Sono stati discussi i seguenti argomenti: Assad, Crisi, Economia, Esteri, Euro, Italia, Medio Oriente, Rassegna Stampa, Siria, Spagna.
La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 18 minuti.
Rubrica
Manifestazione
15:30
10:00, Roma
12:00
15:00 - Camera dei Deputati
10:00 - Roma
12:00 - Roma
11:00 - Torino
14:00 - Milano
15:00 - Milano
15:30 - Milano
Buongiorno riscontrato che di Radio Radicale sabato ventuno luglio questo l'appuntamento con la rassegna stampa internazionale a cura di David Carretta oggi forse bisognerebbe aprire con la crisi della zone euro che tornano ad aggravarsi ieri
D'Italia e la Spagna sono nuovamente finite nel mirino dei mercati le borse di Milano e Madrid hanno subito forti perdite soprattutto i tassi di interesse sul debito d'Italia e Spagna sono nuovamente schizzati verso l'alto accenneremo alla
Crisi della zona euro in particolare lo faremo con
L'Economist e la rubriche a scialle magna che a un titolo questa settimana molto significativo gli Stati disuniti
Devo Europa
E poi Nacci nelle Monte a proposito dell'Italia perché lo stesso settimanale britannico pubblica un'analisi sul possibile ritorno di Silvio Berlusconi e l'ultima cosa di cui ha bisogno l'Italia in questo momento di crisi finanziaria proprio
Silvio Berlusconi che si presenta all'elezione per la settima volta
Volevo però partire con la Siria anche qui la crisi sia aggrava giorno dopo giorno
E lo sottolinea lo stesso
Economista e con la sua
Copertina il principale editoriale Siria verso la fine dei giochi il titolo il mondo dovrebbe iniziare
A preparare ciò che verrà dopo Bashar al-Assad scrive
L'Economist in tutte le rivoluzioni c'è un momento in cui il cerchio si stringe contro il regime in Egitto è accaduto il ventotto gennaio del due mila undici quando i manifestanti occuparono piazza Tahrir al Cairo
E incendiano al quartier generale del partito di Mubarak in Libia è caduto il venti agosto del due mila undici quando la popolazione di Tripoli si è sollevata contro Gheddafi
In Siria
La data della svolta potrebbe essere il diciotto luglio quando una bomba colpito il cuore del comando militare siriano
Se questo attacco modificherà l'equilibrio a danno del Presidente Assad sarà giusto salutarlo positivamente scrive
L'Economist ma un anno e più o dopo le loro rivoluzioni sia l'Egitto sia la Libia rimangono instabili e la Siria che confina con Iraq Israele Libano Giordania Turchia è un è un Paese
Eccezionalmente complesso è un parte cruciale del Medioriente quelli che vogliono il bene di siriani devono concentrarsi non solo su come far accadere rapidamente Assad ma anche su come evitare che la Siria del dopo Assad
Cada nel cause come evitare che la violenza si diffonda in una regione altamente combustibile l'attentato contro il quartier generale
Del alla sicurezza nazionale Damasco probabilmente indebolire a regime in molti modi secondo l'economista Assad
Alla fine mente sostituito e responsabili che sono rimasti uccisi tra cui il cognato ma
In un Paese governato da una cricca tenute insieme da lealtà personali
Un uomo morto e difficile da rimpiazzare inoltre l'attentato sembra essere opera di un insider del regime questo danneggerà la struttura di comando delle Forze armate dei servizi di sicurezza
La lealtà dell'esercito e un'altra debolezza del regime Assad visto che i ranghi più bassi sono
Composti in maggioranza da sunniti il fatto che una bomba sia stata piazzata al cuore dell'apparato di sicurezza
Provocherà sospetti a tutti i livelli l'attacco poi sull'ultimo colpo subìto dal saggio degli ultimi giorni ricordo ancora le economisti in tutto il Paese
Il cause semplifica il numero di morti quotidiani e dieci volte più alto che in Afghanistan in diverse zone del Paese comprese le frontiere sono in mano i ribelli
Il numero di defezioni si accelera Homes Anna cioè la terza la quarta città del paese sono ostili ad Assad dei ribelli sono arrivati anche a Damasco ed Aleppo dove
Gli abitanti avevano preso le parti del dittatore siriano perché confidavano in Louilt per la loro
Sicurezza e per la stabilità l'attentato cambierà secondo l'economista anche i calcoli all'estero
Negli ultimi mesi la diplomazia si è concentrata su un piano proposto dall'ex segretario generale dell'ONU Kofi Annan per negare negoziare un cessate il fuoco e creare un Governo di unità nazionale ad interim ma nelle ultime settimane
Il piano di Kofi Annan eh morto i ribelli che ora sentono l'odore della vittoria non accetteranno mai un cessate il fuoco
Il Paese in piena guerra civile ed è impossibile mettere insieme un Governo di unità nazionale dopo l'attentato di questa settimana il pericolo è cassata ricorra adattati che estreme usando
Le armi chimiche contro suo stesso popolo cercando di provocare una guerra regionale per il settimanale britannico
La gravità di questi scenari deve spingere a cercare ancora una volta di convincerà Assad ad accettare che la sua posizione
E senza speranza
Perché lasciare la Siria e la sua migliore unica opzione
La minaccia di dover rendere conto la giustizia internazionale potrebbe funzionare come deterrente sull'uso di armi chimiche ma solo la Russia a sufficiente influenza su di lui
E per l'economista Anto più dopo il veto al Consiglio di sicurezza questa settimana è molto difficile che Mosca
Abbandoni Assad in assenza di una svolta diplomatica decisiva nella giusta direzione i governi occidentali dovrebbero cercare
I dare una mano allo sforzo militare in atto contro Assad
In modo più semplice dare soldi e strumenti di comunicazione l'esercito libero siriano che già ottime armi contanti dal cantare dall'Arabia Saudita con la collaborazione della Turchia Assad potrebbe però aggrapparsi ancora per mesi
Oppure la bomba potrebbe spingere anche al regime verso un rapido declino il problema non è questo in entrambi i casi per l'economista il tempo di iniziare a prepararsi per il giorno in cui la Siria si sarà finalmente sbarazzato a di Assad la Siria del dopo Saddam sarà un pericolo per gli stessi siriani e per i Paesi vicini la violenza settaria e un rischio così come le armi chimiche mani islamista e l'ondata di rifugiati
La Siria potrebbe diventare il campo di battaglia tra le rivalità di Iran Turchia e mondo arabo la violenza potrebbe spingere Israele intervenire o sconfinare in Libano il mondo non può eliminare questi pericoli ma può mitigativi
Il denaro e la pianificazione sono essenziali per contribuire alla formazione di nuovo Governo alla diplomazia regionale serviranno nervi saldi
Forse occorreranno anche dei peacekeeper ma tutto questo richiede una forte leadership diplomatica leadership diplomatica presidenziale dell'America in una stagione elettorale Barack Obama sta pensando ad altro
Ma questo luogo pericoloso del mondo ha bisogno di qualche attenzione così
L'Economist che non manca di ricordare nelle conclusioni di questo editoriale l'assenza di leadership americana sulla questione siriana anche il Times Siri
Chiedeva di preparare il dopo Assad il tormento della Siria alla repressione di Assad si aggiunge lo stallo all'ONU
I paesi occidentali farebbero bene ad attuare una no-fly zone a dare un contributo per assemblare un Governo provvisorie ma caduto in attesa della caduta del regime scrive il quotidiano conservatore di Londra
Alla vigilia dell'accaduto della Bastiglia nel mille settecentottantanove Luigi sedicesimo descriveva quanto stava accadendo come una grande rivolta ma venne gentilmente corretto da un suo Consigliere no ossia RAI è una grande rivoluzione
Un autocrate isolato dall'opinione pubblico da una cerchia ristretta di alleati e cortigiani espresso l'ultimo a comprendere le trasformazioni politiche in atto ma dopo l'assassinio di tre dei suoi più stretti
Consigliere incluso il Ministro della difesa il cognato il Presidente Assad forse ha compreso che ha perso il controllo degli eventi e la comunità internazionale farebbe bene a preparare la sua partenza con una transizione che abbia una possibilità
Di evitare ulteriori bagni di sangue scrive il Times il pericolo vero di ciò che sta accadendo in Siria e che nessuno sa realmente cosa sta accadendo
Kofi Annan l'ex segretario generale dell'ONU diventato un inviato internazionale per la Siria paralizzato dallo stallo continuo al Consiglio di sicurezza dell'ONU
Una cosa però è certa nel caos della guerra civile i siriani continuano a morire siamo al diciassettesimo mese dall'inizio delle manifestazioni contro il regime Assad
Le forze del regime hanno intensificato i loro bombardamenti su Damasco sparano dagli elicotteri contro aree
Popolate la prospettiva terribile che la rabbia la tendenza letale scatenate dalla repressione di Assad sì aggravino per la terza volta in modo deplorevole Russia e Cina hanno messo il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza per aumentare le pressioni sul regime Assad ricorda al Times la risoluzione sulla base dell'articolo sette della Carta dell'ONU voleva imporre sanzioni militari sulla Siria in caso di mancato ritiro delle truppe degli armamenti pesanti dalle aree popolate
L'ostinazione degli alleati di Assad al Consiglio di sicurezza cioè
Mosca e Pechino assicura che altri civili continueranno a morire il Ministro degli esteri britannico notato che il Consiglio di sicurezza non è in grado di svolgere le funzioni per cui era stato creato e questo solleva la questione del futuro della missione
Di monitoraggio in Siria il cui mandato in scadenza una missione disarmata non può spegnere un conflitto
In questo contesto
Per il Times ci sono ragioni strategiche e umanitarie preponderanti per spingere i governi occidentali a fare ciò che possono per accelerare il percorso
Della Siria verso un'era pacifica posta Assad i Paesi della NATO farebbe bene a imporre una no-fly zone sulla Siria per rendere più difficili gli attacchi contro i civili
L'azione all'ONU è stata bloccata ma gli Stati Uniti e loro alleati possono aiutare i ribelli sapendo che questo non danneggerà la loro reputazione con i successori di Assad anzi
I governi occidentali farebbero bene anche riunire il leader dell'opposizione è sotto gli auspici del Gruppo Amici della Siria per preparare il governo del futuro
Il semplice fatto che un Governo provvisorio esista potrebbe accelerare la caduta del regime spingendo gli alleati interni
Di Assad ad abbandonare il dittatore per parte loro i membri dell'opposizione farebbero bene impegnarsi a proteggere le minoranze inclusi gli alla guitti cioè la setta di cui fa parte Assad
In una nuova Siria rimane il fatto per il Times che la principale responsabilità ciò che accadrà in Siria ricade su Assad il Presidente ancora una chance di dimettersi di comparire davanti alla giustizia invece di dover subire
La rabbia popolare il taglio della testa
La sua partenza conclude il Times è essenziale affinché la Siria esca dallo Stato miserevole in cui si trova in questo momento così quotidiano conservatore di Londra che però invita
Gli occidentali ad essere
Più più decisi sulla questione siriana anche con un intervento militare come una no fly son
Di tutto questo discuteranno tra gli altri Ministro tra l'altro i Ministri degli esteri europei in una in una riunione Consiglio affari esteri lunedì a Bruxelles a si rafforzeranno ancora le sanzioni contro
La Siria però di opzione militare
Non si parla e a proposito di Europa c'è un'altra crisi in corso Camporini verremo a quella più attuale che però come dire viene approfondita anche
Dai giornali internazionali in questa rubrica spesso trovato molto posto la crisi dell'euro c'è un'altra crisi dicevamo in corso è quello che riguarda la Romania dove
Il il premier socialista Victor punta sta
Conducendo quello che alcuni hanno definito un colpo di Stato
Morbido ieri all'alta Issa denunciare
Quanto sta accadendo da denunciare anche l'attitudine un po'molle dell'unione
Europea al caso rumeno per certi aspetti può trovare la sua origine anche nel caso Italia denunciato dei radicali da Marco Pannella
Quando al Parlamento europeo chiedevano proprio la Commissione di intervenire per difendere aspetto dello stato di diritto dei principi democratici le stesse regole scritte nei trattati europei
La Romania preoccupa il titolo di El Pais l'Unione europea non può tollerare la retromarcia democratica che tenta di imporre Victor Ponta scrive il quotidiano spagnolo
Cinque anni dopo l'ingresso della Romania nell'Unione europea la regressione dello stato di diritto che la democrazia in questo Paese molto preoccupante
L'adesione della Romania con quella della Bulgaria era stata precipitata accelerata nonostante i due Paesi non rispettassero tutti criteri democratici vigenti
Nell'Unione e questo
Portò alla Commissione europea a decidere di compiere
Valutazioni rapporti semestrali sul rispetto degli standards Noukrati ci per mani e Bulgaria nella convinzione che questo avrebbe portato a progressi più semplici rapidi
E invece Bucarest sta andando nella direzione opposta le manovre del primo ministro socialista Vittor Ponta sono una marcia indietro che gli altri leader europei e le istituzioni comunitarie non possono che non devono permettere
Il Paese spiega il tentativo di Victor Ponta di cacciare il presidente Traian Basescu e anche di cambiare le regole su
Sui referendum in particolare quello del ventinove luglio prossimo quando i cittadini rumeni dovranno confermare la distinta istituzione di Basescu da parte
Della maggioranza
In Parlamento la Costituzione prevede un quorum del cinquanta per cento ma Ponta
Pretendeva
Una maggioranza semplice ora il Governo ha deciso di fare di compiere altre manovre insomma c'è una battaglia politica in cui è chiaro che Victor ponte i suoi alleati cercano di cambiare le regole del gioco facendo saltare
La divisione dei poteri tipica di una democrazia inoltre c'è la tentazione da parte di Ponte di non rispettare ciò che ha imposto il Fondo monetario internazionale in cambio degli aiuti economici necessario evitare la bancarotta per la Romania
Secondo il Paese è necessario che l'Unione europea non solo vigili ma imponga anche sanzioni quando questi Paesi e non solo viola
Il rispetto del dei principi democratici
Non ci devono essere concessioni ancor meno quando c'è una crisi economica che può alimentare i populismi più pericolosi allora
Arriviamo a questa crisi economica in particolare la crisi della zone euro
L'Economist come abbiamo accennato questa settimana se ne occupa
Con la rubrica lasciando le mani dal titolo significativo liste gli Stati disuniti d'Europa mentre la zona euro fatica rimanere un interregno unito cerca perfino di andarsene
Lo stesso Economist però si occupa degli italiani crisi finanziaria e forse in crisi politica l'ultima cosa di cui ha bisogno l'Italia è il titolo di un pezzo con la foto di Silvio Berlusconi
Poche cose potrebbero essere peggiori per la credibilità dell'Italia e del suo debito che spendere i prossimi nove anni a chiedersi investitori compresi Silvio Berlusconi correva come primo ministro
Ma questo scenario per l'economista sempre più probabile
Il settimanale ripercorre le dichiarazioni di Berlusconi e gli altri indizi che lasciano
Pensare alla sua settima ricandidatura come primo ministro comunque si è recentemente hanno dimostrato che il tycoon dei media
Ancora la capacità di attirare tutta l'attenzione su di sé un Paese che ha passato mesi ha tormentato si sull'aumento dei tassi di interesse sul debito ora sta di nuovo discutendo di Berlusconi delle sue intenzioni delle sue amichette
Ma questo non significa che come alla fine degli anni Novanta nel mezzo degli anni due mila Berlusconi possa rinascere dalla quasi morte politica in cui si trova
L'Economist spiega che negli otto mesi da quando Berlusconi ha lasciato suo incarico nominando al fanno come candidato Primo Ministro del PdL
La popolarità del partito crollate questo forse spinto Berlusconi a correre e ci sono tre ragioni possibili di questo tracollo del PdL uno è che
Stia pagando il prezzo per il suo sostegno parlamentare Monti alle misure di austerità imposte dall'Unione Europea che colpiscono molti degli elettori di centrodestra
Questa spiegazione però non regge visto che anche il Partito Democratico su stime Monti non ha sofferto di un tracollo delle stesse dimensioni
Una seconda teoria è che il PdL senza suo fondatore sia praticamente morto ma si può ugualmente argomentare che se il centrodestra in difficoltà è perché Berlusconi non si è mai ritirato davvero dalla vita politica una terza possibile ragione che un crescente numero di italiani abbiano
Compreso che gli otto anni tra il due mila e uno del due mila undici durante i quali Berlusconi è stato Primo Ministro sono stati un disastro per l'economia del Paese Berlusconi introdotto poche riforme strutturali e così la crescita italiana si è fermate insomma
Berlusconi sta preparando il suo eventuale ritorno da una posizione molto più deboli e molto meno promettente che in passato
Il problema qual è per l'economista e visto che secondo il settimanale Berlusconi anzi ai fitti inadatto a governare l'Italia
Il problema è che le sue risorse sono virtualmente sconfinate le sue capacità comunicative senza pari
E da una carta molto forte da giocare se lo vorrà e cioè di aumenti di tasse i tagli alla spesa di Monti una promessa di fare marcia indietro sulle attuali politiche del Governo molti potrebbe invertire le fortune del PdL nei sondaggi
Insomma per quanto sia allarmante lo spettro del suo ritorno le chance di Berlusconi non si devono ma sottovalutare così tra l'altro
L'Economist in questa
In questa analisi
Con cui chiudiamo però oggi ma non solo anche per circa
Un un mese un mese che ci auguriamo non essere solo di crisi della zona euro anche se dai mercati ieri non sono
Arrivati segnali rassicuranti faremo il punto dopo il venti agosto David Carretta una buona giornata l'ascolto di Radio Radicale
Salvo dove diversamente specificato i file pubblicati su questo sito
sono rilasciati con licenza Creative Commons: Attribuzione BY-NC-SA 4.0