26 FEB 2012
rubriche

Conversazione settimanale di Marco Pannella con Massimo Bordin

RUBRICA | di Massimo Bordin - Radio - 17:03 Durata: 1 ora 57 min
A cura di Enrica Izzo
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Puntata di "Conversazione settimanale di Marco Pannella con Massimo Bordin" di domenica 26 febbraio 2012 condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Massimo Bordin (giornalista), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).

Tra gli argomenti discussi: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 1 ora e 57 minuti.

Questa rubrica e' disponibile anche nella sola versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    giornalista

    Già direttore di Radio Radicale La crisi europea e il ragionamento radicale sulla lezione del Manifesto di Ventotene. I “fantasmi del ‘900”, evocati da Marco Pannella sin dai tempi della Jugoslavia
    17:03 Durata: 1 min 41 sec
  • Pannella: per l’Europa “mala tempora davvero, perché mentre avevamo nel ‘900 dei punti di riferimento alternativi ad un’Europa autoritaria, visto che all’inizio del secolo era chiaro che bisognava scegliere fra Parigi e Londra da una parte e Vienna e Berlino e al limite Mosca dall’altra, e successivamente, nella prima metà del ‘900 avanzato, avevamo gli stessi punti di riferimento”, oggi questi riferimenti anglosassoni non ci sono più. Il dibattito interno alla sinistra, dal Manifesto agli Altri

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Marco Pannella: “Abbiamo a che fare, se dovessimo avere punti di riferimento classici, con i corsi e i ricorsi della storia. Con partenza del virus della peste antidemocratica di nuovo dall’Italia, un po’ diversa da quella degli anni Venti, ma con la stessa continuità”. Oppure, invece dei “corsi e ricorsi vichiani, c’è anche il concetto di ‘metamorfosi del male’ di Hannah Arendt che si presta molto molto bene. Di certo credo che oggi il fatto grandemente e forse tragicamente nuovo è che le patrie della vittoria ideale - non solo bellica - della democrazia, nel suo confronto con le varie illusioni delle scorciatoie utopistiche e totalitarie, fascista nazista, comunista”, contro “questo moto di rivolta antropologica contro la rivoluzione del passaggio dal potere assoluto al potere costituzionale”, quelle patrie sono in profonda crisi: “Oggi le democrazie reali tendono a prendere atto della globalizzazione oggettiva, di cercare invece di esserne distrutte di usarla e consumarla positivamente, e per il resto però avere ripieghi di carattere Zagrebelsky dell’altro giorno, ovvero le cose nostalgico nazional-democratiche e quindi antifederaliste, nel fondo anche antiliberali e in qualche misura anche anti Stato di diritto. Oggi quindi ci troviamo a operare in una situazione nella quale purtroppo Washington e Londra, non ancora si comprende lì da loro, sono i luoghi nei quali in modo più spaventoso gli eletti con connotati emotivi di novità come Obama e gli altri di tranquillità come il conservatore moderno Cameron, sono i luoghi probabilmente nei quali si celebra nel modo più terrorizzante la difesa dell’eredità di Bush e di Blair. Oggi abbiamo un appiattimento sull’illusione del realismo politico, ma fondato su un grosso tributo alla menzogna di tipo oligarchico aristocratico”. “Mala tempora davvero, perché mentre avevamo nel ‘900 dei punti di riferimento alternativi ad una Europa autoritaria, perché all’inizio del secolo era chiaro che bisognava scegliere fra Parigi e Londra da una parte e Vienna e Berlino e al limite Mosca dall’altra. Successivamente, nella prima metà del ‘900 avanzato, avevamo gli stessi punti di riferimento. Il Partito radicale quando è venuto fuori ha accentuato questo elemento di fiducia rispetto a Londra e Washington, con simpatie verso Parigi senza troppe illusioni. Adesso mi pare che questi punti di riferimento, per la nostra lettura, ci costringono a sottolineare alcune cose”. L’edizione della domenica del Riformista che “si apre con un editoriale di Emanuele Macaluso in cui si è scelto, lui dice, ‘non c’è che da pubblicare per oggi un discorso di Salvemini al Congresso socialista del 1910-12’”. “Salvemini per me è stato il socialista più prezioso, non solo per il momento in cui ha vissuto ma per le sue idee ed ideali, e quindi questa scelta mi importa, perché mi importa che un comunista della generazione politica di Giorgio Napolitano faccia questa scelta. Oggi, nella situazione Italiana, 1910-12 Salvemini. È un conforto enorme, un’indicazione ulteriore della possibilità di essere uniti da analisi che si avvicinano e anche dal dare attualità a l’unica cosa che ha in sé durata, le idee, e quindi sono felicissimo di questa sintonia e sincronia fra noi, me e Macaluso, e Paolo Franchi perché non dimenticherò che Franchi fu colto da un’oncia importante di entusiasmo nel nascere della Rosa del Pugno”. La scomparsa del socialista Antonio Landolfi. Il Manifesto, il supplemento Alias e l’editoriale di Mario Tronti, “che non si può dire sia geneticamente uno del Manifesto”. “Viene fuori che Tronti dice che Rossana Rossanda ci ponga il problema non della crisi della sinistra generica, con tutte le critiche molto spesso anche giuste che vengono fatte, ma proprio quella sinistra che ha deciso di continuare a chiamarsi ‘comunista’. Non ho avuto tempo di andare avanti sul testo ma già il fatto il fondo sia di Tronti, che Tronti faccia questo discorso, vuol dire che c’è una riflessione preziosa in corso e vorrei che non ci fosse estranea a noi come Radicali”. Il settimanale Altri di Sansonetti e una critica politica del federalismo come concepito dal manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli. L’attacco al manifesto di Ventotene da parte del presidente del Consiglio, Mario Monti, e il silenzio dei federalisti del Gruppo Spinelli: “Tranne noi che ne abbiamo accennato, c’è Piero Sansonetti”. Spesso Sansonetti “ha mostrato di avere come punto di riferimento, che con rispetto e interesse lui non lascia implicito, anche quello nostro radicale”. “Mi interessa questa apertura, perché consente un dialogo. Adesso continuerò a leggere Tronti e il Manifesto perché vorrei che ci fosse dialogo esplicito, non scontatamente obbligato o corretto. E da questo punto di vista, nessuno osa dire concretamente ‘Ventotene non basta più’, non è attuale, c’era un errore in Spinelli, etc.”
    17:04 Durata: 20 min 38 sec
  • L’“attualità incredibile” dell’intervento di Salvemini pubblicato dal Riformista: “Parlano proprio del Pd. In che senso? Salvemini al congresso del Partito indica in modo molto preciso dei pericoli che lui ritiene incombenti, cioè che già si affacciano, e sono esattamente non più i pericoli ma le realtà del Pd, nel quale evidentemente non c’è stato un Salvemini interno, autorevole, che come nel 1910-12 desse un contributo contro sia il massimalismo e che il ‘blocchismo’, ovvero il tentativo di trovare sempre degli accordi con altri gruppi facendo blocco. E lui dice: ‘Vogliono fare blocco non importa su che, ma basta su chi’”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    L’“attualità incredibile” dell’intervento di Salvemini pubblicato dal Riformista: “Parlano proprio del Pd. In che senso? Salvemini al congresso del Partito indica in modo molto preciso dei pericoli che lui ritiene incombenti, cioè che già si affacciano, e sono esattamente non più i pericoli ma le realtà del Pd, nel quale evidentemente non c’è stato un Salvemini interno, autorevole, che come nel 1910-12 desse un contributo contro sia il massimalismo e che il ‘blocchismo’, ovvero il tentativo di trovare sempre degli accordi con altri gruppi facendo blocco. E lui dice: ‘Vogliono fare blocco non importa su che, ma basta su chi’”. La fase dell’Astrolabio dopo il Mondo. “Io ho evocato spesso il fatto che lui uscì dal partito e dalla Cgil, perché allora c’era l’iscrizione al sindacato; lui aveva questa sua accusa che io chiamo di ‘industrialismo’, ovvero dell’alleanza storica tra burocrazie o aristocrazie operaie e gli industriali, i proprietari e quindi anche i governanti. E su questo lui abbandona perché dice che questo non consentirà la conquista duratura della democrazia nel nostro Paese”. A sinistra, “qui avviene quello che dice Salvemini, ci sono tanti gruppi scontenti, ma non si sa quello che vogliono se non il fatto che vogliono fare blocco, per fare blocco devono litigare e quindi non hanno una loro forza politica”. “Vorremo che queste realtà - come auspicava Salvemini rispetto a quelle della galassia socialista di allora - non si consumassero nel silenzio della tristezza di ciascuno, nel dolore vivo di ciascuno. E vorrei dire una cosa sulla questione Manifesto: Indro Montanelli da una parte e altri a sinistra, e Leonardo Sciascia, riconobbero un fatto, ovvero che quando noi nella seconda metà degli anni 60, con situazioni bollenti pre ’68, noi come Radicali – con Giuliano e Aloisio Rendi, Gianfranco Spadaccia, Angiolo Bandinelli - assicurammo almeno una trentina di possibilità per giornali rivoluzionari di uscire, perfino Umanità Nova, perché la legge che aveva trovato come unico oppositore il comunista Terracini ma non il suo partito, aveva stabilito che solo i giornalisti iscritti all’Ordine potevano far uscire dei giornali. Rispetto al Manifesto, possiamo dire che l’interesse nostro, non di rapporto ma di analisi del modo di vivere, di interesse, era appunto quello - diceva Montanelli - che se decine di gruppi possono, invece di non potere, esprimersi, sicuramente è una influenza a favore della ‘non rabbia’, rabbia che invece porta poi al destino violento di rottura”. “Ho letto che Saviano ha scritto al Manifesto, dicendo ‘io ho fatto le mie prime armi lì, quindi anche se la mia impostazione mi porterebbe a reagire in un modo diverso, sono qua e vorrei darvi una mano’. Qual è la riserva? Quando è che si può dire che lo Stato debba intervenire se lo Stato giudica che culturalmente qualcosa è importante? Quand’è che lo Stato lo deve giudicare? Lui dice ‘La mia impostazione è un'altra, però siccome questo mi ha coinvolto e mi coinvolge, spero che questa cosa viva’, anche se non dice – come pensavo – ‘Potete contra su di me e sulla mia firma, una due volte a settimana’”. Le difficoltà dell’Adista e la loro lettera aperta alla chiesa: “Credo si possa rendere questo servizio anche su Radioradicale.it”
    17:25 Durata: 18 min 17 sec
  • La situazione d’illegalità dell’Italia: “Dobbiamo dire che in Italia, oggettivamente, se noi guardiamo i dati forniti da tutte le parti, abbiamo una situazione nella quale la distanza tra noi come Italia e le legalità alle quali lo Stato italiano si richiama, sia maggiore oggi di quanto non fosse tra lo Stato fascista del ‘36-‘38 rispetto alle pur più tenui legalità positive delle Società delle Nazioni dell’epoca”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella: “Noi stiamo conducendo una lotta senza alleanze e compagnia ancora - per il momento, a livello di organizzazione politiche e culturali - a difesa della legge, poi si dice ‘legalità’, altri dicono ‘Costituzione’, altri più modernamente ‘diritti umani’”. “Dobbiamo dire che in Italia, oggettivamente, se noi guardiamo i dati forniti da tutte le parti, abbiamo una situazione nella quale la distanza tra noi come Italia e le legalità alle quali lo Stato italiano si richiama, sia maggiore oggi di quanto non fosse tra lo Stato fascista del ‘36-‘38 rispetto alle pur più tenui legalità positive delle Società delle Nazioni dell’epoca”. “E su questo non si discute, non si dice che Pannella è esagerato”. L’esempio della Basilicata. L’aiuto di esponenti politici al Partito Radicale. “Adesso come Partito stiamo attendendo, con marzo, l’assunzione formale di responsabilità dirigenti degli eletti dello scorso Congresso. Avremo qualche giorno di ritardo, ma già posso annunciare che Demba Traore per l’inizio di marzo sarà con noi. Ci sarà un problema di rodaggio, comunque questo lo segnalo”. Ancora sul caso Basilicata e l’azione del radicale Maurizio Bolognetti
    17:43 Durata: 9 min 49 sec
  • Sul ruolo del Presidente della Repubblica, Napolitano: “Oggi abbiamo a che fare con una realtà per la quale il Presidente della Repubblica, con la sapienza cinquantennale della componente Pci che ha dato continuità nella difesa partitocratica, coerentemente con la sua storia, si dà le funzioni equivalenti non a quelle previste dalla Costituzione italiana ma a quelle dei premier anglosassoni”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La situazione del Governo Monti e la continuità della partitocrazia in una situazione di “Costituzione negata”. “Oggi abbiamo a che fare con una realtà per la quale il Presidente della Repubblica, con la sapienza cinquantennale della componente Pci che ha dato continuità nella difesa partitocratica, coerentemente con la sua storia, si dà le funzioni equivalenti non a quelle previste dalla Costituzione italiana ma a quelle dei premier anglosassoni. E’ indubbio che il nostro Presidente oggi fa e strafa tutto, e purtroppo il pericolo è grave e bisogna assumersi le responsabilità di dirlo, e una legalità dei diritti umani e la legalità costituzionale in pratica lui li ignora totalmente. Voglio studiare, con degli esperti non solo Italiani, se al punto in cui siamo di suicidi quotidiani e altre sofferenze che crescono”, il rapporto tra questa Italia e quella ‘37 fascista. “In Italia si muore di classe, di violenza e via dicendo in un modo inconcepibile e io mi chiedo se il Presidente - e se dico ‘mi chiedo’ non è una prudenza ipocrita verbale - possa continuare a non fare messaggi formali alle Camere per parlare di tutta la politica, tutti i santi giorni, a reti unificate, senza segnalare che esistono una condizione di flagranza grave assassina anche di vita di diritto il cui imperativo è trovare il modo di interromperlo”. L’esempio delle carceri e della giustizia. Il parallelo con l’atteggiamento di Napolitano verso gli assassinati dal regime sovietico. “Ho annotato alcune cose da un libro. Il problema è che il nostro Presidente ripete la sua storia, una storia vera e che cresce. Oggi devo dire, in questo libro della Kaos edizioni, si osserva che in tutte le occasioni di difesa dei diritti umani - dal ‘68 fino ai dettagli - si è sempre schierato - pur essendo riformista - immancabilmente come si schiera adesso: in fondo i problemi di diritti umani, di vita di un po’ di persone rispetto alle grandi cause, non avevano importanza”. “Credo che il Presidente stia ripetendo la sua storia di esponente del Pci togliattiano e anche stalinista”. “E’ un elemento di omissione gravissima il fatto che a reti unificate tutti i giorni ci faccia delle ottime lezioni su ciò che è saggio e buono; intanto già con questo facendo qualcosa di non corretto, già lo avevamo detto con Ciampi a proposito della comunicazione mediatica dei Presidenti della Repubblica al posto degli strumenti che gli erano indicati, ma oggi è una urgenza assoluta. Con Monti è inutile fare i malpancisti, quelli di ‘sì, ma…’; dobbiamo riconoscere che è stato un fortunato e positivo incidente della partitocrazia il fatto che nella situazione internazionale, e con questo Presidente della Repubblica che aveva commissariato la situazione davanti alla patente deficienza partitocratica…”. “Teniamo presente che la realtà Monti, relativamente alle alternative che vedevamo, è la più positiva e che va cercato in ogni modo di secondare nel meglio delle sue ragioni”. “E’ indubbio che nel governare, e nel governare una realtà di regime come quello italiano, ci vuole un’esperienza grande e spesso mi pare che lo stesso Monti non abbia tempo e modo di supplire a questa inesperienza storica che non può certo essere loro responsabilità, e su questo il Presidente della Repubblica integra la forza, la positività di un Governo nel quale vi è inesperienza”
    17:53 Durata: 15 min 8 sec
  • L’asse Italia-Regno Unito-Olanda come contraltare a quello franco-tedesco: “Questa è una visione dell’Europa di 50 o 100 anni fa”. La concezione radicale è “contro il contenitore di sovranità nazionale, alla base, per una realtà federativa che è di area e non di tre persone o statarelli”. “Spinelli lo ha detto: a un certo punto verrà fuori che gli Stati nazionali, alleandosi in due o tre, in nome del loro essere democratici ripropongono le sovranità nazionali”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    “Credo che Monti non abbia una strategia di creare un partito o un Governo, però queste cose possono sorgere dalle circostanze, però appunto quello che va detto è che questo Presidente ha una visione strategica per quel che riguarda il contesto statuale Italiano, europeo e via dicendo, singolare. Il presidente Monti ha detto: gli Stati Uniti d’Europa non ci saranno mai e non si capisce oltretutto a chi possano servire. Dopo di ché, nessuno gli ha chiesto di questo contro tranne noi: allora che alternativa c’è? Ho già sentito: ci può essere una egemonia di una linea che sia italiana, olandese inglese, con qualche dentellato possibile nell’Europa baltica come la Danimarca”. “Questa è una visione dell’Europa di 50 o 100 anni fa”. La concezione radicale è “contro il contenitore di sovranità nazionale, alla base, per una realtà federativa che è di area e non di tre persone o statarelli”. “Spinelli lo ha detto, l’ho ripetuto più volte: a un certo punto verrà fuori che gli Stati nazionali, alleandosi in due o tre, in nome del loro essere democratici ripropongono le sovranità nazionali”. “La federazione dolce e leggera” teorizzata da Spinelli
    18:08 Durata: 8 min 45 sec
  • Pannella sulla decisione “coraggiosissima” sull’Ici sui beni ecclesiastici: “Leggo che per colpa del Governo Prodi bisogna andare a vedere se gli edifici sono commerciali, non commerciali o misti. Ma pensa adesso quante decine di migliaia di contestazioni verranno fuori per stabilire se quell’area commerciale è del 18 o del 23 per cento, etc.”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella sulla decisione “coraggiosissima” su Ici e Imu che sia: “Poi leggo che per colpa del Governo Prodi – perché fu lui a inserire una parola che cambiò la situazione – a un certo punto bisogna andare a vedere se gli edifici sono commerciali, non commerciali o misti. A questo punto, io dico non si è voluto pensare. Ma pensa adesso quante decine di migliaia di contestazioni verranno fuori per stabilire se quell’area commerciale è del 18 o del 23 per cento, etc.”. “Questa cosa mi pare preoccupante nei modi in cui si può realizzare, in una situazione nella quale la crisi del diritto – grazie alla responsabilità principale che è quella del Presidente della Repubblica – con questo Governo che i problemi del carcere riesce a vederli, ma quello per cui l’Italia è condannata con condanne chiare no”. La lunghezza dei processi e lo stato della giustizia. “E’ vero che è colpa dell’Italia, ma questo sta dando una sputtanata enorme anche alla giurisdizione europea, perché una giurisdizione che si accontenta di dire ‘tutto questo è contro i diritti umani’ e lo dice e basta…”. “Sulla questione Ici sui beni ecclesiastici, è stato detto che siccome entro maggio Bruxelles doveva rispondere alle iniziative radicali, come avevano già risposto Spagna e Portogallo dopo che Maurizio Turco aveva sollevato il tema; ora Moavero si è accorto che a maggio presumibilmente ci veniva data ragione, però questa legge è stata fatta e personalmente ritengo che la soluzione trovata creerà una situazione caotica”. Il trattamento mediatico dei Radicali, da Emma Bonino a Mario Staderini, fino al servizio delle Iene con Pannella. Il ruolo di Radio Radicale
    18:17 Durata: 10 min 36 sec
  • Pannella: “Oggi abbiamo una realtà nella quale si parla di ‘Europa delle banche’ o ‘dell’usura’, ma io non seguo queste cose. Perché quando queste persone, mettiamo la ministra della Giustizia che per la sua attività prende l’equivalente di 14-15 miliardi di lire in un anno, la sua ambizione è quella di continuare a fare dei soldi? Dico lo stesso per tutti coloro che vengono dal mondo delle banche. Non credo che la loro ambizione, tranne i più mediocri, sia quella. Semmai la loro aspirazione è che i nipoti li ricordino come uomini di Stato”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Monti, Zagrebelsky su Repubblica e il ritorno del tema “sovranità nazionale calpestata”. Pannella: “Quando parliamo di sovranità nazionale, evidentemente abbiamo a che fare con populismi di varia natura, e i populismi di varia natura per me sono quelli che sono stati scelti in Occidente da cavalcare da parte della Terza internazionale. La difesa degli Stati nazionali contro l’unità europea, la Nato, etc.. Parlo della Terza internazionale come ispirazione…”. “Oggi abbiamo una realtà nella quale si parla di ‘Europa delle banche’ o ‘dell’usura’, ma io non seguo queste cose. Perché quando queste persone, mettiamo la ministra della Giustizia che per la sua attività prende l’equivalente di 14-15 miliardi di lire in un anno, la sua ambizione è quella di continuare a fare dei soldi? Dico lo stesso per tutti coloro che vengono dal mondo delle banche. Io non credo che la loro ambizione prevalente, tranne i più mediocri, sia quella. Semmai la loro aspirazione è che i nipoti li ricordino come uomini di Stato”. Bill Gates, George Soros e Richard Branson sugli scenari globali e l’antiproibizionismo. “I Verdi hanno trovato, o meglio lui ha trovato loro, un grosso capitalista giapponese che ha comprato per fare propaganda ecologista pagine del Times. Anche io questo non lo conosco, ma questo c’è”. I “goebbelsiani come Santoro” e il discorso sulla ricchezza: “Dovrebbero dire che ‘non tutto il mondo è nero e bianco. Perché questa ministra guadagna ora un decimo di quanto guadagnava da privato cittadino? Perché è cretina? E vale solo per lei?’. Se esiste qualcuno che ha ambizione e passione politica, a priori se è ricco allora è schiavo della sua condizione di ricchezza e sarà complice delle banche?”. “E’ possibile, ma non è fatale, visto Bill Gates che pone quei problemi sull’agricoltura e Branson che fa quello che fa sull’antiproibizionismo”. “Uno che si è formato nelle banche, non è detto che la sua ambizione sia quella di rubare di più!”. Il caso di Silvio Berlusconi e “i primi due anni in cui, nella sua ignoranza, si era innamorato della sua visione di essere quello della rivoluzione liberale”. I referendum radicali su antiproibizionismo e manicomi
    18:27 Durata: 16 min 15 sec
  • Pannella: “Nel 2013? Le elezioni saranno assolutamente antidemocratiche. La partitocrazia tutta intera è antidemocratica”. “Ritengo e spero che per vari motivi - mentre nell’Euromediterraneo anche i regimi più solidi sono messi in discussione - dopo 50 anni di nostre lotte, siamo in condizione forse - se viene il turno del territorio italiano di ribellarsi contro un regime – di far sì che la nostra presenza sarà la differenza rispetto a tutte le altre situazioni. Cioè è pronta l’alternativa, il contenuto di prospettiva”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella: “Nel 2013? Le elezioni saranno assolutamente antidemocratiche. La partitocrazia tutta intera è antidemocratica e l’autonomia di Monti rispetto a questa realtà italiana che non conosce è tale che, se noi andiamo a votare… Adesso avremo un esperimento di come, negli ultimi sei mesi, ogni mese come cambiano coloro che hanno più ascolti e ti accorgerai che Di Pietro non ha più bisogno di essere il primo, mentre con Berlusconi lui era l’anti-Berlusconi e il primo per ascolti”. “Già prima del definitivo formarsi del Pd, quando io ero candidato, scrissi una lettera a Repubblica, al giovane Bersani, dicendo: guarda che hai la fama di dalemiano, D’Alema e Casini vogliono il tedesco… Poi quando mi rivide, mi disse: ‘Ti ho risposto, noi abbiamo scelto il doppio turno alla francese’. Quando Salvemini – parlando del Partito socialista – parla di gruppi interni al Partito, con ciascuno che si fa gli affari suoi, parla dell’incomunicabilità che c’è perché non si comunica sulle idee e gli interessi, allora si va alla rottura, alla perdita storica. Quindi Salvemini, a tempo, diceva che non bastava la posizione di Turati per far fronte a questa realtà e quella di Mussolini e degli altri estremisti figurarsi… Qui oggi, da due mesi, il primo di tutti per ascolti è quello che ne ha meno bisogno, Casini, perché è il punto di confluenza già previsto, tra sistema elettorale tedesco, proporzionale”. “Se si va a votare in questa situazione, si decide subito chi vince… Se ci fosse un Presidente della Repubblica che si interessasse del diritto, si potrebbe sperare di non precipitare. Io mi auguro che lo diventi. Se dico queste cose da mesi, non lo dico per acrimonia, ma nella speranza che qualcuno gliele possa riferire, perché credo che lui possa riconoscersi in queste critiche e note che faccio”. Gli ascolti e il futuro di Radio Radicale. “Abbiamo una situazione di assenza di legalità e di democrazia. Ritengo e spero che per vari motivi - mentre nell’Euromediterraneo anche i regimi più solidi sono messi in discussione, come per esempio la Russia e Putin - dopo 50 anni di nostre lotte, noi che siamo formati come quasi tutti come ‘militonti’ sui referendum e altro, siamo in condizione forse - se viene il turno del territorio italiano di ribellarsi contro un regime – di far sì che la nostra presenza sarà la differenza rispetto a tutte le altre situazioni. Cioè è pronta l’alternativa, il contenuto di prospettiva”
    18:44 Durata: 9 min 36 sec
  • Conclusioni. Le lotte nonviolente e quelle pacifiste

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Demba Traore e la lotta nonviolenta radicale nelle carceri. “Sul Manifesto c’è un articolo così intitolato: “Riprende la lotta pacifista”. In 100 città ci saranno manifestazioni contro l’acquisto degli 80 aerei. E’ sacrosanto, ma voglio dire che la battaglia pacifista deve essere una battaglia contro quelle che le Fondazioni Minniti e D’Alema, tutte quante, invece non danno un minimo di spazio, sono le battaglie che riguardano le percentuali e i tipi di investimenti nel ‘militare’ che vengono fatti”. L’iniziativa all’Onu di Emma Bonino, Non c’è Pace senza Giustizia a New York, “per vedere se si riesce a far passare anche questa volta all’Onu la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili”. Appuntamenti in settimana a Bruxelles
    18:53 Durata: 6 min 56 sec