Puntata di "Stampa estera del 27 ottobre" di venerdì 27 ottobre 2006 , condotta da David Carretta .
Tra gli argomenti discussi: Cina, Esteri, Finanziaria, Iran, Iraq, Russia, Usa.
La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 18 minuti.
Rubrica
Dibattito
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Buongiorno esco datore di radio radicale questo l'appuntamento con la rassegna di quotidiani internazionali accurati David Carretta in apertura quest'oggi torneremo a parlare di Italia di finanziaria perché il Financial Times nel suo secondo editoriale di ieri
Fa una piccola marcia indietro rispetto le dure critiche espresse da Wolfram un ciao lunedì scorso mangiava aveva parlato di doppio fallimento del governo Prodi su risanamento e riforme
Con una finanziaria che denotava un ritorno alla solita politica
Italia si può salvare invece il titolo dell'editoriale di ieri la disciplina
Di bilancio il primo passo non sufficiente verso le riforme economiche scrive tra l'altro effetti per le moto e dirà che che rimane in primo piano in particolare per le conseguenze che la situazione ira che ne potrebbe avere sulle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti viste Remo alcuni interventi in particolare dal Financial Times e poi un'analisi dal Washington post la guerra ora lavora contro i repubblicani il titolo di ieri in prima pagina del quotidiano americano
Scoprimmo anche di Iran tornando attualità infischiandosene di avvertimenti dell'ONU Teheran accelera il suo programma di arricchimento d'uranio il titolo di una pagina ieri le figlie o per lo stesso quotidiano leggeremo anche un editoriale l'Iran sempre più pericoloso rimanemmo poi sulla stampa francese
Dall'invasione leggeremo un articolo che riguarda il viaggio del presidente francese Jacques Chirac in Cina un o meglio un'analisi di Pierre rischi dal titolo il fallimento della strategia della compiacenza la compiacenza nei confronti del regime di Pechino è stata l'attitudine indie Chirac durante tutti i suoi dodici anni di mandato e non ha dato molti risultati un insegnamento che forse vale anche per altri dirigenti europei in chiusura
Leggeremo poi dava nel mondo un'analisi che riguarda l'Europa l'Ungheria e la rivoluzione del mille novecentocinquantasei che può essere una lezione anche per la Russia l'articolo è firmato da Tommy Haas Serena Tucci ma cominciamo dalla legge finanziaria il Financial Times ieri con un editoriale
è tornato per la terza volta in una settimana sulla questione correggendo il tiro rispetto ai duri attacchi che lunedì scorso vuol farne un ciao
Aveva lanciato dicendo sostanzialmente che la Finanziaria era un doppio fallimento sul risanamento e riforme con le misure che denotavano un ritorno alla solita politica Italia si può salvare invece il titolo dell'editoriale di ieri di effetti la disciplina fiscale il primo passo non sufficiente verso le riforme economiche scrive il quotidiano della City tra le miriadi di opinioni sullo stato dell'economia italiana è facile perdere di vista la vera questione centrale e cioè l'endemica perdita di competitività
La soluzione implica riforme immediate e riforme di lungo periodo primo il governo ha bisogno di conquistarsi l'approvazione della sua finanziaria per il due mila e sette
Secondo se il risanamento dei conti pubblici passerà indenne davanti al Parlamento il lungo e doloroso viaggio verso la riforma Telecom italiana potrà avere inizio
Fallire sul primo punto cioè la finanziaria significa non poter affrontare le questioni strutturali e questo sarebbe di Straw disastroso per le conseguenze di lungo Periodo la finanziaria due mila sette scrive il Financial Times sì attirata una miriadi di critiche il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa
Ha difeso le proposte del governo della coalizione di centro sinistra il suo piano si fonda su una forte riduzione del deficit di bilancio dal quattro otto al due otto per cento del PIL nel due mila e sette
E su una graduale erosione
Di quello che il più grosso debito pubblico dell'Unione Europea ma il miglioramento del deficit nel breve periodo il risultato dell'aumento delle tasse non del taglio strutturale delle sospese
E questa è una delle ragioni per cui il rating italiano è stato abbassato la scorsa settimana da due agenzie internazionali è ovvio che Padoa Schioppa doveva fare concessioni sul fronte della redistribuzione
Sociale ai partiti di sinistra dalla sua coalizione riconosce il fascio Times ma ora i politici di tutta la coalizione di governo devono allinearsi dietro a Luís e alla sua finanziaria perché solo quando sarà archiviata la partita della legge di Bilancio l'Italia potrà affrontare la perdita di competitività internazionale scriverti e lo potrà fare solamente attraverso le riforme strutturali non essendo più possibile una sproporzione competitivo
Competitiva all'interno della zona euro l'unica soluzione facilitare le riforme del settore privato
E questo si può ottenere unicamente o con la deregulation cioè introducendo concorrenza aprendo i mercati chiudendo le imprese inefficienti
Riforma di questa portata sono difficili da fare approvare mai Vicenti sforzi compiuti sul mercato del lavoro e del sistema pensionistico dimmi in mostrano che è possibile beh soprattutto capitalismo italiano che deve essere rinnovato questo richiede un sistema finanziario basato sulla proprietà azionaria sugli investimenti professionali
Che cosa che sostituisca al tradizionale modello di azienda a controllo familiare
Mentre cresce la concorrenza da parte dell'Asia e l'unico modo per l'Italia di mantenere un vantaggio competitivo nell'industria chiave ad ogni modo conclude il quotidiano della City il risanamento dei conti è una precondizione necessaria per salvare l'economia ma non sufficiente
Se il risanamento sarà realizzato allora allora e solo allora il vero lavoro potrà iniziare così il Financial Times di ieri rimaniamo sulla pagina dei commenti del quotidiano della Cityper parlare di Iraq rimane in primo piano la difficile situazione
Nel paese si parla di una exit strategies americana sull'Iraq evidentemente incide anche sulla campagna elettorale per le elezioni di metà mandato
Estive pubblica con l'intervento di un importante esponente dell'American Enterprise Institute il think thank nemico con americani cioè di Michael Rubin perché il ritiro americano dall'Iraq è la peggiore opzione il titolo
In sostanza cosa scrive Rubin che sarebbe un errore abbandonare la democrazia farlo significherebbe confermare le peggiori cospirazioni sulle reali intenzioni della coalizione guidata dagli Stati Uniti
E lasciare gli iracheni e la merce armata degli Stati vicini le soluzioni mira che richiedono un trattamento specifico per ogni problema e il problema maggiore oggi lo Stato di diritto i maggiori impedimento allo stato di diritto non è la ribellione ma sono le milizie sciite per migliorare la sicurezza la coalizione deve deve rendere più efficiente la polizia e per l'appunto schiacciare le milizie sciite nel momento in cui la violenza si diffonde in Iraq i politici hanno ragione a cambiare tattica riconosce Rubino ma abbandonare gli iracheni non è un'opzione la strategia della coalizione dovrebbe affrontare altre questioni lo Stato di diritto appunto le ripercussioni
Della guerra sulla popolazione civile anche se molti nel Regno Unito o in Europa ritengono che la guerra in Iraq
Fosse illegale non dovrebbero però sacrificare gli iracheni sull'altare dell'anti americanismo così mai color rubino sul Financial Times di ieri il rischio però è che siano gli americani più che gli europei a sacrificare gli iracheni in particolare nelle elezioni di metà mandato che devono rinnovare il congresso si parla della possibilità in democratica ci possono conquistare
La maggioranza questo potrebbe avere delle ripercussioni anche sulla politica irachena
Il Washington post ieri in prima pagina pubblichiamo un'analisi dal titolo significativo la guerra ora lavora contro i repubblicani vi proponiamo due passaggi solo tre mesi fa
Scrive il posto gli strateghi repubblicani pensavano che l'Iraq non potesse condizionare l'esito delle elezioni di Man metà mandato
Perché la guerra irachena era vista come un fronte della più ampia guerra contro il terrorismo in sostanza gli strateghi repubblicani pensavano che gli elettori sarebbero stati invitati a scegliere restare fermi oppure capitolare
Ma le cose sono andate in altro modo in entrambi i partiti c'è consenso nel dire che la disaffezione per la guerra era che la sta crescendo e la difficoltà a gestirla è la più grave minaccia per i repubblicani perché perché di racket
è diventata una metafora dei dubbi quanto alla competenza del partito repubblicano così
Il Washington poste a proposito dirà che elezioni di mid term torniamo un attimo sul Financial Times dove in un commento Lorenzo Friedmann professore al King's College di Londra
Lancia sostanzialmente un invito agli elettori
Statunitensi l'America anzi di americani leggiamo nel testo devono imparare ad avere pazienza
Un po'su tutta la politica estera americana non più in particolare sull'Iraq
L'attualità è tornato anche l'Iran ieri le figlie o vi dedicava un'intera pagina il titolo del pezzo principale l'Iran fa salire l'asta nucleare infischiandosene degli avvenimenti dell'ONU Teheran accelera suo programma di arricchimento dell'uranio
Sostanzialmente l'Iran ha deciso di accelerare questo programma con un nuovo processo di casca a cascata di arricchimento dell'uranio sulla stessa pagina c'è un altro articolo che spiega come la comunità internazionale
Non riesce a reagire a questa minaccia il titolo il valzer delle esitazioni dell'ONU sulle sanzioni il Consiglio di sicurezza appena definito un testo che penalizzi Teheran senza chiudere
Le porte ai negoziati noi vogliamo leggere o di editoriale di le figlie o l'Iran sempre più pericoloso il titolo scrive il quotidiano francese si vede sempre meno cosa possono incitare l'Iran
Fermare la sua corsa verso l'arma nucleare nel momento in cui Regno Unito Francia Germania depositavano all'ONU un progetto di risoluzione per sanzionare il regime dei Mullah
Quest'ultimo ha continuato i suoi lavori d'apprendista stregone nucleare l'esistenza di nuove installazioni volte ad aumentare la sua produzione di uranio arricchito è stata svelata ieri la coincidenza di calendario non è fortuita perché Teheran coltiva la provocazione come un'altra forma nella diplomazia destinata a mettere i suoi interlocutori sempre più in imbarazzo
E non c'è ragione perché questa tattica accessi nell'immediato i cinque membri permanenti delle Nazioni Unite infatti non riescono a presentarsi con un fronte unito
Se Londra e Parigi con l'appoggio di Berlino hanno da tempo giocato la carta del dialogo primati indurire i toni Washington ha spesso calcato il piede
Dall'altra parte c'è la Russia impegnata nei lavori centrale iraniana di Bushehr valore un miliardo di dollari Mosca protegge i suoi interessi quanto a Pechino
La Cina gioca la sua partita il recente test atomico nordcoreano avrebbe potuto cambiare le cose e finire con il convincere i grandi di questo mondo della necessità di unirsi contro la proliferazione nucleare
Da chiunque essa venga attuata dopo tutto in gioco ci sono la loro potenza e la loro influenza contro Pyongyang sono state decise sanzioni misurate ma Kim Jong il minaccia di riprendere i suoi testi in qualunque momento
L'Iran per parte sua sa di disporre dell'arma del petrolio insomma i due Stati canaglia Nunes non esitano ad andare fino a lo scorbuto l'Europa non ha la forza per reagire gli Stati Uniti sono impegnati su altri fronti la Russia anche mentre la Cina ricerca un'alleanza con questi due Paesi scrive prefiggiamo
E tutto questo dimostra la necessità di trovare nuove regole diplomatiche nuovi mezzi di pressione tanto più che il Trattato di non proliferazione nucleare mostra tutta la sua inefficacia
Ma il pericolo maggiore riconosce il quotidiano francese
Pene più dalla natura dei regimi che dalle sue capacità militari
Sotto la copertura di ideologi incerte Iran in Corea del Nord agitano in permanenza lo spettro della guerra per affermare la loro ragion d'essere controllare il loro popolo anche se occorre prevenire lo sviluppo delle armi di distruzione di massa
Gli sforzi devono concentrarsi sull'indebolimento la messa in minoranza dall'interno dei governi bellicosi così
Mio figlio di ieri le ultime parole
Sono quanto mai condivisibili ci spostiamo in Cina vogliamo parlare del viaggio di Jacques Chirac nell'Impero di mezzo
Se ne occupava ieri Libération con un lungo dossier e un'analisi di Piera Skip il fallimento della strategia della compiacenza la compiacenza e quella dotata da Chirac nei suoi dodici anni di mandato presidenziale
Nei confronti evidentemente della Cina
La lezione potrebbe essere appresa anche dagli altri dirigenti europei perché del titolo ancora libri la posizione docet adottata dalla Francia di fronte a regime cinese non ha servito gli interessi francesi scrive il giornale francese dieci anni di seduzione paziente per ottenere poco dieci anni di accarezza mento del dragone cinese per un risultato magro Chirac effetto la sua quarta visita ufficiale in Cina durante il suo doppio mandato compagnia nata dalla dal suo abituale seguito di amministratori delegati senza però che la partnership strategica Franco cinese abbia dato prove di validità
Eppure il presidente non ha lesinato nella forma ci si ricorderà del valzer della first lady francese con l'ex prete presidente cinese Jiang Zemin
Il dissidente Harris Anna sopravvissuto nulla Ugai ne aveva fatto il titolo di un libro non ballare con la Cina
Ma è sulle questioni di fondo che Chirac si è distinto più di altri il Capo dello Stato ha coltivato rapporti con la potenza emergente superando la linea rossa della compiacenza al limite della compromissione
Per dimostrare la sua utilità agli occhi dei dirigenti cinesi Shirakawa preso la testa di una crociata a favore della fine dell'embargo europeo sulla vendita di armi alla Cina imposto all'indomani del massacro di piazza Tienanmen Chirac ha mostrato la stessa energia sulla questione di Taiwan non contento di limitarsi alla posizione classica dell'esistenza di una sulla Cina è arrivato fino a malmenare verbalmente i dirigenti democraticamente eletti di Taiwan
E a portare il suo sostegno all'idea cinese di applicare all'isola lo lo stesso statuto di con conga senza però chiedere nulla ai taiwanesi
Il prezzo da pagare per questa strategia della compiacenza il silenzio sui diritti umani
Sempre più malmenati in Cina scrive Libè
Ma resta da dimostrare che il silenzio su tutto quello che c'è di negativo sia il modo migliore per accompagnare il ritorno sulla scena internazionale di Cina e Russia dopo un decennio di promesse infatti la Francia sta ancora aspettando la ratifica da parte della Cina
Del protocollo ONU sui diritti politici
E poi c'è il fallimento dal punto di vista economico di alcuni contratti molto attesi e questo dimostra che il nemico
Nemico per la Cina americano nonostante la sua franchezza su questioni come Taiwan non diritti umani e molto più di peso dell'amico francese di fatti
Mi piace in un altro articolo racconta che un mega contratto nucleare
Che doveva essere firmato con la francese aveva invece è finito nelle mani degli Stati Uniti chiudiamo parlando di Europa
Della rivoluzione ungherese del cinquantasei e di Russia con il mondo di oggi un'analisi Thomas Lenci la lezione di Budapest
Scrive quest'altro quotidiano francese per una coincidenza fortuita la commemorazione la rivoluzione ungherese del cinquantasei ha avuto luogo sullo sfondo di un aumento di tensione tra Unione europea Russia
Mezzo secolo fa sulla guerra fredda imperversava ed Europa si univa per difendere la democrazia di fronte alle minacce dello stalinismo
Qualche mese dopo la spietata repressione di Budapest nasceva a Roma la comunità europea che sarebbe diventata il campione dei diritti umani e delle libertà pubbliche oggi malgrado la caduta del comunismo gli europei temono che una nuova dittatura si staglia Mosca i metodi del Cremlino ricordano quelli di altri tempi dalla Cecenia la Georgia
Vladimir Putin si mostra sempre più incline a tentare di risolvere i conflitti con la forza invece che con il dialogo assassinio della giornalista Anna Politkovskaja aumentato le preoccupazioni di fronte alle derive autoritarie
Della Russia nel suo discorso del ventitré ottobre a Budapest il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso ha avuto ragione ad affermare che gli eroi delle mille novecentocinquantasei
Si sono battuti per tutti quelli che in Europa vivevano sotto tirannie e aspiravano alla liberazione giustamente ricordato che la torcia della libertà accesa dal popolo ungherese coraggiosamente portata contro l'occupante sovietico
Ha permesso poi il crollo dei regimi dittatoriali in Grecia Portogallo e Spagna prima di abbattere il muro di Berlino e liberare i Paesi dell'Europa
Centrale e orientale dal gioco di Mosca ma la democrazia non è mai cosa acquisita scrive ancora le Monde e rischia sempre di essere rimessa in discussione se la vigilanza delle democrazie si allenta
Basta vedere quel che accade la libertà di espressione oggi per capire che questo pericolo esiste con ha detto il presidente dalla Commissione europea rivolgendosi anche avrà di mia Putin
E anche se l'antagonismo oggi tra Unione europea Russia incentrato sull'energia e chiaro che la querelle supera lo scontro economico per le querelle che separano russi europei sono era il politica scrive le Monde anche se molti dirigenti europei voglio non separare le due questioni in realtà le relazioni tra i due Paesi
Devono essere fondate non solo su interessi comuni ma anche su valori comuni così le monde abbiamo concluso da David Carretta una buona giornata l'ascolto di radio radicale
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