Cinema&cinema - "ACAB" di Stefano Sollima

Un saluto agli ascoltatori di Radio Radicale
Come è noto
Una delle decisioni che deve prendere un regista quando Gia la scena di un film
Riguarda la distanza che deve esserci tra la cinepresa illazioni o l'oggetto da riprendere
Ma io credo che una decisione simile riguarda anche l'impostazione complessiva del racconto cinematografico ma
Eventualmente non solo cinematografico
Si potrebbe dire che ci sono film
Che sono mezzi busti o primi piani e cioè solo centrati sulla figura di un protagonista
Con interpretazioni più o meno sviluppate con l'ambiente che lo circonda
E invece ci sono film
Che sono piani di insieme Okan come si dice campi totali
E cioè vengono viene preso in considerazione un gruppo di personaggi e le relazioni tra loro e l'ambiente
Sono preponderanti rispetto al disegno psicologico individuale che invece meno sottile meno come si dice introspettivo
Questa seconda impostazione pende il film a Kabul Distefano Sollima Achab l'acronimo di o no Corps abbastanza cioè tutti i poliziotti sono bastardi
E il gruppo di personaggi preso in esame è composto da poliziotti della scegliere di Roma ci sono dei veterani di varietà e una giovane recluta
Perché questa seconda impostazione perché evidentemente per gli autori del film che
è tratto dal libro omonimo del giornalista Carlo Bonini le famiglie dei personaggi i quartieri in cui vivono in cui lavorano
In genere di persone con cui hanno quotidianamente a che fare
E non soltanto all'interno poi del Corpo di Polizia le tradizioni che
Dagli anziani sono trasmessi alle reclute insomma il contesto sociale e culturale in cui opera dei personaggi è determinante per spiegare i loro comportamenti
Dico per spiegarli ma non per giustificarli perché i poliziotti Viacard contrariamente alle abitudini del cinema italiano che
Ad esempio differenza da quello americano
Tende a dare della polizia una la rappresentazione edificante edulcorata ecco invece i poliziotti di Aqaba si comportano davvero da bastardi come vuole l'acronimo
E e sono fieri di farlo
Adoperano il manganello ben oltre i limiti della legge e per giustificarsi non esitano a falsificare i rapporti di polizia incolpando le vittime di resistenza a pubblico ufficiale
E poi con una banda di criminali organizzano violentissime spedizioni punitive
Impegnandosi a una omertà reciproca naturalmente
Alle origini della loro violenza ci sono diversi fattori un lavoro duro rischioso e mal pagato e comunque i loro occhi agli occhi dei personaggi
Non premiato adeguatamente dallo Stato
Il confronto continuo con la violenza di teppisti delinquenti
Che come per riflesso contava già chi dovrebbe combatterla poi la percezione di un odio
E di un'ostilità sociale almeno di una parte della società che diventa anche Lodi opposte dei figli contro i padri
E poi le ferite che una relativa povertà e poi la crisi economica provoca in loro quanto agli emarginati e i piccoli criminali con cui se la prendono
E per finire forse a compensare tutto ciò il culto della violenza il razzismo
Il fascismo insomma che allineerebbe
Secondo il film in certi reparti della polizia
Ecco tutto ciò però nel film di Sollima non è esposto in modo così ordinato e schematico questi fattori chi ho elencato sono come i fili
Mescolati abilmente tra loro insieme
Diversi altri
Per formare una cronaca di vita convulsa curiosi misuro spaccato di vita
Che suscita molto spesso dello spettatore una sorprendente impressione di verità
Per esempio il film trasmette molto bene
Quasi con una sensazione fisica per quanto è permesso un film
La difficoltà ha il peso e la paura a volte di tenere il servizio d'ordine allo stadio protetti dal casco e dallo scudo d'ordinanza mentre si è aggrediti da una folla di tifosi esaltati
E il pallore del volto di Pierfrancesco Favino un attore bravo abitualmente ma qui particolarmente efficace
Esprime bene il livore della frustrazione che poi può cercare sfogo in calcoli è in atti criminali
Cito Favino ma il film si avvale di un gruppo di attori molto buoni Filippo libro Marco Cellini Andrea Sartoretti e Domenico di ieri
In Achab la vita quotidiana è un caos in cui poliziotti teppisti tifosi e naziskin
Non soltanto hanno perso come dire il senso della felicità e della bellezza se questo non suona troppo retorico
Ma anche tutti un po'allo stesso modo hanno perso il valore della legge e cioè della
Della utilità della necessità della legge per la tutela della vita propria e altrui
A Kabul di Stefano Sollima un saluto da Gianfranco Cercone