07 LUG 1992

Intervento di Adelaide Aglietta sul processo di costruzione dell'Unione Europea

STRALCIO | - PARLAMENTO EUROPEO - 00:00 Durata: 4 min 35 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Adelaide Aglietta sul processo di costruzione dell'Unione Europea", registrato a Parlamento Europeo martedì 7 luglio 1992 alle 00:00.

Sono intervenuti: Adelaide Aglietta (parlamentare europeo, Federazione dei Verdi).

Tra gli argomenti discussi: Danimarca, Democrazia, Est, Istituzioni, Lisbona, Maastricht, Mercato, Parlamento Europeo, Sussidiarieta', Sviluppo, Unione Europea, Verdi.

La registrazione video ha una durata di 4 minuti.

Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.
  • Adelaide Aglietta

    parlamentare europeo (VERDI)

    Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il segnale che viene dal Vertice di Lisbona, a parere del mio gruppo, non può non preoccupare quanti affidano alla costruzione di un'Unione europea democratica e su base federale la speranza di superare i limiti, le tentazioni e i pericoli nazionalistici che di nuovo ci accerchiano e rischiano di travolgerci. In questo senso il gruppo Verde aveva auspicato che Lisbona rispondesse ai tanti deficit del Trattato di Maastricht, primo fra tutti quello democratico, assumendo impegni e fissando un calendario ben preciso per realizzare il rafforzamento democratico delle nostre Istituzioni e consentire contemporaneamente di avanzare sul fronte dell'allargamento. Purtroppo, il risultato politico di Lisbona va in direzione opposta. La risposta che viene data al "no" danese, al di là del modo con mi per ora è stato liquidato il problema dell'impossibilità giuridica e - pare a me - anche politica dell'entrata in vigore del Trattato di Maastricht a undici Stati, è, di fatto, un potenzia- mento di tutte le tendenze contrarie al consolidamento democratico, istituzionale e politico dell'integrazione europea e favorevoli a rinazionalizzare le competenze e ad accentuare la dimensione inter-govemativa. Quella che si afferma a Lisbona pare a noi Verdi una Comunità con poca vocazione democratica, determinata a rafforzare il suo ruolo di potenza economica e prevalentemente interessata a creare una vasta zona di libero scambio, da cui saranno inevitabilmente esclusi tutti i paesi più deboli, in particolare dell'Est e dell'Europa centrale e dalla quale saranno sempre più emarginate le politiche ambientali, di coesione sociale e di solidarietà interne ed esterne. Questa è l'interpretazione che noi diamo dell'incapacità di trovare un accordo sul finanziamento della Comunità e del fatto che il principio di sussidiarietà sia stato inteso a Lisbona come stru- mento per rinazionalizzare le competenze europee. Anche noi riteniamo il principio di sussidiarietà un principio fondamentale, ma come principio regolatore di un'Unione europea, in cui la cessione di sovranità sia fatta in funzione dell'efficacia dell'azione e vada nelle due direzioni, quella sovranna- zionale c quella delle entità decentrate, affermando sempre più un ruolo di responsabilità delle regioni. Non solo lo richiedono i principi cui ci siamo sempre richiamati, ma una lettura attenta dei fatti che stanno sconvolgendo il nostro Continente, che abbisognano di una risposta politica, di un dialogo reale, di una disponibilità della Comunità a ridiscutere anche se stessa e il suo modello di sviluppo per aprirsi ai nuovi paesi che bussano alla porta e per realizzare insieme un'Europa pacificata, motore di eguaglianza e solidarietà. Abbiamo detto nel dibattito, all'indomani di Maa- stricht, che il nuovo trattato segnava una svolta equivoca e pericolosa perché rischiava di ridare fiato ai nemici dell'Europa. Ci pare di poter dire oggi che le spinte di disgregazione cominciano a prevalere su quelle di integrazione. È quindi un segnale di allarme che vogliamo lanciare, innanzitutto, al Parlamento che rischia di restare al palo della sua visione federalista e della sua ambizione di assumere un ruolo costituente. A costo di restare soli a difendere una visione dell'Unione europea pienamente democratica, capace di federare, al di là dei propri confini, le diverse etnie affievolendone le potenzialità eversive, riconfermiamo la richiesta urgente di definire una Costituzione europea, di fissare un calendario per quel salto di qualità democratica delle nostre Istituzioni che solo ci potrà consentire l'ampliamento ai nuovi partner che lo vorranno senza restrizioni di sorta. Sappiamo che basta poco per perdere il treno di questa Europa, l'unica capace di garantire un futuro diverso e democratico a tutti i cittadini del nostro Continente. Per parte nostra, non tralasceremo occasione per riportare nei nostri dibattiti la ragionevolezza dei padri fondatori che ci pare ancora oggi la risposta più adeguata ai processi in corso.
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