15 SET 2010
intervista

Oltre i partiti. Le nuove forme della rappresentanza. IX Corso di Formazione in Diritto Costituzionale DIPEC Scuola Superiore Sant'Anna. Terza giornata

SERVIZIO | di Emiliano Silvestri - Volterra - 01:17 Durata: 1 ora 24 min
A cura di Alessio Grazioli
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DIPEC (Centro Interdipartimentale di Ricerca e di Formazione sul Diritto Pubblico Europeo e comparato).

Interviste a Frosini: democrazia degli elettori e sistema dei partiti; Castellà e Philippe: sistemi di Governo e leggi elettorali in Spagna e Francia; Ainis e Cerrina Ferroni: Costituzione reale e Costituzione formale; Gruppi di pressione e libertà di religione: Petrillo e Croce.

Democrazia degli elettori e sistema dei partiti.

Registrazione audio di "Oltre i partiti. Le nuove forme della rappresentanza. IX Corso di Formazione in Diritto Costituzionale DIPEC Scuola Superiore Sant'Anna. Terza
giornata", registrato a Volterra mercoledì 15 settembre 2010 alle 01:17.

Sono intervenuti: Tommaso Edoardo Frosini (professore), Josep Castellà Andreu (professore), Xavier Philippe (professore), Michele Ainis (professore), Ginevra Cerrina Ferroni (professoressa), Pier Luigi Petrillo (professore), Marco Croce (dottore di ricerca).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Amministrative, Associazioni, Cei, Chirac, Comuni, Corte Costituzionale, Costituzione, Craxi, Democrazia, Diritti Civili, Diritti Umani, Diritto, Elezioni, Finanziamento Pubblico, Francia, Istituzioni, Italia, Legge Elettorale, Lobby, Maranini, Nizza, Pannella, Partiti, Politica, Preferenza, Presidenza Della Repubblica, Presidenziale, Proporzionale, Radicali Italiani, Referendum, Regioni, Religione, Riforme, Sarkozy, Sindacato, Spagna, Stato, Storia, Tocqueville, Uninominale, Unione Europea, Usa, Volontariato, Voto.

La registrazione audio ha una durata di 1 ora e 24 minuti.

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  • Tommaso Edoardo Frosini

    professore

    Ordinario di Diritto Pubblico Comparato all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli Il percorso del nostro sistema istituzionale: oltre alla rappresentanza parlamentare, prevede anche la rappresentanza governativa. L'elettore è oggi in condizione di scegliere Parlamento e Governo: un voto che conta di più perché. Una significativa evoluzione del sistema democratico che si riconosce maturità democratica alla cittadinanza. Un certo modo di valorizzare il principio della sovranità popolare (art. 1) mantenendosi all'interno dei limiti indicati dallo stesso articolo. Un principio che nel nostro sistema ha trovato cittadinanza fin dal 1983 con l'elezione diretta dei Sindaci, poi dei presidenti di Provincie quindi di Regione. Può pure essere che sia meglio passare a una forma presidenziale ma, vista l'impossibilità della riforma costituzionale - da ultimo bocciata dal referendum confermativo del 2006 - dobbiamo perciò provare a valorizzare il ruolo del corpo elettorale a Costituzione vigente. A tutti piacerebbe il referendum possa essere usato come era stato pensato poi c'è stata una giurisprudenza della Corte Costituzionale che l'ha fortemente compresso, istituto che forse non è stato utilizzato in maniera accorta. La storia ha dato ragione a Maranini. La Bibbia delle democrazie negli Stati contemporanei: Tocqueville. (La democrazia in america)
    1:17 Durata: 16 min 27 sec
  • Josep Castellà Andreu

    professore

    Associato di Diritto Costituzionale all'Università di Barcellona, Spagna Il quadro costituzionale spagnolo a conclusione della transizione alla democrazia: una monarchia parlamentare con due Camere una delle quali, il Senato con poteri affievoliti. La legge elettorale proporzionale con piccoli collegi produce un effetto maggioritario. Il ruolo dei partiti "nazionalisti" e autonomisti, forti nelle comunità autonome
    1:33 Durata: 10 min 48 sec
  • Xavier Philippe

    professore

    Docente all'Università Paul Cézanne di Aix Marseille, Francia. Intervista in lingua francese, segue il testo italiano Si parla in Italia di cambiare la legge elettorale, si parla anche della legge elettorale francese. Cosa prevede quella legge? In Francia abbiamo diverse leggi elettorali. Abbiamo leggi elettorali che applicano il sistema della rappresentanza proporzionale e altre - più tradizionali, quello che, penso, evocate in Italia - che applicano invece il sistema maggioritario. Allora, il sistema maggioritario fu adottato nel 1958 con la nuova costituzione della V Repubblica e ha permesso, dopo l'avvio (l'esordio) di questa repubblica, di avere delle maggioranze stabili; si tratta di un sistema un po' ingiusto poiché il nostro sistema prevede due turni e questo avvantaggia i partiti politici più forti. Certi partiti politici, estremisti, non sono rappresentati in Parlamento. In compenso questo sistema ha permesso di sradicare, di sopprimere l'instabilità istituzionale della III e IV repubblica dunque da questo punto di vista, la legge elettorale francese - il sistema maggioritario - è considerato dai partiti politici un buon sistema per la stabilità che porta. Il bilanciamento tra Presidente della Repubblica e capo del Governo (in che condizioni si trova) adesso? Questo è un problema un po' più complesso perché l'equilibrio tra il Presidente della Repubblica e il Primo ministro dipende molto da una parte dal colore politico del Primo Ministro e del Presidente della Repubblica, (normalmente sono dello stesso partito - è il caso attuale - ma abbiamo conosciuto nel passato un presidente di sinistra o di destra e un primo ministro del partito opposto. In quel caso la costituzione si riprende i suoi diritto e il primo ministro è il capo di un governo e di un regime parlamentari; nella situazione attuale che, io credo, rimarrà tale e quale per un buon numero di anni, il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro sono dello stesso colore politico, appartengono allo stesso partito e tutto dipende in realtà dalla personalità del presidente della Repubblica. Se si paragona la situazione precedente, ma recente, del presidente Chirac e del presidente Sarkozy, il presidente Chirac lasciava molti più margine al suo primo ministro di quanto non lasci il presidente Sarkozy. Quest'ultimo ha una concezione della funzione presidenziale che lo spinge a intervenire in numerosi dossier, laddove il suo predecessore pensava di doversi limitare a controllare o, più precisamente, ad arbitrare le differenze tra i diversi componenti del Governo. Potremmo dunque dire che il sistema francese, il sistema di Governo che abbiamo in Francia, è un sistema che va seguendo le epoche e seguendo i presidenti. La conseguenza che possiamo trarre da questa situazione è che la legge elettorale non è sufficiente per garantire il carattere presidenziale o parlamentare del Regime, ci sono anche le caratteristiche personali, il carisma, che può avere il titolare della funzione. C'è evidentemente un rischio: che alle elezioni successive gli elettori non accettino più il sistema. Come regolate, in Francia, il rapporto tra lo Stato centrale e le collettività locali? Questa è una questione che si è evoluta molto velocemente a partire dall'inizio degli anni '80. Tradizionalmente la Francia è uno Stato centralizzato nel quale praticamente tutto si decideva a Parigi; semplicemente, le collettività locali in Francia sono molto numerose, ci sono tre livelli: i Comuni - 36.000 - un gran numero per un territorio relativamente piccolo come la Francia, quindi ci sono i dipartimenti che sono, per semplificare, circa un centinaio e poi le regioni che sono nuove comunità locali che sono state create a partire dal 1972. La legge del 1982 ha dato dei vantaggi e delle competenze a questi tre livelli: i Comuni, i dipartimenti e le Regioni. Per ragioni economiche le Regioni oggi in Francia vanno assumendo grande importanza perché lo Stato considera che le Regioni siano meglio collocate rispetto allo Stato centrale, per gestire taluni dossier. Le università oggi sono di competenza regionale; sono le Regioni che costruiscono gli edifici e che in qualche modo si fanno carico delle loro attività. La legge di decentralizzazione del 1982 ha conosciuti diverse modificazioni successive che hanno portato a un riequilibrio tra lo Stato centrale e le collettività territoriali, in particolare i Dipartimenti e Regioni. l problema che abbiamo oggi e che abbiamo probabilmente troppe collettività locali e che è molto difficile sopprimere un livello, il livello regionale o il livello dipartimentale o quello comunale. I francesi sono molto legati al Comune perché è un contatto diretto con la democrazia, conoscono il Sindaco, conoscono i consiglieri municipali; i dipartimenti hanno anche una connotazione storica perché risalgono alla Rivoluzione, le Regioni sono più recenti e fanno quindi più fatica a consolidarsi ma, grazie al ruolo che esse giocano soprattutto in campo economico, hanno attualmente tendenza a svilupparsi: Devo anche dire che, in pratica, le persone che siedono nelle municipalità e nei consigli generali, cioè a livello di dipartimento, o nei consigli regionali sono qualche volta le stesse e hanno un doppio cappello Sindaco e Consigliere regionale, Sindaco e Consigliere generale (non si può essere contemporaneamente Consigliere generale e consigliere regionale) e c'è anche una strategia di certo personale politico locale che aspira a una carriera nazionale, di utilizzare il Dipartimento o la Regione come trampolino per una carriera più nazionale
    1:44 Durata: 7 min 33 sec
  • Michele Ainis

    professore

    Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all'Università di Roma Tre Che cos'è una norma? L'esempio della Costituzione materiale che si pretende sostituisca quella formale. Che cos'è prassi? Qual'è il suo ruolo nel diritto costituzionale? Può un cavallo trasformarsi in carciofo? Un problema di legalità costituzionale. Due Costituzioni creano un vuoto di legalità costituzionale. I deboli restano così disarmati di fronte al potere dei più forti. Il dibattito sulla legge elettorale: la risposta all'ex direttore dell'Economist, Bill Emmot; Le critiche di incoerenza nei confronti dei radicali
    1:52 Durata: 13 min 51 sec
  • Ginevra Cerrina Ferroni

    professoressa

    Ordinario di Diritto Costituzionale e Comparato all'Università di Firenze Esiste un'interpretazione della costituzione materiale che è dannosa per le istituzioni: la tesi di Craxi a proposito del finanziamento illecito di tutti i partiti. (Marco Pannella si alzò alla Camera dei deputati per ricordare che i radicali erano estranei al furto di regime. Ndr) Oggi il problema del costituzionalismo è lo scollamento della realtà rispetto al dato costituzionale. Sindacati e partiti diversi da quanto delineato dagli artt. 39 e 49 della Costituzione ma tutto il quadro si è modificato. L'art. 1 della Costituzione rappresenta ancora qualcosa per il popolo italiano? Le leggi elettorali sono cambiate in termini maggioritari. Sono più trasparenti, più chiare e più rispettose del voto dei cittadini rispetto al sistema proporzionale
    2:06 Durata: 12 min 12 sec
  • Pier Luigi Petrillo

    professore

    Docente di Diritto Pubblico Comparato all'Università di Siena L'obiettivo del libro: illustrare come alcuni ordinamenti democratici affrontano il rapporto tra gli organi costituzionali, in particolar modo il Parlamento e il Governo, e i gruppi di pressione. Alcuni di questi ordinamenti hanno introdotto regolamenti volti a garantire la trasparenza del rapporto tra il decisore pubblico e i gruppi di pressione e, in taluni casi, a prevedere una sorta di diritto di partecipazione - sempre nella massima trasparenza - al processo della decisione pubblica. La questione delle associazioni di volontariato: laddove sono state introdotte norme, una delle finalità era proprio questa delle chance per le associazioni "deboli". Le organizzazioni religiose sono considerate lobby; gruppi di pressione. Il "Caso italiano"; un caso originale e anomalo nel contesto mondiale
    2:18 Durata: 11 min 47 sec
  • Marco Croce

    dottore di ricerca

    Dottore di Ricerca in Giustizia Costituzionale e Diritti Fondamentali all'Università di Pisa Non è lo Stato che può definire che cosa è religioso ma soltanto la coscienza individuale. Libertà di coscienza e libertà religiosa non sono cose diverse. Difficile la via d'uscita giuridica dalla capacità di pressione della Conferenza Episcopale Italiana. Le potenzialità della Carta di Nizza per la garanzia dei diritti individuali
    2:29 Durata: 11 min 26 sec