04 MAG 2015
intervista

"La Scelta" (ed. Sperling & Kupfer) del Prof. Giuseppe Remuzzi. Intervista all'autore del libro

INTERVISTA | di Emiliano Silvestri - Bergamo - 09:23 Durata: 20 min 17 sec
A cura di Fabio Arena
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"Ho scritto questo libro perché penso sia importante discutere con il grande pubblico e con i medici del fatto che medicina non è soltanto saper curare ma anche saper morire".

""La Scelta" (ed. Sperling & Kupfer) del Prof. Giuseppe Remuzzi. Intervista all'autore del libro" realizzata da Emiliano Silvestri con Giuseppe Remuzzi (Direttore Dipartimento di Medicina - Azienda ospedaliera "Papa Giovanni XXIII").

L'intervista è stata registrata lunedì 4 maggio 2015 alle ore 09:23.

Nel corso dell'intervista sono stati discussi i seguenti temi: Accanimento Terapeutico, Amministrazione, Cure
Palliative, Diritti Civili, Englaro, Eutanasia, Famiglia, Formazione, Legge, Liberta' Di Cura, Libro, Medicina, Politica, Religione, Sanita', Schiavo, Scienza, Testamento Biologico, Trapianti, Universita', Welfare.

La registrazione audio ha una durata di 20 minuti.

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  • Giuseppe Remuzzi

    Direttore Dipartimento di Medicina - Azienda ospedaliera "Papa Giovanni XXIII"

    Il Servizio Sanitario Nazionale è la cosa più preziosa che abbiamo ma va riformato, innanzitutto separando la politica dalla gestione (vedi il: "Manifesto per la rinascita della Sanità in Italia"). La terapia intensiva è un luogo meraviglioso perchè salva tanta gente; attenti a non fare cose che non servono a niente. Evitare le terapie futili (sappiamo noi quali sono, non i magistrati); aumentano le sofferenze e non risolvono i problemi. La vita naturale di tutti noi sarebbe stata morire molto presto di morbillo o varicella; da quando la medicina è diventata scienza, non c'è più niente di naturale. Se non ci fosse stato l'accanimento terapeutico non avremmo la dialisi, i trapianti, la cura per la leucemia. I trapianti sono un grande miracolo della medicina. E il donatore, mentre muore, aiuta altri a fare una vita normale. Fare il medico è rianimare. Ma anche sospendere le cure quando sono inutili. Ci vorrebbe una legge sul fine vita, una legge non infarcita di parole che non hanno nessun senso nemmeno in italiano, figurarsi sul piano tecnico, come il ddl Calabrò. Una legge che non imponga le cose ma che, piuttosto, orienti e faciliti il lavoro di medici e famigliari. Tenendo conto che poi chi deve decidere, in medicina, non è il medico o l'infermiere ma è l'ammalato. Per questo il libro ha titolo "La scelta". Perché è una scelta di famigliari, medici, infermieri ma è soprattutto il malato che deve essere messo nelle condizioni di poter scegliere. Purtroppo oggi moltissimi medici non sanno parlare con gli ammalati, ("paziente" è termine un pochino paternalistico) e nessuno glielo insegna. Il dramma delle nostre università nelle quali ci si può laureare senza avere nemmeno la percezione di questi problemi e senza che nessuno si preoccupi di conoscere il candidato e le sue motivazioni. Perché il salumiere è sempre gentile e il medico, qualche volta, no? Uno che non è portato, che è scontroso, che vede l'ammalato come una seccatura, non lo deve fare questo lavoro. Però può fare altre cose. Per questo bisogna diversificare un pochino l'esame di ammissione.
    9:23 Durata: 20 min 17 sec