17 GIU 2012
rubriche

Conversazione settimanale con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Radio - 17:04 Durata: 2 ore 2 min
A cura di Enrica Izzo
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Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella" di domenica 17 giugno 2012 , condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Massimo Bordin (giornalista), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).

Tra gli argomenti discussi: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 2 ore e 2 minuti.

La rubrica e' disponibile anche in versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    giornalista

    Già direttore di Radio Radicale La questione giustizia e la battaglia radicale per l’amnistia. L’iniziativa nonviolenta. La questione radicale e l’autofinanziamento
    17:04 Durata: 2 min 35 sec
  • Pannella, le caratteristiche del regime italiano e l’esempio della giustizia. Sull’obbligo del Presidente della Repubblica di utilizzare i messaggi per parlare alle Camere e sulla richiesta radicale di “interruzione di flagranza di una condizione tecnicamente criminale che, lui (Giorgio Napolitano, ndr) per primo - non nel tempo ma nell’efficacia delle parole usate - ha denunciato, parlando di ‘prepotente urgenza’. Dopo dieci giorni, però, a Nisida, ha detto: ‘Ma non ci sono le condizioni politiche per l’amnistia’”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Marco Pannella esordisce scherzando sul libro di Danilo Quinto, poi però passa subito a parlare della questione giustizia: “Non credo che noi abbiamo mai usato – come alcuni dicono - il fantasma di un ‘regime’ per giustificare i nostri errori e limiti. Ma c’è una cosa della quale mi piacerebbe parlare un po’, le caratteristiche proprio di ‘regime in crisi’ perché ha fatto il suo tempo, e il problema è cosa viene dopo. Volevo fare alcuni esempi, tornando su alcune cose che già accenno e ripeto male per stanchezza. Io in questa periodo avevo avuto un po’ voglia di rivenire fuori con ‘Liberazione’, il giornale. E questa voglia mi è venuta un giorno, quando ho letto la notizia che, per l’ennesima volta dopo 30 anni, la giurisdizione europea – a chiare lettere –, a livello di Comitato dei ministri, aveva non solo ribadito ‘siete fuori legge da 30 anni e ci state prendendo in giro’, ma poi chiaramente diceva ‘violate i diritti umani e colpite in modo pericoloso per noi tutti la legalità, la democrazia, lo stato di diritto europeo’. L’indomani, quando ho visto i giornali, nessuno, nessuno, nessuno, nessuno, nessuno ha parlato di questo”. “Se avessi avuto il giornale, il titolo della prima pagina sarebbe stato: ‘L’Europa condanna l’Italia’”. Sull’obbligo del Presidente della Repubblica di utilizzare i messaggi per parlare alle Camere e sulla richiesta radicale di “interruzione di flagranza di una condizione tecnicamente criminale che, lui (Giorgio Napolitano, ndr) per primo - non nel tempo ma nell’efficacia delle parole usate - ha denunciato, parlando di ‘prepotente urgenza’. Dopo dieci giorni, però, a Nisida, ha detto: ‘Ma non ci sono le condizioni politiche per l’amnistia’, l’unica proposta esistente che potrebbe consentire di superare strutturalmente quello che ci chiede la giurisdizione europea. Se questo non è regime… Il proprio di un regime è la sua continuità, è il fatto che si è affermato. Un regime che deve lottare continuamente con delle alternative è un regime non ancora stabilito, è un regime che tenta di affermare la sua sovranità, la sua durata. Ma qui niente”
    17:06 Durata: 11 min 5 sec
  • Ancora sul regime italiano, l’esempio della legge elettorale che non si potrebbe modificare a ridosso del voto: “Questo capo della Repubblica, quando incontra un problema di diritto e di diritti, la sua ideologia – cioè la sua non consapevolezza, la sua realtà antropologica – lo porta a non vedere queste cose. Perché lui avrebbe dovuto fare un’osservazione, come fa con i Presidenti del Consiglio: ‘Guardate che se io devo firmare la nuova legge, o faccio finta di niente o non la potrei firmare’”. “Napolitano non ha una storia liberale e non ce l’ha nemmeno democratica”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella fa un secondo esempio: “Posso fare un altro esempio rispetto al ruolo del Presidente della Repubblica, così attento e capace – non lo dico ipocritamente - così esperto. Abbiamo o no sentito che dobbiamo cambiare la legge elettorale, anche quelli che la vogliono mantenere, perché è indegna? Adesso, se lo facessimo, avremmo una cosa certa: una condanna della giurisdizione europea”. Su un precedente caso bulgaro, infatti, l’Ue ha detto che deve passare almeno un anno tra la riformulazione della legge elettorale e la consultazione elettorale vera e propria. “Gli altri no, ma che questo capo della Repubblica, ma anche governante nelle questioni di fondo, quando incontra un problema di diritto e di diritti, la sua ideologia – cioè la sua non consapevolezza, la sua realtà antropologica – lo porta a non vedere queste cose. Perché lui avrebbe dovuto fare un’osservazione, come fa con i Presidenti del Consiglio: ‘Guardate che se io devo firmare la nuova legge, o faccio finta di niente o non la potrei firmare’”. “Napolitano non crede alla partitocrazia come me. Non crede nemmeno alla democrazia come tutti quelli che hanno la corteccia cerebrale colpita da 100-200 anni di lotte democratiche. Napolitano non ha una storia liberale e non ce l’ha nemmeno democratica. Ciascuno di noi diventa se stesso se ha un minimo di singolarità se ha i tempi comuni di maturazione, e io dico che infatti mi sono sempre rivolto a lui con un tentativo di dialogo vero, dove posso anche io portare – come mio interesse – a questo Presidente della Repubblica, l’aiuto”. Il problema è che Napolitano è “un sostanzialista”, anche nel caso della riforma elettorale che in realtà non potrebbe essere approvata alla vigilia del voto. “Lui stesso non ha sentito la necessità di avvisare il paese e la stampa italiana che, come e peggio dello Stato fascista, siamo stati condannati dalla comunità internazionale”. “Non è dolo, non ce la fa, non ha l’intelligenza di queste cose. Perché di fronte alla proposta dell’amnistia, la prima volta che ci siamo rivisti su questo dopo sei mesi che non ci vedevamo, lui mi ha detto: ‘Ma noi abbiamo marciato quel Natale per l’amnistia, oltre che per l’indulto’. Lui me lo ha detto! Io sono stato rincuorato. Dopo, in quattro mesi, grazie a Schifani e al Senato, è venuto e ha trovato un’atmosfera in cui ha colto l’opportuno di parlare di ‘prepotente urgenza’. Dopo 15 giorni, tolto da quell’atmosfera, ha detto: ‘Le condizioni non sono mature politicamente’”. “Se lui avesse fatto un messaggio sulla condanna europea per la nostra giustizia, i giornali se ne sarebbero accorti e un dibattito si sarebbe aperto”
    17:17 Durata: 14 min 58 sec
  • Pannella parla di Roberto Saviano e fa un collegamento con la presunta trattativa tra Stato e mafia: “Ieri l’ho sentito per la prima volta mezzora e ho colto un momento nel quale lui stava sottolineando quelle cose che poi mi accorsi univano Falcone a me, l’analisi della forza delle mafie, della forza storica – ‘bisogna capirle’, loro sono regola quando lo Stato rischia di non esserlo, loro sono quelli che hanno regole feroci e di classe ma che sono legate alla cultura contadina – e siccome lui comprendeva questo, per questo Buscetta ne ha avuto fiducia, ha avuto un rapporto umano. E per la prima volta con quel Maxi-Processo abbiamo avuto una serie di ergastoli”. Il leader radicale e la differenza che subito fece tra il processo di Napoli a Enzo Tortora e il Maxi-processo

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Massimo Bordin

    giornalista

    Pannella parla poi di Roberto Saviano: “Ieri l’ho sentito per la prima volta mezzora e ho colto un momento nel quale lui stava sottolineando quelle cose che poi mi accorsi univano Falcone a me, l’analisi della forza delle mafie, della forza storica – ‘bisogna capirle’, loro sono regola quando lo Stato rischia di non esserlo, loro sono quelli che hanno regole feroci e di classe ma che sono legate alla cultura contadina – e siccome lui comprendeva questo, per questo Buscetta ne ha avuto fiducia, ha avuto un rapporto umano. E per la prima volta con quel Maxi-Processo abbiamo avuto una serie di ergastoli”. Bordin esclama: “Pannella, hai capito tutto, sei un genio!”. E poi parla della trattativa Stato-mafia: “Questa storia della ‘trattativa’ sta tutta nella capacità di Falcone di piegare il principio che tu solo hai avuto il coraggio di denunciare, l’obbligatorietà dell’azione penale. Falcone ebbe il testimone della Corona e lo trattò come testimone della Corona, in una situazione nella quale. purtroppo, il sistema italiano era molto diverso dal sistema anglosassone”. Il riferimento è alla pratica anglosassone del “crown witness”, ovvero la possibilità che all’imputato sia concessa – senza che l’accordo sia esplicitato in udienze formali - l’immunità in cambio della testimonianza contro i complici di un reato. Pannella: “E il testimone della Corona si è comportato come se fosse il testimone della Corona in Inghilterra”. Pannella: “Quando si era alla vigilia del processone, c’erano molte persone che dicevano: ‘E’ come Napoli’. Io sono andato giù per spiegare pubblicamente, e devo ringraziare Ayala che lo ricorda sempre; lui dice ‘quando era arrivato Pannella avevamo paura, perché aveva credibilità, c’era stato Napoli’ e via dicendo. Invece io ricordo che dissi: ‘Sono tutti reati associativi, quindi in sede tecnica 1 milione e 150 mila fogli da leggere’. E quindi mi affannai, andai lì, Radio Radicale dava in diretta la tenuta del processo”. Bordin poi racconta la testimonianza di Michele Greco al maxi-processo. Pannella: “Questo mi offre un’altra occasione di inciso interessante. Lì c’era Grasso, anche, che era giudice a latere. E mi comunicano che durante il processo la massoneria palermitana più accreditata aveva organizzato un dibattito che fatalmente finiva per essere sul processo in corso”. Bordin ricorda “la ricostruzione di un pentito che è lapidaria. Sentito al processo Andreotti, acconta: ‘Venne anche l’onorevole Pannella a trovarci all’Ucciardone. E c’era una cella dove si trovavano numerosi pendagli da forca. Uno gli chiese: ‘Onorevole Pannella, perché non ci aiuta come ha aiutato gli amici di Napoli?’. E Pannella rispose: ‘Perché questo processo è diverso, perché sono diversi gli imputati, i pentiti e i magistrati’”. Pannella: “Io andai lì dopo aver fatto un comizio a Piazza Politeama, alle tre di pomeriggio. Con Leonardo che diceva: ‘Il tempo è brutto, sono le tre di pomeriggio, sei matto, non verrà nessuno’. Invece andò benissimo. Appena arrivai, il direttore mi disse: ‘Guarda che a questi qui gli ho dato la stanza della socialità, così lei potrà non passare in tutte le celle’. Arrivo lì, entro, e il direttore mi fa: ‘Quello è Liggio’ (riferendosi al boss di Corleone Luciano Liggio). Io ho esordito dicendo: ‘Io vengo da Piazza Politeama, dove ho dichiarato che l’unico mafioso ca’ sono io, perché voi – non so se, come dico, la partitocrazia vi ha corrotto e distrutto – non vi considero mafiosi, perché magari ancora il rispettare la donna di un compagno, però il figlio di un altro lo mettete nel cemento, etc. Questo per dirvi che malgrado non vi meritate nemmeno di essere considerati i mafiosi, innanzitutto il diritto del criminale deve essere difeso’. E’ una scena che significa molte cose”. L’incontro di Pannella con Michele Greco, il Papa. Ancora sulla trattativa Stato-mafia: “Quante volte ho raccontato che a un certo punto a un convegno a Vasto dell’Associazione nazionale magistrati, con una folla enorme, era stato annunciato che arrivava pure il ministro di Grazia e Giustizia che era Claudio Martelli. Io, che conoscevo e conosco bene Claudio, sono arrivato alle 11 ma dopo dieci minuti arrivò e nella ressa riesco a entrare mettendomi dietro Claudio. A un certo punto sento una voce da uno basso alla mia destra: ‘Pannella, ma se tutti questi vedono che non ci salutiamo nemmeno, cosa pensano?’. Era Falcone. Io mi abbasso e dico: ‘Oh, non ti avevo riconosciuto!’. E a quel punto è venuto fuori l’abbraccio”. Bordin: “Questa è un’altra delle cose che non si può dire, come non si può dire che una delle ultime cene romane di Borsellino è stata fatta con un socialista, con Vizzini, e non hanno parlato della trattativa! Sono cose indicibili!”
    17:32 Durata: 19 min 25 sec
  • La crisi europea: “L’Europa, come prevedevo, sarebbe stata italianizzata come negli anni Venti”. L’involuzione tutt’altro che federalista delle istituzioni comunitarie e le dichiarazioni anti-spinelliane di Monti. “L’Europa è morsa proprio da quello che lamento nella situazione italiana per una persona rispettabilissima come il Presidente della Repubblica. Il problema della legalità è un problema estraneo, perché le partitocrazie – soprattutto quelle continentali dei regimi proporzionalistici e continentali – stanno appunto dando la misura di se stesse”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella sulla crisi italiana che è anche crisi europea: “L’Europa, come prevedevo, sarebbe stata italianizzata come negli anni Venti”. L’involuzione tutt’altro che federalista delle istituzioni comunitarie. “L’Europa è morsa proprio da quello che lamento nella situazione italiana per una persona rispettabilissima come il Presidente della Repubblica. Il problema della legalità è un problema estraneo, perché le partitocrazie – soprattutto quelle continentali dei regimi proporzionalistici e continentali – stanno appunto dando la misura di se stesse”. “Perché io parlo sempre dell’europeista federalista inglese Churchill? Fu quello che fece approvare la legge che estendeva i casi di obiezione di coscienza, mentre si sapeva che arrivavano a Coventry e non solo lì i nazisti. E lui disse: ‘Sì, perché le nostre armi contro di loro non sono quelle degli eserciti, ma sono la nostra civiltà e le nostre convinzioni, anche per il loro popolo’”. “Il governo Monti è un felice incidente della partitocrazia, ma si tratta di vedere quanto lui sarà in grado di resistere a questi che vorranno ritornare. Allora un altro esempio, per far vedere come il regime – per esempio rispetto al giornalismo – non sia più nemmeno un fatto ragionato: Monti va in Germania e in Germania dice, in un’intervista a Die Welt: ‘Gli Stati Uniti d’Europa non ci saranno mai, anche perché nessuno può averne bisogno’. Testuale. Io, se fossi stato direttore di un giornale, avrei messo questa come prima frase per un dibattito importante: verso dove si va? Si può fare tesoro dei punti di vista straordinari che i tecnici hanno e Monti per primo, ma il loro limite è che i loro straordinari punti di vista mancano del punto di vista della ‘visione’. E in Italia non c’è dibattito!”. La singolarità di Mario Sechi, direttore del Tempo
    17:52 Durata: 8 min 42 sec
  • Sui percorsi politici di alcuni giovani radicali. Sulle elezioni del 2013: “Quale che sia la legge elettorale, non saranno elezioni democratiche. Allora vedremo come potremo cogliere linfa dal nostro comportamento, dalle nostre difficoltà, per continuare a costruire una alterità capace di evitare - quando arriverà la crisi formale di questo regime - una transizione lunga, ma favorire invece una transizione fatta di esperienza istituzionale e di governo”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il neoeletto presidente dei Giovani democratici, Davide Montisci, e la sua partecipazione alla Scuola di politica organizzata da Deriu (presidente della Provincia di Nuoro) con Pannella. “Deriu credo sia uno dei compagni al 100 per cento del Pd e al 100 per cento nostro”. “Quindi siamo stati felicissimi, perché quando si trattò di eleggere per la prima volta un rappresentante dei Giovani democratici, ci fu una giove – allora radicale – che concorse all’elezione. Fu battuta con i brogli, era Giulia Innocenzi”. Il suo percorso personale successivo, tra Michele Santoro e Luca Cordero di Montezemolo; il suo attuale ruolo in Avaaz e l’ingresso di Luca Nicotra nella stessa associazione. Pannella sulla diversità delle storie radicali. “Non è chiunque fa parte del regime io lo sputtano. Sono sue scelte, poi magari siamo avversari politici”. Questo vale anche nel Partito, il che “dimostra che il partito è quale lo abbiamo concepito. Tra i Radicali Roma, eletto anche a livello nazionale, c’è qualcuno che è contro la campagna sulla giustizia e l’amnistia. Mi pare sia Capriccioli. Si è pronunciato dicendo che questo è un errore. Non è un reato di opinione. Ma su questo argomento, su cui riusciamo a convincere sempre più persone, sul fatto che l’amnistia non è la clemenza ma è l’unica arma prevista, etc., nei Radicali abbiamo molte più persone di quanto non si creda all’esterno che sono in sintonia magari con Santoro, con Montezemolo, etc.”. Sulle elezioni del 2013 e sul loro carattere sicuramente non democratico: “Quale che sia la legge elettorale, non saranno elezioni democratiche. Allora vedremo come potremo cogliere linfa dal nostro comportamento, dalle nostre difficoltà, per continuare a costruire una alterità capace di evitare - quando arriverà la crisi formale di questo regime - una transizione lunga, ma favorire invece una transizione fatta di esperienza istituzionale e di governo”. I costi delle 63 milioni di firme raccolte nella loro storia dai Radicali
    18:00 Durata: 12 min 27 sec
  • Dal Wall Street Journal al Financial Times, passando per Mario Draghi, anche a livello internazionale si invoca la riforma della giustizia civile italiana: “Che cosa fa il Governo italiano? E perché la stampa italiana non ne parla? Questo purtroppo non fa parte della cultura del nostro sapientissimo ed espertissimo Presidente della Repubblica”. “L’amnistia libera dal bilancio complessivo della giustizia risorse enormi, fondi, strutture e personale per la giustizia tutta”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Ancora sulla questione giustizia: “Se il Presidente della Repubblica dicesse, una volta: bene a questo punto servirebbe uno strumento che abbia la capacità di interrompere questa flagranza, tutti riconoscono che l’amnistia è l’unica proposta. Tanto è vero che l’aspetto giustizia civile viene trattato dagli osservatori internazionali. Facciamo un elenco nella settimana appena conclusa. L’11 giugno Richard Barley, commentatore del Wall Street Journal, ha scritto lunedì: ‘La spesa pubblica doveva essere ridotta, così come le tasse sul lavoro e sulle imprese. La produttività doveva aumentare, doveva migliorare l'efficienza del sistema giudiziario. Un anno dopo, molti di questi compiti restano ancora da svolgere’. Questo non è stato riportato dai giornali italiani. Il 13 giugno, con un editoriale non firmato (e che quindi rappresenta la linea del giornale) apparso sul Financial Times di mercoledì, viene scritto: ‘Mamma mia, ci risiamo. Dopo mesi di relativa calma, la crisi dell'Eurozona torna a bussare alle porte dell'Italia. (...) La legge anti-corruzione che il governo sta spingendo in Parlamento potrebbe essere accompagnata da una riforma del lentissimo sistema giudiziario, un vero freno agli investimenti’. 13 giugno. Nessun giornale ha ripreso questo. Il 15 giugno Mario Draghi, intervenendo venerdì a Francoforte, ha svolto considerazioni a proposito dell’agenda europea della crescita e ha sostenuto che quattro punti sono da tenere presenti; nel primo c’è anche la riforma della giustizia: ‘Ampie riforme amministrative dovrebbero facilitare la fase di start-up di nuove imprese. Inoltre, i sistemi giudiziari possono essere riformati per risolvere ed evitare eccessivi arretrati giudiziari che ostacolano la condotta delle attività economiche. Una volta che riforme di questo tipo siano compiute in maniera massiccia, queste rafforzeranno significativamente il dinamismo economico, alimentando innovazione e occupazione’. Che cosa fa il Governo italiano? E perché la stampa italiana non ne parla? Questo purtroppo non fa parte della cultura del nostro sapientissimo ed espertissimo Presidente della Repubblica”. “L’amnistia libera dal bilancio complessivo della giustizia risorse enormi, fondi, strutture e personale per la giustizia tutta”
    18:13 Durata: 8 min 51 sec
  • La parabola di Beppe Grillo, quella di Giulio Tremonti e la campagna radicale sul Vesuvio e la Grande Napoli

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La posizione di Pannella sui grillini e quello che sta avvenendo al Comune di Parma. “Questo ha potuto sdoganare, piuttosto che l’astensione, la bestemmia di votare quel ragazzo”. “Il problema che noi dovremo riuscire a risolvere è: cosa si fa in un regime ferocemente e banalmente antidemocratico, che non può tollerare spazi di democrazia senza temere di essere travolto?”. “La sinistra a Parma era corresponsabile. E’ successo la stessa cosa che i mercati avrebbero fatto all’Italia se invece del governo Monti ci fosse stata l’unità nazionale. Perché figurarsi che garanzie dava Tremonti, e magari Fassina che ancora purtroppo non si conosceva”. Tremonti è sparito: “Sono molto franco. Sarà sparito anche per il fatto che noi abbiamo denunciato che Milanese, un suo uomo, sia stato liberato dall’arresto grazie al Parlamento… Lui aveva sulla carta anche cose che gridavano l’importanza di quello che faceva. Forse anche questo ha concorso. Noi abbiamo votato per l’arresto di Milanese. Abbiamo avuto invece delle difficoltà sul caso Cosentino; ci siamo trovati in difficoltà perché le carte parlavano chiaro secondo il nostro giudizio. Allora da qui, da RadioRadicale, ho detto per due giorni che stavo cercando Roberto Saviano. Una persona seria, quando ha dei dubbi, fa così. Ma non siamo riusciti a trovarlo. Di chi mi potevo fidare al posto di Roberto Saviano? Su Milanese ci siamo assunti la responsabilità, sapendo quello che sarebbe accaduto”. Il caso Cosentino, Radio Radicale e il processo a Bassolino. La battaglia radicale sul Vesuvio di Marco Pannella, tornata d’attualità: “Non solo quando ero Consigliere comunale, ma anche molto dopo, anche quando sono stato candidato a delle suppletive politiche nel collegio Vomero. Feci tutto su questo e in quell’occasione il pubblico dei comizi già non si toccava più le palle. Perché mano a mano, mentre venivano fuori gli osservatori geologi e vulcanologi, riuscivamo a fare con loro dei convegni scientifico-politici”. “L’unico piano attuale, ignorato anche dagli Stella e i Rizzo che per professione evocano i problemi passati ma dimenticano di segnalare che tutti questi problemi passati che a loro oggi garantiscono la fama di chi guarda nella cloaca nella storia italiana, non sono stati gli unici a conoscerli. La dimostrazione del regime è che alle elezioni europee abbiamo presentato come capolista Aldo Loris Rossi, che condivise attivamente quella campagna per la Grande Napoli, perché altrimenti – come dicevo – l’unico ente capace di raccogliere la monnezza in 92 comuni sarà la camorra. E come Bruno Zevi in queste cose mi ha molto ispirato finché è stato vivo, Aldo Loris Rossi sono ormai otto anni o nove che ha proposto un piano relativo a tutto questo”. La proposta di rottamare l’edilizia post-bellica. “Rizzo e Stella si occupano delle cose del passato, non del presente”. “Loro devono raccontare il passato ma solo la merda; ma le altre cose che hanno ritardato probabilmente il disastro complessivo – il disastro idrogeologico, il debito pubblico – no. Non c’è stato per esempio un solo dibattito sul debito pubblico, quando noi soli in Europa – con Crivellini - presentavamo la proposta, agli inizi degli anni 70, di ridurre il 7 per cento del debito ogni anno. Così come nel 1978 dicevamo: senza amnistia, arriveremo a milioni di processi. In tutti questi anni, gli italiani brava gente non sono stati mai informati”. Dibattito sull’attore Rocco Papaleo: “I suoi meriti artistici lo rendono comunque volto utilizzabile dall’Eni e dalle trivellazioni”. Le iniziative di Maurizio Bolognetti in Lucania
    18:22 Durata: 28 min 18 sec
  • Conclusioni. L’iscrizione di George Soros al Partito Radicale

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella: “Sono assolutamente convinto che la radicalità della riforma che potrebbe salvare questo nostro Paese, e in parte notevole anche l’Europa, è affidata al sopravvivere di un’alternativa radicale alla partitocrazia”. “Le prossime elezioni saranno sicuramente anti-democratiche, ma questo lo abbiamo detto anche altre volte. Una volta ci candidammo semplicemente per dire che non dovevamo essere votati noi perché le elezioni non erano democratiche. Era il 1983, facemmo bene, perché oltre alle astensioni anche le schede bianche aumentarono. Quello che so è che faremo una battaglia”. “Sull’esempio sardo di Deriu o di altri, io ritengo chi prende la tessera radicale e usa anche la lotta nonviolenta, beh, sono d’accordo con quando Moretti (delle BR), mi disse: ‘Io sono un santo, perché tu sei quello che hai convinto Aglietta e grazie a voi si è fatto il processo a Torino, e quindi siete riusciti a farci condannare in modo che non è consueto. E poi ti accolgo e ti dico che puoi venire quando c’ho dall’altra parte quello lì che sta facendo lo sciopero della fame. Perché quando con voi si passa alla nonviolenza, è peggio di quando si è infami. Con voi la cosa è irrimediabile’. Io dico che quando si comprende che noi chiediamo in cambio del rafforzamento della loro libertà personale, qualcuno comprende che dare al partito Radicale Nonviolento e Transpartito un caffè al giorno per acquistare il biglietto, il passaggio è per chiunque, delinquente, genio, Nobel; noi siamo ricchi di questo”. “Abbiamo un grande bisogno del vostro aiuto, di voi tutti, perché abbiamo il nostro segretario, Demba Traore, che è impossibilitato e non può essere ancora presente qui in Italia”. La situazione disastrata del Mali e gli avvertimenti di Traore sul “pericolo per tutta la regione”. “L’antidemocrazia possiamo sperare non di batterla, ma di sostituirla con la democrazia. Perché devono continuare a violare la loro propria legalità tutti i giorni, la loro morale tutti i giorni”. “Sarei curioso di sapere se è esistita in questi quarant’anni una sola famiglia italiana in cui un nipote, una nonna, un genero, una nuora, non abbia portato in famiglia – facendola quindi discutere di qualcosa di attuale – qualcosa che era relativo alle nostre proposte e ai nostri obiettivi. Allora forse, da imprenditori, perfino i massimi – nei quali ho meno fiducia - potrebbero con umiltà dichiarare di voler dare questo caffè al giorno, così come fa e ha fatto George Soros che appunto ha voluto iscriversi a questo Partito radicale transnazionale, nonviolento e transpartito”
    18:50 Durata: 16 min 28 sec