26 APR 2009
rubriche

Conversazione settimanale con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Radio - 12:07 Durata: 1 ora 54 min
A cura di Enrica Izzo e Pantheon
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Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella" di domenica 26 aprile 2009 condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Massimo Bordin (direttore di Radio Radicale), Marco Pannella (parlamentare europeo, Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 1 ora e 54 minuti.

La rubrica e' disponibile anche in versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    direttore di Radio Radicale

    Edizione straordinaria del programma. Massimo Bordin: E' anche vero che chi parla ha la massima responsabilità dell'errore commesso due settimane fa. L'affidabilità personale è notoriamente scarsa. Capita di dire: 'Sarà l'ultima trasmissione', e poi le cose vanno in modo diverso. Stiamo lavorando per trovare degli spunti al fine di fare una cosa che duri non solo 10 anni, ma altri 20. Lo stato dell’arte dell’iniziativa radicale: lo sciopero della fame di Marco Pannella, la stesura del documento sulla peste italiana, lo sciopero della fame per il rispetto della parola data sul diritto di voto ai disabili
    12:07 Durata: 5 min 50 sec
  • Il teatro partitocratico e il documento radicale sulla peste italiana. Abbiamo un grande primo attore - Berlusconi -, un comprimario che dovrebbe essere il capo dell’opposizione - Franceschini -, poi un coro. In questo scenario manca l’oppositore e allora a questo punto abbiamo il tribuno del popolo, che ha il monopolio, Di Pietro

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    La manifestazione radicale del 25 aprile, ignorata dai media: Avevo proposto ai compagni che si facesse qualcosa di straordinario, che quindi avesse le caratteristiche interiori di un satyagraha, ovvero della ricerca e dell'amore della verità. Dobbiamo muoverci nel modo più improbabile. Facciamo un libro sullo Stato italiano a partire dalla nostra storia e diamo questa che certo è una lettura, ma anche una lettura fedelissima alla storia istituzionale sconosciuta e totalmente sepolta di quella che è la seconda fase, nel mondo, della partitocrazia, dopo la prima fase che è quella dei partiti unici ufficiali: fascisti, nazisti, comunisti. E' bene che questa storia italiana la conoscano nel Regno Unito, in Francia e in Germania perché già in passato un Paese che era marginale come il nostro donò al mondo il fascismo. Ora l'Italia credo stia offrendo questa pestilenziale presenza, di una ripresa del male già battuto. Una metamorfosi del male - come la chiamiamo - che si è manifestata in Italia subito dopo quel momento. Oggi vediamo su tutti i giornali che gli intellettuali migliori vedono il fascino di Di Pietro. Nessuna sorpresa. Questo ceto intellettuale ed accademico è stato sin dall'inizio, nella sua debolezza formativa e di generazioni, con pochi esempi diversi: Calamandrei, Piccardi.... Rare eccezioni tranne la Sinistra liberale che è erede anche della Destra storica, ed ha rappresentato la resistenza consapevole, con la forza della classicità, che ci permette oggi di ripetere quello slogan cantato radicale di ieri. Un grido di speranza e responsabilità che credo faremo circolare. Dal 74 al 77 la rivoluzione liberale era in cammino e ci fu il colpo di Stato della Corte costituzionale che impedì il sigillo su questa vittoria quando davanti ad un popolo che era pronto a plebiscitare 'ad amor di popolo' l'abrogazione del Concordato dichiararono il referendum inammissibile. C'è un carissimo compagno ed amico che, ricevuta la nostra prima bozza di questo documento, ha detto: 'Ora capisco perché la Rosa nel Pugno non ce l'ha fatta', perché questo documento sarebbe 'autoreferenziale' ed 'identitario'. A mio modo di vedere è esattamente l'opposto. Come Radio Radicale è stata l'opposto di quanto il paese avesse avuto sino a quel momento ovvero la possibilità di avere i lavori parlamentari a propria disposizione , lo stesso vale per la ricostruzione di questo documento. Poi però il regime ha avuto bisogno di cambiare il parlamento, di avere un parlamento di nominati, assicurandosi tutto il teatro partitocratico. Qui abbiamo un grande primo attore, un comprimario che dovrebbe essere il capo dell’opposizione, poi un coro. In questo scenario manca l’oppositore e a questo punto abbiamo Berlusconi, Franceschini e poi l’oppositore, il tribuno del popolo, che ha il monopolio. A proposito di 'oppositori di regime': Fausto Bertinotti è stato culturalmente inadeguato a comprendere quello che accadeva quando il regime lo mandava continuamente in televisione, con quell’altro - Berlusconi - che urlava ed evocava i comunisti, avendone bisogno. Ora Bertinotti fa cultura, non fa più politica. Noi invece, anche quando ancora eravamo 'Sinistra liberale', avevamo un chiodo fisso, quello secondo cui la cultura è politica o non è cultura, e la politica è cultura o non è politica. Tra questi 'oppositori', dopo tutte le scissioni dei comunisti, c'è anche il rosario di Sinistra e Libertà, composti di quanti si sono costituiti contro un grande nemico storico, contro lo sbarramento al 4 per cento. Per avere cosa? Nella migliore delle ipotesi due eletti al Parlamento europeo. Noi rischiamo di uscire dal Parlamento europeo dopo 30 anni di presenza ininterrotta e tutti sanno se la nostra presenza abbia o meno connotato questo Parlamento europeo
    12:13 Durata: 16 min 51 sec
  • Quello che noi proponiamo, ad analisi fatta e approfondita, è di promuovere la Costituzione ed essere costituenti del nuovo regime, dopo che avremo cacciato la partitocrazia in quanto tale, cioè in quanto ideologia

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    Lo slogan del 25 aprile radicale: Il fascismo, l'abbiam cacciato via! Ora, a casa, la partitocrazia! Noi siamo stati tutto questo, sempre, dalla piazza, dal marciapiede, dalle carceri, dal corpo dei malati, sempre l'obiettivo di rivolgerci ed arricchire le istituzioni. Noi liberali assolutamente rigorosi ed intransigenti. La bandiera nostra è stata sempre quella della legalizzazione e non della liberalizzazione. Anzi contro il 'liberalismo selvaggio' di cui sono promotori gli altri, per cui si deve lasciare che la logica pubblica e statuale si occupi di tutto, senza nemmeno tenere conto della separazione dei poteri. C'è solo 'il partito', con il sindacato, la chiesa, ridotti a partito. Quello che noi proponiamo, ad analisi fatta e approfondita, è di promuovere la Costituzione ed essere costituenti del nuovo regime, dopo che avremo cacciato la partitocrazia in quanto tale, cioè in quanto ideologia. Con la voce di chi si rende conto di assumersi una responsabilità che è di leader di una resistenza strutturata in modo libertario, liberale e nonviolento, che pone a sé e a disposizione di quelle parti del popolo che possono ascoltare di dire questo, diciamo: badate, questa alternativa di noi partigiani - - e di voi partigiani che come popolo lo siete, seppure solo nei vostri sentimenti e non sempre nei vostri comportamenti - non è solo possibile ma necessaria. Sono 40 anni che riusciamo a crescere grazie ai colpi mortali che abbiamo dovuto schivare. Oggi è un momento del genere. La metamorfosi della partitocrazia nella storia repubblicana. E' completa, cioè riesce ad assicurare, indossando gli abiti e il lessico dei vincitori, che immediatamente tornino ad essere vincenti. La stella gialla è sancita il primo settembre 1941, quando la Shoah è già in pieno corso. Questo è un atto di impazzimento della dittatura, ma quello è un emblema. “Mi pare che ormai la resistenza abbia poche munizioni, siamo noi la munizione e sappiamo la nostra pochezza relativa ma anche la grandezza di quanto potrebbe fiorire
    12:30 Durata: 11 min 14 sec
  • L'immediato tradimento della Costituzione repubblicana, con la negazione per 20 anni di due delle tre schede elettorali quella referendaria e quella delle elezioni regionali concesse formalmente al cittadino. L'accordo dei partiti in parlamento e il congelamento della Corte costituzionale

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    Uno dei panni che la partitocrazia veste è forse quello del bipartitismo? Nella prima partitocrazia il potere usava la violenza, adesso questi usano la disonestà intellettuale e la menzogna. Ma io prima mi riferivo - parlando di panni che sono vestiti dagli sconfitti per mostrarsi vincitori, ndr dei costituenti. Stiamo parlando della vicenda istituzionale, formale anche, dell’Italia. Dopo la sconfitta del fascismo, che in Italia si è avuta perché il mondo degli ideali democratici ha prevalso militarmente in due tappe su nazismo e impero sovietico -, loro si vestono subito del lessico e dell’ideologia del vincitore. C'è un episodio di una bellezza sintomatica durante la Costituente: ad un certo punto La Pira propone un emendamento, per mutuare dalla costituzione sovietica una certa parte. Togliatti, che per sua natura pure non era impulsivo, subito si alza e risponde: 'Ma quella è la costituzione di una rivoluzione compiuta, mentre noi siamo qui per fare una rivoluzione'. La rivoluzione era contro il mondo democratico, in quel momento già la lotta era contro l’America, era per l’uso di Yalta come pausa concessa per continuare la rivoluzione. A questo punto così risulta dalla nostra Costituzione - votano una Costituzione che è quella dettata anche dallo charme delle presenza liberalsocialiste, azioniste, del cattolicesimo liberale, e esce fuori quella costituzione. Il regionalismo ed il referendum abrogativo, due grandi conquiste subito tradite. Per 20 anni due delle schede elettorali concesse dalla Costituzione sono tolte ad una generazione di donne e uomini italiani e si costruisce in questi 20 anni il contrario. In quale Stato di diritto - che abbia un minimo di senso della legalità - avviene che una parte fondamentale e costitutiva della repubblica come costituitasi ha questa sorte? Questo ad opera di quanti hanno scelto di unirsi anche in sede di Costituente, compresi i comunisti, con quanti non avevano più partito, facendo delle concessioni perché quella potesse essere vista come la vittoria del mondo democratico. L'articolo 49 della Costituzione e la sua disapplicazione. In dieci anni la democrazia di partito già inizia a comparire per quello che è. È partitocrazia, anche rispetto alle proprie basi e ai propri aderenti. Tanto è vero che in parlamento nessuno si accorge tranne Giorgio Galli, quasi in tempo reale che il parlamento vota all’unanimità il 75 per cento delle leggi, insieme, in sede legislativa delle Commissioni e non in aula, con grandi dibattiti. La Corte Costituzionale anche deve aspettare per essere costituita perché la temono
    12:41 Durata: 11 min 57 sec
  • Anni Settanta in poi: la Corte costituzionale che diviene strumento del golpismo. Il rischio corso dai partitocrati di essere sgominati con la scheda referendaria. I presidenti della Repubblica ed il tradimento del loro giuramento.

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    Ma sempre più la Corte Costituzionale viene assediata dalla partitocrazia, che capisce quanto possa essere strategicamente importante. Diventa lo strumento del golpismo. Certo ha fatto molte cose buone, tecniche, ma sul piano della politica tutti riconoscono che non è la ragion di diritto ma la ragion politica che da quel momento prevale. Quando ad esempio tratta della terza scheda, quella referendaria che se usata ha dimostrato di poter mettere in cammino una rivoluzione liberale. L’accoglienza europea della riforma della legge italiana sull’aborto. Il referendum mai consentito sul concordato: Ecco che i partitocrati ad un certo punto sarebbero stati sgominati. La legge De Cataldo un radicale - sui transessuali. Oggi saluto l’inizio di un pentimento, anche se lo conosco e so che non andrà fino in fondo, quello di Eugenio Scalfari che su Repubblica dice che tra 1975 e 1980 la partitocrazia si impossessa dello Stato. Noi allora parlavamo di P2-P38-Pci-PScalfari. L'illegalità e l'emergenzialismo di quei tempi, il contrario dello stato di diritto. Noi lì abbiamo tentato anche in maniera formale di chiedere la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, proprio come mancanza al giuramento fatto al momento di prendere funzione. Perché in realtà i Presidenti non svolgono la funzione di garanzia della Costituzione, ma purtroppo solo quella di mediatori all'interno della partitocrazia. Oggi non si sottrae a questo nemmeno il nostro Presidente della Repubblica. E' mediatore dei guai interni della unità nazionale. Il resto non importa. Da un anno e mezzo infatti accade qualcosa che non aveva potuto non riconoscere fosse scandaloso, in quanto tradimento degli inderogabili obblighi costituzionali, eppure il Parlamento dopo le parole del Presidente ha accelerato la sua azione anti-legalitaria, premiando in modo sconcio i parlamentari che con l’ostraciscmo impedivano alle Camere di funzionare ed incriminando invece coloro che rispondevano all'appello di Napolitano seguito alle lotte radicali. L'intervento di Antonio Maccanico in sede di conferenza stampa di presentazione del documento sulla ‘Peste italiana’. Il ruolo della Corte Costituzionale ancora all'ultimo referendum radicale, quello sulla legge 40/2004
    12:53 Durata: 11 min
  • Noi non abbiamo progetti ma obiettivi: quello della riforma americana, della rivoluzione liberale. E dopo 50 anni, ed abbiamo una conoscenza del terreno politico-istituzionale che nessun altro organismo politico può rivendicare. Il significato della stella gialla

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    L'emergenzialismo ha creato disastri, come ad esempio il massimo problema sociale italiano che è quello della giustizia. Come si è ottenuto ciò? Consegnando alla criminalità organizzata quello che la disorganizzazione dello stato di diritto creava. Noi cominciamo qui una fase di lotta con questo messaggio: guardate, non è possibile pensare e ripetere un errore che avvenne allora, cioè la continuità tra fascismo ed antifascismo. Oggi l’alternativa può essere data se si dà un obiettivo reale. Noi ci assumiamo la responsabilità di dire: tutte le altre formazioni politiche che concorreranno a queste elezioni non hanno un progetto, direi non hanno un obiettivo. Come si sono formati ad esempio i vendoliani di Sinistra e Libertà? Con l’obiettivo di superare il 4 per cento. A questo punto hanno detto ufficialmente che i radicali erano ‘incompatibili’ con Sinistra e Libertà. Noi non abbiamo progetti ma obiettivi: quello della riforma americana ed uninominale e dopo 50 anni, ed abbiamo una conoscenza del terreno politico che nessun altro organismo politico può rivendicare. Dobbiamo mandarli a casa e questo è possibile. Anche se è probabile che la nostra scomparsa dal Parlamento europeo sia utilizzata per toglierci ogni diritto residuo anche in Italia. La stella gialla significa dire a questi poteri: ce la mettiamo noi, non aspettiamo che sia compiuta la shoah. Ma agiamo come fece Christian X, il re danese che di fronte all'ordine di Hitler disse: 'Se i miei concittadini ebrei dovranno mettere la stella gialla allora la metterò anch’io'. Lo slogan radicale del 25 aprile: Il fascismo, l'abbiam cacciato via, ora, a casa, la partitocrazia!
    13:04 Durata: 9 min 20 sec
  • L'appuntamento con l'Unione dei Giovani Ebrei italiani. L'editoriale di Scalfari e la sua esperienza dal Mondo di Pannunzio a cardinale in pectore.

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    Il dibattito organizzato domenica sera dall’Unione dei Giovani Ebrei italiani. L'ultimo libro di Mario Vargas Llosa e la sua posizione su Israele. L'editoriale di Scalfari di oggi. Se gli andava bene a loro, lui compreso, se noi non avessimo salvato attraverso il nostro dialogo tragico con le BR, avevamo il Governo P2 invece che Castiglion Fibocchi. Scalfari ad un certo punto chiese l'impeachment di Pertini. Insomma io saluto Eugenio. Non ci hanno mai potuto perdonare che in 600 iscritti nascesse una storia altra, che solo Teodori poveretto non vede. Con il mondo laico che è divenuto, concretamente vincente. E chi sono stati gli attori contrapposti? Noi, con il nostro partito aperto ed inclusivo con Terracini, Gullo, Vittorio Vidali, i 100 parlamentari socialisti che durante il vicariato di Martelli aderiscono alla nostra Lega per l'uninominale . E se Scalfari avesse pensato sul serio, in quel momento storico, a combattere la partitocrazia? Non gli passava nemmeno per il cervello. C’è una cosa sintomatica. Come Sinistra liberale tardivamente si fece la scissione dal Partito Liberale, ma la si fece quando i nostri compagni maggiori capirono che rischiavano di straperdere il congresso perché Malagodi gli aveva tolto ogni possibilità. Allora nel '48, anche con responsabilità di Benedetto Croce, si era fatto anche l’accordo con i qualunquisti e la Sinistra liberale non era d’accordo. In quel momento Eugenio si trasferisce da Roma a Milano e fa parte - insieme a Cortese, Villabruna - di quei liberali che optano chiarissimamente per un inserimento formale, ufficiale... Aveva i suoi motivi, benissimo. Ma poi c'è lo sviluppo successivo. E c'è un simbolo. Eugenio era meritoriamente autore di una nostra situazione di forza a Milano; lì si fece un accordo con i socialisti ed avemmo 5-6 eletti per il consiglio comunale. Allora ad un certo punto si dovette scegliere assessori ed altro, e dare ai socialisti le dimissioni di un radicale per far subentrare un socialista: quello che si scelse si dovesse dimettere era Elio Vittorini, per fare spazio agli industriali rampanti, tutti schierati per un centrosinistra che già si stava realizzando. Si puntò quindi su un’altra carta storica, tutt’altro che antipartitocratica. "Io comunque spero: tutti i miracoli sono possibili. D'altronde c’è stato un periodo quando Eugenio era in un ascolto molto serio di Oltretevere, tanto che dicevamo: ‘E’ convinto di essere cardinale in pectore’. Mentre Giuliano Ferrara ha l'obiettivo di essere un Rasputin buono accanto al Papa
    13:13 Durata: 12 min 11 sec
  • Pannella voterà no al referendum sulla legge elettorale: E' un referendum che tende a cristallizzare il monopartitismo italiano, attraverso l'obbligo del monopolio politico delle due gambe del regime italiano. Le posizioni referendarie di Berlusconi. Il problema è avere il coraggio di costituirsi, organizzarsi, prima che la Shoah venga. Guadate, noi italiane ed italiani siamo marchiati tutti sul corpo da questa politica, da questa realtà

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    La Stampa e la nuova direzione di Mario Calabresi. Una supplica a Padoa-Schioppa dopo il suo intervento di questi giorni in materia di Europa: siamo a tre giorni dal nostro convegno di Bruxelles sulle urgenze europee. A questo convegno viene anche Guy Verhofstadt, uno dei federalisti della classe dirigente europea attuale, e forse nessuno meglio di Padoa Schioppa potrebbe ripetere le cose che ha detto. Ancora sul volume La Peste italiana e la battaglia radicale per la riforma americana. Il voto no al referendum: E' un referendum che tende a cristallizzare il monopartitismo italiano, attraverso l'obbligo del monopolio politico delle due gambe del regime italiano. Il sostegno ai referendum del premier, lo stesso Berlusconi che aveva affossato i 25 referendum appoggiati da Rudi Dornbusch, ma anche quello antecedente per il passaggio all’uninominale: in tutti e due i casi è intervenuto ed è stato determinante perché il quorum non si raggiungesse. Il problema è avere il coraggio di costituirsi, organizzarsi, prima che la Shoah venga. Guadate noi italiane ed italiani siamo marchiati tutti - non solo ebrei o radicali - da questa politica, da questa realtà L’intervista di Lorenzo Rendi (Radio Radicale) all’Ambasciatore italiano Terzi.
    13:26 Durata: 13 min 18 sec
  • Questa che inizia non è una campagna elettorale se non come accade nei paesi dittatoriali. I radicali e l'atteggiamento dell'apparato Corriere della Sera. Il dibattito su fascismo e antifascismo: i commenti di Pansa, le vicende di Livio Zanetti e Carlo Mazzantini. La scomparsa di Giano Accame

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    Questa che inizia non è una campagna elettorale se non come accade nei paesi dittatoriali. Infatti già tutti danno la nostra pelle come scomparsa, finalmente. Ed è probabile. Però io ho fiducia, che quando dico questa cosa forse un pochino di prudenza a noi viene riconosciuta. Malgrado l'ideol0gia dell'apparato del Corriere della Sera rispetto a noi, per il quale ci deve essere la distruzione dell’immagine come immagine seria del Partito radicale. L’ultimo articolo di Stella sul Corriere della Sera ed il suo operato come giornalista. Stella è bravissimo, è riuscito ad ottenere un successo editoriale facendo la sintesi di tutte quelle battaglie nostre che prima, come redattore e come giornale, avevano censurato. L'azione radicale riuscì ad esempio a far fuori lo strumento della impunità parlamentare, tanto che si dice che quella è la battaglia che ha lasciato inermi gli impuniti di prima. Ma una firma come Stella non si può permettere di non sapere che deve concordare un po’ anche il titolo o l’occhiello. Biagio De Giovanni dice che questo documento, per l’autoreferenzialità dei radicali, a me viene un dubbio solo: siccome noi siamo quelli che sono sempre partiti da analisi storiche, Biagio ha un riflesso che è proprio di tutto il ceto intellettuale, quello per i quali Vittorini, Sciascia e Pasolini sono stati dei perversi radicali.   Un piccolo appello a Pansa che cita in maniera critica alcuni intellettuali che hanno firmato l'appello contro Calabresi: Non sarebbe serio, un istante, vedere se per caso noi siamo stati totalmente assenti da quelle firme? Io non penso di aver firmato, avevo una responsabilità peggiore: quella di essere direttore di Lotta Continua. La posizione radicale sul Presidente Giovanni Leone e lo scandalo Lockheed. Berlusconi è in buona fede, come era in buona fede Eugenio Scalfari ed altri, con i loro disegni, che non avevano mai come priorità la salvaguardia dello Stato di diritto, mai della riforma liberale della società. Tornando a Pansa, lui scopre la realtà delle Foibe, e noi ci eravamo andati senza che Almirante ci andasse. Ma niente. Sento dire anche da altri che finalmente si riconosce la dignità ai partigiani. Io scrissi una cosa - anche se è antipatico citarsi -, nel '71-'72 qualcuno tirò fuori che Livio Zanetti, direttore dell'Espresso, era stato ufficiale della Rsi. Io su Prova Radicale scrissi una lettera aperta a Livio, augurandogli che nella sua scelta democratica di allora, avesse lo stesso rigore e generosità dimostrato allora. In quel momento Pansa, Bocca e gli altri ci impiccavano nel silenzio, quando non veniva fuori la battuta di guano. Come avvenne da parte de l'Unità, che mi insultò dicendo che volevamo il referendum per impedire l’unità sindacale. La vicinanza con Carlo Mazzantini, autodefinitosi radicale repubblichino. La scomparsa di Giano Accame e l'intervista concessa da Pannella molti anni fa: Lui lo ha riconosciuto in quel momento, sorpreso che io accettassi. Parlammo, c’era patente stima umana, poi però devo dire che quando ha scritto libri di storia, Accame anche lui aveva bisogno di censurare l’esistenza radicale, cosa che non è riuscita interiormente a Gianfranco Fini. Sono cose importanti. Io mi sono rammaricato che per trent’anni successivi a quello intervento per cui io fui linciato. 
    13:39 Durata: 16 min 57 sec
  • Conclusioni

    Marco Pannella

    parlamentare europeo (ALDE)

    L’appuntamento con i giovani ebrei. La figura di Churchill, il suo europeismo, e lo studio di Matteo Angioli.
    13:56 Durata: 6 min 2 sec