03 APR 2011
rubriche

Conversazione settimanale con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Radio - 17:06 Durata: 2 ore 4 min
A cura di Enrica Izzo
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Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella" di domenica 3 aprile 2011 condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Massimo Bordin (giornalista), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 2 ore e 4 minuti.

Questa rubrica e' disponibile anche nella sola versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    giornalista

    Già direttore di Radio Radicale L'attualità della settimana: l'eventualità di elezioni anticipate, l'immigrazione e la situazione di Lampedusa, la candidatura di Emma Bonino - insieme a Marco Cappato - alle elezioni amministrative di Milano. La lettera di Marco Pannella ad Affaritaliani.it
    17:06 Durata: 2 min 51 sec
  • Il documento dei Radicali, di prossima pubblicazione, sui media. "Io ho un grande rammarico, che l'evoluzione - o l'involuzione - del regime italiano è tale che sono assolutamente certo che il nostro Presidente della Repubblica, che è così manifestamente amato in contrapposizione a tutto il resto della politica, sarà l'ultimo a potere avere il tempo per farsi forte e far tesoro di quella forza al diritto e alla vita del diritto per il diritto alla vita che ancora una volta noi forniamo, e perfezioneremo in questo documento"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Marco Pannella esordisce commentando la manifestazione "televisiva" dell'attuale regime non democratico. Il caso della terza rete che "è la rete 'Polverini'. Continua a portare Ballarò, e continua ad avere la linea ufficiale di regime. Era così già ai tempi della Costituente: 'Morte agli azionisti'". Il documento dei Radicali, di prossima pubblicazione, sui media. "Io ho un grande rammarico, che l'evoluzione - o l'involuzione - del regime italiano è tale che sono assolutamente certo che il nostro Presidente della Repubblica, che è così manifestamente amato in contrapposizione a tutto il resto della politica, sarà l'ultimo a potere avere il tempo per farsi forte e far tesoro di quella forza al diritto e alla vita del diritto per il diritto alla vita che ancora una volta noi forniamo, e perfezioneremo in questo documento". L'influenza delle precedenti Presidenze della Repubblica su quella attuale di Giorgio Napolitano. Pannella nota come "il Presidente della Repubblica può indirizzarsi semplicemente al suo corpo elettorale, non in concorrenza alla politica quotidiana e via dicendo. Infatti la Costituzione aveva previsto uno strumento: quando il Presidente della Repubblica ha qualcosa da dire, fa i messaggi. E' successo che i 21 anni che hanno preceduto l'elezione di Napolitano anche i messaggi sono stati sputtanati dal sistema, con qualche responsabilità grave dei Presidenti. Oggi è inimmaginabile che il Presidente della Repubblica abbia qualcosa dei primi Presidenti - Einaudi e gli altri -: erano Presidenze di studio, di riflessione". Il caso di Giovanni Gronchi. La vicenda Parmalat. Noi non sappiamo a chi possiamo sperare di dare, conferire, forza istituzionale, fra i massimi rappresentanti istituzionali del nostro Paese. "Noi oggi possiamo mostrare in modo scandaloso ma anti-scandalistico che cosa, sul territorio italiano, è disponibile agli italianofoni, che cosa viene dato, che cosa viene celato, che cosa ha il valore di scuola pubblica - che dovrebbe essere quello della politica istituzionale - e invece è proprio l'opposto". "Sento in questo periodo quanto i docenti di diritto costituzionale e diritto pubblico, soprattutto i romanisti, si chiedono: 'Ma io cosa sto insegnando ai miei allievi? C'è corrispondenza tra il mio insegnamento e la vita nella quale io e i miei studenti viviamo?'". L'antipolitica e la differenza che c'è con "l'individuare dove, secondo scienza e coscienza, vi sono le strade da percorrere, le road map". "Oggi ho sentito per la prima volta da un politico italiano qualcosa che appartiene perfino al nostro linguaggio. Perché ha detto: 'Ma per esempio, Bersani, ricominci a fare una lenzuolata programmatica'. Lui è venuto fuori ed è stato conosciuto perché, con il governo di centro-sinistra, il fatto che si dovesse liberalizzare e non privatizzare, e quindi legalizzare, fu declinato nelle lenzuolate liberal-liberiste dell'allora ministro Bersani, subito bombardato da Veltroni e sindaci che sui tassisti la vedevano in maniera diversa". "A questo punto stanno invece a dire: 'Nuove elezioni!'. Siccome da qualche sondaggio hanno fiutato che, se ci fossero nuove elezioni, Berlusconi potrebbe essere sconfitto - nessuna certezza! -. Adesso allora tutti dicono: 'Nuove elezioni!'. Noi invece abbiamo sempre detto che lo scioglimento di per sé è una iattura. Se quel che si dice è 'tutto è meglio di questo potere inconcludente', questo è semplicemente un riflesso di chi fa le elezioni e, le vinca o le perda, continua a non fare nulla". Le dichiarazioni di Matteo Renzi, sindaco di Firenze per il Pd, sulle lenzuolate pro-liberalizzazioni e non solo
    17:09 Durata: 20 min 12 sec
  • "Berlusconi va in Tunisia e invece che chiedere scusa per l'atteggiamento partitocratico di tutti - tranne un 'quasi' che sappiamo qual è - o invece di ringraziare il popolo che ha mandato via il complice dei governi italiani, Ben Ali", perché "questo sarebbe un atto nobile, responsabile", invece di fare questo va "a protestare perché il nuovo governo tunisino non gli dà le stesse garanzie che gli poteva dare quel criminale che era l'alleato libico". Le critiche al movimento pacifista

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La visita di Silvio Berlusconi, lunedì, in Tunisia. "Bersani può dire quello che gli pare", ma il punto è che "Berlusconi va in Tunisia e invece che chiedere scusa per l'atteggiamento partitocratico di tutti - tranne un 'quasi' che sappiamo qual è - o invece di ringraziare il popolo che ha mandato via il complice dei governi italiani, Ben Ali", perché "questo sarebbe un atto nobile, responsabile", invece di fare questo va "a protestare perché il nuovo governo tunisino non gli dà le stesse garanzie che gli poteva dare quel criminale che era l'alleato libico". Poi una battuta sulla proposta di proporre Lampedusa per il Nobel alla pace: "Ma Berlusconi può proporre qualcuno per un Nobel per la pace con qualche autorevolezza? Magari baggianate di questo genere le lasci fare a Dario Fo. Ma soprattutto uno che nel 2011 va a dire: 'Voi siete 4.000, noi vi daremo il casinò'. Cioè ha dei riflessi così para-piccolo-borghesi e ignoranti da non crederci". "Io ho già detto che sono addoloratissimo per i limiti che rivela Obama. Ma insomma, possibile che lui riesca tutt'al più a fare quello che il generale Petraeus gli suggerisce di banale tattica militare? Non gli viene in mente nulla!". Poi Pannella passa a parlare dei pacifisti, "quelli per i quali il mondo soffre ferite soltanto quando ci sono le dichiarazioni di guerra immediatamente precedenti o successive agli scontri violenti di massa. Sono ricacciati fuori a Piazza Navona. Ma vivaddio se qualcuno di loro aveva fatto qualche manifestazione contro gli accordi con Gheddafi! Ma manco per la pera! Anzi!". La storia infausta del pacifismo. Il ruolo di Emergency. "Il movimento politico pacifista ha le caratteristiche più ignobili dei movimenti politici da 100 anni". "Delle cause delle guerre non si occupa per nulla". Hosni Muabarak avrebbe abbandonato l'Egitto per la Germania. "Dobbiamo rendere giustizia: non è la stessa cosa, anche se comporta responsabilità a mio avviso equivalenti, un dittatore che sceglie per decenni lo schieramento delle dittature internazionali e qualcuno che invece con qualche rischio proprio sceglie un altro campo che è quello dell'America e di altri. Nel modo più assoluto Mubarak non è la stessa cosa di Gheddafi". L'esempio della guerra irachena. La storica denuncia dei Radicali contro l'Europa "fradicia e malata" e la sua prassi di finanziare, "contro la propria legalità e contro gli impegni presi negli accordi bilaterali", i dittatori di tutto il mondo. "Gli italiani non sanno nulla di questo. Noi affermiamo che l'Italia, a partire da gran parte della sua classe dirigente, a parte i frequentatori della università popolare che è Radio Radicale.
    17:29 Durata: 14 min 56 sec
  • La decisione dei Radicali di correre per le elezioni amministrative: "C'è un 'però', che ponevo anche a Sam Raimsy e all'opposizione al regime cambogiano: 'Non siete attrezzati a fare la lotta di resistenza nel sistema detto 'democratico'. Allora non vorrei che la sottovalutazione della radicalità dello scontro, cioè dell'importanza del successo per il nostro candidato, pregiudicasse la forza dell'alternativa che avete dato'. Perché è così: oggi bisogna vedere se la gente a Milano accorre a firmare; gli abbiamo dato un'occasione favolosa, visto che un anno e mezzo fa non siamo riusciti a presentare le liste, nemmeno a Milano grazie alla situazione fascista dell'informazione".

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Le elezioni amministrative a Milano, la candidatura di Pannella e Bonino a fianco di Cappato. "Ritengo che se si andasse al voto secondo gli auspici di Bersani, di Di Pietro e un po' di tutti, le elezioni saranno anti-democratiche e il giocare, come faremo, l'appena possibile contro l'immensamente probabile si presenterà e si presenta di già a Milano". Il parallelo con la situazione cambogiana. "Nelle dittature votare è un obbligo, nelle democrazie è una facoltà. Ma in realtà non la hai se non hai la possibilità strutturale, umana, di conoscere quello che si può votare o non votare. Io sono sicuramente qualificabile come un fondamentalista della democrazia, della tolleranza. Oggi devo dire: l'appello 'Al voto! Al voto! Al voto!' deve prendere in considerazione anche questo. Anche a Milano coloro che dicono di poterlo fare è perché sono convinti, a modo loro, che non ci sia qualcosa che possa costituire il presupposto per cui anche nella sponda Nord del Mediterraneo si verifichi quello che noi abbiamo sempre voluto e immaginato: cioè che le cose successe in Egitto, Tunisia e anche Siria" si ripetano. "Se non c'è questo, le elezioni saranno un elemento di rafforzamento delle forze anti-democratiche italiane". L'aggiornamento in arrivo del Libro giallo sulla Peste italiana. "Noi senza nessuna riserva ci siamo espressi a sostegno di Pisapia, ed era eccezionale perché sarebbe stato naturale la candidatura di Marco Cappato, perché le caratteristiche del candidato per noi sono sempre state quelle di un giurista, anche per motivi familiari, garantista anche come cultura e che ha dovuto - per sopravvivere - fare l'indipendente di estrema sinistra, cosa che sono lungi dal rimproverargli. C'è un 'però', che ponevo anche a Sam Raimsy: 'Non siete attrezzati a fare la lotta di resistenza nel sistema detto 'democratico'. Allora non vorrei che la sottovalutazione della radicalità dello scontro, cioè dell'importanza del successo per il nostro candidato, pregiudicasse la forza dell'alternativa che avete dato'. Perché è così: oggi bisogna vedere se la gente a Milano accorre a firmare; gli abbiamo dato un'occasione favolosa, visto che un anno e mezzo fa non siamo riusciti a presentare le liste, nemmeno a Milano grazie alla situazione fascista dell'informazione". "La vera posta in gioco si sa qual è: ci dovrebbe essere un grande evento mondiale a Milano (l'Expo, ndr) che Emma ha concorso a ottenere per quella città, e per il quale Emma è stata ringraziata dalla sindaca di Milano come quella che aveva in effetti sconfitto la candidatura, per noi cara, di Istanbul". Il ruolo dei ciellini. I Radicali senza elettorato passivo alle elezioni amministrative. Esiste il rischio di un effetto boomerang dal risultato di Milano? "Emma, che più questo aveva sottolineato, ha continuato a pensarci. E siccome stava in viaggio forse ha avuto ancora modo di pensarci, e poi ho letto il comunicato di Emma, nel quale lei ha annunciato: 'Io sarò candidata con i 'Marchi'". "Lei e io dovremmo avere i posti da 'candidati d'onore'". La prima volta dei "candidati d'amore" a Roma, con Ernesto Rossi e in alleanza con lo Psiup: "Noi ci candidammo per ultimi nella loro lista". "Un appello ai milanesi, a chi ha fratelli, a tutti noi terroni che abbiamo parenti a Milano: che si firmi! Che ci scrivano su Internet dicendo 'abbiamo firmato', perché l'effetto annuncio è importante"
    17:44 Durata: 21 min 41 sec
  • I rapporti con il Pd: "Questo rapporto con il Pd è nato con il tentativo di eliminarci; non ci sono riusciti perché noi, non avendo problemi d'identità, contrariamente a quello che pensavano, noi abbiamo accettato di non poter concorrere davvero a votare il presidente candidato Veltroni, per metterci invece senza nostre bandiere all'interno del Pd. Cosa infame ed infamante per loro. Quindi non c'è un peggioramento, c'è il continuare di questo". La Lega? "Adesso è il momento delle nomine, e loro sono i più affamati"

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    L'ipotesi di elezioni anticipate a livello nazionale. Il ruolo del Terzo Polo: "Cominciamo a dire che quell'area è di Casini e basta, perché, alla luce del fattore 'Vat', non c'è nessuna possibilità che quel Polo ci sia e viva maggioritariamente se non con quella persona che vediamo sempre, Casini". Le figure di Binetti e Volontè. La proposta di D'Alema di un'alleanza Pd-Udc. Pannella: "Non facciamoci illusioni su questa nuova dalemata". Le elezioni del 2008 e il veto del Pd veltroniano sulle candidature di Marco Pannella, Sergio D'Elia e Silvio Viale. "Adesso Viale accetta - cosa che non so se io avrei consigliato - di chiedere di essere candidato nella lista di sostegno a Fassino, non in una lista radicale. E questi gli hanno detto: 'No, tu no'". La figura di Piero Fassino. I rapporti parlamentari con il Pd: il caso della scelta di un rappresentante del Pd nella Commissione di Vigilanza Rai. "E' una cosa continua. Bersani l'altro giorno ha mandato un messaggio 'a tutte le forze d'opposizione'. Una volta di più noi non eravamo nemmeno menzionati. Cioè la politica di Bersani è la stessa politica di Ballarò, di Annozero, di Tg3, è la stessa: il nemico è l'azionista, l'ex azionista. Il nemico è a sinistra. Di fronte a questo riflesso, cosa possiamo fare?". "Questo rapporto con il Pd è nato con il tentativo di eliminarci; non ci sono riusciti perché noi, non avendo problemi d'identità, contrariamente a quello che pensavano, noi abbiamo accettato di non poter concorrere davvero a votare il presidente candidato Veltroni, per metterci invece senza nostre bandiere all'interno del Pd. Cosa infame ed infamante per loro. Quindi non c'è un peggioramento, c'è il continuare di questo". Infine una stoccata alla Lega: "Adesso è il momento delle nomine, e loro sono i più affamati"
    18:06 Durata: 14 min 21 sec
  • La questione Lampedusa? "Loro potevano e possono evitare che ci siano anche 200 immigrati su quell'isola. Abbiamo tutta la grande Marina militare, commerciale, etc., che arriva e può portare gli immigrati da un'altra parte. Invece hanno aspettato, fatto vedere, fotografato, etc.". "Abbiamo l'invenzione mediatica di una cosa che altrimenti non esisteva. E' stata organizzata da Maroni, da loro".

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La questione Lampedusa. Pannella parla di "invenzione Lampedusa": "Loro potevano e possono evitare che ci siano anche 200 immigrati su quell'isola. Abbiamo tutta la grande Marina militare, commerciale, etc., che arriva e può portare gli immigrati da un'altra parte. Invece hanno aspettato, fatto vedere, fotografato, etc.". "Abbiamo l'invenzione mediatica di una cosa che altrimenti non esisteva. E' stata organizzata da Maroni, da loro". "Gli aquilani intanto non si vedono più, e Napoli non si vede più. Ma questa è una scelta politica, editoriale, da paese che già da 15-20 anni è regime autoritario, perché non puoi pensare che tutti i giornalisti sono disonesti". Le rivolte arabe e le loro implicazioni: "Riescono a far paura perfino ai Sauditi ormai!". La democrazia al di fuori dei confini europei. L'importanza, anche strategica, dell'area occidental-mediorientale
    18:20 Durata: 22 min 9 sec
  • I rapporti tra Radicali ed Eni

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    I rapporti tra Radicali ed Eni. "La mia analisi era anti-Eni in un periodo nel quale il nostro 'grande merito' sarebbe stato quello di aver aiutato lo sviluppo autonomo di quelle aree andando contro le Sette sorelle. Non ritengo che l'Eni fosse guidata da quella strategia". Servirebbe un libro sui rapporti tra Radicali ed Eni? "C'è un libretto bianco - spiega Pannella - sui rapporti con l'Eni di Eugenio Cefis, Raffaele Girotti, etc. Ma la cosa viene già fuori all'inizio degli anni 50, quando fra di noi ci fu un dibattito che imbarazzò un pochettino Ernesto Rossi perché tra di noi c'era Graziano Verzotto, il fatto Sicilia, etc. Una serie di cose per le quali ancora oggi si dice che l'Eni può essere importante per l'Algeria, che può esserlo anche per la Tunisia, che lo è stata molto con Gheddafi, etc.; io ritengo che in questo ci sia un po' d'esagerazione, ma un'esagerazione dovuta anche al fatto che l'Eni produce pure dirigenti interessanti". "Noi della Sinistra liberale del Partito liberale abbiamo la responsabilità - che io rivendico - di avere fatto la crisi Parri per avere il governo De Gasperi. Era un fatto rispetto al Cln, etc., anche se lì il sinistro-liberale Leone Cattani, molto amato da giovane da Paolo VI che nel '29 era assistente centrale della Fuci e Leone Cattani era dirigente della Fuci. Ma ne abbiamo un'altra (di responsabilità): a un certo punto i Liberali, ma là si trattava già di quelli di Malagodi, ebbero un ministero con il napoletano Guido Cortese, anche lui della sinistra o del centro-sinistra; il ministro Cortese, con Scalfari - Scalfari era giovane ma era lo stesso che già stava per pretendere, avendo noi 5 eletti a Milano in Comune con i Socialisti, le dimissioni di Elio Vittorini per sostituirlo con un altro -; ufficialmente Scalfari doveva stare fuori dal partito perché la Sinistra stava fuori, e invece era tutto nell'area Cortese". Quest'ultimo era "quel ministro liberale, del partito liberista di Malagodi, che invece ha scelto di difendere in un momento molto dedicato il potere di Eni". Pannella parla poi dell'"alleanza degli ex sostenitori del leader di Caltagirone - l'operazione Milazzo. E sull'operazione Milazzo c'era d'accordo Verzotto ed era d'accordissimo un altro radicale celeberrimo, Guarrasi". Il dibattito sulle concessioni Eni in Sicilia che la Gulf non voleva: "Ma noi, con Ernesto Rossi, su quello non eravamo d'accordo affatto. Queste scelte sicule". Massimo Bordin: "Stiamo parlando del diritto di un'azienda italiana e di non dare il monopolio agli americani di cercarlo, è tutto lì. Certi liberisti sono strani. Lì, in nome del liberismo, si chiedeva il monopolio, in parole povere". Pannella: "Ma l'eroismo contro le Sette sorelle, da parte di quella che voleva divenire l'ottava sorella, non era assolutamente un'impostazione che rispondesse a esigenze"
    18:42 Durata: 8 min 49 sec
  • Conclusioni

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    L'iniziativa radicale sui contributi silenti. La proposta di legge Pannella-Cazzola-Ichino. "Noi non abbiamo più una politica estera. Domani il nostro presidente del Consiglio va in Tunisia a creare grane con il tono del vincitore, perché quel governo appena costituito gli deve garantire quello che gli aveva garantito Gheddafi in cambio di un pagamento di 5 miliardi di euro per 20 anni. Dopo che il suo ministro degli Esteri, di fronte alla rivolta tunisina contro Ben Ali, aveva detto: 'Ma no, stiano attenti. Ben Ali va bene, perché basterebbe democratizzare un po' di più per arrivare al modello libico di Gheddafi'. La conclusione è che stiamo attraversando un momento storico nel quale l'anti-Europa che ha sede a Bruxelles, cioè l'Europa delle patrie, delle burocrazie nazionali e della burocrazia indigena che si è formata in 50 anni, ha già fatto di quello che una volta era il mito 'Europa' un'arma di dissuasione di massa"
    18:51 Durata: 19 min 6 sec