Presentazione del libro di Monica Maggioni "La fine della verità"

Stiamo qui siamo questa sera per parlare e discutere
Con Massimo D'Avena ma D'Alema e Gianfranco Fini
E col divo di Monica a una differenza rispetto a tutti gli altri ed è il libro di qualcuno che questo disastro iracheno lo ha vissuto sul terreno i libri che ho citato son quasi tutti i libri a parte forse proprio quello di Risiko Falcon sono tutti i libri scritti da persone che hanno lavorato da stando negli Stati Uniti hanno lavorato in grande misura a tavolino compreso Ward in fondo
Mentre il libro di Monica i qualcuno che dall'undici settembre quando comincio ad essere chiamata fu chiamata dal TG uno per tradurre come racconti tu Iseo simultanea quello che stavano dicendo lettrice americani in poi
Come lei stessa scrive accorso per cinque anni raccontando tutto quello che accadeva tornasse
E poi si è affermata ed ecco ed ha cominciato a farsi una serie di domande
Che sono una serie di domande che sono le stesse domande che si fanno in molti da tempo
Se le fate probabilmente anche Tony Blair quando l'altro giorno nell'intervista Al Jazeera del Frost perché ex commenta intervistatore principe della BBC passato da poco avrà neonata agenzia in versione inglese ha detto forse gli è scappato che l'Iraq è un disastro poiché Forema office anzi il da un ristretto ha cercato in qualche modo di
Minimizzare di corregge di rettificare
Io posso raccontare personalmente mi è capitato recentemente molto recentemente di incontrare Tony Blair per un incontro che non era per un'intervista ma un incontro informale e alla domanda se tornando in se potesse tornare indietro farebbe la stessa cosa mi ha risposto io le chiedo se ci fosse ancora Saddam Hussein mondo sarebbe migliore allora di Tuturano lui non ha risposto
Era ovviamente un'altra domanda e che secondo me se volevamo essere provocatori tutto sommato Saddam Hussein era stato un fattore di stabilizzazione non dite più destabilizzazione era una provocazione ma tutto sommato qualche fondamento di verità in questo provocazioni ci può anche essere
Ecco allora quali sono tutte queste domande non le sto a elencare perché in realtà del Livorno devo parlare io venivo devono parlare
Massimo D'Alema Gianfranco Fini deve parlare l'autrice la quale poi se mai farò qualche domanda ma alla fine adesso io comincerei a sentire che cosa hanno da dire su questo libro prima Massimo D'Alema e poi Gianfranco Fini
E poi cominceremo appunto a dibattere anche con l'autrice Massimo D'Alema prego
La formula quale chiede dobbiamo dire tutto dobbiamo dire qualcosa non lo dico per la formula ma direi che che comincia per dire tutto quello che avete di entrare
Mamme ci saranno volevo capire dopo se mai c'è un altro giro mando coprono anche Monica
Se no no non so se volete scaldati con un primo giro no ha sorpreso
Nulla voglio sapere come sono le regole del gioco grazie
Come è giusto fare prima di di ogni calma discussioni ma io credo il libro è un libro molto
Molto bello perché impresa Diretta
Un racconto che nello stesso tempo è una testimonianza
Appassionata
Ed è un riflessione
Anzi direi poi un dialogo perché attraverso molte citazioni
L'autrice discutere come molti che hanno o o che sono protagonisti nel senso che sono i grandi protagonisti di questo di questa menzogna che lo scontro di civiltà questa grande mistificazione stiamo vivendo oppure sono dei testimoni che intervengono con il loro punto di vista nel raccontare i diversi episodi
Di questa lunga vicenda è un libro che ha diverse chiavi di lettura una una chiave di lettura molto interessante riguarda proprio la funzione dell'informazione secondo me perché anche un libro sull'informazione o sulla disinformazione
Uno sul ruolo che hanno i grandi mezzi di comunicazione
Nel costruire lo scenario mistificatoria dello scontro decise
Però è anche un libro che racconta il grande conflitto
Di fronte al quale noi ci troviamo
Ad a questo punto sarebbe quasi ingeneroso diciamo unirsi al coro di quelli che magari al terzo volume delle loro opere allora
Un errore io comincio ad avere come dire lo snobismo di quello che l'aveva detto fin dal primo momento che a questo punto sette quasi il dovere di difendere gli americani ma questo che stiamo diventando troppi
Stiamo diventando troppi a dire che la guerra in Iraq è stato
Io credo che
Alla fine quando uno ha letto questo volume presto epilogo e questo questa sorta di post fazione che è un saggio su su su sulla Jihad molto interessante
Uno e preso
Da i seguenti interrogativi dal grande interrogativo con il quale siamo alle alle prese cioè come se ne
Perché sinceramente ormai credo che sia chiaro a tutti
Che la guerra in Iraq è stato un errore o la gran parte
O che perlomeno la conduzione del dopoguerra è stato segnato da una sequela di errori
Che hanno concorso a creare una situazione
Tragica di quel Paese forse tra le testimonianze più belle che sono il volume sono i questi blog sono queste testimonianze di giovani iracheni che raccontano la loro vita
Solo nella parte finale nella Baghdad di oggi diciamo che danno il senso di una di un di un tram ma
E
Il libro racconta testimonia ciò che nel frattempo divenuto di pubblico dominio e cioè che questa guerra innanzitutto è nata da una abile manipolazione di notizie false
Cioè che non è vero insisteva la minaccia delle armi di distruzione di massa che non è vero che Saddam Hussein fosse collegato al fondamentalismo islamico al terrorismo di Al Qaeda
Due cose che in parte si sapevano che non era vero diciamo ma che adesso sono diventate anche verità ufficiale negli Stati Uniti nel senso che il Senato degli Stati Uniti che ha indagato che ha accertato
Quindi questa guerra è nata da premesse sbagliate
è stata condotta in modo sbagliato che ha concorso ad aggravare lo scenario nel quale noi ci troviamo che è appunto quella non di una comunità internazionale che isola il terrorismo
E crea le premesse per sconfiggerlo
Ma è lo scenario di un rischio di scontro di civiltà nel quale il terrorismo al Cai dista ha trovato alimento e forza espandendo la sua influenza
Nel mondo o nel mondo arabo del mondo musulmano
E divenendo così un pericolo ancora più gravi
Io aggiungo un'altra cosa aggiungo che oltre al terrorismo diciamolo salafita cioè
Quello di Al Qaeda
Non c'è dubbio che uno dei risultati della guerra in Iraq è stato anche un enorme crescita
Della influenza più in generale del fondamentalismo religioso anche di marca finita nel senso che se oggi noi siamo alle prese con
Una crescente influenza dell'Iran
In tutta la regione
In forme che prima erano sconosciute
E che si estende anche a Paesi a prevalenza sunnita questo anche questo è uno dei risultati della guerra in Iraq
Quindi sicuramente
Questo conflitto ha avuto un esito positivo cioè la caduta di un dittatore sanguinario
Il prezzo che è stato pagato in termini di aumento della insicurezza e di
Influente il crescente influenza dei fondamentalismi islamici
Perché sono otto di loro diversi
è un prezzo molto alto e oggi tutta la comunità internazionale è alle prese con il grande problema di come si esce per questa situazione
Come si ricostruisce una strategia internazionale
In grado di gettare ponti di dialogo e di cooperazione tra occidente Islam
E quindi di isolare i focolai di tensione
E di e ricreare il senso di una comunità internazionale perché è stato importante il Libano
E alla fine del volume diciamo la vicenda libanesi appare come un segnale di inversione di tendenza positiva
Io credo che la cosa più importante del Libano è il fatto che lì nel Libano meridionale
Sono fianco a fianco militari europei i militari che provengono dalla Turchia dall'Indonesia dal Qatar cioè mussulmani
Insieme a difendere in un quadro difficile tuttavia difendere la stabilità e la pace
Cioè il Libano c'è la comunità internazionale non c'è l'Occidente
Lo scenario non è più quello dell'Occidente da una parte dell'Islam dall'altra parte
C'è la comunità internazionale
Unità nella difesa dell'antrace e della sicurezza allora io credo che se ne esce così cioè se ne esce
Ricostruendo il senso di una comunità internazionale alle che si ritrova intorno alle istituzioni internazionali
Uscendo dalla logica di una coalizione dei volonterosi mondo non può essere governato dai volonterosi deve essere governato dalle istituzioni
Ritrovando il filo di un diritto internazionale che non esclude il ricorso all'uso della forza
Perché il ricorso all'uso della forza per la difesa della pace o per la prevenzione di minacce gravi è consentito dalla Carta delle Nazioni Unite
E deve essere ritenuto
Un mezzo talora inevitabile tuttavia il ricorso all'uso della forza è regolato dal diritto internazionale dalle regole che presiedono al funzionamento delle istituzioni globali
E soprattutto la forza non è mai qualcosa che si sostituisce alla politica
Sempre la politica che guida in salute la forza deve essere dentro un disegno un disegno politico
Io non credo
Io credo che errore di fondo questa è la mia opinione io credo che sia stato sbagliato dire che noi siamo in guerra
Io penso che si devi innanzitutto reagire anche nell'opinione pubblica a questa idea secondo la quale noi siamo in quel
Noi non siamo in guerra
Il terrorismo è una minaccia grave
Ma
La guerra e un'altra cosa
La guerra è un conflitto fra stati Eserciti
Noi dobbiamo condurre la lotta al terrorismo rifiutando la logica della guerra
E credo che l'errore principale che è stato compiuto è stato questo cioè l'idea di dire siamo in guerra per quanto spaventoso sia stato l'atto dell'attacco alle Twin Towers
Tuttavia quell'atto non configurava l'inizio di una guerra
E
Anche perché ripeto l'accettazione di una logica di guerra e il libro testimonia molto bene che cosa significa oggi via di guerra formazione di guerra i messaggi di guerra al da una parte e dall'altra lo scenario della guerra e lo scenario più favorevole per il terrorismo
Non lo abbiamo visto nel corso di questi anni
Abbiamo visto via via Al Qaeda prendere nelle sue mani la bandiera della dignità dell'Islam
E quindi trasformarsi dall'essere un gruppo terroristico
Al divenire la punta di diamante di un movimento enorme che che cos'è che spaventa di più non solo il fatto che
Di guerre in guerra ci si è scordati dell'obiettivo principale che era quello di catturare Osama Bin Laden dice ecco nel frattempo sono morte alcune centinaia di migliaia di persone ma diciamo come giustamente qualche esponente democratico rimprovera al presidente degli Stati Uniti distratto dalla necessità di occupare l'Iraq si è dimenticato che l'obiettivo principale era neutralizzare
Ma non solo quelli quel nucleo terroristico non è stato neutralizzato
Ma al contrario ha enormemente allargato la sua influenza la cosa che spesso che colpisce di più sono le decine di migliaia di bambini a cui è stato messo nome osanna
E cioè il fatto che Osama Bin Laden è divenuto in tanta parte del mondo islamico un eroe popolare
Questo colpisce
Perché se nei campi profughi palestinesi o nella disperazione di garza o anche nelle periferie delle grandi metropoli arabe dove c'è frustrazione e sentimento antioccidentale Osama Bin Laden diventa un eroe popolare questo significa che il la minaccia del terrorismo diventa un fatto patologico
E con il quale s'sono condannati convivere anche i nostri figli non soltanto nuovi per un tempo determinato
Invece l'obiettivo dovrebbe essere quello di sradicare le ragioni di questa popolarità
Attraverso un'azione che
Sempre stando alla mia convinzione diciamo poi tradurla nei fatti molto più complicato
L'unico l'unica grande soluzione diciamo l'unico grande fatto politico che potrebbe effettivamente avere un effetto di spillover cioè traboccare assi positivamente in tutta la regione
Non era l'occupazione dell'Iraq come si è visto ma sarebbe l'avvio di un processo di pace in Palestina
Per la semplice ragione che quella è la madre di tutte le guerre cioè lì c'è la chiave del conflitto mediorientale
Agli occhi della grande opinione pubblica araba di quella che miliare picchiavano la strada araba la ragione di fondo del conflitto Stati
E non c'è il minimo dubbio che creando le condizioni di un di una convivenza lì nel cuore delle grandi religioni monoteiste io credo che si darebbe un colpo durissimo alla teoria della crociata
Dell'Islam contro l'Occidente
Quello sarebbe il colpo più duro che si può dare
All'islamismo fondamentaliste
E la mia opinione io credo che naturalmente
In Iraq c'è un processo lungo e Complesso
Io penso che la comunità internazionale debba dare una mano nel modo in cui lo stiamo facendo cioè cercando di coinvolgere tutta la comunità internazionale nel sostenere la stabilizzazione dell'Iraq attraverso quello che viene chiamato l'Iraqi Compaq e prevedendo un processo di ritiro degli americani che non potrà che essere graduale
Inevitabilmente come ha detto giustamente Mubarak
Ma sarà lungo eh sarà complesso
La gestione della vicenda iraniana sarà lunga e sarà complessa
E nessuno può illudersi che ci siano soluzioni facili
Lo stesso conflitto in Afghanistan si presenta come un conflitto lungo e complesso
Io sono penso che la comunità internazionale non può ritirarsi dalla FIAT
Penso che dobbiamo ripensare la strategia per cercare di compiere dei passi in avanti
In realtà se noi guardiamo tutto questo scenario non ci sono soluzioni facili su nessun fronte
Ma non c'è il minimo dubbio che il fronte sul quale se facciamo un passo in avanti
Questo può avere un effetto positivo su tutti i fronti e quello israelo palestinese
Non c'è il minimo dubbio che se uno considera il complesso dei conflitti aperti questo grande scenario che il Medio Oriente allargato
L'unico fronte sul quale un passo in avanti può ripercuotersi positivamente su tutto lo scenario è quello israelo palestinese
E lì
Siamo diciamo
Ad un passaggio corso curando un passaggio cruciale forse nasce o sta per nascere un nuovo governo palestinese non
La io sono convinto che la comunità internazionale non può rimanere inerte non può arrendersi all'idea che tutto sommato non c'è niente da fare
E penso che noi dobbiamo sapere esercitare un'influenza sul tutte le parti influenza certamente sulla parte arabo palestinese
A cui dobbiamo chiedere ovviamente il rispetto del diritto all'esistenza di Israele
Ma anche un'influenza su Israele che un Paese che vive una crisi difficile per convincere gli israeliani che la loro sicurezza non può essere affidata soltanto l'uso e la forza
Ma deve affidarsi anche ad un processo politico e di pace la loro sicurezza
La loro sicurezza
Non è non credo che si debba chiedere a Israele un atto di generosità
Si deve chiedere un atto di saggezza politica dal punto di vista degli interessi di fondo dello Stato ebraico
Altrimenti noi siamo condannati a continuare
A convivere con un conflitto che non siamo in grado di dominare e che ben presto attraverserà le nostre società
E questo è il tema vero che oggi investe l'Europa
E cioè che se noi non usciamo dallo scenario della crociata
E dallo scenario dello scontro di civiltà
Questo scenario non soltanto aprirà un fossato incolmabile nel Mediterraneo cioè questo scontro di civiltà non è ai nostri confini che già sarebbe
Piuttosto preoccupante questo scontro di civiltà rischia di attraversare le nostre società
E appunto nel libro si parla sia si ricorda la tragedia degli attentati Londra e si ricorda come i protagonisti di quegli attentati non non erano dei terroristi che venivano da lontano ma delle persone che erano nati e cresciute nella civile che Gran Bretagna
Tutti abbiamo negli occhi diciamo una cosa diversa dal terrorismo e tuttavia non non meno preoccupante rivolta dei giovani magrebini di seconda di terza generazione nelle periferie parigine
E tutti noi sappiamo che il mondo islamico nella seconda comunità religiosa nel nostro Paese
Quasi due milioni di islamici e che è destinata a crescere
Io credo che sta appunto noi dobbiamo uscire dalla tragica mistificazione dello scontro di civiltà e dobbiamo cominciare a porci seriamente il problema di come creiamo le condizioni di una convivenza
Questo è il tema di fronte al quale ci troviamo non è un tema facile ma mi sembra di poter dire che questo libro che racconta soprattutto la guerra in Iraq tuttavia per oltre colloca il conflitto iracheno dentro questo scenario più più grande diciamo del dello scontro tra Occidente e Islam ecco se da questo libro viene una spinta
Il messaggio più forte che viene da questo libro è proprio questo come si esce da questo scenario eccome si deve ricominciare invece costruire le condizioni di una collaborazione di un dialogo
E di un impegno comune
Per sconfiggere la cultura della guerra
E quindi per isolare il terrorismo e creare le condizioni perché il terrorismo perda innanzitutto perché perde il consenso l'acqua dentro la quale diciamo il lo squalo del terrorismo si è mosso in questi anni a suo agio e purtroppo con crescenti consensi
Grazie
Cioè grazie dal ministro D'Alema per chi non ho ancora avuto occasione di leggere vivo il messaggio postfazione al quale si riferiva un bel saggio molto interessante
Di Loretta Napoleoni sulla Jihad moderna che conclude appunto questo libro che credo che sia qualcosa che va veramente letto come se ne esce si è chiesto il ministro D'Alema una nota di cronaca di oggi sulla prima pagina nera il Tribune ed è un'intervista che Henry Kissinger ha dato ieri la BBC
In cui Kissinger dice escludo ormai la possibilità di una vittoria militare in Iraq
Ora Kissinger non è soltanto un specie di santone della politica internazionale a una ditta
Piuttosto venerabile ma e anche uno dei consiglieri della Commissione becca e nel tondo a commissione
Beh by partisan nominata dal presidente americano per cercare una exit strategies dare dall'Iraq e il fatto che appunto leader cui conclusioni sono attese da so momento all'altro corrente
Si aspetta appunto che ci fossero le elezioni Kissinger glielo ricordo nel due mila cinque aveva detto che era ancora Succi curo dalla possibilità di una vittoria militare oggi esclude
E mentre lì alcuni generali americani che già l'avevano detto in passato chiedono un aumento delle truppe c'è qualcuno come il senatore repubblicano McCain che non è l'ultimo arrivato anche per esperienza militare si è fatto sei anni
Di prigione nel Vietnam del Nord quando cadde col suo aereo da ufficiale dalla marina la reazione di Marina
McCain che è stato sempre un sostenitore tra quelle in Iraq anche lui ha detto come Kissinger la soluzione militare a mio avviso oggi impraticabile
Allora questo domando di come se ne esce certamente una domanda cruciale e cioè in tutto libero
Di Monica Maggioni
Non so se la soluzione sia quella che accenna cui accennava Massimo D'Alema cioè tanto cominciare solo la questione palestinese certo è un fatto la situazione in Afghanistan è nettamente peggiorata a causa dell'Iraq cioè l'Afghanistan sembrava sotto controllo sembrava che i talebani fossero in qualche modo sconfitti definitivamente il risorse talebani è una conseguenza chiarissima certissima del disimpegno americano in in in Afghanistan
Poi ci sarebbe da vedere anche qual è il ruolo ambiguo molto ambiguo del Pakistan c'era recentemente un articolo di grande interesse
è uscito su un giovane ricca non ricordo quale era Marlon letto proprio sull'Herald Tribune quindi penso fosse ignota anche che diceva che la maggior parte degli attentati secondo indagine molto accurate vengono perquisiti in in Afghanistan soprattutto quelli di attentati suicidi vengono preparati in territorio pachistano
Questo per
Aggiungere qualche elemento cronistico quello che già ha detto Massimo D'Alema adesso sentiamo quale invece sul libro
L'opinione di Gianfranco Fini prego
Che il merito del libro anche nel modo di vedere quello di far riflettere su questioni estremamente complesse con un approccio che ero approccio di chi è stato sul campo si può discettare lo facciamo un po'tutti
Da lontano chiaro che raccogliere in presa diretta come ha detto D'Alema tanti spunti tante osservazioni e poi costruire su quelle dirette percezione della realtà
Una serie di scenari dei ragionamenti rende la lettura del libro affascinante e certamente al di là del piacere che si prova una lettura fa riflettere fa pensare
Io credo per capire il senso del libro e anche per capire quello che mi accingo a dire basta leggere l'ultima di copertina
Sentirsi dalla parte giusta dalla parte della verità eh ogni giorno un po'meno possibile Monica lo riferisce aperte per chi di mestiere racconta storie giornalisti io credo che vada riferito a tutti
Al di là del ruolo che sia nel momento in cui ci si confronta con una realtà così complicata perché sentirsi dalla parte della verità è ogni giorno un po'meno possibile
Perché non c'è dubbio che individuare oggi una via di uscita è estremamente complesso ma a mio modo di vedere altrettanto giusto quando si affronta un tema che non è soltanto l'Iraq è il confronto se non vogliamo usare la parola scontro che fa paura a tutti tra due civiltà è altrettanto giusto cercare di affacciare delle ipotesi ragionando
Partendo non da quel che è accaduto ma da quel che probabilmente poteva accadere e cerco di spiegarmi
Io comprendo il ragionamento del ministro degli esteri ma non condivido buona parte del ragionamento perché non condivido
Il punto di partenza vale a dire che sia stato un errore dire quello che a mio modo di vedere
è parte della verità o è la verità
Cioè che l'undici di settembre ha rappresentato un oggettivo atto di guerra
Dopodiché si può per carità
Rifiutare
Di usare la stessa terminologia e quindi rifiutare in qualche modo di dar vita comportamenti conseguenti ma io non credo che qualora vi fosse stata al momento da parte dell'amministrazione statunitense il rifiuto di rispondere ad un atto di guerra avremmo determinato delle condizioni migliori rispetto a quelle in cui ci troviamo
Mi rendo conto che il punto debole del mio ragionamento eh
Tu avanzi delle ipotesi e quindi in qualche modo fai degli scenari che sono immaginifici noi ci confrontiamo con la realtà ma cerchiamo di andare un po'più a fondo
Chi può pensare che qualora da parte dell'amministrazione americana ci fosse stata la decisione di rispondere
Ad un oggettivo atto di guerra con un atto di forza e quindi con la dimostrazione di un Occidente pronto a reagire ad una sfida che ovviamente non era militare
Questo D'Alema dice una cosa che condivido anch'io l'attacco dell'undici settembre non è un atto di guerra convenzionale non è uno Stato che dichiara guerra ad un altro Stato non è il bombardamento di Pearl Harbor ma che fosse un atto di guerra
Condotto con metodologie moderne di guerra cioè le metodologie proprie del terrorismo non già del terrorismo individuale ma in qualche modo di un terrorismo iper organizzato e con struttura tipo milita
E che da quell'atto terroristico
Per volontà dichiarata degli ideatori dovesse partire
Una scia d'c'è una guerra santa e inequivocabilmente scritto in tutti i programmi rivendicati potevamo anche l'amministrazione americana poteva anche dire non reagiamo ad una dichiarata volontà di guerra con comportamenti conseguenti
E quindi non facciamo cadere Saddam ma ma avremmo oggi un mondo più sereno
Ho avremo una situazione per certi aspetti ancor più complessa perché
Non c'è dubbio che
è stato sottovalutato da parte del Pentagono forse più che della Casa Bianca la difficoltà della gestione del dopo Saddam
Far cadere Saddam è stato estremamente semplice gestire il dopo Saddam si è rivelato molto più complesso di quel che forse appariva non a caso all'interno la dibattito statunitense si mette in evidenza
Non solo non tanto la decisione di Bushehr quanto la in preparazione che i vertici militari hanno dimostrato nel capire gli eventi successivi alla caduta di quel regime
Stato detto tante volte l'errore forse più grave è stato quello di sciogliere un minuto dopo la caduta del dittatore il partito Baath
Che in qualche modo erano soltanto il partito unico ma era un partito che aveva a disposizione qualche centinaio di migliaia di uomini armati che trovandosi dalla sera alla mattina senza uno stipendio hanno finito per alimentare l'insorgenza
Poi è vero che nell'ambito del fenomeno insorgenza irachena si mescolano quali filoni non c'è soltanto Al Qaeda c'è una certa Nostalgia Battista legata alla identità sunnita c'è una forte influenza iraniana
Legata ad una identità città c'è una questione curda che rischia di essere un elemento di destabilizzazione ulteriore io non credo che si possa dire
L'errore è stato far cadere Saddam l'errore è stato non capire che caduto Saddam non si risolvevano i problemi ma si mettere in moto un meccanismo che per la difficoltà militari tenere sotto controllo quella situazione
Poteva
Sfuggire di controllo ma
Proviamo a immaginare facciamo questo gioco una volta tanto
In alcuni intente americani si fa spesso noi immaginiamo altri scenari
L'undici di settembre chi si sente ti giudicarlo un atto
Episodico destinato a rimanere in qualche modo isolato
Immaginiamo che l'Iraq non fosse divenuto per esplicite dichiarata volontà non solo di Bin Laden ma di Al Zarkawi finché vivo di tutti i centri in qualche modo pollo jazz incidere sciata o
Teorizza attori del califfato mondiale la madre di tutte le guerre
Cioè immaginiamo che non ci sia oggi soprattutto in Iraq come dirò di più ad un attimo secondo me anche a casa
Uno scontro di civiltà già in atto non perché l'Occidente voglia lo scontro credo di aver dimostrato su altre questioni che
Non solo non più riso scontri civiltà ma non mi piacciono in merito all'incrociata quando si parla dell'Islam però non possiamo nemmeno negare una evidente realtà
La guerra qualcuno lo ha dichiarato le centrali del terrorismo vogliono lo scontro
Oggi l'Iraq piaccia o meno è diventato l'epicentro dello scontro la madre di tutte le battaglie
Immaginiamo l'Iraq con Saddam ancora al potere
Capisco perché tale Peretti ha risposto in quel modo
Un dittatore in più nella storia ce ne sono stati tanti ma la volontà di attaccare l'Occidente che aveva colpito i simboli
Dove in qualche modo si sarebbe esplicitata
Io non credo che qualora non ci fosse stato l'intervento per far cadere Saddam
I teorici dello scontro tra civiltà i teorici della sciata
Sarebbero rimasti con le mani in mano avrebbero individuato altri luoghi e altri momenti per colpire immaginiamo uno scenario volto a destabilizzare i cosiddetti Paesi arabi moderati
Nella storia recente del Medioriente l'Egitto ha rappresentato non solo oggi con Mubarak ma anche in precedenza uno dei pochi interlocutori credibili per l'Occidente immaginiamoci un Egitto fortemente destabilizzato
Immaginiamo
Dalle ma lo sa sono analisi che si fanno in certi ambienti che cosa potrebbe significare la caduta della monarchia saudita
Immaginiamo che anziché concentrare tutto lo sforzo del terrorismo internazionale in Iraq ci fossero altri luoghi o altri
Simboli da colpire avremo un mondo più sereno avremmo un mondo in qualche modo ancor più incendiato di quel che oggi mi rendo conto stiamo ragionando che la mia è un'ipotesi ma non credo che la si possa scartare a priori perché la si scarta a priori soltanto negando il punto di partenza cioè che non sia stato un attacco e non c'è stato una dichiarazione di guerra
I terreni in cui si combatte oggi la guerra e l'Iraq
Se non ci fosse stato l'Iraq io sono convinto che si sarebbe combattute si starebbe combattendo la guerra in altri terreni
E quello che D'Alema dice lo condivido cioè il rischio che anche casa nostra anche l'Occidente posso diventare domani il terreno di guerra è un ipotesi riferita al futuro
Vale anche l'obiezione
Probabilmente avrebbero accelerato il tentativo di colpirci in casa nostra oggi c'è una concentrazione dei militanti al qaedisti chiamiamoli così in Iraq e per certi aspetti in Afghanistan
Unicamente perché vi si combatté la madre di tutte le guerre
Lo dico in termini ancora più espliciti i cinquanta mila cento mila duecento mila arruolati nella guerra santa nessuno sa bene quanti sono ma sono no
Dove sarebbero impegnati se non ci fosse il terreno privilegiato dello scontro
è una chiave di lettura che non è stata fatta molte volte ma e tutt'altro che peregrina e si smonta soltanto partendo dal presupposto no guarda che non c'è stato l'attacco ma questi difficile
Da giustificare
Qualche considerazione
Anche sulla questione israelo palestinese perché
Che possa essere definita la chiave per risolvere il problema del rapporto tra l'Occidente e l'Islam
E certamente giustificabile comprensibile ma anche qui sono
Un po'più dubbioso
In che senso nel senso che
Per arrivare
All'obiettivo dei due popoli due Stati l'ultimo anello della roadmap
Il traguardo che tutta la comunità internazionale adatto a se stessa
è naturale che il presupposto non può che essere quello del consenso
Dei partner la reciproca volontà di arrivare a quel traguardo
Non direi le cose che sto per dire non le avrei dette non le dicevo se ci fosse ancora oggi nel mondo palestinese un'autorità
Com'era quella di era fatto con qualche doppiezza o come poteva essere come appariva quella di Abu Mazen all'inizio del suo mandato dichiaratamente a favore di un percorso di pace
Oggi la realtà di Hamas che è una realtà che non si può liquidare brutalmente come organizzazione terroristica ma che anche un'organizzazione terroristica
La realtà di Hamas
Il raccordo stretto che Hamas a con un altro fenomeno
Problematico inquietante già Hezbollah libanesi il ruolo iraniano
La strategia iraniana di destabilizzazione e per certi aspetti la dichiarata volontà di distruzione Israele sono tutti tasselli che mi fanno dire
E non sono il solo a dirlo
Che più che continuare a declamare
Sempre in modo sempre più stanco l'obiettivo alto e nobile che condivido anch'io che sottoscrivo anch'io due popoli due Stati dando per scontato che Hamas voglia per davvero arrivare a questo obiettivo
Credo che più che continuare a declamare questo Obiettivo indicare questo traguardo salvo poi dirsi non si fanno passi avanti perché lo stesso
Governo di unità nazionale in Palestina continuiamo ad a spiegarlo e poi giorno per giorno si allontana come obiettivo credo che realisticamente ci si debba cominciare a porre il problema di come gestire il conflitto
E quindi avere ben chiara la distinzione tra una tregua è una pace
Perché dico questo perché quando
Capitava a me quand'ero ministro immagino che capiti adesso a D'Alema che e il ministro degli Esteri
Ci si confronta
Ad esempio sul fatto che Hamas non riconosce il diritto di Israele purtuttavia lo riconosce come interlocutore
A mio modo di vedere non si è in presenza di una sottigliezza di tipo diplomatico sì nasconde
Una pesante riserva mentale
Io accetto di dialogare con chi c'è
Ma non riconosco il diritto di chi c'è
Di essere un interlocutore in qualche modo di esistere
Se a questo elemento che tutt'altro che un elemento marziale aggiungete una oggettiva difficoltà dopo l'uscita di scena di Sharon della politica israeliana di trovare una strada
Che
Non è soltanto la necessità di una lettura politiche non solo militare
Su questo è vero Israele non può pensare di difendere se stesso solo con la forza dell'avere una buona politica al vero problema che oggi una buona politica presuppone
L'obiettivo di avere
La certezza di avere un obiettivo raggiungibile
La crisi con la mente è stata dal fatto che oggi lo stesso modello dei due popoli due Stati compie e discusso
Anche nell'ambito
Dei cosiddetti palestinesi moderati perché non c'è ombra di dubbio che il problema demografico in quell'area
è un problema per il quale circolino palestinesi moderati tutt'altro che sospettabili di istigazione alla violenza ipotizzano di svuotare in qualche modo la identità
Ecco religiosa di Israele attraverso una forte presenza all'interno dello Stato d'Israele di componenti e di popolazioni tipo di tipo Argun sul ma
Tentativo di conclusione di questo non ragionamento di come dire di questa chiave di lettura se volete un po'originale ma non propriamente non propriamente banale credo
L'Occidente
Il problema della convivenza col mondo arabo-musulmano deve porselo partendo dalla necessita ovviamente del reciproco rispetto ed è una delle tante ovvietà che però qualche volta mi ha ribadito
Se così è dobbiamo capire che alcuni tentativi
Di soluzione della crisi
Rischiano di determinare condizioni non soltanto peggiori ma in alcuni casi condizioni che finiscono per andare nella direzione opposta rispetto a quello spiccato cerco di spiegarmi
Tutti sanno che adesso anche negli Stati Uniti si discute della possibilità di accelerare quella exit strategies che poi è in qualche modo il piano Becker vale a dire un Iraq
Tripartito mira che in qualche modo non solo federale ma un Iraq
Che perda quella sostanziale identità e unità statuale che Saddam aveva imposto
Anche qui i massacri
Perché poi da questo punto di vista la storia complicata perché oggi stiamo qui a dirsi ma forse non era il caso di far cadere Saddam Hussein va ricordato che subito dopo una scelta che all'epoca soprattutto gli americani fecero analoga a quella che oggi qualcuno auspica la comunità internazionale si chiese ma era il caso dopo aver liberato in Kuwait di non arrivare direttamente a Baghdad
Leggere la storia
Con i secoli ma non è poca cosa più semplice di questo mondo perché manca sempre la controprova
Ma immaginatevi che cosa potrebbe accadere perché io continuo come dire ai pozzi Zare degli scenari che non sono quelli di oggi
Quelli che potrebbero accadere
Qualora si desse per scontato ciò che scontato non è
Uno irachena diviso in tre è un Iraq che nella parte hanno metti in uno stato di agitazione la Turchia a tutti no perché la parte notte la parte Curto la Turchia un Paese in atto
La Turchia un Paese musulmano ma non è un Paese arabo
La Turchia lo ricordava giustamente D'Alema impegnata nella missione UNIFIL perché si tende a dimostrare che i musulmani possono contribuire poi dico una cosa sul UNIFIL sul Libano all'ottenimento di una tregua più che di una pace
Pensiamo davvero che destabilizzare quell'area sia un rischio da correre a cuor leggero
Ancora
Tutti hanno capito
Che il ruolo di terra Anna e un ruolo centrale in Iraq non è soltanto un ruolo centrale nel rapporto con l'Occidente in ragione della volontà di procedere
In una politica di riarmo nucleare per l'autorità religiosa rappresentata agli occhi degli Sciti dalle gerarchie iraniana
Già siamo tutti preoccupati a livello internazionale che l'ipotesi di un un grande Iran coi di un'influenza iraniana che vada al di là dei confini
Non credo che
Dividere l'Iraq in sfere di influenza rappresenti una scelta sceglierà di rischi si tratta ovviamente di capire se i rischi
Vengono compensati da dei vantaggi
Io francamente
I vantaggi non li vedo a meno che il vantaggio non sia davvero la soluzione della questione israelo palestinese ma
Se l'obiettivo dichiarato
Delle autorità iraniane e la distruzione di Israele
E non è che lo dice
En passant qualche bizzarro
Profeta iraniano lo dice ogni giorno il Capo dello Stato
E se tutti sanno che c'è un collegamento stretto con gli Hezbollah e Hamas
Pensiamo per davvero che l'Iran posso giocare un ruolo stabilizzatore al tavolo
Della Grande Medio Oriente
Tra i dossier che che ci siamo lasciati no c'è anche questo l'Iran hanno ruolo di potenza regionale
Diamo all'Iran una responsabilità positiva e nello stesso momento in cui assume quella responsabilità positiva lavora per la pace ma siamo convinti che questo sia davvero l'obiettivo delle autorità iraniane o l'obiettivo e quell'altro
Dell'attacco all'Occidente
Perché io concludo così cominciato la guerra è stata dichiarata non si può dire che non c'è stata una dichiarazione di guerra
Credo che sia semplicistico dire che la guerra dichiarata Bin Laden o che la guerra dichiarata Al Zarkawi la guerra l'ha dichiarata una concessione
Dell'Islam
Che non è soltanto nella lettura salafita del Corano è una concessione dell'Islam tesa ad affermare il califfato mondiale
E solo propaganda quell'additeranno è qualche cosa di più
Io prima di dare per scontato che soltanto non dico propaganda ma esercitazione muscolare ci pensa dai quattro volte
Anche perché provato che tutto il danaro che in questi anni ha alimentato il terrorismo
E non si tratta di pochi dollari ma di milioni di dollari e non si tratta di collette ma di organizzazioni anche di tipo finanziario è un dollaro che proviene da Pera allora
Sentirsi dalla parte giusta e soprattutto da parte della verità come dice Monica e piuttosto complicato in uno scenario come questo
Grazie Gianfranco Fini ora si tratta di sentire anche l'opinione dell'autrice sussistesse sul suo libro ma io vorrei intanto di una cosa da due posizioni che sono state espresse da Massimo D'Alema e Gianfranco Fini
C'è una discrepanza che non è minore secondo me quella se l'undici settembre sia stato non atto di guerra dico non è minore perché proprio oggi mi capita di fuggire un articolo molto dotto ma anche molto interessante
Di John chi gran che disquisire se quel che è in atto in Iraq sia o no guerra civile Tura deficit decisamente una guerra civile ma chi che è uno storico che ha scritto tra l'altro un libro proprio sulla guerra in Iraq
Invece dice che siamo in uno stato di prego verrà civile
Ma al di là di queste due diciamo posizioni un po'diverse come vedete da entrambe interventi
Sì tra una conclusione che peraltro abbastanza solare cioè che tout se Tien quella regione tanto che il divo di Monica comincia con l'undici settembre e si conclude molto simbolicamente con un volo su una un aereo che parte dal Libano
E quindi c'è una una parabola
Comincia che forse non finisce comincia un estreme ma non finisce purtroppo credo in invito
Ora tra le altre cose parlava prima al fine di gestire il dopo Saddam sul gestire il dopo Saddam come sapete ci sono stati prima ancora della della guerra delle discussioni molto accese
Proprio anche a livello di esperti militari americani e una delle cose che ora conta Monica nel suo libro che mandava più in bestia Bremer che fu il primo proconsole americano Paul Bremer
E in in Iraq e quando qualcuno gli suggeriva un paragone con in Vietnam
Beh questo paragone coi Bremer andato via ma il paragone rimasto anzi sarà forzato l'ha fatto proprio persino il presidente Bush se per un momento mi tolgo dal ruolo di moderatore o due secondi per fare partecipato le posso dire che una delle cose che mi piacciono le dico di Monica
E che quando si è fermata pensare non ha smesso di essere cronista
Di solito nel nostro mestiere quando a un certo punto si decide che si vuol pensare si smette di essere cronisti e si diventa
Commentatori posizione peraltro molto ambite
E abbiamo creato nelle tante figure bizzarre che ha creato il giornalismo italiano che non esiste nessun alto giornalismo al mondo la figura di editorialista e inviato ho inviato editorialista lo dico perché anch'io sono stati via territorialista quindi sinceramente non mi importava molto della definizione però esiste icone però è rimasta cronista in tutto il suo libro e credo in tutta la sua vita
E
In questo fatto di essere cronista viene fuori anche poi le domande che si pone la domanda fondamentale Monica che tu ti poni ho capito quanto meno suggerisci e che c'è stato una sorta di disegno persino quando tu
Cominciavi a prepararti al tuo lavoro da embedded piccole truppe americane questa famosa fiala che ti dicevano Comini e tassi nel caso che ci fossero gas letali che ha fatto venire qualche dubbio sul perché insistevano tanto su questo punto allora
La domanda di fondo che ti poni eh perché questo disastro come appunto ricordavo poco fa l'ha definito Tony Blair non è stato intercettato in tempo Tucci perché la guerra civile adesso che poi segue recidiva perché non se ne parla per talmente c'è un episodio molto rivelatore in questo rigo appunto dove il cronista in realtà si ferma a pensare ma racconta
L'episodio si svolge in un villaggio vicino a Tikrit
Ha la città natale di San di Saddam Hussein
In questo miraggio Monica parla con qualcuno che faceva parte dei comandi militari satanisti e questo qualcuno gli spiega perché la guerra non è affatto finita
Con la caduta di Baghdad la guerra sarebbe cominciata con la caduta di Baghdad
E spiega anche perché ecco per questo che poi a Monica cominciano a venire molti dubbi e molte domande allora due cose ti voglio chiedere uno è appunto questo disegno di cui tu parli più volte nel libro l'altro il ruolo dei giornali cioè in che misura secondo te in questa intossicazione che comincia l'indomani dell'undici settembre tu dici
Ma i giornalisti i giornali
Abbiamo avuto un ruolo
Grazie
Comincerei dalla seconda di domande realtà perché perché poi arriviamo alla prima
E alla rischi per rispondere alla seconda racconto semplicemente come mi è venuto in mente di scrivere il libro io sono stata per le strane vicende che capitano a chi fa questo mestiere Attraverso tutte queste storie quindi sostanzialmente via dall'Italia per quasi cinque anni poi quando sono tornata indietro
Ho scoperto che le storie che io avevo raccontato di cui avevo i taccuini dice Pandava rileggere e quelle che venivano raccontate qua erano due cose diverse erano due cose molto diverse la prima cosa diversa era proprio per esempio questa sullo scontro di civiltà
Io sono stata in quei posti per anni e lo scontro di civiltà non si vedeva non si vedeva perché non c'era nessuno mi ha mai chiesto di convertirmi al Corano in cinque anni e questo credo che insomma abbia un peso anche statistico
E son tornati a cui ho scoperto che era l'argomento di fondo era la prima cosa di cui parlano ogni volta che si parlava di questi argomenti e allora
è iniziata la fase delle domande e dei dubbi l'altra fase dei dubbi l'ho vissuta anche mentre ero via perché perché ogni volta che noi raccontavamo l'Iraq e lo raccontavamo perché una cosa
Che mira di precisare e che io non ho cambiato neanche un rigo di tutto quello che ho scritto e raccontato e fatto in questi anni cioè questi pezzi sono andati in onda tutti che raccontavano per esempio con hanno portato al Sadr
Stava addestrando le sue milizie però era l'agosto due mila tre
Adesso sui grandi giornali americani si legge che il problema di fondo della gestione dell'ordine in Iraq oggi è la gestione delle milizie allora dico se io che non mi sento assolutamente il migliore dei cronisti che erano su piazza ma solo uno dei tanti
Vedevo gli addestramenti delle al-Mahdi carni nella agosto due mila e tre come è possibile che questo tipo di situazione non sia stata intercettata in tempo letta fermata e questo è solo uno degli esempi e allora
Pari quando torna indietro rimette in fila le cose e riguarda i Tarquini si richiede tutti i perché e poi vede che che questi perché sono tutti persi nel dimenticatoio perché un'altra delle cose assolutamente frustranti che accadono a chi fa il mio lavoro e soprattutto credono che lo facciamo in televisione
E che le cose che uno racconta tutti i giorni si perdono per cui se io chiedessi anche le persone che hanno visto perché so che le hanno viste le cose che ho raccontato dall'Iraq a che cosa si ricordano
Di Abu Ghraib dei disastri a Baghdad o di quando li collocano nessuno li riesce a collocare e allora mi è venuta voglia di scrivere un libro presa con una cosa più seria della televisione e e una letterina figlia queste cose per dire ma in fondo una logica c'è da qualche parte un modo di raccontare queste cose
Per dire e così come non è così ci deve essere e soprattutto non cosa abbiam fatto nel frattempo allora Paolo per tornato domanda io penso che quello che ho visto dopo l'undici settembre è un assoluto bisogno
Anche da parte di chi fa il nostro lavoro di decidere se tenere all'Inter o al Milan
Di decidere chi erano i buoni cattivi di rimane leader in due lo scenario in bianco e nero un bisogno di dividere la realtà netto in due i terroristi e come un grosso bisogno di codifica e per cui i terroristi la guerra chi sta di qui e chi sta di là il bene e il male
E questo atteggiamento già in atto all'interno anche dell'Amministrazione americana
Nell'immediato dopo l'undici settembre non ha trovato nessun filtro da parte degli operatori dei media non c'è stato nessuno che si è fermato quando dico nessuno ovviamente lo dico perché Rezza è un nessuno
Che non comprendono prontamente tutte le voci di dissenso ci sono stati i punti di domanda ci sono state ma non sono riusciti a cambiare il corso delle cose o il flusso delle cose
Allora è iniziata passare la logica per cui c'era la guerra allora al di là che si condivida o meno il discorso che l'undici settembre
Sì è stato un atto di guerra certamente prestato non convenzionale e certamente non l'ha fatto l'Iraq l'undici settembre e certamente Saddam concentravano tubo e certamente Al Zarkawi fino a due settimane prima della guerra
In Iraq c'era stato forse da piccolo consona precocità dalla Giordania certamente non era Saddam Hussein quello che aveva alcun interesse
Ha davvero detto laburisti non non sono stato perché populista Saban voleva dire una cosa sola destabilizzazione che era la cosa che per Saddam era inaccettabile
E sovrapposizione invece continua di tutte queste cose ma anche da parte ma mostra ricordo perché appunto era riuscito a partire per la guerra per cui ero legata negli Stati Uniti non cioè a costare come non è il problema genitori Sciommeri che hanno per l'economista ed era Saddam Osama tutto la stessa cosa
E allora in questo tutto l'hanno spintonata poi molto difficile far capire alle persone cha fa cosa e quali sono i problemi poi molto più semplice formato costruire un'altra cosa ma tutte loro
Ma voi euro è un unico concetto che è passato bene
Che è servito
A tutti per far passare una serie di cose io per esempio e lo scrivono solennemente nel Lambro ma non lo dico io lo dicono
Come dire giornalisti e scrittori americani molto più documentati di menu molto più formati non è è una volante ormai gli occhi di tutti che il dossier Iraq è un dossier preesistente rispetto all'undici settembre è un problema di prolissi di un certo di una certa parte dell'amministrazione che trova la sua spinta con l'undici settembre e lo trasforma in una scelta operativa questo novembre esistono ormai facciamo nei documenti io ne ha citati solo alcuni perché se no diventava appunto
La mille settecento ventesima enciclopedia di quelle che puntano raccontata prima Paolo nello scaffale
Dei problemi per l'amministrazione
Allora il fatto di far passare la guerra in Iraq come una reazione all'undici settembre la costruzione di questo euro hanno fino inventando nulla di tutto questo è quello che che per trova quando torna in Italia e scopre che c'è una buona parte degli italiani e temi di essere assaltato la mattina dopo
Da Delhi signori vestiti da Saladino con in un anno fa ciclopedonale diceva come io sono stato a casa loro fino all'altro ieri non ha fatto niente a nessuno
E però anche non è così semplice anche questa volta non è così in bianco e nero perché poi non ci sono
Proclama l'agenda c'è come dato di fatto è una cosa reale però assoluto Tassone soprattutto su cosa fanno leva ecco una cosa terrificante che si scopre leggendo documenti entrando in questa cosa
E che lavoro fanno leva esattamente sulle stesse cose su cui fa leva ci vuole convincere da questa parte che ce lo scontro di civiltà il meccanismo e sono gli stessi
Le parole sono nelle stesse e il ponte utilizzati anche perché non è infrequente nel mondo arabo contrario del PAS
Non è che dico no ma non le perdonano tutti colonizzati dall'America che verrà c'è prenderà le nostre risorse eccetera e non è forse l'altra faccia di non vorremmo tutti colonizzati dagli islamici che verranno ci costringeranno a processare il quarantuno
Ecco questa
In tante straordinaria corrispondenza
Mi ha fatto capire forse aveva senso rimettersi a fare i cronisti daccapo e
Cominciare a raccogliere le cose in fila una dopo l'altra esattamente come le avevo già racconta della prima volta perché nel medio nel frattempo ornato le storie le ha spostate da allora cambiate però forse cinema avevano senso diverso
Un episodio
Che racconto e che unità di aria raccontarvi perché per me è stato è stata una portante
è stata la storia di Abu Ghraib dell'omicidio di Marco Perduca vedere che cosa c'entrano apparentemente niente io non mi ero accorta che ne entrassero nulla perché ero l'anno in quei giorni e qualcuna l'ha visto la stampa quindi e per cui quando è accaduto l'ho chiusa delibere Ibba
Che è stata una cosa che ha molto cambiato il corso delle cose in quei giorni in Iraq è stato nominato veramente si è spezzato ulteriormente
Un meccanismo di relazione impossibile tra gli americani che erano in Iraq egli era in quel giorno
Gli obiettivi erano tutti concentrati su Abu Ghraib ma
Anche voi cercavano di spiegagli guardate che questo è un manipolo di disgraziati non pensiate che ogni volta che incontrate un soldato americano all'angolo potrebbe far le cose di questo tipo abbiamo tutti cercato di spiegare che era l'eccezione rispetto a una situazione normalità
Il problema vero e che poi pochi giorni dopo associato all'orrendo episodio dello svezzamento all'inizio Verga
E vista dall'Iraq voleva dire una cosa sola che non potranno andare in giro quasi più però non aveva altri come dire significati simbolici
Tornato fuori legge i giornali legge però che di quei giorni eccetera e scopre che i giornali titolano i bacini d'utenza dinamica
Cioè uno ad Abu Ghraib
Che tortura è giustamente considerato la mela marcia in mezzo a delle persone normali
Uniche verde sgozzato dai jihadisti diventa civiltà islamica immanente sono tutti così
E questo ancora una volta contribuisce a creare il no io dico loro ancora qui
Lo scoprire come sono stati costruiti dossier dell'Intelligence che hanno costruito le agende la guerra il fatto di essere stati ore in mezzo al deserto con la maschera antigas addosso perché arrivava hanno teoricamente
Il gas e qualcuno a Washington sapeva che quelle armi di distruzione di massa non c'erano da nessuna parte
Tutte queste cose in fila
E l'ultima cosa scoprire che tutto questo non è molto facile ed è ancora più facile quello che pensate che dove c'è la guerra perché io la paura più grossa l'ho imparato a vivere qui
Paradossalmente maniera
In bianco e nero a grandi paure ovviamente
Non ha Lattarulo più subdola quello di tutto quando capisci che non scende in metropolitana il mio normalmente viaggio in metropolitana
Quando tu vedi le ragazze con lo zainetto nero io normalmente sarei stata lì a cercare di capire se erano marocchini o palestinesi o cos'altro per Quetta carbonato mentre a parlare dei loro paesi dei posti dove gli era stata eccetera invece adesso gli guardo lo zainetto e cerco di capire se per caso non siano persone
Come a dire che possono fare un proprio bene ma è questo che ti fa capire perché hanno gioco facile poi le teorie
Perché inspiegabile incorre ha gioco facile e indolore perché forse e deve un po'la finale del discorso maioliche di mestiere raccontiamo storie come dico io abbiamo il dovere
Di spiegare un po'di più di fare qualche distinguo in più
Di cercare di mettere qualche spiegazione in più anche se appare mediamente direttori e capi redattori sono abbastanza energici alle spiegazioni perché automaticamente dicono che insomma le spiegazioni sono una grande noia non funzionano fanno ascolto però insomma
Vale la pena di provarci forse
Grosso modo tempo di tre telegiornali quindi credo che sia il caso di di salutarci e volevo solo dire una cosa che proposito nel bene e nel male io ricordo son passati veramente tanti anni forse quindici quando c'erano le guerre dei Balcani si rendeva sembra dire che il bene è stata una parto quel male dall'altra le condizioni scrisse un articolo molto bello
In cui disse che in questa guerra non ci sono buoni e cattivi ma ci sono solo cattivi o pessimi allora applicare
Applicare le categorie morali alla politica internazionale credo che sia sempre un errore particolarmente in questa situazione che come abbiamo sentito stasera è molto complicata potremo star qui a discutere ancora per molte ore non è avere nuovamente a capo
Io vi ringrazio desse Stati ad ascoltarci fino adesso ringrazio naturalmente Massimo D'Alema e Gianfranco Fini e Monica Maggioni per il bel libro che ha scritto grazie a voi