Intervista a Carlo Casonato sul seminario dal titolo: "Eutasia e rifiuto delle cure" e sulla vicenda di Piergiorgio Welby

Questa sera all'Università di Trento dibattito seminario dal titolo eutanasia e rifiuto delle cure ne parliamo con la professor Carlo occasionato responsabile della Progetto bio diritto all'interno del quale si tiene questo seminario
Parliamo colui a partire dalla situazione di Piero Welby Piero Welby ha fatto una domanda
Ha detto è mia ferma decisione rinunciare alla ventilazione polmonare assistita
Staccare la spina mi porterebbe a una agonia lunga e dolorosa
Anche una situazione protratta nel tempo non mi garantirebbe morte immediata e senza dolore del possibile mi sia somministrato una sedazione terminale che mi consenta di staccare la spina senza dover soffrire sono passati più di ottanta giorni c'è un giudice civile al lavoro il comitato superiore di sanità che deve decidere se si tratti o meno di e accanimento terapeutico
Si tratta però di una la pratica quella della ventilazione assistita che fa parte appunto del consenso e della
Dissenso è possibile quindi che una persona possa rifiutare di essere sottoposta questa pratica perché così difficile invece che possano una volta che decide che non vuole più continuare smettere ecco quali sono i problemi dal punto di vista costituzionale anche con riferimento alla legislazione europea la Convenzione di Oviedo
Sì direi che il
Nella cultura giuridica nella cultura costituzionale non solo in Italia ma la maggior parte degli ordinamenti Hanoi culturalmente vicini ormai si è affermato
Il diritto alle volte a livello costituzionale di rifiutare i trattamenti nel momento in cui si sappia che si sia stabilito che si tratta di un trattamento sanitario
Direi che il diritto costituzionale italiano è molto chiaro nel dare la titolarità al soggetto consapevole capace pienamente informato di rifiutare il trattamento quindi visto che la ventilazione al pari a mio avviso della nutrizione e idratazione artificiale costituiscono trattamenti sanitari direi che al di là del caso Welby chiunque si trovi nella condizione di subire un trattamento sanitario contro la propria volontà ha un diritto ripeto in Italia è garantito a livello costituzionale di rifiutare quel trattamento
Le dico questo perché il secondo comma dell'articolo trentadue mi sembra chiaro
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge
La legge riguarda al tema della salute mentale riguardo al tema della salute pubblica in riferimento per esempio le vaccinazioni ma non se una legge generale che imponga a una persona il dove di
Ricevere trattamenti sanitari laddove ripeto non vi sia una legge specifica ecco perché direi che applicando la Costituzione
Le persone nelle condizioni non solo appunto quelle andando al di là le persone nelle con le sue condizioni comunque direi che hanno un diritto
A rifiutare il trattamento
D'altra parte non è paradossale riconoscere che d'altro canto non esiste un dovere da parte del singolo medico di staccare come si dice la spina il singolo medico può certamente esercitare secondo scienza e coscienza al punto riferimento al principio di di obiezione di coscienza può rifiutare di
Pratica una
Un atto che lui considera contro la sua coscienza ma nel momento in cui vi sia un medico pronto a dare la sedazione e nel contempo o poco dopo a interrompere il trattamento direi che il problema da un punto di vista costituzionale
Stretto non si pone incontra titolarità del diritto e rifiuto qui c'è un problema però di ambiguità della legge si dice nel senso che
Essendo prevista una pena dai sei ai quindici anni per l'omicidio della consenziente
E non essendoci una legge specifica che identifica casi precisi nei quali questa atteggiamento questo atto della del nemico può essere fatto senza conseguenze penali
I medici praticamente sembrerebbe che siano esposti all'arbitrio del del magistrato ecco uno degli obiettivi di questo incontro è proprio
Verificare alla luce anche concreta di casi specifici
La differenza che esiste fa eutanasia e direttore rifiuto da un punto di vista per esempio di diritto comparato una serie di corti supreme di Alte Corti negli Stati Uniti in Canada e Gran Bretagna affermano che l'eutanasia significa dare una sostanza dall'e sterno del corpo e quindi
Viene punita penalmente
Quando si parla di diritto il rifiuto da un punto vista di causalità la morte non è causata da una da una componente Esterno
Il rifiuto mette nelle condizioni il soggetto di non subire alcun trattamento e la morte da un punto di vista di causalità è dovuta alla malattia che fa il suo potremmo dire naturale corso non più contrastata da farmaci o da apparecchiature
Tecnologiche che ripeto il soggetto a mi sembra il diritto di rifiutare
Ecco quindi in questo caso il discorso relativo alla sacralità indisponibilità della vita non sarebbe pertinente in quanto quel dono che si asserisce venire da Dio per chi sostiene questa tesi
In questo caso sarebbe stato come dire ne sarebbe stata richiesta la la restituzione cioè il giorno non c'è più la vita finisce naturalmente soltanto la tecnologia e il volere dell'uomo che la tiene ancora
Presente sì io mi mi limito all'aspetto giuridico giuridico costituzionale anche se la conosco la Corte costituzionale non se espressa specificamente su questo caso una serie di corti nel panorama comparato si dice che non esiste un a livello costituzionale un un principio di indisponibilità nella vita ASP della vita assoluto perché appunto
Alcune leggi alcune costituzioni e certamente la giurisprudenza costituzionale conferma il diritto a rifiutare
Trattamenti anche di sostegno vitale laddove anche vi sia il il pericolo o la certezza che rifiutando quel trattamento la conseguenza sarà la morte del resto
La giurisprudenza sui testimoni di Geova anche se vi sono alcune recenti sentenze
Un po'mi della Cassazione
Un po'ambigue su questo dire che nella maggior parte le vicende legate Testimoni di Geova
Affermano proprio il diritto rifiuta di trattamenti anche di sostegno vitale e direi anche quel in quel caso un paio di restati fa una serie di casi in cui alcuni soggetti hanno rifiutato l'ampio l'amputazione di un arto sapendo che Arcole rifiuto sarebbe
Conseguita una morte quindi diciamo in ambito giuridico dal punto di vista il diritto positivo il problema della indisponibilità non si pone
Diciamo non si pone in termini di principio assoluto è un principio relativo certamente se c'è un principio relativo certamente a livello costituzionale ed è anche a livello deontologico alcuni articoli per chi vorrà andare a vedere se l'articolo trentadue l'articolo trentaquattro l'articolo cinquantuno del codice di deontologia medica si differenziano dall'ipotesi di eutanasia anche nella deontologia medica l'eutanasia è una cosa diversa dal diritto al rifiuto dei trattamenti
E direi che
Confermano e anzi in alcuni casi specificano il diritto al rifiuto del del trattamento visto che ormai la deontologia
Medica contemporanea riconosce il principio del consenso come il consenso e quindi anche dissenso rispetto alle proposte
Curative proposte
Quindi diritto al dissenso come diritto riconosciuto anche da un punto di vista deontologico quindi in buona sostanza
Viene il diritto del paziente a accettare o rifiutare un determinato trattamento vi è la possibilità da parte del medico di non ottemperare a questa inclinazione del malato però è sempre possibile trovare un medico che sia disposto a seguire
L'indicazione del del paziente
Questa sintesi mi sembra risponda a l'interpretazione più convincente tanto il diritto costituzionale quanto della dimensione deontologica
E allora perché tutti questi problemi e tutte queste paure nessuna risposta a quella domanda una sua interpretazione diciamo così da cittadino
No da dire che ci sono nel giornale io punto ci sono risposte di un segno e dell'altro segno
Da un punto di vista etico religioso certamente le le
Risposte possono essere diverso e noi come progetto bio diritto cerchiamo di limitarsi a far chiarezza sull'elemento giuridico anch'poi uno può non essere d'accordo sull'elemento giuridico su sull'interpretazione che non ha che che che si dà
Ma direi che
Chiamare le cose con il proprio nome è la base di partenza per una condivisione per un dialogo senza offeso delegittimazione reciproche grazie ringraziamo il professor Carlo Cassola