21 NOV 1989

Intervento di Adelaide Aglietta sulla situazione politica nell'est Europa

STRALCIO | - PARLAMENTO EUROPEO - 00:00 Durata: 6 min 25 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Adelaide Aglietta sulla situazione politica nell'est Europa", registrato a Parlamento Europeo martedì 21 novembre 1989 alle 00:00.

Sono intervenuti: Adelaide Aglietta (parlamentare europeo, Federazione dei Verdi).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Consiglio Europeo, Democrazia, Economia, Est, Esteri, Europa, Globalizzazione, Informazione, Istituzioni, Italia, Mittone, Parlamento Europeo, Partito Radicale, Referendum, Riforme, Uef, Unione Europea, Verdi.

La registrazione video ha una durata di 6 minuti.

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  • Adelaide Aglietta

    parlamentare europeo (VERDI)

    Signor Presidente, colleghi, gli avvenimenti dei quali siamo testimoni, i mutamenti storici che avvengono nell'Est dell'Europa, con il carico di tensioni e di speranze che contengono, con le nuove prospettive di pace e di distensione fondate sulla convinzione che il rispetto dei diritti umani e politici è un principio incomprimibile su cui fondare libertà e democrazia, ci impongono nuove consapevolezze e nuove responsabilità; responsabilità per il futuro dell'Europa, di tutta l'Europa; responsabilità di muoversi verso una casa comune europea attraverso un processo che certamente non sarà semplice, che probabilmente non sarà breve, ma che deve portare l'Europa a ridefinire i suoi comuni valori umani e civili e a divenire protagonista del processo di sviluppo, di pacificazione e di salvaguardia della vita per l'intero pianeta. Probabilmente le mie parole possono essere tacciate di ingenuità o di utopia. Molto spesso, in questi anni, le idee che in tanti abbiamo sostenuto, come federalisti, come "verdí", come radicali, sono state emarginate nel ghetto delle utopie. Un esempio fra tanti: la dichiarazione solenne del Parlamento europeo che chiedeva la convocazione degli Stati Generali d'Europa, con la parrtecipazione dei parlamentari europei e dei parlamentari nazionali, per eleggere i Presidenti della Commissione e del Consiglio e per dare fondamento democratico alle istituzioni europee. Siamo stati tacciati, allora, di scarso realismo politico: la proposta è stata ripresa, oggi, nel discorso del Presidente Mitterrand alla nostra Assemblea. Gli avvenimenti di questi mesi, come già i drammatici avvenimenti della Piazza Tienanmen, vedono l'Europa al palo, o che rischia di restare al palo, impotente e incapace di dare risposte che non siano risposte limitate o assistenziali, di pesare con forza politica, di intervenire e di incidere sul corso degli avvenimenti, e ci dimostrano che, forse, la volontà di accelerazione che c'era nella proposta degli Stati Generali d'Europa era più realistica della politica dei piccoli passi. Il problema dell'integrazione politica europea, del superamento del deficit democratico dell'Europa, della riforma democratica delle nostre istituzioni si pone oggi con maggior forza, si evidenzia in tutta la sua attualità e urgenza: e la scommessa che ci viene rilanciata dai paesi del Centro e dell'Est dell'Europa. Quale modello infatti di istituzioni europee siamo in grado di offrire a questi paesi che stanno imboccando la strada della democra- zia? Quale modello che possa e sappia governare, forte di una realtà democratica, i processi di internazionalizzazione dell'economia, di unificazione dei mercati commerciali e finanziari, la crescente interdipendenza economica e sociale, la globalizzazione dei sistemi d'informazione, L'urgenza di una risposta complessiva in termini di modelli di sviluppo ai fenomeni di degrado ecologico che mettono in forse la sopravvivenza del pianeta, e infine, oggi, la graduale costruzione della casa comune europea? Questi processi sono governati oggi da soggetti economici e finanziari sovrannazionali, che si muovono al di là e al di sopra delle frontiere, imponendo un modello di sviluppo compatibile con i loro interessi ma incompatibile con le esigenze di vita e di democrazia delle nostre popolazioni. Oggi, il modello che noi offriamo e quello di un'Europa tecnocratica, incapace di darsi istituzioni democratiche e legittime, fondate sulla divisione dei poteri, Un'Europa in cui le decisioni sono accentrate nelle mani di pochi, sottratte al controllo del Parlamento europeo e al controllo dei parlamenti nazionali, via via sempre più spossessati dei propri poteri. È questo il modello che vogliamo offrire ai nostri interlocutori e che saprà rispondere alle loro richieste e alle loro aspettative? Non lo crede nessuno. Sappiamo tutti che l'Europa dei cittadini o sarà quella di cittadini a pieno titolo di un'entità democratica completa, con poteri e doveri ben definiti, o non sarà. È urgente quindi che si accelerino i tempi del processo di integrazione politica e di riforma delle istituzioni. È urgente, in parole più povere, che al Parlamento europeo venga affidato un mandato costituente. Lo richiedono i fatti che accadono intorno a noi, lo esigono le speranze e le aspettative dei popoli europei, così come testi- monia l'esito del referendum fatto dal popolo italiano e la decisione presa all'unanimità dalla Camera dei deputati italiana il 15 di questo mese. Sulla base di queste convinzioni ritengo che la risoluzione sia ancora tiepida e un po' timida, ma che vada votata: vi si traccia un percorso, si pongono alcuni punti fermi e richieste precise in tema di codecisione con riferimento alla Conferenza intergovernativa, rispetto alla quale si chiede un'associazione piena del Parlamento - e su questo ci vuole una risposta chiara; si fissa una volontà costituente del Parlamento: bisognerà renderla più esplicita e più forte, a mio giudizio respingendo l'idea di dilazionare ulteriormente il dibattito sull'Unione europea e le riforme istituzionali e rinviarle a una seconda Conferenza intergovernativa. Non credo sia tempo di rinvii, ma, come parlamentari eletti dai popoli dei nostri paesi, dobbiamo avere il coraggio di assumerci le nostre responsabilità, al di là di interessi di parte o di tatticismi, con l'attenzione ai grandi avvenimenti che ci è stato dato di vivere. E di vivere, volendolo, non da semplici spettatori. (Applausi)
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