Sinodo metodista-valdese. Naso: Una Chiesa unita nella diversità, senza chiese "etniche", laboratorio di intergrazione. Intervista a Paolo Naso

Paolo Naso docente di scienza politica presso l'Università La Sapienza di Roma e coordinatore della Progetto della Federazione delle Chiese evangeliche
Essere Chiesa insieme al coordinatore oggi una conferenza stampa che appunto del essere che se se ne parla
L'immigrazione ha cambiato il panorama anche religioso in Italia
Si parla spesso molto di slalom ma l'immigrazione ha cambiato anche il panorama religioso per quel che riguarda le Chiese evangeliche
Ha certamente
A fronte di trecento quattrocento mila italiani che in vario modo con lo Stato riferimento alle chiese di tariffa protestante
Noi abbiamo una cifra almeno analoga quindi altre trecento quattrocento mila persone che sono evangelici provenienti dai Paesi dell'Africa e dell'Asia
In massima parte immigrati degli ultimi anni immigrati che si vanno sempre più stabilizzandosi
Prova ne è che il quadro delle chiese evangeliche del nord est dove l'immigrazione sia appunto maggiormente integrate stabilizzata
è profondamente cambiato in questi anni dove abbiamo delle chiese che sodo prevalentemente composto di immigrati addirittura in qualche caso penso a Pordenone abbiamo da Chiesa esclusivamente composta di immigrati
Parlate di arricchimento e di sfida come avete risposto come Federazione delle Chiese evangeliche a questa sfide questo possibile arricchimento
è la sfida è quella dell'incontro tra diverse culture
Nel senso che è un evangelico Fricano o filippino o coreano ha evidentemente un modo di esprimere la sua fede
Di celebrare il culto di cantare di pregare diverso da un tipico valdese cresciuto in Italia o da Honda metodista è cresciuto in Francia per fare due esempi europei
E quindi l'idea era quella di capire che cosa si voleva fare nella quale le chiese europee molte hanno scelto
Di creare chiesette amiche e quindi nascevano negli anni passati in Finlandia in Svezia in Francia in Germania la Chiesa evangelica legata alla Chiesa evangelica del tolgo la Chiesa evangelica delle Filippine
Chiesette dei che talvolta veri e propri ghetti
Autore fra autoreferenziali in qualche caso chiese etniche in comunione con le chiese nazionali questo modello a noi non ci ha mai convinto lo abbiamo avversato fin dall'inizio
E benché fin dall'inizio si è emerso che la ben più difficile
Ci siamo posti il problema della integrazione
Una integrazione da doppio senso non soltanto gli immigrati evangelici che si integrano
Le Chiese evangeliche italiane ma anche le Chiese evangeliche italiane che sanno accogliere immigrati cambiando esse stesse quindi rendendosi disponibili a un cambiamento per creare una cosa nuova
Che evidentemente donne
Una riedizione della Chiesa ghanese quando neanche la semplice prosecuzione di un tradizionale modello di essere chiese tipicamente italiano
E la Chiesa multicolore la Chiesa Arcobaleno
E e la chiesa di Pentecoste se vogliamo usare un'espressione bibliche sono state resistenze come sono state superate
Resistenza di reddito certamente ci sono stati due atteggiamenti entrambe molto difficili da superare benché molto comprensibili il tè cemento tipico è quello degli italiani
Che aveva cominciato a dire ma questa non è più la mia chiesa quando hanno visto chiese improvvisamente riempirsi di africani di asiatici con i loro canti loro tamburi loro inni donava più riconosciuto il loro tradizionale modo di essere Chiesa
E d'altra parte anche da parte degli immigrati spesso c'è l'atteggiamento
O di rimpianto per così dire di una identità persa nei Paesi di provenienza
E quindi la tendenza a ricostruire la Chiesa come un pezzo di gara in Italia come un pezzo di Nigeria della provincia di Brescia con un pezzo di Filippine nella
Diaspora della grande della grande metropoli romana
Ecco questi atteggiamenti noi gli abbiamo criticati abbiamo detto no proviamo a fare un percorso insieme e quindi proviamo a mettere a disposizione degli uni degli altri le nostre tradizioni a vedere anche ricreativa mente di cercare delle sintesi
Ecco questo è il cammino che si è fatto rifiutato di avere un modello unico di riferimento dando spazio a esperienze molto diverse
E così da Palermo a Pordenone da Torino a Mestre da Brescia vero da dove abbiamo decide decide di Chiese evangeliche valdese e metodista e che oggi vivo do alla sfida della multiculturalità
E in questo senso credo testimoniano non soltanto a loro stesse ma testimoniano anche la società italiana la Chiesa come laboratorio di quella integrazione che la società invece sembra voler rifiutare o della quale la d'integrazione sembra essere ben più difficile
Era presente qui oggi alla conferenza stampa che avete tenuto presso la casa valdese il moderatore della chiesa presbiterio aveva del Togo mi pare d'aver colto una sintonia rispetto alle cose che dicevi perché
Anche lui parla della necessità di non creare
Chiese africane in Italia
è un segnale bellissimo la presenza di così alti esponenti delle chiese africane assiduo valdese e metodista
Nel senso che ciò che per noi può apparire un
Ricchezza un arricchimento nuove persone che si aggiungo dalla famiglia dei valdesi rimetto distinte Aliani
Non dimentichiamocelo per i Paesi di emigrazione è una perdita è un trauma
E quindi dobbiamo costruire insieme una capacità di governo di accompagnamento di fraternità di questa esperienza traumatica che l'emigrazione
Certamente con una volta che si è rotto un legame o che si è indebolito un legame e difficile mantenerlo e tuttavia la presenza qui di fratelli Togo lesi
è il segno di come le due Chiese voglia do lavorare insieme
Immigrazione immigrazione sono facce
Di una stessa medaglia
Le due chiese le chiese del sud delle Chiese del nord del mondo devono trovare il modo per
Vivere insieme la sfida che in fondo
E la sfida di un mondo più giusto l'emigrazione e il frutto di una disuguaglianza sociale
Da questo punto di vista lavorare insieme come unicamente da una parte della all'altra
Del mondo del Sud del Nord significa anche essere testimoni di quel mondo di giustizia di pace a quale come cristiani siamo evidentemente chiamati
Grazie grazie a Paolo Naso