18 LUG 2010
rubriche

Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Radio - 17:01 Durata: 1 ora 56 min
A cura di Enrica Izzo
Player
Puntata di "Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella" di domenica 18 luglio 2010 condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Massimo Bordin (direttore di Radio Radicale), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 1 ora e 56 minuti.

La rubrica e' disponibile anche in versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    direttore di Radio Radicale

    La situazione complicata del Governo, gli incroci tra cronaca giudiziaria e politica, le ipotesi sul futuro dell'esecutivo
    17:01 Durata: 1 min
  • Lo stato di crisi del regime italiano: "Le previsioni dei Radicali si avverano; questo dimostra che forse in qualche misura le chiavi di interpretazione che abbiamo reggono abbastanza. Ma un politico, se prevede giusto, ha una doppia responsabilità: deve vedere come riesce a piegare un'attualità - che ha anche la responsabilità di avere previsto - nella direzione degli obiettivi per i quali è in politica"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    "Le previsioni si avverano; questo dimostra che forse in qualche misura le chiavi di interpretazione che abbiamo reggono abbastanza. Ma un politico, se prevede giusto, ha una doppia responsabilità: deve vedere come riesce a piegare un'attualità - che ha anche la responsabilità di avere previsto - nella direzione degli obiettivi per i quali è in politica". "E' indubbio che a questo punto le risposte - se ci sono - rischiano di apparire sommarie, quasi ideologiche. Ho seguito un po' gli interventi che ci riguardano - su Facebook e dintorni - e venivano fuori due o tre osservazioni di questa cosa 'ripetitiva', 'identitaria', e poi quest'uso, subito 'logoro', delle interpretazioni di fondo della nostra storia: il sessantennio, l stella gialla". I possibili aggiornamenti al libro "La peste italiana", frutto dell'analisi e dell'iniziativa radicale sulla situazione del Paese: "Coloro che hanno vissuto come autori il sessantennio successivo all'approvazione della Costituzione, a mio avviso comprendono quello che hanno fatto attraverso un po' il tipo di ricostruzione che abbiamo fatto, anche avendo una visione costituzionalista meno 'di regime'; cioè è indubbio che c'è stato un pensiero e una lettura unica - qualche eccezione potrebbe essere quella che ha riguardato una lettura meno sommaria e meno cretina del fascismo, che c'è stata in occasione di una crisi radicale, quella tra Pannunzio e Piccardi, ed era tutta la scuola di Renzo De Felice". "Credo di poter dire che le cose cui lui ha dato un'autorevolezza di studioso erano un fatto nuovo perché su queste cose gli storici, i grandi storici democratici, non si muovevano". Pannella parla di una "presa di coscienza in termini tecnici delle caratteristiche del sessantennio, dei 60 anni che possiamo prendere in considerazione dal 1949 a oggi". "Noi tendiamo a dire sessantennio perché se andiamo a vedere i convegni del Mondo, si intitolavano 'Verso e contro il regime', e parliamo degli anni 50. Tra l'altro ci sono cose straordinarie. Ieri casualmente ho visto che Riccardo Magi, segretario dei Radicali Roma, approfondendo un aspetto che soprattutto dall'Aquila ha riacquistato un sapore di attualità, ha notato che siamo passati a più di 10mila commissari, che è di fatto un elemento senza precedenti. Nelle democrazie estere ce ne sono 200, 300, etc."; "questa è una caratteristica italiana che si aggiunge. Teniamo presente che queste 10 mila autorità sono tutte quante nominate dal Presidente del Consiglio". Le simili riflessioni di Mario Boneschi negli anni 50. "E' un altro aspetto del regime sul quale le opposizioni, come i governi, sono totalmente estranee. Probabilmente vanno solo a vedere se i commissari sono divisi equamente, o meglio se sono quelli che possono fare le cose che fanno senza nuocere alle Cooperative rosse da una parte e non so quale altro ente dall'altra"
    17:02 Durata: 12 min 35 sec
  • La successione a Berlusconi? "Dal giugno 2000 dicevo, e credo che con persone ai massimi livelli di Forza Italia ne parlavamo molto: 'Qui l'unica prospettiva di successione, l'unica con sufficiente respiro, è il tandem Tremonti-Lega'. Nel momento in cui questo appare, anche l'ottimo Pier Luigi Bersani ha fatto un accenno che ha fatto ricordare a molti giornalisti il patto delle Sardine, cioè D'Alema a casa di Bossi, che fu la premessa per far cadere il primo governo Berlusconi". La necessità di incalzare il Pd sulla riforma elettorale americana.

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    "E' bene dirsi che andrebbe da parte di chi accusa essere quasi degli 'stilemi' questa roba nostra, che invece questa evocazione ha un anno, un anno e mezzo di vita, perché è legatissima a quei 20 giorni di studio collettivo e militante che ci imponemmo prima delle elezioni europee. Da allora diciamo alcune cose che evidentemente sono una crescita fino a essere quasi una cosa nuova rispetto alle analisi che facevamo. E su questo viene fuori questa storia della grande intervista di Tremonti". "Dal giugno 2000 - ricorda Pannella - nelle nostre domeniche dicevo, e credo che con persone ai massimi livelli di Forza Italia ne parlavamo molto: 'Qui l'unica prospettiva di successione - non sappiamo quale, se amichevole o meno -, l'unica con sufficiente respiro, è il tandem Tremonti-Lega'. Nel momento in cui questo appare, anche l'ottimo Pier Luigi Bersani ha fatto un accenno che ha fatto ricordare a molti giornalisti il patto delle Sardine, cioè D'Alema a casa di Bossi, che fu la premessa per far cadere il primo governo Berlusconi, con Bossi da una parte e Buttiglione dall'altra che lo seppellirono con l'aiuto infausto - per i suoi modi - del Presidente Scalfaro". "Allora Bersani fa venir fuori queste cose: le larghe intese. È chiaro che qualcuno pensa di più a fini, qualcun altro a Bossi, ma che ci sia un sospetto di un punto sul quale intendono in effetti unirsi, allearsi magari per un tratto di strada, non viene fuori. Tranne, guarda caso, questa cosa resuscitata del sistema elettorale tedesco". "Siccome anche Bersani, più che per il passato, ha detto che il Pd vuole a livello elettorale l'uninominale secco - poi può essere a due turni o a un turno - adesso riviene fuori anche lui (con il sistema tedesco), perché pare che la Lega non è contraria, Rutelli non è contrario, Berlusconi non è contrario, ma su questo non bisogna scherzare. Su questo, e spero non solo come radicali, porremo non un aut aut ma dobbiamo dire a Bersani: 'No, noi chiediamo che venga verificata almeno la pretesa impossibilità di far passare una cosa che sappiamo popolarissima - in base ai due referendum vinti -, cioè passare a un sistema americano, inglese, o 'francese' tra virgolette"."Oggi io dico: visto che l'alibi è 'noi vogliamo il francese' - lo diceva Franceschini, lo diceva Veltroni e lo dice lui - ma non hanno nemmeno fatto finta di provarci. Allora un appello ai militanti, agli elettori, agli intellettuali, va fatto: e a mio avviso è indubbio che la preferenza per l'uninominale anglosassone è la posizione che sicuramente merita la parola di 'Riforma' con la 'R' maiuscola. Tutti gli altri sistemi rischiano di essere contro riforme. Perché mentre ormai abbiamo secoli nei quali l'uninominale secco è stato un connotato delle democrazie più a lungo efficaci e più a lungo capaci di garantire progresso". Il diverso caso tedesco, tutto fuorché collaudato. Perché la Costituzione italiana non fu scritta sotto dettatura degli Americani, a differenza dei casi giapponese e tedesco? "In realtà noi avevamo avuto un esilio più autorevole di quello tedesco o giapponese che non c'era stato. Cioè noi avevamo ex presidenti del Consiglio all'estero, grandi leader ; avevamo Sturzo lì. E questi erano già presenti nella consulta e poi nella costituente. Questo ha giocato: c'era quindi un elemento di fiducia rispetto a questa classe dirigente che gli Alleati conoscevano bene. Non hanno tenuto presente la forza, rispetto a queste personalità, dei grandi partiti di massa costituenti la Repubblica italiana. Infatti immediatamente quelle parti che potevano apparire più legate alla positività della storia italiana, sono state fottute subito e la Costituzione è stata considerata - rapidissimamente in dottrina - come non valere nulla. Oggi sentiamo - e vivaddio, ci fa piacere, Zagrebesky, Rodotà, essere feroci nell'analisi delle illegalità suscettibili di essere incostituzionalità -" ma ci sono stati decenni di "anti-Costituzione". "Troppi sono quelli che istintivamente odiano la storia. E' la loro storia!". "Con l'uninominale viene fuori anche un'altra cosa: due, tre volte al secolo, nei Paesi con il sistema uninominale vero, vengono fuori grandi Riforme. Dove c'è invece il problema di puntare sulla rappresentanza e non sul governo, dove a prevalere è momento rappresentativo - e quindi di tutte le etnie e di tutte le cose che vengono fuori - o hai le rivoluzioni fasciste, comuniste, etc., o hai questa continua serie di cambiamenti e desolanti contro-riforme con un unico problema che è quello della stabilità, anche delle 'dittature'". La sorte della legge elettorale ribattezzata Mattarellum in Italia: "Non è un caso se noi votammo contro il Mattarellum: questa legge fallirà - dicemmo - e voi direte che fallisce perché fallisce l'uninominale e non perché questo non lo è. E continuano"
    17:15 Durata: 19 min 8 sec
  • I limiti dello Stato nazionale: "Infatti il Partito, dopo aver contribuito a creare formalmente non più la legalità internazionale ma la giurisdizione internazionale, adesso si pone il problema di far funzionare questa giurisdizione, se possibile animandola di partecipazione delle vittime della violazione dei diritti umani"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    "Noi siamo divenuti dopo 60 anni una etnia malgré soi, lo siamo divenuti perché c'è stato un riflesso di regime nei confronti di questa presenza nella società italiana. Quello che mi sentirei di dire è che forse si sottovaluta l'importanza di queste riforme giuridiche", dice Pannella con riferimento alla proposta di riforme istituzionali radicali. "Ritengo che in modo particolare il mondo ambientalista dovrebbe capire che questo sistema, che mette la persona al centro della scelta politica, molto più che del partito o dell'etnia in quanto tale", è valido: "Abbiamo da questo punto di vista da ricordare che questo sistema affida a qualcuno che rappresenta la specie animale e umana la rappresentanza del territorio, cioè di una storia; rappresenta anche il mondo vegetale e minerario, ed è questo un elemento di salute profondissima che va tenuto in considerazione". "Tanto più che adesso appare come lo stato nazionale sia una menzogna, a fronte dei grandi problemi ambientali e delle grandi migrazioni". "Infatti il Partito, dopo aver contribuito a creare formalmente non più la legalità internazionale ma la giurisdizione internazionale, adesso il problema è quello di far funzionare questa giurisdizione, se possibile animandola di partecipazione delle vittime della violazione dei diritti umani, e quindi giocare questa contraddizione tra un ceto dirigente che magari ha scritto le regole dell'Onu ma poi accetta che da un punto di vista dei diritti umani l'Onu faccia pena". Un tema che sarà al centro del Consiglio Generale del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito che si terrà a Barcellona a settembre
    17:34 Durata: 4 min 47 sec
  • Quella di Nichi Vendola "sembra una delle rare candidature esistenti nel nostro Paese che abbiano dignità, un qualche fascino, ma non mi consente di sperare che attraverso Nichi passi una capacità di governare nel breve e medio periodo". In confronto, per esempio, alle iniziative dei Radicali, "purtroppo sono sempre più profondamente e serenamente convinto che a Nichi manchi questo tipo di consapevolezza globale"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella poi torna alla realtà politica italiana: "Adesso verrà fuori il momento di Nichi Vendola. Purtroppo sono sempre più profondamente e serenamente convinto che a Nichi manchino questo tipo di consapevolezza globale. Sulla questione meridionale, noi abbiamo detto che se la viviamo come questione del meridionalismo in Italia è una cretinata; dobbiamo semmai vedere il meridionalismo come la parte nord del Mediterraneo e il Meridione dell'Europa. O anche, altrimenti, le logiche di classe che a mio avviso sono presenti in Nichi Vendola come il dato del popolo illuminato da Dio; non c'è un'analisi di qual è il nuovo proletariato europeo e quindi mediterraneo. Mi sembra cioè una delle rare candidature esistenti nel nostro Paese che abbiano dignità, un qualche fascino, ma non mi consente di sperare che attraverso Nichi passi una capacità di governare nel breve e medio periodo". "La leadership di Vendola ha preso il posto di quella di Fausto Bertinotti. E lì c'è un cambiamento di generazione politica, più che anagrafica". Pannella infatti accenna a un "riferimento popolare, che può essere anche populista, di Nichi - cattolici e comunisti, ma come popolo di Dio -", diverso nei toni e nei contenuti dalle analisi del "socialista Fausto Bertinotti". "Nichi sarà aiutato ad affermarsi"; "Hanno appoggiato Fausto anche perché dinnanzi al successo, per 20 anni tra anni 70 e 80, dell'alternativa liberale e radicale, questa era meno pericolosa". "Il radicalismo non ideologico è sempre stato un movimento di centro, ma di un centro che era più riformatore dei riformatori ufficiali. Noi siamo molto influenzati in Italia dalla topografia politica destra-centro-sinistra, mentre altrove si è più presente il 'motore': chi è 'motore di'. Allora si ha tanta istintiva paura, in questa penisola e in questa classe dirigente, della politica, perché è successo il divorzio, l'aborto e tante altre cose che sappiamo, quindi il riflesso è: 'Meglio non dare a questi tante possibilità democratiche'". "Per esempio l'esser cattolico di Nichi si traduce nel fatto che un entusiasta di Nichi è Monsignor Verzè; poi viene fuori che è giusto che il cattolico Nichi, a questo punto a Taranto dia a Monsignor Verzè delle possibilità enormi. E non è un caso, perché Monsignor Verzè è anche quel tipo di cattolico e di pastore che, se lo ascoltiamo, lui ti parla benissimo - come madre Teresa di Calcutta - benissimo dei dittatori: 'Investono nella scuola', e poi chissà quale scuola, 'investono nella sanità', etc.". Il parallelo con il fascismo, un esperimento - secondo Pannella - di "welfare senza libertà". "Bisogna vedere se avremo abbastanza forza per continuare ad esistere e ad essere partigiani che riescono ad andare avanti anche se spesso resta un solo colpo nel fucile da tirare. Questo finora è accaduto ma non siamo abbonati a questo. La gente non è in grado di giudicarle, perché non siamo presenti nel dibattito aperto al popolo, alla gente". La possibilità di un ruolo dei Radicali anche a destra: "Se guardiamo al regime democristiano, e oggi a questo, i motivi di delusione del mondo moderato, del ceto medio, anche in termini di sapore 'perbenista', di 'moralità' Non voglio fare il moralista ma è indubbio che oggi c'è un grado di non sopportazione che mi pare endemico nella gente. Da questo punto di vista, posso dire che io fui ammirato - conoscendola - di come a un certo punto Veronica Berlusconi scrisse quella lettera a Repubblica. Perché in quel momento era una persona molto intelligente che, di fronte al fatto patente - direi conservatore - che la gente del potere dà un esempio e diventa punto di riferimento per le nuove generazioni, ha scritto a Repubblica e ha detto che i giovani, la società, non potevano essere impunemente trattati con quella disinvoltura morale che appariva evidente. Parlo della prima lettera, non di quella successiva al caso della diciottenne. Io le sarò sempre grato di aver dato quel contributo di riflessione, anche a Silvio Berlusconi"
    17:39 Durata: 15 min 28 sec
  • Il futuro di Gianfranco Fini: "Una volta gli dissi: guarda che a mio avviso tu hai come destino, cioè come destinazione, quello di essere come Rutelli, Casini, questo tipo di generazione politica. Questo è un grande rischio. Purtroppo poi dovevamo vederci, per sua scelta, e invece non ci siamo visti. Gli avrei detto: non confonderti con queste personalità che sono altra cosa". Il ruolo di Presidente della Camera da sfruttare al meglio

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La situazione del centro-destra. "Poveracci noi e poveracci loro. Io ho un rammarico. Temo che Gianfranco Fini non abbia scelto nemmeno marginalmente, nell'ultimo anno e mezzo, di continuare ad avere quel dialogo che nei fatti con me c'era. Perché avevo fatto in tempo a dirgli: guarda che a mio avviso tu hai come destino, cioè come destinazione, quello di essere come Rutelli, Casini, questo tipo di generazione politica. Questo è un grande rischio. Purtroppo poi dovevamo vederci, per sua scelta, e invece non ci siamo visti. Gli avrei detto: non confonderti con queste personalità che sono altra cosa; tu come Presidente della Camera potresti per esempio scoprire, grazie a noi, che quello che tu su richiesta di Rita Bernardini hai fatto, ed è cosa di estremo valore, c'era una regola che 10 mila parlamentari non avevano mai letto e difeso, cioè che il Parlamentare poteva essere messo in condizione di discutere tutto il bilancio della Camera. Se lui avesse direttamente coltivato questo, innovato la gestione della Camera". "Un grande presidente della Camera deve porre questo problema: ritornare al rispetto della lettera delle regola. E poteva compiere, con quello che sta accadendo attorno in Italia, qualcosa di molto importante. E in più non si sarebbe confuso con la quotidianità di questo concerto di rane che è la politica italiana". C'è qualcosa di politico dentro il dibattito interno al Pdl? "Direi che tutto questo ha conseguenze politiche. Ad esempio quella di Tremonti è senz'altro una lettura con capacità di inquadrare e quindi anche di muoversi con grande agio all'interno di questa palude. Altrimenti, no". Pannella, en passant, cita un dibattito di questa settimana tra Francesco Rutelli e Gaetano Quagliariello: "Almeno forse loro potevano avere il senso del già vissuto", scherza il leader radicale, essendo stati Rutelli e Quagliariello due dei quattro vice-segretari scelti da Pannella nell'unica occasione in cui lui divenne segretario del Partito". La proposta radicale in materia di giustizia e l'idea di Berlusconi, negli anni 90, di fare di Pannella il ministro della Giustizia
    17:54 Durata: 13 min 16 sec
  • Le elezioni regionali in Piemonte e nel Lazio: i risultati mediocri del Pd alle prese con la lotta concreta per la legalità

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    "Sentivo ancora oggi i dibattiti sul Piemonte e le elezioni regionali. In Piemonte si è perso semplicemente per totale incapacità di lotta dei nostri compagni del Pd. Mercedes Bresso ha perso per 9mila voti complessivamente. Sette giorni prima del voto, quando ancora si faceva in tempo a stampare qualcosa per mandarlo in Piemonte, ho passato una notte al telefono con i massimi rappresentanti del Pd dicendo: 'Guardate che il Piemonte si perde'. Perché? Perché come Radicali avevamo avuto il 4 per cento, ma in televisione non siamo andati e questo mancherà quasi tutto. Lì c'è stato un successo enorme dei grillini". "Dissi: dobbiamo fare una cosa, un grosso volantone, da inviare, e a questo punto si vince. Non furono d'accordo e si perse per 9mila voti". "Un'altra cosa che io non sapevo al momento delle elezioni. Mi pare che il Pd avrebbe grossomodo investito meno di due milioni di euro per la campagna nel Lazio, mentre su Marrazzo aveva investito più di quattro milioni. Allora su questo sono incapaci e basta". "Vogliono fare opposizione ma anche governo? Hanno bisogno di noi! Perché noi siamo abituati a lottare sul terreno; se anche avremo ragione sull'esito di Piemonte e Lombardia, grazie a quella leggina Berlusconi-Bersani approvata, si riuscirà forse ad impedire che in due elezioni ci possano essere le elezioni. La lotta la legalità è una cosa concreta, quella che i nostri militanti erano capaci di fare. Allora emerge il mio discorso sull'alterità: io cerco di capire di che cosa nel bene e nel male siamo stati capaci, per cercare anche nelle strategie di non sottovalutare questo aspetto"
    18:07 Durata: 5 min 14 sec
  • "Non è un dogma, ma nelle condizioni attuali" sarebbe "un peccato intollerabile di dissipazione ritenere di mutare la realtà sociale, economica, delle forze politiche e dell'alleanza con una chiusura anticipata della legislatura"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    I Radicali e la loro contrarietà all'interruzione della legislatura ("che non è un dogma", specifica Pannella, "ma vale nelle condizioni attuali"): "È un peccato intollerabile di dissipazione ritenere di mutare la realtà sociale, economica, delle forze politiche e dell'alleanza con una chiusura anticipata della legislatura. Cosa che pure è stata sempre fatta. Nel 1970 loro - i laici e la sinistra - preferirono chiudere una legislatura e perdere le elezioni, per non vincere il referendum sul divorzio che fu rimandato. A questo punto ribadisco: ritengo che quando sono ridotti a dovere cessare nella menzogna, cessare nel governare insieme la maggior parte dei problemi del Paese, per invece rendere pubblica la proposta politica, a quel punto abbiamo i disastri. Il primo disastro evitato fu il fatto che con l'unità nazionale non riuscirono ad evitare i referendum, quello del 74. E oggi è lo stesso, perché fare l'unità nazionale per una politica di sovranità nazionale, quando la Finmeccanica o l'Eni fanno le politiche nazionali e internazionali, è un non-senso". Il caso israelo-palestinese e la non soluzione dello Stato nazionale
    18:13 Durata: 6 min 18 sec
  • Barack Obama rischia di ricreare gli "schieramenti tradizionali": "Se lui invece, arrivato lì, avesse detto: io ho l'obbligo costituzionale di informare su come e perché Bush ha tradito il giuramento e i suoi elettori, allora lo scontro principale non sarebbe stato su assicurazioni e dintorni"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    "La forza dell'idealismo di Obama lo ha fatto diventare presidente degli Stati Uniti. Lui invece ora ha commesso l'errore di mettersi a fare il realista, ma ciò non è realistico, perché altrimenti basta il vecchio scontro - come è stato sulla riforma sanitaria o su quella della finanza - per ricreare gli schieramenti tradizionali. Se lui invece, arrivato lì, avesse detto: io ho il dovere di solidarietà, ho l'obbligo costituzionale di informare su come e perché Bush ha tradito il giuramento e i suoi elettori, allora lo scontro principale non sarebbe stato su assicurazioni e dintorni". "Lui è stato eletto perché antropologicamente era nuovo". La ricostruzione radicale dei momenti che precedettero l'invasione in Iraq del 2003. Eppure Obama qualche risultato l'ha portato a casa: "Certo continua a fare, ma resta il fatto che pare Sarkozy: la popolarità diminuisce e le elezioni sono tra cinque mesi. Il fatto di non avere la forza di potere parlare con Obama, o poterlo raggiungere in qualche modo, è un grosso dolore che ho, perché sono convinto che soprattutto quando si è al culmine del potere, il sistema stesso è tale che non ti consente di poter usufruire di tutti quegli apporti di popolo o di persone che invece - finché non hai conquistato il potere - possono essere il tuo tesoro. E' indubbio che il tesoro che ha fatto vincere Obama era quello di ascoltare e condividere fette di realtà popolare che gli altri politici non potevano nemmeno raggiungere"
    18:19 Durata: 5 min 22 sec
  • Sul connubio D'Alema-Berlusconi: "Io posso avere ragione o torto, ma non ho torto su una cosa: non si discute nel Pd, non si discute a destra, dei fatti più semplici, più eloquenti. Se Fini avesse detto quello che ho detto io, forse gli elettori della destra lo avrebbero ascoltato più attentamente; invece Berlusconi e Fini sono in disaccordo su tutto, la gente lo capisce, ma diventa un fatto personale, non si capisce bene su cosa siano in disaccordo"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    L'incrocio tra politica e politica giudiziaria. "Da tre o quattro giorno sentiamo dire da giornalisti e commentatori che sta venendo fuori la questione morale. Cosa vuol dire? Che si comprende che gli 'occupati' hanno avuto la riprova, attraverso le intercettazioni in questo caso, che gli occupanti sono diversi da loro". "Sarà sempre più impossibile che noi si possa andare a parlare qualche volta a 5 milioni di ascoltatori per raccontare certe cose che sono esplosive, che sanno di vecchio e di stantio, anche se magari sono vecchie di un anno". Il mondo dell'informazione. "Quando non ci sono idee a dividere, scoppiano sempre le risse. Io lo dicevo: noi sul divorzio abbiamo in fondo stabilito l'unità con la chiesa e i credenti; quell'appassionato scontro su un tema enorme ha in realtà unito i contendenti. Veri perdenti non ci sono stati in quell'occasione". "Vorrei dire ad Adriano Sofri: la cosa D'Alema può essere una cazzata mia nel contenuto, però io dico che è una cosa strana, che potrebbe essere una notizia - come il fatto che un uomo morde il cane - perché c'è Berlusconi che designa Massimo D'Alema per quelle cariche; che su questa notizia non si sia neanche avuta nessuna riflessione o niente, questo non va sottovalutato. E' questo che importa, e io posso avere ragione o torto, ma non ho torto su una cosa: non si discute nel Pd, non si discute a destra, dei fatti più semplici, più eloquenti. Se Fini avesse detto quello che ho detto io, forse gli elettori della destra lo avrebbero ascoltato in maniera più attenta; invece sono in disaccordo su tutto, la gente lo capisce, ma diventa un fatto personale, non si capisce bene su cosa siano in disaccordo". Il dibattito sulla forma partito del Pdl? "Quello che importa è che cosa si paga: il costo patente è quello di mandare all'aria completamente l'assetto istituzionale e costituzionale del Paese. E soprattutto prendere atto che la classe dirigente che il buon Silvio ha aggregato, la gente può dire 'sono tutti uguali, ma mi pare che questa destra stia proprio esagerando'. Forse noi siamo gli unici credibili nel fare le nostre critiche. Perché la funzione di Santoro è stata molto più importante di quella di Bruno Vespa, è stata quella di garantire che i temi radicali, le informazioni radicali - di quelli che dicevano senza malanimo e senza aspetti morali che la partitocrazia è un'associazione per delinquere -", fossero cancellati
    18:24 Durata: 12 min 42 sec
  • Le dimissioni di Massimo Bordin e l'intervento del giornalista di Repubblica Vittorio Zambardino

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il dibattito sulle dimissioni di Massimo Bordin. L'intervento di Vittorio Zambardino, giornalista di Repubblica. "Tra le altre cose viene poi fuori che non a caso, essendo giornalista di Repubblica, ci attribuisce tutte le caratteristiche dei partiti: il capo che ha l'obbedienza assoluta e cieca, i mantra come la stella gialla, etc.". "Quell'intervento evocava una delusione cocente rispetto ai Radicali nel loro insieme". Bordin: "Quell'intervento partiva da un dato oggettivo: lui registrava un fatto che lui riteneva significativo, cioè il silenzio del gruppo dirigente radicale sulla vicenda". Pannella: "Questa è la dimostrazione, la conferma che non era un problema che riguardava il partito visti i termini che c'erano. Se, come altrove, si poteva dolere uno contro il quale si faceva mobbing o che venisse dimissionato ma credo che noi stiamo dimostrando che la storia radicale ha concretamente le sue diversità. Credo sia difficile ricondurre questo elemento di crisi tra di noi a elementi di crisi di altre aziende editoriali, mi pare". Bordin: "Fermo restando che Radio Radicale come azienda editoriale ha le sue specificità"
    18:37 Durata: 5 min 54 sec
  • La gestione dell'ordine pubblico e le preoccupazioni di Pannella su quanto sta accadendo nell'Arma dei Carabinieri

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il comitato di Radicali italiani all'Aquila; la manifestazione degli aquilani a Roma. Il comunicato di Pannella sui "segnali di rivolta". "Era una manifestazione manifestamente nonviolenta", dice il leader radicale. "La gestione dell'ordine pubblico ha fatto un po' pena". "Mi chiedo cosa sta accadendo nell'Arma dei Carabinieri": "Bisogna seguirle queste cose. Però devo dire che nell'assieme io trovo che tuttora i riflessi della base delle polizie non sono - a guardare i volti - i riflessi di 20 o 30 anni fa. Quindi magari proprio per questo dobbiamo essere più attenti e ascoltare molto - come facemmo con piazza Navona - i dirigenti sindacali, i vari Cocer, che ci sono. Credo che anche a destra questo cominci ad essere compreso". Le condanne giudiziarie nei confronti dei vertici dei Ros: Ganzer e Mori
    18:43 Durata: 8 min 22 sec
  • Conclusioni

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Sugli appuntamenti della settimana: "Stasera ci vediamo per fare il punto con Emma e gli altri sul Consiglio generale del PRNTT di Barcellona. Poi dobbiamo cominciare a comprendere, ma questo sarà un lavoro nel corso della settimana, quale saranno le candidature per fare il congresso del Partito Transnazionale a novembre". "Speriamo che nel mondo democratico - non parlo del Pd -, a destra come sinistra, delle persone che sono in grave contraddizione perché hanno comunque volontà democratiche ci sono anche a destra". "Noi per il momento siamo gli unici che quando andiamo a parlare all'elettorato, addirittura coinvolgiamo più votanti di militanza centro-destra che centro-sinistra"
    18:51 Durata: 6 min 49 sec