappiamo nulla queste parole erano state usate da Chamber lenti per la Cecoslovacchia
A Monaco nel mille novecento trentotto all'epoca era erano i suddetti
Essere ceduti alla Germania nazista
E queste parole potrebbero essere usate ancora oggi per i Paesi limiti dell'Europa che ora si trovano sulla linea del fronte di una nuova guerra cioè Georgia e Moldavia nomi come Kaze o se sta Ossezia del Sud potrebbero sembrare poco familiari queste sono le due
Province georgiane in cui l'indipendentismo alimentato da Mosca ma erano parole
Poco familiari anche quel dei suddetti o di Sarajevo
Non è troppo tardi per fermare il disastro scrive Luca sull'Occidente deve stare dalla parte della Georgia deve aprire le porte dell'Unione Europea drenato deve dire chiaramente la Russia che la sostegno la Georgia
Non riguarda non riguarda solo un braccio di ferro Jo Strategy come una risposta alla chiara scelta libera scelta di un Paese
La Georgia che vuole quella sicurezza e con la libertà e la stessa Russia sembravano volere durante i democratici anni novanta torniamo sull'Economist per un'ultimissima segnalazione sembra a proposito della Russia un'analisi il titolo la parola più difficile da usare
Dopo l'omicidio quello Politkovskaja dopo le intimidazioni un paese vicino la Georgia dopo le deportazioni del Giorgianni
E dopo tutto quello che vogliono dire queste cose sulla direzione politica preoccupante che la Russia sta prendendo forse il momento di usare la parola fascismo scrive l'economista abbiamo concluso
David Carretta una buona giornata l'ascolto di radio radicale