05 GIU 2014
intervista

Il caso "tangenti Mose" a Venezia: intervista al Procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio

INTERVISTA | di Alessio Falconio - RADIO - 10:32 Durata: 28 min 32 sec
A cura di Guido Mesiti e Iva Radicev
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"Il caso "tangenti Mose" a Venezia: intervista al Procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio" realizzata da Alessio Falconio con Carlo Nordio (magistrato, procuratore aggiunto del Tribunale di Venezia).

L'intervista è stata registrata giovedì 5 giugno 2014 alle ore 10:32.

Nel corso dell'intervista sono stati trattati i seguenti temi: Appalti, Chisso, Corruzione, Custodia Cautelare, Finanziamenti, Galan, Giustizia, Governo, Infrastrutture, Legge, Magistratura, Mose, Orsoni, Pannella, Parlamento, Partiti, Partitocrazia, Penale, Politica, Questione Morale, Scandali, Societa', Tangenti,
Venezia.

La registrazione audio ha una durata di 28 minuti.

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  • Carlo Nordio

    magistrato, procuratore aggiunto del Tribunale di Venezia

    "Rispetto alla prima Tangentopoli, quella di 20 anni fa, ci sono degli elementi in comune, come la spartizione di fondi illeciti ai partiti o meglio agli schieramenti che è esattamente quella di allora: una parte di finanziamenti al centro destra, come una volta ai democristiani e ai loro alleati socialisti, e una parte alla sinistra, come allora avveniva attraverso le cooperative rosse al Pci-Pds. Questa volta però c'è una piccola differenza, cioè l'iniziativa si è estesa fin dall'inizio e ha avuto come epilogo almeno in questa fase estendendosi ad entrambi gli schieramenti, vi è proprio un bilanciamento direi quasi paritario. Forse anche per questo oggi , e me ne rallegro, sui giornali la magistratura di Venezia non ha subito quegli attacchi da una parte e dall'altra che di solito seguono a queste inchieste". "Come venti anni fa e lo dico con disagio riscontro questa sensazione di disprezzo, quasi di arroganza nei confronti della legalità e delle risorse pubbliche. Sopratutto in periodi di particolare disagio economico come quello che attraversa l'Italia, reati già di per se molto gravi, come la corruzione e il finanziamento illegale di un partito che presuppongono una deviazione di risorse comune alle tasche private, sono doppiamente laceranti. Assistere come allora a questa indifferenza per non dire disprezzo verso la gestione di risorse pubbliche e comuni ci amareggia. Come i Borboni non hanno dimenticato niente e non hanno imparato niente. Dopo quello che è accaduto venti anni fa, dopo la dimostrazione che la magistratura non ha remoere nei confronti dei palazzi di potere queste cose però continuano, è doppiamente amaro". "Questa volta però le risorse sono enormemente superiori a quelle che contestammo venti anni fa , qui si tratta di cifre colossali, il danno erariale è ancora molto maggiore perché vi sono anche evasioni tributarie che saranno alla fine contestate, in questo vi è una differenza enorme rispetto a Tangentopoli". "Il rischio che ancora una volta si devolva alla magistratura l'aspetattiva di una sorta di palingenesi salvifica è reale perché se vi è un errore che non si deve assolutamente ripetere, anche se temo che ci sia il rischio che si ripeta, è quello di incaricare la magistratura di fare pulizia e di cambiare i vizi della politica. La nomina di un commissario straordinario, munito di poteri adeguati di controllo, andrà bene, vista anche la caratura della persona( Cantone, n.d.r.), ma questo conta molto poco nella lotta concreta contro la corruzione. Nuove leggi penali non serviranno a nulla, come l'inasprimento delle pene di cui i potenziali delinquenti ridono, anche perché il nostro sistema processuale è così sfasciato che queste pene non saranno mai applicate se non dopo processi eterni, con il rischio di finire in prigioni per le quali l'Italia giustamente è stata richiamata all'ordine e che io per primo auspico vengano ridotte nella loro accoglienza attraverso opportuni provvedimenti di amnistia, di indulto o comunque di depenalizzazione, perché ritengo il carcere l'estrema ratio della forma punitiva". "Parlamento e governo riducano le leggi, le semplifichino e le rendano più chiare e trasparenti in modo che chi partecipata ad una gara pubblica sappia a chi deve rivolgersi, quali sono le autorità responsabili, autorità che devono essere poche perché se si deve bussare a 100 porte è certo che almeno una di queste rimane chiusa finché non arriva qualcuno che dice che va unta attraverso mazzette. Vanno semplificate le procedure, rese più snelle e trasparenti". "Se io dovessi dare un suggerimento al presidente del consiglio che è giustamente preoccupato di quanto sta accadendo gli direi di lasciar stare le pene, le leggi penali, i nuovi reati, ci sono già, le pene sono già stratosferiche. Al primo ministro direi non fate nuove leggi penali, paradossalmente diminuite le pene ma rendetele più efficaci e concrete, e soprattutto prevenite il reato semplificando le procedure, individuando le competenze e attribuendo i controlli preventivi a poche persone. Non è mai servito a niente inasprire le pene, la stessa modifica fatta con le cosiddette leggi ad personam non è stata né utile, né dannosa, quando è stato ridotta la pena del falso in bilancio si è gridato allo scandalo perché avrebbe aumentato la corruzione, si è dimenticato che la prima tangentopoli si è formata mentre vigeva la prima legge di falso in bilancio gravissima". Domanda: Marco Pannella chiede le dimissioni di Renzi perché non rispetta l'obbligo giuridico di rientro nella legalità in base alla decisione della Cedu e alla sentenza della Corte Costituzionale, obbligo che cita nel suo messaggio alle Camere dell'ottobre scorso sulla giustizia e le carceri il Presidente Napolitano. "Premesso che non voglio e non posso commentare opinioni politiche altrui- ha risposto Nordio - penso che per il bene del Paese Dio ci guardi da una crisi di governo adesso, con tutte le critiche che si possono fare alla politica giudiziaria di tutti i governi, passati e presenti e magari futuri, in questo momento credo da cittadino che sia necessaria la stabilità. Per quanto però riguarda il problema giudiziario partecipai all'incontro con il Presidente Napolitano che disse cose sacrosante, tutti sembravano d'accordo ma non si fece nulla. Questa è una grave colpa del Parlamento e dal governo. Ma il politico sente sul collo il fiato del cittadino che chiede le manette, e il cittadino invocherà le manette perché in questi casi ragiona di pancia e dice mettiamo in prigione chi ha rubato. Io, che ho firmato le richeiste di custodia cautelare con disagio perché per me chiedere la custodia di una persona è sempre un momento doloroso ma dobbiamo fare il nostro dovere, non ho l'illusione che sia l'arma penale a ridurre la corruzione. Ha ragione Pannella, al di là dell'amnistia e dello svuotamento delle carceri ha perfettamente ragione: se noi avessimo una giustizia globalmente più snella e veloce, che si occupasse dei veri grandi reati, come quelli di cui ci stiamo occupando oggi, liberandoci dei reati bagatellari che intasano i tribunali e talvolta e anche le carceri, avremmo solo benefici di ritorno . Purtroppo però ho l'impressione che anche dopo questa vicenda la reazione sarà quella di nuovi reati e nuove pene, ed è una strada assolutamente sbagliata". "Il reato di finanziamento illecito dei partiti è estremamente meno grave della concussione e della corruzione dal punto di vista della pena edittale – ha detto infine Nordio - ma da un punto di vista politico e civico, il finanziamento illegale di un partito attraverso fondi neri, evasione fiscale, è dannatamente e ancora più grave della corruzione, perché chi prende illecitamente per se deruba il cittadino una volta, ma se mi approprio di queste risorse per il mio partito offrendo il cittadino due volte, perché lo derubo e perché posso devolvere quelle risorse ad un partito che non è il suo".
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