08 APR 2012
rubriche

Conversazione settimanale con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Radio - 17:05 Durata: 2 ore 8 min
A cura di Enrica Izzo
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Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella" di domenica 8 aprile 2012 condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Massimo Bordin (giornalista), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 2 ore e 8 minuti.

La rubrica e' disponibile anche in versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    giornalista

    Già direttore di Radio Radicale La manifestazione radicale nella domenica di Pasqua e la preparazione della Marcia per l’amnistia del 25 aprile. La situazione della Lega Nord e il dibattito sul finanziamento pubblico ai partiti
    17:05 Durata: 2 min 6 sec
  • Pannella sulla marcia di Pasqua interrotta dalle forze di polizia italiane prima di arrivare in Piazza San Pietro: “‘Simonia’ nasce da Simon Mago che, rivolgendosi ai rappresentanti del Signore e di Cesare, cerca di indurli a trafficare commercialmente e a fini di lucro, a svendere i valori e i grandi simboli a fine di potere mondano. In Italia va considerato che Simon Mago, con il passare del tempo, ha capito che il modo migliore per far cadere in simonia il rappresentante della Chiesa e di Dio, era quello di acquisire e rendere simoniaco Cesare”. La figura di Umberto Calosso

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Marco Pannella: “Vorrei dire intanto per coloro che ci vedono anche in audio-visivo e che vedranno che io ho una splendida immagine abbronzata, che non sono riuscito ad andare sulle Alpi o nemmeno al Terminillo. Questa è l’abbronzatura di Piazza del Pantheon e del tragitto che abbiamo compiuto stamattina”. “La marcia stamattina non si è conclusa dove si era conclusa la marcia di riferimento, quella contro lo sterminio per fame nel mondo, che si era conclusa con l’ordine di accettarmi di Giovanni Paolo II. Noi oggi volevamo tornare lì, ma è successa una cosa che può apparire un’inezia ma ha un grande valore simbolico: oggi non è stato lo Stato Città del Vaticano che giustamente dice ‘a San Pietro entra ci noi vogliamo’; oggi lo Stato Italiano ha stabilito che noi non potevamo nemmeno entrare in Via della Conciliazione, hanno arretrato il confine, anche se non escludo che pure il Quirinale sia tuttora interno anche allo Stato vaticano. Tanto è vero che ho ritenuto necessario fare da lì un programma, un messaggio, al Papa di oggi. Noi oggi avevamo con noi un grande striscione, in cui era chiaro che noi eravamo lì come con Giovanni Paolo II che, appena fatta la benedizione urbi et orbi, salutò noi presenti in relazione alla fame del mondo. Quest’anno ho voluto chiedere quasi scusa come cittadino di questa Repubblica del fatto che ci è stato impedito di fare parte di coloro che onoravano la celebrazione cattolica con la loro presenza. Quindi ho detto: ‘A Sua Santità Benedetto XVI, sovrano dello Stato della Città del Vaticano’, in quanto per questo non ha il titolo di ‘maestà’ ma di ‘Sua santità’. Gli ho detto che volevamo, con l’omaggio del ricordo del suo grande predecessore, essere di nuovo nella piazza, ma Cesare, cioè lo Stato simoniaco italiano, non ci ha concesso di fare questo, ce lo ha impedito con una sua delibera sintomatica”. “Se ci hanno impedito perfino l’ingresso in Via della Conciliazione, con la garanzia e la componente di serenità che loro sanno che noi portiamo, ha voluto dire appunto qui c’è Cesare, e dobbiamo ricordare che ‘simonia’ nasce da Simon Mago che, rivolgendosi ai rappresentanti del Signore e di Cesare, cerca di indurli a trafficare commercialmente e a fini di lucro, a svendere i valori e i grandi simboli a fine di potere mondano. In Italia va considerato che Simon Mago, con il passare del tempo, ha capito che il modo migliore per far cadere in simonia il rappresentante della Chiesa e di Dio, era quello di acquisire e rendere simoniaco Cesare”. La continuità, anche su questo, tra partitocrazia fascista e antifascista. La “prepotente urgenza” proclamata l’anno scorso dallo stesso Presidente della Repubblica per quanto riguarda lo stato delle carceri e della giustizia italiane. “Una flagranza di reato indubbia per riconoscimento di tutti, solo che viviamo in uno Stato dove le leggi vigenti sono le uniche a non vigere, e vige invece la simonia quotidiana di Cesare”. “La simonia vaticana consente al meglio la svendita della ‘più bella Costituzione del mondo’, come dice Pier Luigi Bersani, che lo dice con un aspetto ghiotto, da emiliano, come a dire: ‘Come è buona quella Costituzione che ci siamo mangiati’. Perché per il resto la Costituzione italiana non ha costituito nulla di quello che doveva costituire”. La ricerca storica compiuta dai Radicali l’anno scorso. Il trattamento da parte dei media. La figura di Umberto Calosso, “socialista libertario”, e la trasmissione “Il convegno dei cinque”. “Con l’aiuto del prestigioso Antoni, che era docente di quella facoltà di Lettere, riuscimmo a far assegnare a Calosso una cattedra ma quindi anche una lezione. A quel punto Caradonna e tutta la componente missina, estremista, che allora aveva un forte radicamento popolare che loro usavano a Tiburtino terzo e Pietralata, visto che venivano da là per fare a botte, e che ho una visione chiara di quel momento. Ci fu una manifestazione organizzata dai fascisti, tra virgolette, contro l’onta”. “A questo punto Giuliano Rendi era presente con un ombrello, e mentre mi trovavo sulla scalinata del rettorato, alla mia sinistra vidi con una cosettina secca con l’ombrello colpire la testa di un avversario fascista e il manico dell’ombrello saltare in aria. Me lo ricordo visivamente, ma dico questa cosa è la nostra fierezza. Eravamo riusciti da studenti, come organizzativo rappresentativo, soprattutto attraverso Antoni, a ottenere questo, tra l’altro questa prolusione - siccome Calosso era un dantista oltre che un grande studioso di Manzoni – è vicenda che ricordo con interesse. Allora non c’era il fatto nonviolenza, e qualche volta con Giulio ci fu uno scambio tra di noi, e infatti lui mi incrinò una parte del braccio sinistro, e però ci sono conoscenti e amici che sanno che Giulio, in un altro scontro, fu poi ingessato al suo braccio, e questo arrivò da uno scontro programmato in Via Tiburtina”
    17:07 Durata: 20 min 13 sec
  • Pannella: “Sono curioso di sapere che cosa hanno detto oggi le televisioni, però il fatto che ci hanno mandato in onda lo segnalo come un uovo di Pasqua per noi, anzi no, perché questo lo abbiamo coscientemente ricercato, quindi è un uovo di Pasqua che i direttori di rete hanno ricevuto da noi, perché gli abbiamo fornito una notizia che era di una sua singolarità di cronaca e quindi hanno dovuto rispettare questo e ne saranno stati lietissimi, perché vogliamo sempre far rispettare dai poteri la loro propria legalità”. Le adesioni alla marcia per l’amnistia del 25 aprile

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella e la “inconsapevole e superficiale complicità” tra Stato italiano e Stato vaticano, uniti nella “svendita dei valori”. “Oggi io avevo come cartello uno che ricordava le beatitudini, e cominciava così: ‘Beato chi ha fame e sete di giustizia, perché sarà saziato’. E’ devo dire molto bello e quindi lo vorrei anche usare per tutti coloro che hanno questa fame e sete, e quindi c’è qualcosa per cui devono essere speranza ed evitare che fame e sete si traducano nella morte disperata. Su questo devo arrivare a scrivere attraverso il Dalai-Lama che verrà a Potenza, non solo in Sudtirolo, accolto dal governatore Di Filippo e credo anche dal nostro compagno Maurizio Bolognetti, un testo rivolto ai monaci tibetani per cercare di dare un contributo alla pratica della nonviolenza, alla sua legittimazione nel mondo d’oggi, sperando che possa dare un contributo a quella funzione religiosa che oggi il Dalai Lama ha esclusivamente, perché ha formalmente rinunciato alla funzione di Cesare. Credo che alla manifestazione di questa mattina era patente l’amicizia di coloro che erano in servizio – carabinieri, polizia, vigili – solare era questo senso di familiarità e di amicizia per la quale si era lì e non manifestavamo solo noi ma anche la forze dell’ordine che ci dovevano impedire di andare ad assumere la benedizione urbi et orbi”. Lo stato di salute di Pannella, in sciopero della fame. “Sono curioso di sapere che cosa hanno detto oggi le televisioni, però il fatto che ci hanno mandato in onda lo segnalo come un uovo di Pasqua per noi, anzi no, perché questo lo abbiamo coscientemente ricercato, quindi è un uovo di Pasqua che i direttori di rete hanno ricevuto da noi, perché gli abbiamo fornito una notizia che era di una sua singolarità di cronaca e quindi hanno dovuto rispettare questo e ne saranno stati lietissimi, perché vogliamo sempre far rispettare dai poteri la loro propria legalità. E il senso della nonviolenza è quello di cercare di trasferire l’energia alla quale rinunciamo nel potere, perché esso abbia la forza di fare quello che vorrebbe senz’altro, rispettare la propria legalità invece di tradire anche quello”. L’appello all’ascoltatore anonimo di Palermo che ha annunciato di volersi “associare” allo sciopero della fame e della sete di Pannella, anonimo che tra l’altro ha suggerito la frase del cartello di Pannella. “Per noi parlare alla gente, nel regime di oggi, è un po’ difficile, perché direi che ci vuole un tetto minimo di ascolti per poter dire ‘si parla alla gente, sicché poi lei possa davvero essere informata’. Però per il momento quello che tu hai sottolineato, e te ne ringrazio, dimostra che c’è un sentimento comune della gente che è contrario del luogo comune”. In vista della manifestazione del 25 aprile, “devo dire che c’è un numero straordinario di adesioni che in questi due ultimi giorni, in cui a fatica veniva fuori la notizia, sono arrivate alla marcia spostata, o meglio alla ‘seconda marcia’ perché fatta con gli stessi obiettivi - amnistia giustizia e libertà – che caratterizzarono quella del 2007”
    17:27 Durata: 19 min 5 sec
  • Pannella: “La povera Marcegaglia, che ora non ha più responsabilità ufficiali, è venuta fuori con quello che c’ha in panza e ha assunto una posizione – poveretta – che poteva essere forse leghista. Dicendo: ‘Va tutto male’, ‘Bisogna fare…’, etc. Quando proprio lei è stata incapace per anni, per esempio, di dire semplicemente che era possibile migliorare l’articolo 18. Una cosa sulla quale i Radicali riuscirono a raccogliere 700mila firme, e invece niente”. “Oggi la Marcegaglia ha avuto un riflesso negativo, irresponsabile, perché quando ha cessato di avere l’aiuto della responsabilità formale, è venuta fuori sostanzialmente la povertà della sua presidenza che non ha mutato nulla”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    I Radicali hanno di fronte a sé un’autostrada in un momento in cui i partiti entrano in crisi, tra l’altro nuovamente anche sul finanziamento pubblico ai partiti? “C’è innanzitutto nel ragionamento. ‘Avrebbero l’autostrada?’. Noi abbiamo appreso che se azzecchiamo uno slogan o una grande battaglia essi diventano clandestini per opera e riflesso istintivo e anti democratico del potere della partitocrazia nata in Italia nel 1921 contro lo Stato di diritto e i diritti umani”. “Secondo limite di questo riflesso è che alla base di tutto quello che stiamo vivendo ci sono cose di una scontatezza desolante; sono ladri di verità e diritto, lo abbiamo detto letteralmente, e sono ladri di democrazia nel senso di non consentire al popolo di prendere atto delle scelte alternative che gli si propongono”. L’alterità radicale. “Adesso non potranno più cercare di dire che ‘il più antico Partito d’Italia è la Lega Nord’. Solo perché noi non dobbiamo esistere”. “Di Pietro e lo stesso Umberto, di ceto sociale debole diciamo, avevano questa cosa in comune di non essere nipoti di procuratori generali della Lombardia, di Napoli o Torino, ma sgomitando – uno entrando nella polizia, poi per sgomitare per entrare nella magistratura, sgomitò con successo – però devo dire: se loro sono estranei anche nel loro Dna sociale a quella parte della nostra storia, a quella di conquiste e di cultura borghese, ma per borghese intendo però cultura giacobina e leninista, ho sempre avuto presente questo”. Le Partite Iva e il Quarto stato delle Partite Iva evocato negli anni 90 dai Radicali. “Allora cercammo di superare positivamente la grande critica storica di Salvemini ed Ernesto Rossi, dicendo che ci pareva allora che la Confindustria e la Cgil simul stabunt simul cadent. E credo che con quello che stanno facendo adesso e disfacendo anche… La povera Marcegaglia, che ora non ha più responsabilità ufficiali, è venuta fuori con quello che c’ha in panza e ha assunto una posizione – poveretta – che poteva essere forse leghista. Dicendo: ‘Va tutto male’, ‘Bisogna fare…’, etc. Quando proprio lei è stata incapace per anni, per esempio, di dire semplicemente che era possibile migliorare l’articolo 18. Una cosa sulla quale i Radicali riuscirono a raccogliere 700mila firme, e invece niente”. “Ancora oggi il giornale della Confindustria non tiene presente che la impresa italiana non è solo, come loro ritengono, qualitativamente micro, ma è micro per la politica corporativa che indicava già come grande pericolo Salvemini, parlando aristocrazia operaia della grande industria”. “Oggi la Marcegaglia ha avuto un riflesso negativo, irresponsabile, perché quando ha cessato di avere l’aiuto della responsabilità formale, è venuta fuori sostanzialmente la povertà della sua presidenza che non ha mutato nulla, e ha continuato a ignorare il connotato fondamentale della Confindustria: lei vive grazie alla presenza del parastato dentro la Confindustria”. Ancora su Gaetano Salvemini e Antonio Gramsci sulla realtà di classe. Il caso dell’Ilva di Taranto e le prime denunce dei Radicali i quali prospettarono “una situazione per prevenire e provocare nuove disoccupazioni mirate che possano essere nello stesso tempo preparazione alla nuove occupazioni del mercato”. “Noi abbiamo una serie di compagni economisti molto preziosi. Mi auguro che sia sulla convenienza economica dell’amnistia in termini di crescita e di valutazione economica dell’eventuale passaggio a 20mila detenuti per uno, due o tre anni, si faccia un conto che possa consentire meglio - con la passione strategica - mentre un limite può esserci per Monti e altri che hanno una formazione non domestica e che stanno prescegliendo le impopolarità più necessarie e utili per salvare la baracca, cosa per me possibile ma non probabile”
    17:46 Durata: 19 min 47 sec
  • Unità nazionale e legge elettorale. I Radicali da sempre a favore dell’uninominale: “Per un motivo chiaro, ci si appassiona a un gioco quando le regole sono chiare, sperimentate e conosciute. La forma dell’uninominale maggioritario - dall’Australia all’America, all’Europa britannica e in alcune versioni africane - si sceglie questa perché è la regola più conosciuta”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il dibattito tra i partiti sull’unità nazionale e il ruolo del Pd. Perché però Pannella insiste nel criticare Enrico Letta e non per esempio Stefano Fassina, ideologicamente più distante dai Radicali? “Quando una polemica politica cerca di non essere banale, insiste su un punto. Da me che volevo essere accettato come ‘doppia tessera’ del Pd, dinanzi al fatto che per esempio da democratico organizzato avevo dato il primo avviso: o si sceglie la riforma anglosassone o se tu di fatto lasci fare a Massimo D’Alema che già adesso vuole il proporzionale e Casini. A un certo punto dopo 6 mesi incontrando Pier Luigi mi fece un segno e mi disse subito: abbiamo accettato all’unanimità di passare nel mondo dell’uninominale, ancorché a doppio turno”. I Radicali da sempre a favore dell’uninominale: “Per un motivo chiaro, ci si appassiona a un gioco quando le regole sono chiare, sperimentate e conosciute. Siccome la forma dell’uninominale maggioritario che dall’Australia all’America, all’Europa britannica e in alcune versioni africane, si sceglie questa perché la regola più conosciuta”. La presunta “perfezione” del sistema australiano. “Uno contro l’altro, uno va al Governo e uno va all’opposizione, questo è quello che mi fa preferire l’uninominale anglosassone, malgrado quei poveri liberali britannici che non comprendendo un cavolo sono stati eliminati al momento del loro successo. Il popolo britannico infatti, quando ha dovuto scegliere un uninominale tra il sistema britannico puro e quell’altro, e il popolo britannico ha scelto per immensa maggioranza di confermare questa cosa”. La poca tenuta del Pd sulla posizione pro maggioritario e le uscite di Letta, “non discusse in alcuna sede”, a favore dell’unità nazionale. La figura di Angelino Alfano e il dibattito nel Pdl: “Ritengo che se nel Pdl si apre un dibattito, verrà fuori l’inadeguatezza che ha avuto Berlusconi nel dare lo scettro a uno che a mio avviso a mala pena può portarne metà”. “Ai democratici cerco di dire: ma vi rendete conto che fuori da qualsiasi dibattito, viene fuori una scelta come quella di ‘Letta le petit’ in una situazione nella quale quel quadrumvirato comporta un ritorno di proporzionale casiniano e via dicendo”. Il ruolo di D’Alema
    18:06 Durata: 12 min 5 sec
  • Debito pubblico e questione della malagiustizia, due temi posti dai Radicali sin dalla fine degli anni 70, eppure mai discussi mettendo le posizioni dei Radicali a confronto di quelle altrui: “L’alterità radicale esiste e in qualche misura è l’unica che continua a essere pericolosa, e nei nostri confronti vale dunque ‘mai discutere dei loro temi’”.

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella: “Noi diamo corpo a delle scadenze che sono tipiche del mondo contemporaneo. E’ stato impedito dalla partitocrazia il grande dibattito - sarebbe stato il primo paese forse al mondo a metterlo al centro - sul debito pubblico. Noi lo abbiamo fatto, anche con dei dettagli, ma su quello ancora oggi non mai è stato riconosciuto al fiume radicale di esprimersi, mentre quando Siniscalco divenne ministro del Tesoro, non credevo mi conoscesse e quando ci siamo incontrati mostrò molta stima in noi su quello che riguardava anche il suo sapere, e lì ricordando questa cosa del debito pubblico. Mario Draghi può testimoniare nel fatto che appena divenne governatore della Banca di Italia ebbe la cortesia di ricevermi subito, e gli dissi: ‘Non potresti dare qualche informazione di più su chi sono i creditori del debito pubblico, l’alfabeto della conoscenza’. Si tratta di otto anni fa, la nostra attenzione continuava su questo piano”. La parallela battaglia su giustizia e amnistia, iniziata nel 1978. “L’alterità radicale esiste e in qualche misura è l’unica che continua a essere pericolosa, e nei nostri confronti vale dunque ‘mai discutere dei loro temi’”. Sulla Lega Nord: “Dicevo a Silvio: ‘Devi riuscire a sentire la notte Radio Radicale. Tu hai detto di aver sdoganato i fascisti, hai detto di aver sdoganato questi della Lega. Guarda, se tu senti quello che sta affiorando come e sommergendo piccoli tsunami di regioni, lì ti renderai conto che si sta formando una cosa nella quale quello che non è accaduto con la VolksPartei, cioè ammazzare Magnago come traditore, qui è quello che prima o poi accadrà con Umberto. Se senti quello che c’è, perché in realtà quello che affiora non è il federalismo ma l’odio e il disprezzo per gli Italiani, frustrazione e non amore per qualcosa”. “Noi siamo in condizioni di assicurare il governo di transizione: Emma, io stesso e molti di noi, le nostre doppie tessere, questa oggi è la realtà. Noi abbiamo il sapere perché il nostro sapere è quello che abbiamo previsto e saputo prevedere, come testimoniano gli obiettivi di oltre 100 referendum”. La “strategia a lungo termine” che manca a Mario Monti e la sua idea d’Europa
    18:18 Durata: 11 min 39 sec
  • Il tema della crisi della democrazia e il dibattito sull’Organizzazione mondiale delle democrazie portato avanti dai Radicali: “Non siamo riusciti a imporre questo, ma solo la giurisdizione internazionale”. “La democrazia, senza divenire mondialmente acquisita, rischia”. Gli insegnamenti e le previsioni contenute nel Manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il ruolo del giornalista di Radio Radicale Aurelio Aversa, il ricordo della battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo. La “crisi delle patrie delle democrazie”, Stati Uniti e Regno Unito. “Credo di poter dire che dall’euro-mediterraneo e dalla realtà italiana siamo forse giunti al punto in cui il senso dello Stato di diritto e della giustizia italiana ci ha costretto ad andare a esplorare in che stato sia il cadavere della democrazia nel mondo. C’è un bellissimo poema di Baudelaire, ‘Une charogne’, nel quale a un certo punto indicando dice: ‘Guarda quella carogna laggiù, sembra la morte ma se ti avvicini vedi che da quella carogna stanno nascendo migliaia di vite di vermi e altre cose che ronzano fuori. Credo che noi abbiamo la ventura di vedere questa carogna prima, ma credo di avvertire il primo svolazzio di ali attorno alla carogna”. Le sintomatiche nuove richieste che vengono fatte al Papa già all’interno del Vaticano, l’articolo del Giornale di domenica su tre importanti cardinali d’accordo su innovazioni su donne e gay. Il tema della crisi della democrazia e il dibattito sull’Organizzazione mondiale delle democrazie portato avanti dai Radicali: “Non siamo riusciti a imporre questo, ma solo la giurisdizione internazionale”. “La democrazia, senza divenire mondialmente acquisita, rischia”. Gli insegnamenti e le previsioni contenute nel Manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi: “Quando sarà venuto il momento in cui questo mondo, allora era un mondo trionfante e loro erano in carcere, verrà i crisi irreparabile, il rischio maggiore sarà che a questo punto diranno ‘adesso gli Stati nazionali li faremo democratici’, e loro metteva in guardia dall’‘illusione dello stato nazionale’”. Le critiche a Mario Monti in missione in Israele e Palestina e il suo insistere sulla soluzione dei due Stati. La decomposizione della “carogna italiana”
    18:29 Durata: 19 min 44 sec
  • Il senso della “doppia tessera” radicale, la figura del missino Angelo Nicosia

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella conclude parlando dell’idea di “doppia tessera”: “Ho letto un’affermazione incidentale in uno dei dibattiti appassionanti e appassionati ma che a volte mi paiono lenti e pesanti sui nostri siti, una affermazione di uno dei compagni che ritengo più prezioso come ricercatore e quindi creatore degli oggetti della sua ricerca. Mentre lui sta dandoci ulteriori apporti straordinari, ho letto: ‘La doppia tessera è poco più che una trovata pratica per cavarci dall’impaccio dell’essere pochi’. Mi pare che un compagno che nutre la ricchezza e la potenza politica e intellettuale nostra, riesce a non intuire qualcosa che mi pare stia diventando abbastanza evidente anche al di fuori dell’interno del Partito. La doppia tessera è una affermazione: Soros parla di ‘società aperta’, noi parliamo di ‘associazione politica aperta’, ‘il partito aperto’, e per questo abbiamo detto che in un partito così concepito, nel quale a nessuno si chiede la provenienza o altra militanza, un partito nel quale chi vuole compra il biglietto di passaggio per un anno e in quel momento è al cento per cento titolare di tutti i diritti attivi e passivi del radicale più vecchio. E’ una visione che laicizza a livello della prassi, con una posizione più corrispondente allo sperimentalismo critico anglosassone che alle varie formazioni storicistico-romantiche della filosofia occidentale; fa un tentativo nuovo, la tessera di un partito così deve poter usare le più diverse e apparentemente contraddittorie, la contraddizione come ricchezza fra distinti e non necessariamente tra opposti. Prezioso per coloro che riescono a scoprire che la fedeltà alle ragioni per le quali hanno scelto quella forza politica, quella stessa fedeltà coinvolge anche quella di un’altra forza politica, e quindi è conferma di fedeltà a quelle sue singolari radici. Questo è un elemento di rivoluzione”. “Si deve nel 1979, o forse inverno 1978, un mio incontro alla Camera, dove adesso c’è la sala stampa, e dove avevamo una fontanella con accanto una bottiglia di anice. Lì incontro un vecchio collega delle battaglie universitarie, di formazione di estrema destra, che non avevo più visto da un po’ di tempo, che era stato parlamentare, con cui avevamo parlato a un congresso di Grando di Gentile e Ezra Pound, che aveva avuto degli incidenti, era stato gambizzato dalla mafia e quindi secondo le abitudini è mafioso pentito, Angelo Nicosia. Disse: ‘Sono contento di averti incontrato, perché sto diventando matto e volevo parlare di questa cosa’. E mi spiega questa cosa del debito pubblico. Dopo di lui ho continuato a riflettere e sono andato a una riunione della direzione del Partito che si teneva a Frascati, e nella direzione c’era già Marcello Crivellini. Un anno e mezzo dopo con Crivellini formalmente facemmo proposte volte a esorcizzare quello che noi denunciavamo come tsunami che il nostro Paese avrebbe affrontato. Questo perché? Perché la forma mentis storica che all’Ugi avevamo avuto, quella delle doppie e triple tessere, l’importante era iscriversi alla associazione”. La fusione tra Ugi e Cudi. Sul riconoscimento giuridico di associazioni e organismi rappresentativi e gli annessi obblighi. Le contestazioni alla Presidente Nilde Iotti, “perché eravamo indignati dal fatto che, essendo riusciti ad avere una grossa affermazione nel primo referendum abrogativo del finanziamento pubblico ai partiti, venne fuori questa cosa. Noi dicevamo: ‘Devi controllare questi bilanci che ti stanno portando’. Ci fu infatti quella modifica legislativa per cui i finanziamenti pubblici erano da essere controllati dal Presidente della Camera. E lei dichiarò ufficialmente: ‘Non l’ho fatto e non lo faccio perché sarebbe imbarazzante per tutti i partiti’. E lì c’è in nuce tutto quanto accade oggi”
    18:49 Durata: 14 min 38 sec
  • Conclusioni

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Bordin: “Siamo arrivati proprio alla fine, perché manca un minuto”. Pannella: “No. alla fine forse ci è arrivata la Lega”. Sul finanziamento pubblico ai partiti: “All’americana sappiamo che è una situazione complessa, per il fatto che Eisenhower aveva intuito: bisogna avere chiari i bilanci di tutti i contributi, però c’è un ‘ma’. L’elettore in democrazia è personalmente elettore, quindi il contributore dev’essere l’elettore, invece ora in America ci sono molte società, etc. Noi proponiamo la riforma per cui il finanziamento sia autofinanziamento dei cittadini e non di sigle di parastato”. La situazione italiana e il ruolo pubblico. “Oggi la revisione non c’è direttamente sui partiti ma sui fondi che sono pubblici, c’è un problema di interpretazione ed è un dibattito interno in sede scientifica e di Corte dei Conti. Senza occuparcene, abbiamo un mondo destinato al suo disfacimento”. L’ipotesi di un decreto: “C’è una nostra proposta, quella depositata in Parlamento da Maurizio Turco. Lì c’è la occupazione di salvaguardare quanto può essere inteso come ‘servizio ai cittadini’ perché possano conoscere e giudicare anche le modalità del vivere organizzato dei partiti. Sul piano tecnico – insisto - la partitocrazia è un insieme di associazioni per delinquere contro la Costituzione”. Il caso del finanziamento dei referendum del 2004-2006 sulla fecondazione assistita
    19:04 Durata: 8 min 59 sec