22 MAR 2012
intervista

Dopo Tangentopoli non è cambiato molto. Il carcere è uno strumento inadeguato. L'amnistia non sembra la strada giusta. Gherardo Colombo parla del suo libro: "Farla franca. La legge è uguale per tutti?" (Ed. Longanesi)

INTERVISTA | di Emiliano Silvestri - Milano - 19:58 Durata: 31 min 30 sec
A cura di Alessio Grazioli
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Perché dovrebbe essere cambiato qualche cosa, visto che a livello di educazione il rispetto delle regole delle volte sembra quasi essere una singolarità? La cultura generale sembra essere quella secondo cui tutte le volte che serve le regole possono essere tranquillamente trasgredite.

Il carcere è uno strumento inadeguato; la pena è assolutamente inadatta a recuperare le persone; anzi può essere momento di riconferma della decisione di andare verso la trasgressione.

Sulla proposta di amnistia: dovrei saperne di più, ma un 'amnistia incondizionata non mi sembra la strada giusta.
  • Gherardo Colombo

    presidente della Casa Editrice Garzanti Libri

    Dopo vent'anni, si può cominciare a guardare Tangentopoli con distacco, magari riuscendo a riflettere come se si trattasse di "storia". L'art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana, punto di riferimento - nel 1974 - del giovane Gherardo Colombo al suo ingresso in magistratura. Articolo che ribalta il principio di discriminazione fondativo della società precedente e proclama l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Il sottotitolo del libro: la legge è uguale per tutti? Significa: "Oggi l'art. 3 è praticato o trasgredito?" Gli elenchi di Castiglion Fibocchi e i fondi neri (360 mld di Lit 1984) di due società dell'IRI dall'uso dei quali s'intravvede ciò che emergerà nel 1992. La Cassazione trasferisce l'indagine a Roma; delle cose importanti si perdono le tracce. Il 27 aprile 1992 si trova coinvolto nell'interrogatorio di Mario Chiesa (comincia l'attività investigativa di "Mani pulite", che porterà alla scoperta di decine di migliaia di reati). Sarebbe stato difficile se non impossibile arrivare a una conclusione attraverso la via giudiziaria; Colombo propone di evitare al carcere a chi avesse ammesso, ricostruito i fatti e restituito il maltolto. Questo suggerimento non fu accolto e quindi le indagini proseguirono. Emerse un sistema della corruzione tra privato, imprese e pubblica amministrazione che era ormai diventato quasi la regola. Vi erano coinvolti oltre cento parlamentari, quattro ex presidenti del Consiglio e quasi tutti i vertici delle maggiori imprese italiane. Un sistema che tuttavia non evidenziava gli estremi del 416 c.p. (reato associativo). Il decreto Conso (Governo Amato), depenalizzando il finanziamento illecito, legittimava quei comportamenti che, molto spesso si accompagnavano alla corruzione. 1993 la GdF in Parlamento per acquisire copia del bilancio del Partito Socialista Italiano: "sarebbe stato gentile, e avrebbe tenuto conto della prassi, prendere preventivamente dei contatti con la Camera e non lo feci". "Andrebbe superata l'idea che utilizzammo scorrettamente la custodia cautelare" (che non fu mai applicata ma, in un migliaio di casi - richiesta - al Giudice per le indagini preliminari). Dopo cinque provvedimenti disciplinari e chissà quante indagini penali alla ricerca di qualcosa di irregolare o illegittimo e non fu mai trovato nulla. Per far funzionare la giustizia è necessario contribuire a una riflessione. La mia impressione è che in questi venti anni non è cambiato molto. Perché dovrebbe essere cambiato molto visto che non si è fatto molto per rendere più difficile la corruzione o più facile la scoperta della corruzione. Perché dovrebbe essere cambiato qualche cosa, visto che a livello di educazione il rispetto delle regole delle volte sembra quasi essere una singolarità. Abolire il carcere. Credo che la risposta alla devianza debba essere il recupero della relazione e non l'esclusione dalla relazione. Il carcere è uno strumento inadeguato; la pena è assolutamente inadatta a recuperare le persone; anzi può essere momento di riconferma della decisione di andare verso la trasgressione. Recupero piuttosto che rieducazione, termine che ricorda Stalin e non qualcosa di positivo. La seconda marcia per l'amnistia, la giustizia e la libertà - Lei potrebbe farsi promotore di questa marcia? "Dovrei saperne qualche cosa di più; perché sarebbe necessario. Sono però dell'idea che l'amnistia incondizionata non sia la strada giusta; perché secondo me è necessario fare in modo che le persone che hanno commesso dei reati recuperino il senso di responsabilità nei confronti delle altre persone. Attraverso l'amnistia, invece, il senso di responsabilità non viene recuperato; io sarei per abolire addirittura il carcere però sostituendo il carcere con dei percorsi che effettivamente possano andare verso il recupero delle persone alla società; il recupero delle relazioni. Credo che si dovrebbe trovare, rapidamente, un altro sistema perché oggi il problema del carcere è un problema enorme nel senso che le persone non possono essere fatte vivere così, nelle condizioni di sovraffollamento che esistono oggi. Forse un'amnistia in qualche modo condizionata a un'assunzione di responsabilità potrebbe essere una strada diversa. Agire più sulla depenalizzazione; se si ritiene che alcuni comportamenti non debbano avere come conseguenza il carcere, li si depenalizza e basta. Invece l'amnistia è qualche cosa che è prevista dalla Costituzione ma secondo me non è completamente in linea con l'educazione alla responsabilità ne con il riconoscimento della dignità delle persone. Un'elargizione da parte del potere invece che qualche cosa di istituzionalizzato
    19:58 Durata: 31 min 30 sec