05 GIU 2015
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Ponte Mammolo, una richiesta di accesso agli atti per chiarire le modalità dello sgombero

RUBRICA | - Radio - 13:23 Durata: 4 min 45 sec
A cura di Fabio Arena
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Intervista a Fabiola Zanetti, Prime (a cura di Daniela Sala).

Quello di Ponte Mammolo era un insediamento composto da circa 60 tra roulotte e baracche, oggetto anche di una visita a sorpresa di Papa Francesco nel febbraio scorso.

Qui da diversi anni vivevano centinaia di persone provenienti dall'Est Europa e dall'Ecuador ma anche diversi rifugiati eritrei, titolari dello status di rifugiati politici.

Ma soprattutto, qui hanno trovato un rifugio temporaneo negli anni centinaia e centinaia di eritrei sbarcati nel nostro paese ma diretti in Nord Europa.

Le modalità dello sgombero, senza preavviso e
senza la proposta di adeguate sistemazioni alternative sono state fortemente criticate.

Inoltre, in vista del Giubileo, si teme il ripetersi di quando accaduto nel 2000, quando si sono moltiplicati gli sgomberi senza che a questi corrispondessero adeguate politiche di integrazione.

Alcune decine di eritrei, dal giorno dello sgombero, si sono accampati nel parcheggio di fronte all'insediamento, in attesa di trovare una nuova sistemazione.

E qui abbiamo incontrato Fabiola Zanetti, di Prime Italia, un'associazione che si occupa principalmente dell'inserimento lavorativo dei rifugiati e che da due anni seguiva la situazione a Ponte Mammolo.

Zanetti ci spiega che Prime ha avviato una richiesta di accesso agli atti per fare chiarezza sulle modalità dello sgombero e su chi lo abbia ordinato: la proprietà del terreno è infatti demaniale, ma non sarebbe stato il Campidoglio a decidere lo smantellamento dell'insediamento.

Inoltre da tempo era attivo un tavolo di confronto per avviare dei percorsi di integrazione per gli abitanti della baracoppoli.

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