14 FEB 2001

Intervento di Benedetto Della Vedova sui recenti accordi di Lisbona

STRALCIO | - PARLAMENTO EUROPEO - 00:00 Durata: 4 min 32 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Benedetto Della Vedova sui recenti accordi di Lisbona", registrato a Parlamento Europeo mercoledì 14 febbraio 2001 alle 00:00.

Sono intervenuti: Benedetto Della Vedova (parlamentare europeo, Lista Bonino).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Accordi Internazionali, Blair, Commissione Ue, Costi, Debito Pubblico, Economia, Giovani, Greenspan, Lisbona, Parlamento Europeo, Pensioni, Previdenza, Riforme, Solbes, Sviluppo, Unione Europea, Usa.

La registrazione video ha una durata di 4 minuti.

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  • Benedetto Della Vedova

    parlamentare europeo (LISTA BONINO)

    Signor Presidente, signor Commissario, signor rappresentante del Consiglio, devo dire che la valutazione che do sulle risoluzioni di Lisbona e soprattutto sull'obiettivo, più volte evocato in quest'Aula, di fare dell'economia dell'Unione europea un'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica al mondo, si riassume in questo: è una formula vuota, retorica, che poco o nulla dice su quello che sta succedendo, o non sta succedendo, nelle economie dei paesi europei. Ieri, Alan Greenspan ha spiegato che nel 2001 l'economia statunitense crescerà solo del 2,5 percento e che la disoccupazione salirà dello 0,5 percento dal 4-4,5 percento: questi sono i dati dell'economia dinamica e competitiva. Per noi questi sarebbero dati di un periodo di florida crescita economica, mentre giudichiamo l'economia statunitense in recessione. Apprezzo il lavoro fatto dai colleghi Bullmann e Gasòliba i Böhm - in particolare il rapporto Gasòliba lo condivido in pieno - ma credo che sia troppo poco, perché troppo poco è dato a questo Parlamento di discutere e di proporre. Nella relazione Bullmann, tema richiamato anche dal Commissario Solbes, si parla ad esempio, di ammodernare i regimi pensionistici. Orbene, io credo che, se vogliamo parlare di cose concrete da fare e non di obiettivi altisonanti da proporre, ad esempio sul tema delle riforme previdenziali il Parlamento dovrebbe far sentire una voce molto più ferma, molto più decisa, molto più rigorosa e richiamare pressantemente ad una riforma che porti a sistemi previdenziali sostenibili dal punto di vista finanziario e meno iniqui sotto il profilo dell'equilibrio tra le generazioni. In Europa stiamo irresponsabilmente consumando il risparmio previdenziale dei giovani. Cosa verrà loro riconosciuto, tra venti o quarant'anni, per i contributi elevati che oggi vengono versati? Ci vogliono riforme: o parametriche con l'elevazione dell'età minima pensionabile, o di sistema attraverso - come io ritengo sarebbe opportuno - il passaggio a un sistema a capitalizzazione per quanto riguarda la previdenza obbligatoria, e non solo - ci mancherebbe altro - per quanto riguarda la previdenza complementare. Nell'economia dinamica che vige oggi al mondo - che è quella statunitense - ci si preoccupa dei deficit della previdenza pubblica che si manifesteranno a partire dal 2025 e che consumeranno solo nel 2037 le riserve patrimoniali accumulate. In Europa e in molti paesi - penso in particolare al mio, l'Italia - si corre irresponsabilmente verso il disastro dei conti della previdenza. In Europa non si sanno vincere le resistenze corporative di quanti difendono i pensionati e i pensionandi - penso in primo luogo alle organizzazioni sindacali - sulle spalle dei giovani lavoratori, quelli fortunati, e dei giovani disoccupati, a carico dei contributi previdenziali elevatissimi che deprimono l'occupazione. Ho accolto con molto favore la proposta di Tony Blair di pensare a un'Europa che preveda che si possa lavorare oltre i sessantacinque anni, perché vengo da un paese dove le persone vanno in pensione a cinquantacinque anni e magari anche meno e dove queste pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori più giovani. In conclusione, signor Presidente: parliamo meno di obiettivi sui quali siamo tutti d'accordo - e chi non vorrebbe fare dell'Europa un'economia dinamica? - e parliamo un po' più di scelte - magari dolorose e difficili - che vanno fatte al più presto.
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