11 SET 1990

Intervento di Marco Pannella, parlamentare europeo, sul futuro delle istituzione europee dopo i recenti avvenimenti in Germania

STRALCIO | - Parlamento Europeo - 00:00 Durata: 3 min 36 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Marco Pannella, parlamentare europeo, sul futuro delle istituzione europee dopo i recenti avvenimenti in Germania", registrato a Parlamento Europeo martedì 11 settembre 1990 alle 00:00.

Sono intervenuti: Marco Pannella (parlamentare europeo).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Cee, Commissione Ue, Consiglio Europeo, Est, Europa, Germania, Golfo Persico, Iii, Istituzioni, Parlamento Europeo, Unione Europea.

La registrazione video ha una durata di 3 minuti.

Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.
  • Marco Pannella

    parlamentare europeo

    Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Commissione, i cittadini, le donne e gli uomini dell'Ungheria, della Cecoslovacchia, della Polonia sono forse meno Europei, sono forse meno appassionati di libertà e di diritti di quanto lo siano i cittadini della Germania dell'Est? Non penso. Il gravissimo problema in cui ci troviamo - forse senza saperlo - è che, in quanto Europa istituzionale e politica, siamo oggetto, e non soggetto, di un momento storico. Non abbiamo avuto magnanimità. Il Parlamento e il Consiglio - non dico la Commissione, ma il Parlamento e il Consiglio -, che avrebbero potuto tenere sotto controllo, con una qualche magnanimità, questo processo che la Storia, apparentemente, ci offre, non hanno fatto nulla. Oggi, il Parlamento è una delle ultime testimonianze del passato dell'Europa. Abbiamo dedicato tre ore, e non una sessione eccezionale, a questo fatto storico. Noi siamo qui solo alcuni, ed è normale che siamo solo alcuni, visto che abbiamo ridotto a tre ore il dibattito mi questo fatto stori- co. Se il Consiglio fosse stato magnanimo, avrebbe dovuto - con o senza crisi del Golfo - riunire un Consiglio europeo per dire che offriamo le stesse condizioni che accordiamo ai cittadini della Germania dell'Est agli Ungheresi, ai Cecoslovacchi e agli altri, immediatamente, subito, nella certezza dei loro bisogni, e non con azioni marginali ed offensive di natura unicamente economica. Signor Presidente, penso che sia buono e giusto che il militante della libertà e del diritto, il radicale che io sono, possa esprimere questa testimonianza, questo rammarico, e non questa nostalgia. Mi risulta che, da parte della Commissione, per un momento, si è pensato che l'onore, la prudenza di tutti noi avrebbero voluto che il Parlamento europeo fosse convocato, non solo e soprattutto sul Golfo, ma su questo awenimento storico. Lo dico a nome di quanti vengono in tal modo a trovarsi esclusi dalla nostra meschinità: gli Europei dell'impero defunto, nell'impero assassinato, che era e che fu il più europeo dei nostri Stati prima che venisse assassinato dal nazionalismo: l'impero austroungarico. So che stiamo, non accogliendo qualcuno, bensi escludendo i diritti alla ragione, i diritti alla vita e alla necessità storica, i diritti all'Europa degli Ungheresi, dei Cecoslovacchi, dei Polacchi e degli altri. È questa, in sintesi, la meschinità di cui diamo prova! La Commissione ha governato come poteva, in questa circostanza. Ancora una volta, non essa, ma il Consiglio e il Parlamento sono stati, a mio awiso, una caricatura dell'Europa dinanzi alla grandezza, che può diventare terribile, della Storia.
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