23 OTT 1990

Intervento di Adelaide Aglietta sulle dichiarazioni del Consiglio europeo e del presidente della Commissione sul futuro della CEE

STRALCIO | - PARLAMENTO EUROPEO - 00:00 Durata: 5 min 1 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Adelaide Aglietta sulle dichiarazioni del Consiglio europeo e del presidente della Commissione sul futuro della CEE", registrato a Parlamento Europeo martedì 23 ottobre 1990 alle 00:00.

Sono intervenuti: Adelaide Aglietta (parlamentare europeo, Federazione dei Verdi).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Cee, Consiglio Europeo, Delors, Est, Europa, Istituzioni, Parlamento Europeo, Unione Europea, Urss.

La registrazione video ha una durata di 5 minuti.

Il contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.
  • Adelaide Aglietta

    parlamentare europeo (VERDI)

    Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono preoccupata perché gli interventi del Presidente del Consiglio e del Presidente della Commissione, sottolineando i gravi problemi che noi abbiamo come Comunità europea, e più in generale nel mondo, paiono quasi volerne scaricare la responsabilità su un Parlamento che sta dando un contributo a mio giudizio fondamentale alla costruzione dell'Unione politica europea. A prescindere dal discorso pronunciato dal collega Colombo, mi pare, quasi, che questi interventi testimonino in realtà come oggi l'Europa che noi abbiamo immaginato - federazione di popoli e di regioni fondata su istituzioni democratiche in un amalgama inscindibile - sia sempre più lontana e rischi ancora di allontanarsi, se non addirittura di scomparire all'orizzonte. E questa è certamente, per noi federalisti che tali siamo per convinzione e per ragionevolezza, una cosa che ci preoccupa particolarmente perché questa presidenza italiana noi ce Peravamo raffigurata come una fase, un semestre nel quale speravamo che le attese federaliste, le attese di costruzione dell'Europa ricevessero delle risposte positive. E allora a questo punto io vorrei che non si equivocasse: la necessità che il nostro gruppo awerte di costruire un'Europa federale e la preoccupazione che oggi esprime in questo senso non va intesa affatto come un'adesione alla politica comunitaria di oggi, perché ci sono molti dossier comunitari aperti nei quali non ci ritroviamo e che varmo da quello relativo alla politica dell'ambiente a quelli dell'energia, e della cittadinanza europea, per non parlare dei tanti dossier della politica estera. E qui s'impone sottolineare il baratro democratico che sussiste oggi e che rischiamo di consolidare con un Parlamento che come il nostro non ha poteri. Cosa volete da questo Parlamento e cosa chiedete a questo Parlamento che non ha potere legislativo, che non ha potere di controllo? Questo baratro democratico, in realtà, rischia di avallare sempre di più la vostra politica del consenso della gente e delle popolazioni perché senza dubbio il meccanismo di un Parlamento che gode della pienezza dei suoi poteri democratici costituisce un effettivo punto di raccordo fra quelle che sono le esigenze di pace, di solidarietà e di costruzione dell'Europa, avvertite dai nostri popoli, e la politica delle istituzioni comunitarie. Mi pare indubitabile che di numerosi dossier aperti oggi - che vanno dai problemi del Medioriente a quelli del Golfo, dal rischio di frantumazione dell'impero sovietico con quanto ne può conseguire, e cioè la necessità di una nostra politica in quella direzione, e di un nuovo concetto di sicurezza che è tutto da reinventare nonché della necessità di riconversione di tutta la struttura bellico-militare del nostro continente; per non parlare del drammatico problema di un Sud che muore di fame e di un Nord che si arrocca nel suo benessere; dei problemi dell'ambiente sempre di più da voi citati solo come alibi e che non si traducono in una politica concreta nonostante gli scienziati ci annuncino prossime catastrofi con certezza - da questi numerosi dossier emerge, come anche voi riconoscete, la necessità di un'Europa capace di far fronte a queste scadenze con una sua politica comune. Ma per far questo è necessario che quest'Europa sia l'Europa democratica immaginata dai suoi padri fondatori, l'Europa in cui non sussiste un deficit democratico ma in cui, al contrario, si proceda spediti sulla strada verso la costruzione della democrazia. Qui mi pare invece che ci troviamo in un vicolo cieco pericoloso. Come diceva tempo addietro il Presidente Delors, noi dovevamo cogliere questa occasione per accelerare la costruzione dell'Europa europea. E oggi mi pare, invece, che gli interventi dei due presidenti ci dicano che rischiamo di non coglierla questa occasione e questo, a nostro giudizio, significa frantumare la possibilità della costruzione di un'Europa federale. (Applausi a sinistra)
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