22 LUG 2015
intervista

Uranio impoverito: una strage senza colpevoli. Intervista a Daniela Volpi

INTERVISTA | di Maurizio Bolognetti - Latronico - 00:00 Durata: 24 min 26 sec
A cura di Delfina Steri
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Oltre 300 militari italiani sono deceduti e alcune migliaia si sono ammalati a causa dell’esposizione alle micidiali nano particelle di uranio impoverito, provocata dall’utilizzo di proiettili contenenti questo minerale.

Matteo Scanni, nel libro "L'Italia chiamò", ricorda che test condotti dell'esercito statunitense hanno dimostrato che quando un penetratore da 120 mm all’UI colpisce un bersaglio corazzato si liberano da 1 a 3 kg di polvere di uranio radioattiva e altamente tossica.

Lo stesso Scanni sottolinea che un carro armato colpito da tre di queste munizioni e l'area attorno ad
esso potrebbero essere contaminati da 3 a 9 kg di particolato di uranio.

Il pericolo di intossicazione legato all’utilizzo di munizionamenti all’uranio impoverito è determinato dal fatto che quando il proiettile si polverizza bruciando si ha una dispersione nell'aria, nel terreno e nell'acqua, di particelle che possono essere inalate, bevute, introdotte con gli alimenti.

Daniela Volpi, vedova di Antonino Caruso, capitano dell’esercito morto proprio in seguito all’esposizione all'Uranio impoverito, ha dato alle stampe per Carocci editore il libro "Memoria pubblica e missioni di pace.

Il caso della sindrome dei Balcani".

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