Oikonomia

Buongiorno io ascoltatori il nuovo anno per i contribuenti è cominciato con una piccola buona notizia a fronte di numerosi inasprimenti fiscali cui assisteremo nel due mila quindici
Dal primo gennaio infatti le accise sulla benzina non sono aumentate come pure si era temuto nelle scorse settimane addirittura sono scese di poco
Uno spunto utile questo sul settore dei carburanti per tornare sul tema delle liberalizzazioni che abbiamo già trattato in questa rubrica ragionando su alcuni scritti del giurista ed economista Cesare Beccaria
Questa volta su suggerimento dell'ascoltatore leopoldo papi iniziando da una decisione presa nel mille settecentosettantasei dall'allora Granduca di Toscana Pietro leopoldo primo
Considerando nuovi non essere di pubblico interesse che resti impedito al possessore di farle vendemmia delle sue ovunque quando più gli piace recitava l'editto
E che gli Statuti che ne limitino il tempo si oppongono al libero esercizio dei propri diritti e cagionano talvolta delle vessazioni
Ci siamo determinati di abolire ovunque sono simili statuti volendo che per l'avvenire sia facoltà dice husky duro di farvi vendemmia dei propri beni
E in quei tempi e modi più espedienti nonostante qualunque disposizione legge ordine in contrario a cui si intende col presente editori espressamente derogato
Correva l'anno mille settecentosettantasei nella penisola italiana un'ennesima dimostrazione che le liberalizzazioni intese come quel processo di disboscamento dei vincoli normativi e regolamentari e fiscali che gravano sulla normale libertà di fare impresa
Sarebbero tutt'altro che avviene alla nostra storia e cultura
Cosa c'entra tutto ciò con i carburanti è presto detto
Nell'indice delle liberalizzazioni stilato per il due mila quattordici dall'Istituto Bruno leoni l'Italia risulta il secondo Paese meno liberalizzato tra i quindici Paesi principali dell'Unione europea presi in considerazione
Castagnaro curatore dell'indice autore del primo capitolo proprio dedicato ai carburanti per autotrazione prende in considerazione tre fattori per costruire la classifica
Un primo fattore che spiega la maggiore o minore apertura al mercato e legato alla presenza di norme che inducono rigidità nel settore e di conseguenza si traducono in maggiori costi grosso modo simmetrici
Tra i concorrenti l'esempio a quello delle leggi regionali che in Italia impongono requisiti diversi ai nuovi entranti nel settore come l'obbligo di dotarsi di impianti per erogare idrogeno metano GPL
Un secondo fattore considerato e la maggiore o minore propensione della Rete e del modello di business nella vendita a evolvere adattarsi a un mondo che cambia
Alcune protezioni più o meno implicite rendono meno necessaria infatti in Italia la modernizzazione degli impianti di erogazione rallentando per esempio la diffusione del self service
O la rivendita di prodotti non oil ai punti di rifornimento
Infine però come riconosce sta ignaro il terzo il più importante fattore che frena oggi la liberalizzazione del settore carburanti in Italia e l'incidenza del prelievo fiscale vediamo come perché
Nel dicembre due mila quattordici stando agli ultimi dati ufficiali del Ministero dello sviluppo il prezzo al consumo medio per la benzina senza piombo è stato di uno virgola cinquantasei euro al litro
Di questo presso soltanto zero virgola cinquantacinque euro al litro dipendono dal prezzo industriale
In ribasso grazie all'andamento del greggio sui mercati mondiali la maggior parte dell'incasso invece va allo Stato sotto forma di accise
Zero virgola settantatré euro per litro viva zero virgola ventotto euro per litro
Insomma e lavora cita dello Stato la prima causa del prezzo della benzina italiana
Un prezzo che se si tiene conto delle tasse e il più alto d'Europa e del mondo industrializzato e prezzi attuali per fare un pieno a una piccola ventuno utilitaria con un serbatoio di trentacinque litri cittadino polacco spende ogni volta quaranta euro
Uno tedesco quarantasette euro un italiano cinquantacinque euro
Il fisco italiano è l'unico rallegrarsi nel due mila undici il gettito fiscale proveniente dalle accise essenzialmente che gravano su benzina energia elettrica e alcol era di quasi venti miliardi di euro
Nel due mila dodici dopo che il Governo Montino al suo fortemente le accise sulla benzina all'apice della crisi finanziaria lo Stato si ritrovò incassare addirittura venticinque miliardi di euro cioè cinque miliardi in più dall'anno prima
L'effetto depressivo delle trote da sempre si è fatto sentire ad disincentivato ulteriormente l'utilizzo dei mezzi di trasporto privati tuttavia quest'anno grazie ad aumenti decisi pure dal Governo letta
Lo Stato intorno a incassare moltissimo nel periodo gennaio-ottobre Roma ha ottenuto dalle accise già venti miliardi di euro cioè il sei per cento in più di quanto aveva incassato nello stesso periodo del due mila tredici
Dal primo gennaio le accise per la prima volta dopo molto tempo comunque scendono da zero virgola settecentotrentuno euro per litro a zero virgola settecentoventotto euro per litro sulla benzina senza piombo
E da zero virgola seicentodiciannove euro a zero virgola seicentodiciassette euro per litro sul gasolio per auto
Tuttavia una componente fiscale che pesa ancora oltre il sessanta per cento del prezzo finale della benzina alla pompa rende difficilmente percepibili da parte del consumatore le variazioni di prezzo che pure potrebbero essere decise dagli operatori
Tasse così alte quindi rimpinguare le casse dello Stato ma il prezzo di deprimere i consumi e subire la concorrenza
Grazie per l'ascolto da Marcovalerio Lo Prete la rubrica all'economia torna la prossima settimana nel frattempo è su Twitter all'accanto Marcovalerio Lippi per ricevere consigli segnalazioni critiche