27 DIC 2009
rubriche

Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Roma - 17:08 Durata: 1 ora 48 min
A cura di Enrica Izzo e Pantheon
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Puntata di "Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella" di domenica 27 dicembre 2009 , condotta da Massimo Bordin con gli interventi di Massimo Bordin (direttore di Radio Radicale), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).

Tra gli argomenti discussi: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 1 ora e 48 minuti.

La rubrica e' disponibile anche in versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    direttore di Radio Radicale

    L’ultimo comunicato di Marco Pannella: Dalesconi è il nuovo fascio. Il testo del comunicato: Partito dell’amore, Gasparri (e forse anche Don Pierino) condottiero, 2010 fine guerra e flagello droga, nuova Costituzione partitocratica a ritmo conosciuto storicamente solo dalle dittature Insomma, si conferma - temo - che l’atroce, tremenda immagine di Berlusconi del 13 dicembre a Piazza Duomo, simboleggi sempre più non solo la realtà politica e personale di Berlusconi e quella del Paese, di tutto il Paese. D’Alesconi, Raiset, Santespa affasciati: ecco il nuovo fascio ex antifascista. Il 2010 sarà primo della nuova Era, quella del Partito dell’amore (subito benedetto oggi dal Papa) dopo quella del P.N.F.? Penso di no. Dal Partito Radicale, dalla sua storia centenaria, con i Gobetti e gli Einaudi, i Salvemini e i Rosselli, i Silone e gli Sturzo, gli Altiero Spinelli e gli Ernesto Rossi, i Calamandrei e i Pannunzio, dovrà affermarsi una più che credibile, viva alternativa di Regime: quella con la forza della sola storica, vivente alterità italiana; Radicale
    17:08 Durata: 3 min 3 sec
  • Il 'Dalesconi' e le ultime sortite di Massimo D'Alema: Per dare sepoltura al passato, ovvero serbare il giusto valore di qualcosa, lui inserisce un po’ spontaneamente l’articolo 7, e poi l’altra cosa immancabile: fa un riferimento ai ‘moralismi azionisti’ che non servirebbero a nulla. Poi ha ritrattato, ma comunque condito con quello che era proprio di Togliatti e il suo detestare la storia azionista e liberale

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    L’intervista di Massimo D’Alema a l’Unità, nella quale il leader del Pd ha lamentato una campagna di calunnie ai fini di spaccare il Partito democratico. Il giudizio sulla politica di D’Alema da parte di Marco Pannella: Quanto alle ultime sortite di D’Alema, ho letto un titolo di agenzia attirante: ‘Morto senza sepoltura il Pci’. E spiegava: ‘Abbiamo avuto tante storie ma mai abbiamo rivisto radicalmente quello che era accaduto’. Questo va incontro a un’osservazione che noi facciamo spesso: possibile non ci sia stato mai un momento nel quale si giustificasse il passaggio quasi repentino passando dallo ‘Stato di diritto’ considerato come ‘il peggiore inganno della borghesia’ alla democrazia politica. A questo punto, dopo questa osservazione venuta in occasione della presentazione di quel bellissimo libro di Caldiron, dopo tre giorni viene fuori D’Alema che fa lui la sepoltura. E a questo punto viene fuori con la rivendicazione della prima metà degli anni 50. Quindi l’articolo 7, e anche tutta la politica togliattiana, a proposito della quale io avevo sempre sottolineato che in quegli anni Togliatti su Rinascita veniva fuori ogni giorno contro radicali, liberali e azionisti, in quel modo infamante. Questo era il nemico che si era dovuto battere anche alla Costituente, era quello e continuava ad esserlo. Nel momento in cui lui dà sepoltura ad una storia, sceglie quanto di quella storia - secondo lui - è vivo e deve essere vivo. E’ il Togliatti che conosciamo: svolta di Salerno, amnistia rispetto ai ‘fascisti’, posizione più attendista nei confronti della monarchia. Verso tutti i poteri: monarchico, vaticano Pas d’ennemi à droite, dico sempre, perché non ci sono nemici a destra ma i nemici erano a sinistra (le sinistre grossomodo liberali e intransigentemente antitotalitarie invece che solo antifasciste). Lui quindi non mi ha sorpreso, ma compie intanto questo atto di responsabilità: ed è vero, lui dice che cos’è oggi uno che non è più comunista? E’ la politica di Togliatti,che poi è quella che prosegue con Berlinguer e la linea del compromesso storico. Solo che adesso c’è un piccolo inconveniente: adesso si passa dal compromesso storico con il Vaticano e tutte le destre, al compromesso storico con Berlusconi. Così dà le sue dimensioni. Io non ho sentito nessuna critica, malgrado noi, del fatto che lui sia il candidato per la grande politica estera europea, e anche per i servizi di uno Stato come questo. Non si tocca l’argomento, questo è qualcosa che è stato subito letto come ‘guai a toccarlo’ - sia il Corriere della Sera, sia La Stampa - per non parlare di altri giornali che purtroppo si vendono poco come tiratura (e il ‘purtroppo’ non riguarda il Riformista, per quanto mi riguarda. Ci fu solo un leghista, Castelli, che al tempo della candidatura D’Alema a Mr. Pesc, osò e continuò a criticare questa ipotesi. Ma poi, niente. Ed è impressionante, se ci si pensa, perché è il fatto nuovo, certo non per noi che abbiamo sempre parlato di due gambe di uno stesso regime. I precedenti di D’Alema, anche rispetto ai radicali e al ruolo di Emma Bonino come candidata alla Presidenza della Repubblica. Abbiamo sicurissimamente a che fare con un Berlusconi stanco, e forse furbo, ma per il quale non si può parlare di intelligenza, nel senso che non si capisce cosa possa decidere. Lo accennai già una volta, dicendo: ‘Si vede che stava a New York e non c’era Gianni Letta che lo poteva sorvegliare un po’’. Mi pare fosse sulle questioni di Alitalia. Adesso sono convinto di poter dire che non credo più sia Gianni Letta a poterlo in qualche modo tutelare e guardare da se stesso. Credo che Gianni Letta faccia, professionalmente, tutto quello che deve fare, ma credo che lui - che con noi aveva chiaramente apprezzato, nel senso di essere attento alla previsione che facemmo qui nel 1999 e nel 2000: quello che ha la possibilità di succedere come erede di Berlusconi è Tremonti con Bossi. Adesso questo si è sviluppato e questo libro di Caldiron (‘La destra sociale: da Salò a Tremonti’), è davvero uno straordinario libro perché, per la prima volta, ci si rende conto. Rivendico un brevetto su questo. Il fatto che i totalitarismi siano il welfare senza libertà, l’ho spesso ripetuto e adesso la leggo in quel libro e vedo che sta venendo fuori. Ancora sulle dichiarazioni di Massimo D’Alema: Per dare sepoltura, ovvero serbare il giusto valore di qualcosa, lui inserisce un po’ spontaneamente l’articolo 7, e poi l’altra cosa immancabile: fa un riferimento ai ‘moralismi azionisti’ che non servirebbero a nulla. Poi ha ritrattato, ma comunque condito con quello che era proprio di Togliatti e il suo detestare la storia azionista e liberale. Ma questa oggi è la lettura istintiva degli ultimi 10 anni di un Partito Comunista che cerca di sopravvivere mutando, ma senza aver fatto una seria analisi. Poi ha aggiunto: ‘Io sono un politico, gli altri no’. Lui è infatti consapevole che la ragion di Stato e la ragione di partito costituiscono una tradizione molto forte che lui rivendica, solo che lui fa qualche confusione tra ragione di Stato e senso dello Stato. Così si spiega allora la mia reazione alla nuova trovata di Berlusconi che a D’Alema non solo ha provato ad attribuire la politica estera europea, ma ora anche i servizi segreti
    17:11 Durata: 18 min 13 sec
  • La candidatura di D'Alema,o di un dalemiano, per guidare il Copasir: Questa volta nemmeno Castelli ha fiatato. Cioè, Casini ha detto: ‘Bene questa cosa’. Di Pietro: ‘Bene questa cosa’, perfino la Santanchè si sarà detta a favore. Chi ci ascolta spero che rifletta sulla gravità di quello che stiamo dipingendo: questo è il nuovo fascio, nel senso che affascia tutto l’esistente a livello dei poteri istituzionali

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il ruolo del generale Nicolò Pollari, grande spione bi-partisan, come lo ha definito Giuseppe D’Avanzo di Repubblica. Io subito ho detto: notoriamente il nostro presidente del Consiglio è putiniano. Nel senso che lui definisce Putin un democratico, lui parla della Cecenia come di una invenzione della stampa e continua a fare l’ufficio del turismo di Stati che sono le ultime dittature salvatesi dall’impero sovietico. Mentre un’arma di attrazione di massa potrebbe essere nella storia americana e occidentale il fatto di far prevalere il senso dello Stato sulla ragion di Stato, io spero che in Obama questo sia presente. Adesso vedremo con la nostra campagna, Iraq libero, con la verità storica. Il ruolo dei servizi italiani rispetto alle menzogne di Bush, il legame della vicenda D’Alema con l’attuale Satyagraha radicale: Tentare di conquistare un’oncia di vero su quei 10-14 mesi, questo avrebbe la forza di attrazione di massa. E’ sintomatico che dopo 10 anni c’è, oltre che Furio Colombo in appoggio esterno, solo l’organizzazione Radicale che di questo si fa carico. Questa volta nemmeno Castelli ha fiatato. Cioè, Casini ha detto: ‘Bene questa cosa’. Di Pietro: ‘Bene questa cosa’, perfino la Santanchè si sarà detta a favore. Chi ci ascolta spero che rifletta sulla gravità di quello che stiamo dipingendo: questo è il nuovo fascio, nel senso che affascia tutto l’esistente a livello dei poteri istituzionali. Con l’ipotesi, ora, di una nuova costituzione partitocratica: cercano di salvarsi ancora una volta dalla riforma anglosassone. Il riferimento a Orgoglio e pregiudizio in Vaticano, il libro recentemente scritto da un cardinale francese anonimo, con l’aiuti di Olivier Le Gendre, secondo il quale l’ultimo conclave sarebbe stata espressione di una militarizzazione
    17:29 Durata: 8 min 22 sec
  • Di Pietro in questo contesto va benissimo, in televisione può andare. E’ essenziale all’equilibrio del regime, secondo vecchi schemi. La sua linea non toglie un voto a Berlusconi, mentre coloro che essendo riusciti a farsi sentire due giorni dal Paese - come noi - hanno tolto più voti al centro-destra che al centro-sinistra. Escludendoci dal ‘SantEspa’, cioè Santoro e Vespa, non vogliono una campagna che giochi toccando gli equilibri tra destra e sinistra

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Di Pietro in questo contesto va benissimo, in televisione può andare. Anzi, se lui un giorno ha mal di testa, lo pregano comunque di andare a parlare. E’ essenziale all’equilibrio del regime, secondo vecchi schemi. Adesso, ad esempio, non potendo parlare più troppo semplicemente di comunisti, Capezzone (portavoce del Pdl, ndr) va tutti i giorni in televisione a dire: ‘Devono prendere le distanze da Di Pietro, devono presentare un nuovo diavolo’, così facendogli un favore. La sua linea non toglie un voto a Berlusconi, mentre coloro che essendo riusciti a farsi sentire due giorni dal Paese - come noi - hanno tolto più voti al centro-destra che al centro-sinistra. Escludendoci dal ‘SantEspa’, cioè Santoro e Vespa, non vogliono una campagna che giochi toccando gli equilibri tra destra e sinistra. Se noi siamo l’unica forza che alla prova dei fatti riesce a sottrarre voti graditi al centro-destra e al centro-sinistra, bisogna forse tenerlo presente. L’iniziativa radicale sulle carceri italiane, a partire dalla prima legislatura in Parlamento. Dieci giorni fa ho detto: ‘Qui c’è chi gioca consapevolmente allo sfascio. Berlusconi non ci crede, e l’anello debole nella catastrofe finirebbe per essere Berlusconi come lo fu Gelli al momento del caso D’Urso’. Qui già tutti stanno pensando come sostituirlo. E quindi ritengo che noi vogliamo battere la politica di Berlusconi e Berlusconi, mentre qui - poveri noi - c’è un gioco tra condottieri. Poverino, ieri Berlusconi ha indicato come condottiero non Don Pierino ma Gasparri, come suo successore. Il precedente con Alfano. Ma gli scenari probabili non sono forse Tremonti da una parte e D’Alema dall’altra? Non credo, nel senso che Tremonti e D’Alema sono compatibilissimi. E però il sistema difficilmente reggerebbe: Che sia sul problema del lavoro o altro, chi sente più parlare delle proposte di legge di Ichino e Cazzola? Se ne parla? No, eppure c’è indubbiamente una caratteristica che è stata notata: in fondo i membri dell’equipe di governo Berlusconi non sono dei liberali di origine, laici; le posizioni anche le più di regime sono assicurate ai socialisti, anche per quanto riguarda tutte le politiche su Englaro e temi cosiddetti etici. Quello trainante è Sacconi; l’immagine ultrà nel governo è assicurata da Sacconi, e devo dire senza che nessuno fiati. Adesso Caldoro, che era leader della corrente socialista berlusconiana, è scomparso ed ora è candidato in Campania
    17:37 Durata: 9 min 27 sec
  • Lo stato della proposta di alleanza con socialisti e verdi per le regionali: Dietro le tesi di Bonelli c’è il fatto che nella maggior parte dei territori le trattative sono già in corso con il Pd. Dappertutto. Accade per i vendoliani, accade per i socialisti, accade per i verdi purtroppo. E noi dobbiamo assolutamente arrivare adesso ad un dialogo, anche duro

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    L’intervista a Bobo Craxi su Libero: Lui è convintissimo, e si espone, per dare ragione a noi in questo tentativo verdi-socialisti-radicali per le regionali. E i Verdi invece? Adesso, per dirla fuori dai denti, al congresso verde sono stati battuti quelli che erano previsti come vincitori. Ha vinto il gruppo di coloro più sensibili - si dicevano tali essi stessi - alle impostazioni di Cohn Bendit che non alla sinistra di Nichi Vendola. La sinistra massimalista italiana alla prova delle autorità locali. L’eccezione radicale e gli esempi di Trento e Catania. Il mancato permesso, per Radio Radicale, di seguire l’attuale processo a Bassolino: Vige il rito partenopeo, chiosa Bordin. Poi Pannella torna ai Verdi che apparentemente tergiversano: L’ottimo Bonelli dice: ‘Noi siamo un partito federale, e quindi il territorio ha una sua importanza’. Ma così equivale a sostenere che i partiti federalisti sarebbero, come gli stati federalisti magari, più deboli come possibilità di conduzione politica di quanto lo siano gli stati centralizzati. E invece notoriamente non è così: molto spesso le scelte di una realtà federale sono spesso più durature di quella di una realtà accentrata. Dietro queste tesi di Bonelli c’è il fatto che nella maggior parte dei territori le trattative sono già in corso con il Pd. Dappertutto. Accade per i vendoliani, accade per i socialisti, accade per i verdi purtroppo. E noi dobbiamo assolutamente arrivare adesso ad un dialogo, arrivando a un dialogo anche duro. Perché bisogna riconoscere che questa non è una presenza politica rispettosa delle diversità territoriali, ma è un modo di fare per cui - come nel caso dello Sdi - quello che i baroni locali possono fare è quello che al centro si deve fare. La possibilità di - saltare il giro - delle prossime regionali per i radicali esiste? Noi potremmo essere costretti in questo senso dal regime. Ma noi le liste le facciamo, e le firme le raccogliamo. Non riusciamo, grazie al regime, a fare tutto? Non sarebbe comunque come ‘passare un turno’, sarebbe essere presenti politicamente se non ci fosse riusciti di essere presenti elettoralmente in un posto o nell’altro. Anzi, se questo non ci riesce, vuol dire che la presenza politica sarà ancora più feroce nei luoghi in cui riusciamo a presentarci. La consapevolezza dei rischi per il futuro radicale: Se ce la facessero a impedire che si giunga per un minimo sufficiente a parte dell’opinione pubblica, forse questi rischi si avvererebbero. Comunque io ho la carta di riserva, folle, tutta da costruire: io il Congresso radicale transnazionale quest’anno comunque lo farò, e vedremo se a questo punto, contrariamente a quello che abbiamo fatto sinora - sacrificando gli altri fronti per difendere il fronte italiano - credo che altri fronti saranno aperti per soccorrere perfino il fronte italiano
    17:47 Durata: 16 min 5 sec
  • Ancora su D'Alema e la sua esperienza come premier: Il fatto che la sua storia è quella di ragion di partito, ragion di stato, e non quella di senso della legalità e del diritto, mi pare pacifico

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il fatto che D’Alema fosse presidente del Consiglio quando l’Italia intervenne militarmente in Kosovo, è una contraddizione rispetto al D’Alema di oggi? No, è realismo, spiega Pannella, in quel momento il Partito era già nelle condizioni in cui era, a livello internazionale. In termini di realpolitik si trattava per lui di conquistare nuovi connotati, e mentì per senso dello Stato, dicendo che i nostri aerei non erano andati e non portavano bombe. Il fatto che la sua storia è quella di ragion di partito, ragion di stato, e non quella di senso della legalità e del diritto, mi pare pacifico. I precedenti, in quanto a importanza della ragion di partito, dei presidenti della Camera Ingrao e Iotti. Il dibattito sulle riforme istituzionali: Il primo problema, è d’accordo anche il segretario di Rifondazione, è coalizzarsi per far fuori la presidenza del Consiglio. Quindi la legge elettorale tedesca va bene sia all’estrema sinistra sia soprattutto a Casini, quindi quello evidentemente è un prezzo che è già stato deciso di pagare. Il modello di legge tedesca fu argomento di dibattito già in occasione del referendum per l’uninominale, quando i radicali dissero che quella legge non assicurava la governabilità: Il problema della continuità del governo è quella berlusconiana, e quella di D’Alema che non si capì mai perché si è dimesso. D’Alema disse che si era dimesso perché era andato male alle regionali, ma non era vero, ne discutemmo tanto insieme. Ci fu un’altra motivazione? Non lo so, c’è anche il carattere suo, ma non abbiamo elementi. Temeva forse che questa cosa delle elezioni regionali andate male si potesse ripresentare in occasione delle politiche subito dopo. Ma non dobbiamo dimenticare che allora l’equipe sua era guidata da Velardi, Rondolino, etc. Lui si dimise, e all’indomani ciascuno di questi era piazzato a fare altro. Vuol dire che lui era abbastanza solo nello stare lì, non sentiva forza futura
    18:03 Durata: 9 min 50 sec
  • Il parallelo tra la vicenda Gelli e quella Berlusconi. Il ruolo di Gianni Letta e la situazione umana e politica di Berlusconi

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il parallelo Gelli-Berlusconi fatto da Pannella. Non perché ci sia continuità - poi certo erano tutti iscritti alla P2, ma non è questo, tanto è vero che tutti si sono salvati e Gelli no. Pecchioli e magari Minnucci sono andati un po’ in obsolescenza dopo quel governo mancato, che fece impazzire Scalfari. Quello di Berlusconi è un andamento tipico di un depresso, che prima è depresso, poi prende e telefona e dice: ‘Quello è condottiero’, ‘nel 2010 sconfiggiamo la droga’ e ‘rifacciamo la Costituzione’. Io credo che ci siano persone vicine storicamente e intimamente a lui, che forse il problema di quello che dovrebbero fare per lui si pone, come si è posto per Veronica. Una volta era in America e sparò non mi ricordo cosa sull’Alitalia. Allora dissi che forse era scappato al controllo di Letta. Ora su quest’ultimo è uscito un libro, che si dice io abbia molto influenzato. Vorrei fare una piccola correzione. A un certo punto io avrei detto di lui: ‘Ma come ci si può essere negativi nei suoi confronti? È così gentile’. Ma io ho detto: ‘E’ così forte e gentile’, che era la definizione degli abruzzesi. E credo che lui non solo sia credente perché poi diventa gentiluomo di Sua Santità; è una di quelle persone che hanno una propria vita individuale, una propria moralità con la quale si confronta. Ma io al suo posto, per quel che posso intuire, sarei molto ‘appenato’. Il volto di Berlusconi ferito e lo stato del Paese. Purtroppo constato che le condizioni, a mio avviso umane e politiche di Berlusconi, sono emblemizzate da quella foto lì. E una cosa precisa devo a Pannunzio, perché il 27 aprile io avevo 15 anni e avevo letto su Risorgimento Liberale che Piazzale Loreto veniva definito come un fatto di inciviltà. E io all’università ho avuto, come eletto comunista, la matricola Renzo De Felice, che dovette subire un po’ la mia violenza, nel senso che gli spiegavo ‘i fascisti’, ‘i comunisti’. Durante le riunioni, una cosa che c’è sempre stata, era il fatto che fossi attento alle storie individuali dei dittatori. Quanto a Berlusconi, se io avessi potuto parlargli - l’ho detto ancora tre mesi fa a chi potevo dirlo - penso gli sarei potuto essere utile, e non credo c’entrasse il mio ego; pensavo di essere ragionevole ma purtroppo non è accaduto. D’altronde anche con Fini - tranne sulla questione di D'Alema - quest'anno non abbiamo parlato politicamente insieme, e me ne rammarico perché eravamo d’accordo Però sono attento a queste cose, non protocollari ma sostanziali: era lui, disse, che mi avrebbe chiamato
    18:13 Durata: 11 min 46 sec
  • Pannella: La mia battaglia è una battaglia tale che credo possa mostrare la possibile grande nobiltà della politica, ma l’obiettivo non è mostrare la nobiltà della politica quanto piuttosto creare il nuovo possibile. In 60 anni di impegno politico ho perseguito e raggiunto obiettivi tipicamente politici

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La mia battaglia è una battaglia tale che credo possa mostrare la possibile grande nobiltà della politica, ma l’obiettivo non è mostrare la nobiltà della politica quanto piuttosto creare il nuovo possibile. In 60 anni di impegno politico ho perseguito e raggiunto obiettivi tipicamente politici. Questo non è andare oltre la politica, ma fa parte dell’integrità della politica. In definitiva di Tommaso Campanella o di Giordano Bruno, cosa resta di loro? L’elemento di dialogo con coloro che li ammazzavano, il fatto di andare avanti. Il fatto che noi spesso ci riuniamo alla sala del refettorio di via del seminario - la sala dove hanno processato Galileo - dà il senso del tempo e della relatività. I convegni su Sciascia e l’Inquisizione. Credo si sia parlato dell’oggi, per dire quanto è duratura la tentazione di risolvere con il carcere e l’Inquisizione il presente individuale e collettivo. Per questo rivendico la politicità assoluta di tutto quello che faccio; posso fallire, ma io non ritengo di avere fallito ad esempio con Capezzone, nel senso che l’unica cosa che ho fatto consapevolmente, è stata quella di rendere onore a un partito nel quale era vero che se c’è il talento, il primo compito è di aiutarlo ad emergere. Poi se il talento dimostra di esserci e la personalità, di spina dorsale, non è quella, poi si manifesta, ma infatti non parlo mai di tradimento
    18:25 Durata: 17 min 37 sec
  • Conclusioni. Gli scontri di piazza in Iran: Si parla di gente araba, o comunque mediorientale, 'democratica'. Io in questo caso credo alla forza democratica se è ‘laica’, prima ancora che ‘democratica’. Il fatto nonviolento viene sottolineato da tutti, perché fanno la manifestazione, etc., ma non è mai apparso come il connotato principale

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Gli scontri di piazza in Iran, i morti e le prime condanne internazionali. In un secolo la Persia non scompare, così come mi pareva difficile che stesse scomparendo del tutto l’Iraq con la sua civiltà notevole. Le vicende persiane, con quella monarchia che da una parte aveva la polizia che torturava, ma dall'altra parte stava modernizzando fortemente il Paese, tanto di insidiare il latifondo del clero. E magari uno guarda con attenzione, e quello che arrivò da Parigi è stato un bel disastro, perché era un fanatico, perché ci credeva. Ma la Persia di questo livello può avere grandi eventi storici, ma credo che anche grande alle prime corrispondenze dall’Iran su Radio Radicale, c’era questo senso di qualcosa che viveva e si esprimeva, di autentico. E mi chiedo: c’è qualche idea forza capace di? Si parla di gente araba, o comunque mediorientale, 'democratica'. Io in questo caso credo alla forza democratica se è ‘laica’ prima ancora che ‘democratica’. Perché i laici non erano nemmeno con l’ateo Saddam! Il fatto nonviolento viene sottolineato da tutti, perché fanno la manifestazione, etc., ma non è mai apparso come il connotato principale. Magari all’interno degli ecclesiastici è accaduto questo, come nel caso di Montazeri. Il problema vero è che in tutto quel mondo non stiamo aiutando in nessun modo l’elemento laico come risposta interna anche alla loro religiosità possibile. Un intervento sul tema laicità e fede di Marcello Vigli su Critica Liberale. Pannella a 17 anni e il primo 'incontro' con Emmanuel Mounier di Esprit. La visita al carcere di Teramo alla vigilia di Natale
    18:42 Durata: 14 min 31 sec