12 GEN 2011
intervista

Partite iva: presentato a Milano il manifesto del lavoro autonomo. Soru: "Paghiamo come in Svezia per avere servizi da Paese anglosassone. Una coalizione, una rappresentanza, per essere finalmente ascoltati"

SERVIZIO | di Emiliano Silvestri - Milano - 21:23 Durata: 33 min 5 sec
A cura di Valentina Pietrosanti
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Nelle parole dei dirigenti di Acta (Associazione consulenti del terziario avanzato) i problemi di questi lavoratori, i contenuti del manifesto degli autonomi di seconda generazione e i programmi dell'associazione per il futuro.

Una nuova forza lavoro che si sta organizzando anche a livello europeo.

Registrazione audio di "Partite iva: presentato a Milano il manifesto del lavoro autonomo. Soru: "Paghiamo come in Svezia per avere servizi da Paese anglosassone. Una coalizione, una rappresentanza, per essere finalmente ascoltati"", registrato a Milano mercoledì 12 gennaio 2011 alle 21:23.

Sono
intervenuti: Anna Soru (Presidente di Acta (Associazione consulenti terziario avanzato)), Alfonso Miceli (vicepresidente di Acta (Associazione consulenti terziario avanzato)), Sergio Bologna (membro del Consiglio direttivo di Acta), Elsa Bettella (socia fondatrice di Acta).

Tra gli argomenti discussi: Economia, Fisco, Imprenditori, Impresa, Inps, Italia, Iva, Lavoro, Mercato, Pensioni, Riforme, Soru, Tasse.

La registrazione audio ha una durata di 33 minuti.

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  • Anna Soru

    Presidente di Acta (Associazione consulenti terziario avanzato)

    Acta è un'associazione professionale fondata nel 2004 ad opera di professionisti autonomi. Il manifesto che presentiamo questa sera si compone di tre parti: nella prima si parla del nostro lavoro; nella seconda del nostro essere cittadini; nella terza della nostra visione della coalizione. Siamo professionisti della conoscenza che lavorano con pubblica amministrazione e privati, possiamo essere pagati soltanto se emettiamo fattura e questo impedisce di inquadrarci come evasori fiscali. Il manifesto illustra i nostri problemi e la mancanza di diritti che contraddistingue il nostro lavoro, nella trasformazione del mercato del lavoro negli ultimi; in esso definiamo una piattaforma con le nostre principali linee d'azione. I problemi principali nei nostri rapporti con le istituzioni sono relativi a fiscalità e previdenza: voracità nei prelievi e nessun welfare state. Paghiamo come in Svezia per avere servizi da Paese anglosassone. Altri problemi sono relativi al mercato: caduta dei compensi, aggravatasi con la crisi economica, alla quale si dovrebbe rispondere con l'indisponibilità ad accettare lavoro senza un compenso adeguato. Siamo lavoratori frammentati in diversi ambiti. Questo, pur essendo tantissimi, ci ha impedito di avere un ruolo; è necessaria una coalizione per costruire una rappresentanza che possa difenderci. Un esempio è quello della gestione separata dell'Inps che ha visto crescere il prelievo dal 10% del 1996 al 26,76% di oggi, contributi che sono andati a finanziare altre gestioni. Una coalizione che va oltre gli iscritti alla gestione separata. Una gestione di rapina alla quale in molti sono riusciti a sfuggire. A proposito di pensioni, noi professionisti ma anche le giovani generazioni siamo stati investiti dal passaggio al contributivo puro. Sistema che prevede il calcolo della pensione sulla base dei contributi versati, studiato per mantenere in equilibrio l'Inps e non per garantirci una vecchiaia decente. E' necessaria una riforma delle pensioni che riguardi tutto il sistema contributivo. Non è possibile andare in pensione con una mensilità che per molti di noi sarà pari al 30% dell'ultimo reddito. La proposta di legge di Maurizio Turco, riguardante i contributi silenti, è meglio che niente; noi speriamo in una vera riforma, come quella proposta dal ddl Cazzola (firmato anche da T. Treu). Una riforma che prevede un doppio livello pensionistico: una pensione base che viene ottenuta con dieci anni di versamenti di qualunque tipo cui si aggiunge una seconda pensione calcolata con il metodo contributivo. Una riforma che, almeno, ci garantirebbe il raggiungimento di una pensione minima che oggi non abbiamo. Ci proponiamo di crescere per ottenere ascolto innanzitutto dai nostri colleghi e poi anche dalla politica. Siamo oggi in millequattrocento (con una crescita del 20% negli ultimi tre mesi) l'anno scorso abbiamo già ottenuto il blocco di un ulteriore aumento dei nostri contributi con cui si voleva pagare una sorta di cassa integrazione per altri.
    21:23 Durata: 8 min 46 sec
  • Alfonso Miceli

    vicepresidente di Acta (Associazione consulenti terziario avanzato)

    Acta è un'associazione che si definisce trasversale, in un primo tempo perché volevamo rappresentare tutti quei lavoratori che non erano rappresentati dai sindacati e dalle associazioni professionali. Oggi questa categoria si sta però ampliando, tramonta l'idea del posto fisso e sempre più lavoratori si trovano a percorrere una carriera mista dipendente-autonomo-piccoli imprenditori. I temi che portiamo avanti sono oggi ancora più trasversali. Crediamo che i diritti di cittadinanza non debbano dipendere dal tipo di contratto. Tutti devono avere accesso a servizi come maternità-paternità. Pensiamo che questi diritti debbano esserci riconosciuti in quanto lavoratori anche se non dipendenti e non inquadrate in categorie tutelate da un ordine. Finchè nessuno si accorgeva di noi stavamo forse meglio, l'esempio dell'Inps (innalzamento dei contributi del 17% in soli tredici anni) è significativo. Da poco ho sentito parlare della proposta di legge Turco in materia di restituzione dei contributi previdenziali che non danno luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico. Il problema c'è e lo condividiamo, molti nostri soci si trovano nelle condizioni che la proposta di legge descrive. Vogliamo collaborare anche con altre associazioni professionali che si occupano dei problemi dei lavoratori autonomi. Accettiamo perciò la doppia affiliazione, stiamo anzi pensando di praticare uno sconto per chi si iscrive ad Acta venendo da un'altra associazione Con i sindacati, che sono stati tra i primi interlocutori che abbiamo cercato, abbiamo un rapporto conflittuale ed amichevole. Ci sono differenze molto forti nell'impostazione soprattutto a livello alto dove sentiamo parlare di aumento della contribuzione al 33%. In una riunione ci siamo anche sentiti dire che quando un lavoratore autonomo fa lavorare altri colleghi, diventa una controparte del sindacato. I sindacati si stanno organizzando per rappresentare questa categoria, se ci riescono saremo ben felici di collaborare.
    21:32 Durata: 7 min 14 sec
  • Sergio Bologna

    membro del Consiglio direttivo di Acta

    Quello presentato oggi è il manifesto dei lavoratori autonomi di seconda generazione. Un tempo i lavoratori autonomi erano i coltivatori diretti, i commercianti al dettaglio e chi svolgeva, in proprio, moltissime attività di carattere manuale e commerciale. Oltre a questi lavoratori, c'erano i professionisti dotati di un ordine professionale (notai, medici, architetti ecc.) che hanno costituito storicamente la base del ceto medio. Successivamente, a partire dagli anni '70 quando le aziende hanno esternalizzato processi di produzione trasformando lavoratori dipendenti in autonomi, si è creata una seconda generazione. Queste professionalità cognitive, sono state affiancate da nuove professioni, come quelle legate all'informatica, che hanno quindi dato luogo a una nuova forza lavoro. Una seconda generazione di lavoratori autonomi originata dalla spinta delle aziende - outsourcing e ristrutturazione delle imprese - ma anche da una volontà dei giovani di allora di gestire in proprio il tempo di lavoro (importante soprattutto per le donne) senza sottostare a una rigida organizzazione del lavoro. Il manifesto che proponiamo al mondo del lavoro è il manifesto di una nuova forza lavoro, come viene chiamata anche in altri Paesi del mondo. Il manifesto di professioni non regolamentate da ordini, che non hanno quindi una loro rappresentanza, un loro statuto; professioni che avranno sempre più peso nella struttura di impresa (sempre più caratterizzata da moltissime unità professionali esterne che si dovranno coordinare per il tempo del singolo progetto). Acta si propone di creare quella rappresentanza, quello statuto, come organizzazione trasversale a tutte queste professioni (grafico, formatore, informatico, consulente, traduttrice ecc.). A Bruxelles opera un coordinamento europeo delle organizzazioni degli autonomi, che effettua un lavoro di lobbing presso Parlamento Europeo e Unione Europea. Una piccola rete che si sta sviluppando e che vede in vari Paesi europei la nascita spontanea di organizzazioni di una categoria che prende voce. Sembra stia nascendo, pur nella trasversalità, anche un linguaggio comune. A proposito di Fiat posso dire a titolo personale che mi indigna l'arroganza e il linguaggio di Marchionne, che prescinde dal fatto che l'Italia è un Paese industriale da duecentocinquant'anni. Non capisco bene che partita si sta giocando: la Fiat va a caccia di finanziamenti pubblici ma, se paragoniamo il suo investimento nell'innovazione e nella ricerca a quello dell'industria tedesca, appare ormai fuori mercato.
    21:39 Durata: 13 min 48 sec
  • Elsa Bettella

    socia fondatrice di Acta

    Acta è l'associazione dei consulenti del terziario avanzato; del popolo con la partita iva che fa lavori cognitivi, che non ha albi e nessun tipo di rappresentanza sindacale. Un popolo con pochissimi diritti e nesuna certezza di mercato, tanti doveri e, soprattutto, previdenza e fisco altissimi in previsione di un ritorno pressoché nullo. Iscriversi ad Acta è necessario perché più saremo, più avremo modo di farci ascoltare da un legislatore che non ci conosce. E' necessario perché significa dare voce alle proprie richieste, trovare altri con cui condividere le proprie ansie. La sede di Via Menabrea a Milano è dotata anche di uno spazio di coworking (il giovedi sera) dove è possibile portare clienti e colleghi. Vengono organizzati in Acta anche momenti di incontro. Per informazioni: www.actainrete.it.
    21:53 Durata: 3 min 17 sec