Rassegna stampa estera

Quel giorno gli scrutatori di Radio Radicale venerdì primo giugno questo appuntamento con la rassegna dalla stampa internazionale a cura di David Carretta tra i temi di cui ci occuperemo quest'oggi parleremo
Della crisi della zona euro ma soprattutto dell'Italia con l'Economist che esce oggi nelle edicole europee pubblicando un'analisi sul nostro Paese l'economia italiana in difficoltà necessità di riforme
Ci sono segnali preoccupanti che vengono dall'economia europea che cresce più lentamente in particolare
Sembra venir meno la determinazione del Governo nel promuovere le riforme altro tema che affronteremo la Siria e il massacro di ULA diverse personalità internazionali a partire dal Presidente americano Barack Obama
Sembrano riporre tutte le speranze in Vladimir Putin il presidente Russo per tentare di convincere Bashar al-Assad a porre fine
Alla repressione leggeremo un'analisi di le monde che si chiede se sia possibile in Siria una pace
Come la di Mirko utile poi un editoriale dall'Economist
è tempo che il mondo esterno inizi a creare delle zone cuscinetto delle zone protezione
Il Siria in particolare al confine con la Turchia ultimo tema che
Tenteremo di approfondire l'Egitto al ballottaggio delle presidenziali
Due candidati si scontrano un islamista dei fratelli mussulmani un ex esponente del regime Mubarak
Le due scelte dell'Egitto le di titolo di un editoriale del Wall Street Journal George Washington non è sulle schede elettorali per il secondo turno constata
Il quotidiano economico americano nella sua edizione europea Frasson Tanci ripubblica volo editoriale dal titolo gli islamisti hanno la chiave del futuro dell'Egitto
Un'ampia coalizione e l'unica garanzia di stabilita ma cominciamo
Dalla crisi della zone a euro o meglio dalla situazione italiana con l'Economist che anche questa settimana pubblica una serie
Di
Articoli su l'unione monetaria un editoriale su come salvare la Spagna per esempio e poi la solita pubblica scialle ma anche approfondisce in qualche modo la posta in gioco i retroscena
Di ciò che accade a Bruxelles c'è poi un articolo sull'Italia
I tagli in difficoltà necessita di riforma del titolo di un'analisi preoccupanti segnali dall'economia europea che cresce più lentamente di tutti scrive l'Economist fino a poco tempo fa era la
Del devo oppure che tutti corteggiavano inseguivano ora invece è diventato il bersaglio preferito di tutti
Gli ultimi ad allinearsi per sparare un colpo contro il Primo Ministro italiano Mario Monti sono stati quelli della Commissione europea
Alla fine alcune delle critiche più dure nel rapporto annuale sullo stato dell'economia italiana nella Commissione che è stato presentato
Mercoledì sono state tolte UD lui terzo un esempio è la questione della lotta all'evasione fiscale che nel testo iniziale la bozza i raccomandati Sironi
Era definita ancora insufficiente alla fine è diventata una sfida chiave ma il rapporto evidenzia comunque il timore che il Governo non partitico di Montisci stia perdendo slancio
Elena Carletti professore di economia di quel pm liberisti istituto di Firenze
Dice che si ministri devono fare di più ma aggiunge che
Hanno già fatto molto di più dei precedenti Governi Carletti ritiene che Bruxelles potrebbe aver sottovalutato l'impatto psicologico in particolare sui consumatori
Per lo sforzo del Governo contro l'evasione fiscale una percezione tra la gente che il Governo stia
Facendo una repressione serie di conseguenza di dover stare più attenti
Ma non c'è solo l'evasione fiscale constata l'Economist Bruxelles è particolarmente preoccupata
Per l'efficacia l'efficienza di gran parte della spesa pubblica italiana e non è la sola il ventiquattro maggio del nuovo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto di non capire perché lo Stato
Non riesca non possa risparmiare e tagliare come fanno le imprese le famiglie una ragione secondo l'economista che Italia gravano la recessione ma un'altra ragione che i sindacati sono particolarmente forti nel settore pubblico
E la regione più forte inestricabile sulle legami storici tra i sindacati in particolare uno la CGIL e il Partito Democratico che sostiene Mario Monti questo rende una riforma della burocrazia e una deregulation
Patate politiche altrettanto bollenti della lotta all'evasione fiscale che rischia di
Ridurre i redditi disponibili di chi vota l'altro grande partito il PdL di Silvio Berlusconi
Secondo me spiega che Monti ha comunque ordinato una spending review lo scorso mese per identificare quattro virgola tre miliardi di tagli anche nominato
Francesco Giavazzi un professore critico di Monti come Consigliere per tagliare i sussidi all'industria ma la nomina di Giavazzi non ha chiuso la bocca del professor Giavazzi che ha pubblicato un articolo sul Corriere in cui ha definito la spending review come un timido topolino
E come uno strumento
Che guarda solo un decimo della spesa pubblica italiana Giavazzi un altro professore Alberto lesina temono che l'Italia rischi di finire in una spirale di tasse recessione
Deficit e tasse ancor più alte qual è il problema è che non certo senso il Paese già da dieci anni in questa spirale con le tasse la spesa pubblica che sono aumentate mentre il PIL sia praticamente fermato
La Commissione europea e moderatamente ottimista sulla crescita futura
Molto meno lo sono altri organismi internazionali che prevedono una per una crescita praticamente piatta nel prossimo biennio se l'Italia vuole uscire dai suoi guai il Governo deve dimostrare molto più coraggio sulle riforme
Monti ha ricevuto l'incarico per fare approvare misure che i politici hanno accuratamente evitato
Finora non sembra esserci interesse da parte dei grandi partiti a rovesciare il Governo assumendosi la responsabilità di spingere verso
L'Italia verso una nuova crisi il problema qual è e che negli ultimi mesi Monti e i suoi ministri sono sembrati prestare molta più attenzione I partiti degli interessi costituiti che
Vi stanno dietro e prosperano dietro i partiti che alle riforme così tra l'altro
L'Economist in questa analisi che segna in qualche modo la fine della luna di miele di
Buona parte della stampa internazionale con Mario Monti
Qualche giorno fa il Financial Times se avevamo letto in questa rubrica pubblicavano editoriale chiedendo di porre fine alla commedia politica italiana Monti non era chiamato direttamente in causa ma insomma
Le il clima sta cambiando e veniamo alla questione Siria la massacro di ULA che ha
Riacceso in qualche modo l'attenzione della stampa internazionale ieri avevamo proposto alcuni commenti un giornale il Times parlava addirittura evocava quanto meno un un intervento internazionale
Molti leader però ripongono le loro speranze su Platì MIR Putin che sarà oggi a Parigi domani Washington Barack Obama vuole convincerlo a mollare in qualche modo Bashar al-Assad
Le mondo oggi pubblica un'analisi in cui ci si chiede se sia possibile in Siria la pace con Putin scrivere mondi russi probabilmente stava assaporando questo momento in questi ultimi anni raramente sono stati
Tanto corteggiati ora per un breve stante sono in posizione di forza sembrano essere i soli in grado di pesare
Su ciò che sta accadendo in Siria una lenta ma inesorabile discesa nel ciclo dei massacri settari Inter comunitari
Il regime di ma c'era la sarde l'alleato della Russia Mosca grossi investimenti da proteggere in Siria dove dispone anche di una base navale questo Paese l'ultimo punto d'appoggio della diplomazia russa nel mondo arabo
L'esercito siriano equipaggiato interamente dalla Russia il Cremlino protegge la famiglia Assad il veto della Russia blocca il Consiglio di sicurezza dell'ONU insomma nulla si può fare
Senza di lei atteso a Parigi e poi a Washington Vladimir Putin e l'uomo che tutti invocano ritenuto
Capace di mettere fine al bagno di sangue nel quale la Siria è piombata da quindici mesi nostalgico inconsolabile dell'era sovietica l'ex ufficiale del KGB
A me a questo genere di situazione la Russia di nuovo al centro del gioco diplomatico Damasco sa di essere sotto protezione russa da quando in febbraio Mosca ha fatto saltare una risoluzione del Consiglio di sicurezza che chiedeva ad Assad di
Andarsene
Mettendo il proprio veto il regime siriano ancor più selvaggio nella repressione della rivolta popolare che lo sfida
Il massacro perpetrato il
Venticinque maggio ULA nel nord del Paese lo dimostra quasi un centinaio di persone di cui più di quaranta bambini assassinati con un colpo in testa
O a coltellate oltre all'ombrello diplomatico russo e l'assenza totale di scrupoli degli uomini del clan Assad il potere anche qualche solido a tutti spore per esempio dell'aiuto de la Repubblica islamica diranno
Inoltre l'esercito li resta fedele così come il nocciolo duro del partito batte la formazione che si confonde con lo Stato come in un clone del modello sovietico
E pur essendo una setta minoritaria quella degli allora alla uniti il regime sembra conservare il sostegno di altre minoranze del Paese cristiani drusi e curdi all'immagine della Siria
Per contro l'opposizione maggioritariamente sunnita non fare nulla è spesso un eccellente opzione diplomatica scrive le Monde
Nel caso specifico però per la Russia significa correre il rischio di vedere l'alleato siriano lanciarsi in un causa ogni giorno più sanguinoso e alla fine
Essere uscirne sto talmente sconfitto perché
Al di fuori dalla capitale la Siria e nel pieno della guerra civile guerra civile che le monde descrive come una guerra sempre più settarie vista che la maggioranza
è sunnita chi all'unità rischia non di uscirne
Devastati la domanda allora è se il dramma di ULA sì al massacro di troppo quello che segna l'inizio della fine per il potere degli Allaoui tipo
Esperto del Council on Foreign action Monai Yacoubian si interroga questo massacro potrebbe essere una svolta in questo conflitto quella che in città era la Russia a prendere le distanze dal regime
Non che Putin i suoi siano particolarmente impegnati da una repressione che assomiglia molto a quella che il Cremlino aveva condotto in Cecenia ricorda le Monde
Ma questo massacro di Ulan affonda ancor di più la Siria in un ciclo di causa che fine era male per gli alleati locali della Russia e nel momento in cui il Cremlino riterrà che il regime siriano e condannato ad essere dalla parte dei perdenti
La Russia dovrebbe cambiare posizione la domanda finale che non trova risposta e se siamo ancora in
Tempo in realtà
Le Monforte se non si pone la domanda chiave cioè se la Russia voglia davvero abbandonare
Abbandonare
Il regime il regime siriano un precedente quello quello del Kosovo e quello del regime di Milosevic a Belgrado non gioca a favore della di questo di questo scenario avvocato dalle mondo tanto che l'Economist in un editoriale di oggi
Evoca un'altra opzione la Siria sotto Assad orrore a uno al titolo il tempo che il mondo esterno inizia creare delle zone cuscinetto in Siria
Scrive il settimanale il massacro di cura ha cambiato la dinamica della saga siriane al mondo oltraggiato perfino Russia e Cina hanno appoggiato una dichiarazione del Consiglio di sicurezza che ha espresso
Orrore anche se la Russia
Ha detto che nessuno sa chi è il vero responsabile di una strage sempre di più si sente dire in giro che qualcosa deve essere fatto la domanda è cosa un'opzione quella preferita da Russia e Cina di lasciare le cose come stanno
Perché alla fine questo
Gioca a favore del regime Assad una seconda opzione di dare più tempo al piano di Kofi Annan ma per come stanno le cose vorrà la diplomazia
Futile la terza via di rafforzare le sanzioni e dare una mano all'opposizione ma ci vorrebbe molto tempo per cambiare gli equilibri di forza attuali
Poi c'è la quarta opzione ed è di imporre delle zone cuscinetto di corridoio umanitario la frontiera della Siria questo permetterebbe ribelli che fuggono delle forze di Assad I civili
I trovare rifugio e all'esercito libero siriano di ritirarsi raggruppa assi e addestrarsi un piano di questo tipo sarebbe pieno di pericoli a cominciare dal fatto che Assad
Quasi sicuro attaccherebbe queste zone a meno di non subire la minaccia di una distruzione delle sue difese aeree e delle sue
Forze di artiglieria la NATO dovrebbe prepararsi a entrare in azione con il sostegno della Turchia della lega araba ma nessuno sembra pronto
Tra i Governi della NATO da andare così lontano eppure per l'Economist questa la soluzione migliore
Le zone cuscinetto richiederebbero l'Occidente vicini della Siria molto di più che le altre opzioni ma potrebbero essere necessarie per evitare una lunga guerra civile così da vede
Il settimanale britannico per chiudere ma vogliamo parlare anche dell'Egitto ne abbiamo accennato negli ultimi giorni il ballottaggio delle presidenziali due candidati islamista un ex
O meglio un responsabile dell'ex regime
Un baracchino vuol stringermi alla Europe
Editoriale oggi parla di dure scelte per l'Egitto Giorgio Washington non è sulle schede elettorali per il secondo turno
Gli americani spesso si lamentano che le loro presidenziali si trasformano in due scelte
Non corrispondenti ai loro desideri allora immaginate di come si sentono gli egiziani dopo l'infuria di piazza Tahrir il loro primo ballottaggio presidenziale dopo la rivoluzione
Prevede una scelta tra il favorito dei fratelli mussulmani è un uomo che ha servito lealmente al regime di Hosni Mubarak la contesa tra l'islamista Mohammed morsi e Akhmed Ciaffi che ha ricrea lo scontro Dell'Era Mubarak tra gli islamisti
E l'establishment laico militare
Nessuno dei candidati associato la rivolta popolare dello scorso anno arrivato al secondo turno anche se i fratelli musulmani che si sono uniti solo tardivamente alle manifestazioni anti Mubarak descrivono loro uomo come il solo vero rivoluzionario rimaste in corsa
La formidabile macchina politica dei fratelli mussulmani è riuscita a far votare per morsi un funzionario sconosciuto senza carisma scelto all'ultimo minuto
I fratelli musulmani sono così riusciti a escludere i candidati liberali e laici che e questo è il paradosso
Si sono spartiti circa metà dei voti dell'elettorato il primo turno senza però arrivare ai primi due posti che garantiscono l'accesso al ballottaggio
La più grossa sorpresa ad ogni modo per il Wall Street giornale Ciaffi che è che era stato brevemente Primo Ministro negli ultimi giorni del regime Mubarak
Generale in pensione si è
Appellato agli egiziani stanchi dell'anarchia delle difficoltà economiche dell'era post Mubarak o quelli che temono la crescente ondata di islamismo politico
Ha usato quel che rimaneva della vecchia macchina politica di Mubarak ha beneficiato del sostegno dei militari insomma la percezione che sia un controrivoluzionari un cavallo di Troia dei militari
Il primo compito del vincitore sarà di navigare nel processo di redazione la Costituzione che deve ancora descrivere con chiarezza quale saranno i poteri
Presidenziali non è chiaro quando e quanto potere sarà trasferito dal Consiglio militari ad interim al potere civile la transizione alla democrazia dopo mezzo secolo di regime militare inevitabilmente caotica nonostante tutto
Le elezioni hanno rivelato una scelta che vuole ordine competenza e giustizia più di quanto voglio uno stato di diritto islamico
La cosa positiva che chiunque emergerà alla fine almeno avrà un minimo di legittimità democratica e questo è più di quanto abbia mai avuto postini Mubarak così la mente
Il wall street journal io rotta che in qualche modo prende posizione scrivendo che lettorato egiziano
Avendo votato circa il cinquanta per cento dei candidati laici moderati vuole più ordine competenze giustizia che Stato di diritto islamico Sharia per intenderci il Financial Times invece
In qualche modo si schiera per islamisti ma chiedendo loro di fare un passo moderato islamisti hanno la chiave del futuro dell'Egitto il titolo di un editoriale di ieri
Il quotidiano della City un'ampia coalizione l'unica garanzia di stabilita l'Egitto potrebbe fare grandi passi Eva avanti verso un governo democratico
Dopo il primo turno delle elezioni presidenziali ma la scelta che gli egiziani si sono dati per il ballottaggio rischia di approfondire le tensioni che sono emerse
Dalla caduta del regime Mubarak quindici mesi fa gli elettori dovranno scegliere tra due estreme Hackman Chafik ex Primo Ministro di Mubarak che Mohammed morsi il candidato dei fratelli mussulmani
Il cui partito controlla già al Parlamento insieme i due hanno conquistato meno della metà dei voti al primo turno più del cinquanta per cento degli elettori giudiziarie hanno scelto candidati di partiti moderati o laici
Il rischio ore che chiunque vinca a perdere sarà la stabilità ci sono già voci che il Consiglio militare potrebbe intromettersi
Nel nella nei risultati elettorali
Una vittoria dice affiche presenterebbe grandi rischi secondo il Financial Times più grandi che un successo degli islamisti
Entrambi i candidati sono coscienti di non avere la legittimità che verrebbe da un voto massiccio degli egiziani in modo saggio stanno tendendo la mano
Al centro con la promessa di non fare marcia indietro sui progressi dell'ultim'mia dell'ultimo anno
Ma qual è il punto
Ci sono seri probabilità che la lotta di potere in corso in Egitto continui anche dopo le elezioni questo sarebbe il peggior risultato
Possibile avendo ottenuto un forte mandato nelle elezioni parlamentari fratelli musulmani hanno la miglior chance di unire il Paese per farlo però devono fare passi concreti per restaurare una fiducia che hanno perso negli ultimi mesi
Devono impegnarsi in modo vincolante a favore della libertà
Libertà personali politiche devono smettere di soccombere alla richiesta di sala fissi insomma la migliore speranza per l'Egitto è una grande coalizione
Che lavori per l'interesse di tutto il Paese invece che per quello di un singolo gruppo così il Financial Times né ci fermiamo
David Carretta una buona giornata l'ascolto di Radio Radicale