Tra gli argomenti discussi: Economia, Pensioni, Previdenza.
La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 13 minuti.
Rubrica
Manifestazione
15:30
10:00, Roma
12:00
15:00 - Camera dei Deputati
10:00 - Roma
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15:00 - Milano
15:30 - Milano
economista
Buongiorno ascoltatrice da ascoltatori
Confesso che mi sono sentita dispiaciuta quando il direttore Bordin
Per la rassegna stampa di martedì scorso commentando il mio articolo del Riformista che settimanalmente da quasi tre metri finte pietre il mio intervento del lunedì precedente a Radio Radicale
Come fosse una pillola di saggezza del giorno dopo
Ha affermato che quel che scrivo gli pareva oscuro che dire che avevo appena ricevuto da Renato Brunetta un grande elogio sulla qualità e la chiarezza della mia puntata dell'epico dell'economia di quella settimana
Ho deciso allora di riprendere oggi l'argomento dei coefficienti di trasformazione delle pensione ai superstiti e dello schema contributivo
Anche perché il tema e davvero cruciale nel dibattito in corso del nostro Paese ed è bene che tutti lo capiscano a cominciare dai commentatori politici
Per non fare però torto a quelle di voi che sperabilmente molti già mi avete sentite compresa una settimana fa tornerò sullo stesso tema in una prospettiva leggermente diversa quella di genere
Domandandomi cioè se i coefficienti di trasformazione e gli altri meccanismi del sistema pensionistico contributivo siano neutri oppure agevolino piuttosto i lavoratori uomini o le lavoratrici donne
Ricorda in proposito che il coefficiente di trasformazione è una percentuale che moltiplicata al montante contributivo versato da ogni assicurato alla previdenza durante il periodo lavorativo
Trasforma quel montante in una pensione annua in modo che l'insieme dei benefici pensionistici una volta abbandonata l'occupazione mediamente i guai il totale dei contributi pagati nella fase attiva del ciclo vitale
Va sottolineato che in questo meccanismo il montante contributivo e diverso da individuo a individuo mentre il coefficiente di trasformazione e attonita tenta uguale per tutti
Essendo proporzionale all'aspettativa di vita media maggiorata della sopravvivenza media del coniuge superstite quest'ultima tentata per la quota della pensione a lei o a lui tutta la
Ignorando la preferita temporale cioè il fatto che un euro ricevuto tra dieci venti trent'anni vale meno di un euro oggi
Il coefficiente di trasformazione dipende dunque per ogni data età da due fattori
In primo luogo dalla speranza di vita residua media al momento del ritiro dal lavoro in secondo luogo dal numero medio di anni ulteriori in cui una quota della pensione continuerà ad essere pagata al coniuge che e e sopravviverà al lavoratore assicurato deceduto
Esaminando per cominciare il primo elemento e chiaro che i coefficienti di trasformazione variabili a seconda dell'età di pensionamento ma identici per entrambi i generi avvantaggerebbero fortemente le lavoratrici
In quanto la loro speranza di vita la stessa età di pensionamento e circa di quattro anni e mezzo superiore a quella dei colleghi maschi
Ed entrambe aumentano parallelamente ad esempio in un decennio sono aumentate di circa due anni mantenendo quindi inalterato e la distanza fra i generi
Così trascurando momentaneamente quelli secondo fattore se la durata attenta di vita media sessanta anni forse di vent'anni i coefficienti di trasformazione parrebbe uno su venti il beneficio annuo sarebbe pari al cinque per cento del montante contributivo
Sia per gli assicurati uomini che per le donne ma queste seconde ne godrebbero mediamente per quattro anni e mezzo di più
Pertanto solo in media i lavoratori riceverebbero nell'appalto dell'acquiescenza quanto hanno contribuito al sistema previdenziale durante il Periodo attivo
In realtà mediamente i lavoratori maschi finanzierebbe rotta finalmente i trattamenti delle colleghe esattamente come nel ramo assicurativo vita
A parità di premio annuo pagato da tutti i più fortunati e longevi finanziano la liquidazione del sinistro agli eredi di coloro che muoiono più giovani
La presenza di questo secondo fattore rafforza il privilegio femminile per il modo spento in cui ha determinato il coefficiente di trasformazione infatti il coniuge superstite e quasi sempre la moglie sia perché normalmente risulta lire tre anni in meno del marito
Sia perché come donna ha una speranza di vita più elevata
Sia perché l'uomo ha una probabilità di essere occupato prima e pensionato Point maggiore della donna dunque più feriti trent'fu più frequentemente lasciando in eredità una pensione cosiddetta indiretta
L'ottantotto ottantanove per cento delle pensioni ai superstiti liquidate dall'INPS sono date a donne e la frequenza della componente femminile e ancora maggiore in quelle erogate dall'Inpdap nel settore del pubblico impiego
Di conseguenza la presenza delle vedove superstiti per sette otto anni dopo la morte della curato e l'altro beneficio loro garantito in quota rispetto ai salari
Se confrontato a quello usualmente concerto nei grandi Paesi del mondo
Da un lato deprimono i coefficienti di trasformazione sia per i lavoratori che per le lavoratrici dall'altro lato avvantaggiano quasi solo il mondo delle donne incluse quelle occupate o titolari di pensione diretta
Destinatarie del trattamento è superfluo che sia pure in quota ridotta per i limiti del cumulo con altri debiti
Da ultimo la legge Pittini premi alla maternità non la paternità stabilendo al comma quaranta dell'articolo uno ellittico
Che nel regime contributivo a prescindere dall'assenza o meno dal lavoro al momento del verificarsi dell'evento maternità e riconosciuto alla lavoratrice un anticipo di età rispetto alcun requisito di accesso alla pensione di vecchiaia pari a quattro metri per ogni figlio e nel limite massimo di dodici mesi
In alternativa la lavoratrice può optare per l'applicazione del moltiplicatore cioè il coefficiente di trasformazione relativo all'età di accesso al trattamento pensionistico
Maggiorato di un anno in caso di uno due figli e maggiorato di due anni in caso di tre o più figli
Come questa spesso a norma rivela esiste una connessione precisa tra il coefficiente di trasformazione e l'età pensionabile
E che si potrebbe pensare che anche questa variabile incida in modo diverso sui due generi aggravando o contro bilanciando il favore dell'attivo in capo alle donne finora esposto
L'età pensionabile
Stabilita per il regime contributivo dalla legge Dini gli altre tre cinque del mille novecentonovantacinque e identica per lavoratori e lavoratrici e che con l'oca nell'intervallo flessibile dei cinquantasette sessantacinque anni
Per essere portata a regime dalla legge Maroni il due quattro tre del due mila quattro rigidamente assenso a vent'anni per le donne e sessantacinque per gli uomini
Queste sono precisamente letta attualmente vigenti per chi va oggi in pensione di vecchiaia quale criterio retributivo perché sono quelle imposta dalla legge Amato il decreto legislativo cinquecentotré del mille novecentonovantadue
Ancora con riguardo al presente l'età per il pensionamento di anzianità e al minimo di cinquantasette anni cinquantotto se autonomi combinati con trentacinque anni di contributi
Sempre che i quarant'anni contributivi nostri conseguano ad un'età minore e i requisiti sono eguali fra generi
Ma la legge Maroni incrementa a partire dal due mila otto tale minima età portando l'ATER tutti a sessanta anni a sessantuno se autonomi altrettanta due nel due mila quindici
Combinando questo requisito con i i trentacinque anni contributivi ma lasciando tuttavia alle lavoratrici l'occasione ha detto canale del ritiro a cinquantasette anni con trentacinque contribuzioni
Purché si applichi il meccanismo contributivo anziché quello oggi normale nelle pensioni di anzianità cioè il retributivo
Nonostante la più bassa età legale di pensionamento di vecchiaia delle donne lavoratrici rispetto agli uomini
Evidenti Ca'
Età tra i due generi nelle pensioni di anzianità
L'età effettiva in cui le une e gli altri mediamente vanno in quiescenza e pressoché uguale cioè leggermente inferiore ai settant'anni
Prima quindi secondo l'Eurostat di come si faccia nell'Europa dei quindici salvo il Lussemburgo Belgio e Francia
E ciò per la ragione è semplice che la maggioranza dei maschi italiani sceglie la pensione di anzianità a partire dai cinquantasette anni
Mentre alle donne questa opportunità generalmente manca perché di solito non conseguono i trentacinque anni contributivi
Causa del percorso di lavoro più accidentato intermittente tipico del gentil sesso
Dai dati del CNEL del due mila quattro si evince che nel flusso delle pensioni erogate dall'INPS tra le donne
Il cinquantadue per cento che distribuisce nelle prime due classi di età tra di anzianità fino a vent'anni per poi scendere in modo graduale fino a raggiungere il nove virgola nove per cento delle pensioni femminili
Quaranta in età compresa tra trentacinque anni è meno di quaranta e quindi precipitare all'uno virgola due per cento per i quarant'anni
Le pressioni degli uomini invece presentano un andamento contrario e superano addirittura il picco del quarantotto per cento per anzianità oltre i trentacinque anni
In un futuro prossimo dove non possa pulito ma magari detto solo più graduale nel due mila otto lo scalone Maroni
Ed è prevedibile che la maggioranza dei lavoratori maschi continuerebbe a scegliere la pensione di anzianità a quel momento però con un'età minima di sessanta anni
Mentre fra le colleghe per femmine prevarrebbe la pensione di vecchiaia rigidamente fissata a sessanta anni
Se così fosse a breve-medio termine l'età media effettiva di quiescenza diventerebbe maggiore per gli uomini che per le donne
Il fenomeno si accentuerebbe a regime quando tutte le pensioni fossero calcolate con il criterio contributivo a partire cioè dal due mila e trentacinque
In età pensionabile maschile si colloca sessantacinque anni rigidamente imposti dalla legge Maroni e maggiori di sessanta femminili
Con questa differenza di età pensionabile fra generi
La speranza di vita residua media al momento dell'acquiescenza dei lavoratori e delle lavoratrici coinciderebbe
Ma il vantaggio delle donne permarrebbe nelle pensioni ai superstiti e in qualche redistribuzione dei marchi di sessantacinque anni a favore delle femmine di sessanta
Tuttavia a quel punto i lavoratori uomini avrebbero una pensione ancora più sproporzionatamente alta rispetto alle donne
Disponendo non solo di un più elevato montante contributivo in ragione di una vita di lavoro meno discontinua più lunga meglio retribuita
Ma anche di un superiore questi centri di trasformazione vista la minore aspettativa di vita media sessantacinque rispetto ai sessanta anni
Per converso a quel momento diventerebbe ancora più squilibrato il rapporto pensionati occupati nel comparto femminile rispetto al corrispondente maschile
Prendendo in considerazione tutte le prestazioni pensionistiche già oggi il primo rapporto tocca il valore di uno virgola due mentre il secondo quello di zero virgola settantasette con una media fra generi dello zero virgola ottantasei
Per tutti questi e per vari altri motivi che qui non ho il tempo di illustrare sono quindi favorevole a innalzare a regime l'età pensionabile femminile adeguandola a quella vigente maschile
Ma ridando ad entrambe un intervallo di flessibilità come c'era nel mille novecentonovantacinque Marche perduto nel passaggio dalla Latini alla Maroni
Buona settimana tutti da Fiorella Kostoris
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