Anticipazioni del Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno

Buongiorno
Iniziamo anche se
Con una
Infine
Con un fisiologico ritardo ma
Samte
Iniziamo questa presentazione
Come ormai da qualche anno
Facciamo proprio a fine luglio
Queste anticipazioni su alcuni
E andamenti economici
Nord sud Italia Europa perché crediamo che sia
Anche a un materiale di riflessione utile nella pausa estiva per poi
Arrivare al
Presentazione del Rapporto dove al di là della documentazione che generalmente molto
Non proprio allegra che noi proponiamo ma diciamo perché fotografiamo un po'le cose come stanno
Nocca genera porto poi c'è più una valutazione politica di prospettiva di proposta sperando che poi queste cose vengano riprese discusse
Quindi io ma oggi molto rapidamente noi faremo questa presentazione in due dottor padovane punto direttore Svimez illustrerà alcuni aspetti più significativi
Nel quadro di una continuità purtroppo
Anche se in attenuazione di una crisi che investe e continua a investire il Mezzogiorno mentre nel resto del Paese elementi di
Inversioni di tendenza si sono
E verificati
Io Pora farà qualcuno e considerazioni molto sintetiche fa magari se ci sono domande ma ripeto
è più una presentazione di materiali e magari un invito alla riflessione poiché
Rincontrarsi su questi
Sui temi che questi materiali pongono in massima evidenza prego
Dunque come
Come
Rilevava al professor Giannola
Sostanzialmente c'è
Moggi di da una parte di fornire un'istantanea della situazione che ci restituisce il mezzogiorno dopo sette anni di crisi dall'altra pensiamo già analisi stessa dei dati
Soprattutto perché si pone anche attenzione i dati di medio periodo cosa che mi sembra anche nei
Nelle analisi di questi ultimi giorni
Sempre legata alla congiuntura avviene molto poco ecco cercheremo di richiamare i tratti di fondo delle trasformazioni economiche e sociali e demografiche avvenute in questi anni
Con l'intesa la speranza che poi vengano diciamo ci si concentri l'attenzione degli esperti e dell'opinione pubblica più accorta e dei policy maker
Per lavorare nel senso della individuazione di una strategia di sviluppo che perlomeno al momento latita e ci sembra palesemente non solo per il Mezzogiorno ma per tutto il Paese
Anticipando un po'il senso che viene da i dati
Indubbiamente la crisi ci restituisce un Paese ancora più diviso del passo del passate più disuguale
La flessione produttivi è stata molto più profonda tristezza nel Mezzogiorno con effetti che sembra appaiono non solo non solo transitori ma strutturali la crisi ha depauperato le risorse del sud e il suo potenziale produttivo
La la riduzione degli investimenti che seguita diciamo ad accrescersi diciamo per entità intensità ha diminuito la capacità industriale del sud
E non venendo rinnovata questa un po'un dato che emerge quest'anno dalla nostra analisi
Ma sia dagli aggiornamenti sia delle nuove serie dell'Istat che hanno notevolmente ampliato nuove serie arrivavano al due mila tredici non le abbiamo integrate
E partivano dal due mila dieci è collegata agli andamenti di lungo periodo un dato che emerge proprio questa perdita
Di Campli di di produttività e di competitività
Quindi la lunghezza della della recessione e la riduzione delle risorse per infrastrutture pubbliche la caduta della domanda interna hanno contribuito a desertificare in buona parte l'apparato produttivo del Mezzogiorno
Questo è un punto che richiamo più volte espellendo dal mercato non solo anche le imprese sane non solo quelle marginali
Che non sono stata in grado in molti casi di reggere alle gare a una crisi così lunga e impegnativa quindi a questo punto difficile diventa difficile risulta difficile
Valutare se
L'industria rimane in condizione di ricollegarsi alla ripresa nazionale ed internazionale che sembra profilarsi
Il rischio è che questo depauperamento di risorse umane imprenditoriali e finanziari possa impedire al Mezzogiorno di agganciare la nuova crescita insomma non sarà facile disancorare il Mezzogiorno da questa spirale di bassa produttività bassa crescita e quindi minore benessere
Come detto i dati segnalano che le regioni meridionali stentano in questo in questa fase ormai da qualche anno a mantenere quell'aggancio al trend nazionale che tutto sommato aveva ottenuto dal dopoguerra quindi anche nelle fasi diciamo di non recupero del declino
C'era stato un aggancio quindi non in qualche maniera quest'anno parliamo effettivamente di un Mezzogiorno alla deriva rischio deriva
L'uscita dalla crisi non è semplice quello che a nostro avviso è certo che la riduzione degli squilibri strutturali di produttività e competitività che impediscono la convergenza in alle aree deboli in Europa
Non può essere affrontata all'interno di una prospettiva di carattere congiunturale in una cornice di ostilità che deprime gli investimenti
Affidare il recupero dei ricatti dei divari come è avvenuto e come discende dall'impostazione che prevale tuttora in Unione Europea solo al meccanismo delle svalutazioni reale interni c'era l'abbassamento del costo del lavoro
Con una politica di riduzione dei costi dei e dei prezzi e alla riforma di liberalizzazione dei mercati interni ha finito per aggravare gli squilibri strutturali di vari competitivi tra le aree deboli e con i più forti in Europa
I deficit di competitività di prospettiva devono essere affrontati invece a nostro avviso con una politica coordinata di investimenti in Europa in Italia nel sud in breve serve una politica attiva di sviluppo
E chiaramente questa è una linea che si contrappone ormai
In maniera sempre più netta
Ad una linea della comunità che anche in prospettiva dopo l'unione dei vari saggi della cometa europea
Sembra posporre gli ulteriori progressi nell'integrazione l'armonizzazione fiscale al già avvenuto raggiungimento continuamente evocato di Comuni Standard in competitività
Ora il raggiungimento di star da di competitività ANAS senza gli investimenti e prima di una politica di rilanci svegli investimenti e crescita politica infrastrutturale ma anche industriale come dovrebbe avvenire è una politica evidentemente insisterà
Su le regole dette prima cioè sostanzialmente
Valutazioni interne emigrazione come nel caso italiano e Regolamento diciamo riforme pure importanti di carattere amministrativa istituzionale che però a nostro avviso non saranno in grado di rilanciare la crescita da sole
Ora verrei sostanzialmente al quadro che è stato
Riassunto diciamo in queste poche considerazioni intanto il quadro dell'Italia nel due mila e quattordici Italia è stato l'unico grande Paese in Europa che ha presentato una crescita ancora negativa
A fronte di un incremento dello zero otto in termini reali nell'area dell'Euro in Italia il PIL calato dello zero quattro come in Finlandia peggio di tutti gli altri Paesi europei ad esclusione di Cipro
Si è quindi continuato ad aprire la forbice della crescita con l'economia europea
Dall'inizio dell'Unione dall'inizio della crisi europea ventotto è cresciuta di zero sette punti percentuali comunque accumulati mentre l'Italia ne ha persi otto virgola sei
Questo ritardato aggancia la ripresa in parte spiegato da politiche di bilancio restrittive collegato agli sforzi di risanamento del debito pubblico
Che hanno influito negativamente sull'andamento dei consumi privati ma queste
Cause si affiancano causa di più lungo periodo relativa all'andamento negativo
Della produttività e quindi della continuità internazionale del Paese che sono all'origine di questo divario di crescita di questo declino che data dalla fase ben anteriore all'ultima crisi
Se nel complesso l'economia italiana sta uscendo pur con lentezza dalla crisi il Mezzogiorno ancora non vede segni significativi di ripresa
Secondo le valutazioni di preconsuntivo da noi elaborate nel due mila quattordici il PIL è calato del Mezzogiorno dell'uno e tre per cento rallentando la crescita caduta dell'anno precedente che era del due sette ma con un calo che è di un punto superiore al resto del Paese
Non avendo inoltre il Mezzogiorno beneficiato della ripresa europea cui invece partecipo in qualche misura al Centro-Nord del due mila dieci due mila quindici e undici l'economia delle regioni meridionali ha quindi affrontato il settimo anno di crisi ininterrotta
Dal due mila sette il prodotto si è ridotto
Variazione cumulata su valori a costanti del tredici per cento quasi il doppio della flessione registrata nel Centro-Nord
Le regioni del sud hanno risentito non solo dello stimolo relativamente inferiore rispetto al resto del Paese dalla domanda estera ma anche della riduzione della domanda interna riduzione che ha riguardato sia la spesa per consumi
Sia in maniera molto forte la spesa per investimenti ed anche
Tornando i consumi i consumi pubblici
Quindi la crisi lascia un Paese come già detto più diviso del passato e se si guarda anche dato sintetico del PIL per abitante che rimane l'indicatore
Tutto sommato più sintetico di beh di livello di sviluppo e benessere ha ripreso ad allargarsi e nel due mila uno è tornato
Rivela cioè nel due mila e quattordici è tornata livelli dei primi anni due mila oltre quarantasei punti percentuali
Ecco debbo dire che all'interno di questo valore un elemento che viene dai nuovi dati Istat che non abbiamo accolto
è sostanzialmente un aggravamento del divario di produttività perché i due termini che cioè degli due fattori che determina il livello del PIL sono indubbiamente ciò con la produttività e
Il tasso di occupazione c'è un incremento del differenziale di produttività anche dei dati
Istat di sette punti percentuali serviva il divario passata
Passa da veda diciotto a venticinque punti
L'impatto di questa che abbia la peggiore crisi del dopoguerra riflesso dalla caduta dei redditi e dell'occupazione ha provocato una netta riduzione dei consumi delle famiglie meridionali
Che dal due mila otto al due mila quattordici sono diminuiti di oltre tredici punti percentuali una pressione più che doppia rispetto a quella registrata nel resto del Paese
Anche nell'ultimo anno i consumi finali interni sono calati al sud dello zero otto per cento a differenza del Centro-Nord dove sono aumentati dello zero tre per cento
I consumi delle famiglie
In particolare al Sud sono calate dello zero quattro mentre sono cresciuti dello zero se nel Centro-Nord ecco in particolare un elemento particolarmente grave è che il proseguire della caduta
Della spesa per beni alimentari che
è il dato che più di altri evidenzia differito difficoltà
La tenuta diciamo l'ampliarsi della povertà relativa nel due mila e quattordici i consumi alimentari sono caduti dello zero quattro a fronte di un incremento dell'uno del Centro-Nord
Altro elemento che ha caratterizzato gli ultimi anni ed è un elemento centrale la contrazione del processo di accumulazione che oggi rappresenta il maggior frena la ripresa specie nel Mezzogiorno influenzo
Non solo sullo sviluppo delle attività ma anche evidentemente sull'adeguamento del apparato produttivo esistente quindi sul suo livello di produttività
Nel periodo di crisi
La flessione della spesa per investimenti è stata profonda ed entrambe le parti di paese del Paese ma nettamente più forte nel Mezzogiorno nel settembre o la caduta è stata di oltre il trentotto per cento
Undici punti più che nel resto del Paese è una caduta che ha interessato tutti i settori assumendo una dimensione particolarmente forte nel settore delle costruzioni
Ma e risultando addirittura diciamo drammatica nel caso nell'invio dell'industria in senso stretto dove la caduta raggiunto quasi il sessanta per cento tre volte maggiore rispetto al Centro-Nord dove è stata diciassette punti
La considerazione che è un'area che come il sud a visto ridursi di quasi il sessanta per cento l'accumulazione di capitali industriale in sette anni necessariamente ridimensionato al proprio potenziale di crescita e di Milito fortemente le proprie prospettive di benessere
Questo massiccio disinvestimento a ulteriormente aggravato la scarsa competitità dell'area favorendo un processo di da un salsina delle imprese e al tempo stesso di desertificazione territori meridionali ecco un elemento
Che richiamiamo e che non si coglie ancora una volta Inter
Dai dati forniti dal DPS
E quello relativo
Alla spesa in conto capitale
Conti pubblici territoriali come è noto sono la fonte
Più importante a livello territoriale per l'andamento della spesa pubblica distinta anche per i livelli di governo
E di territorializzazione bene questa caduta della spesa della pubblica amministrazione della spesa della pubblica amministrazione è stata in Italia di diciassette miliardi
Dal due mila e uno al due mila e sette ma mentre nel centro nord e il livello è sceso di venti punti percentuali rispetto al due mila e uno
Nel Mezzogiorno al declino costante accentuato dalla crisi ha portato a un livello di quasi quaranta punti inferiore al due mila uno
L'elemento che colpisce da un lato questo crollo dei trasferimenti di capitale
Che si
Galati nel Mezzogiorno del cinquantadue per cento ed è un decremento che si è concentrato sostanzialmente dalla componente degli incentivi cioè degli aiuti di Stato
Sui quali
Diciamo sulla cui consistenza in passato ci sono state molte polemiche ed esagerazioni e che in Italia come è noto sono sostanzialmente crollati a differenza di quello che succede nel resto d'Europa in America
Ecco questa caduta nel sud è stata fortissima ma
Contrariamente anche ad alcune ipotesi di chi
Appunto ritenere eccessivo peso degli incentivi non c'è stata una ripresa o c'è uno spostamento da un lato
Degli investimenti diretti pubblici che anche si del Mezzogiorno sempre dal due mila e uno ad oggi hanno avuto una riduzione di ventisette punti percentuali il trenta per cento
Il processo di riduzione del valore aggiunto
Che si è avuto nel settembre o
Non ha risparmiato alcun settore ed è stato decisamente più intenso che nel resto del Paese
Il picco appunto è stato le costruzioni quasi trentanove per cento contro il ventotto del nord dell'industria in senso stretto la contrazione del prodotto raggiunto anche con una caduta ancora nel due mila quattordici in controtendenza rispetto al nord
Ha raggiunto il livello di trentatré punti percentuali
Ed ha contribuito lo si può vedere dall'ultima colonna in cui appunto di chi ha visto il contributo dei vari settori alla variazione per quasi il quaranta per cento alla caduta dell'economia meridionale nel periodo
Pur essendo una componente delle economie più piccola perché più o meno fra il dieci per cento del prodotto ma appunto contribuisce per il quaranta per cento alla crisi
Altro elemento che emerge dai nuovi dati anche Istat ai quali non ci siamo raccordati per gli andamenti di medio-lungo periodo è quello della caduta anche del settore agricolo
Che negli ultimi anni registra un calo dell'undici per cento al sud a fronte di una crescita del cinque per cento cinque virgola cinque per cento del nord
è come accennato
Uno dei lasciti gravi della crisi e l'ampliamento divari di produttività tra le aree forti lati deboli del paese a svantaggio delle aree deboli cioè del Mezzogiorno
Dall'analisi e me condotta emerge un deciso allargamento nei due settori più esposti alla competizione interna ed internazionale
L'industria in primo luogo e l'agricoltura stessa mentre c'è una relativa tenuta del settore dei servizi anche per l'appunto è un settore
Soprattutto nel Mezzogiorno ancora non esposto concorrenza
Venendo a considerare gli aspetti territoriali il dato che emerge che nel due mila quattordici nella maggior parte delle regioni italiane il PIL rallentato l'altra volta
E mentre in quelle del nodo desse solo immesse a sperimentato già un modesto mentre
Afferenza che per il Centro-Nord alla crisi pur in sensibile attenuazione resta intensa per le regioni del sud
Nel due mila cattolici il calo delle attività economiche resta elevato in Puglia e Sardegna meno uno e sei per cento
L'Abruzzo ha una flessione dell'uno e sette dimezzata ma la più alta in Italia perdite sensibili ancorché in attenuazione siano in Campania meno due per cento Sicilia meno uno e tre
Ecco un miglioramento tendenziale si è avuto invece soprattutto in Molise meno zero otto dopo almeno otto e due dell'anno precedente in Basilicata in Calabria
Che presenta al dado più incoraggiante cioè un pressione di appena almeno zero due per cento e copra bisogna avere presente che la Calabria e giuridico di cui andamenti economici ed abbastanza sintomatici non cade molto vanno Presevo tutto quindi
Una situazione peculiare
La lunghezza la profondità della crisi hanno portato al momento divari regionali in Europa quindi non solo nel nostro Paese soprattutto a scapito delle aree deboli dei Paesi forti
Un'analisi delle condotta anche quest'anno sui dati Eurostat relativa all'Europa ventotto è basata sulla dinamica del PIL misurata impari potere d'acquisto
Mostra che le aree deboli dell'Europa a quindici durante la crisi hanno subito con maggiore intensità agli effetti della recessione il prodotto delle aree delle convergenze di monito del due cinque
A fronte di un moderato in fermento del tre cinque leale competitività
Un altro aspetto riguarda la differenza di andamenti tra le debole forti all'interno dell'area dell'euro
Il prodotto in Pippia è aumentato nello Rizzola nel complesso del tre sei per cento ma come saldo di una variazione positiva delle aree forti del quattro e cinque e di una diminuzione dell'uno e l'uno di quello di
è che in questo quadro ancora una volta emerge si conferma la crescita rilevante dei Paesi dell'Est europeo ed in particolare di quelli che non hanno aderito al sistema dell'Euro come Polonia Bulgaria Lituania Romania
I quali potendo avvantaggiarsi sia di politiche fiscali meno vincolanti sia di tassi di cambio più facilmente manovrabili in generale di politica economica e monetaria meno restrittive
Rispetto ai Paesi membri dell'Euro e aggiungerei anche dei molto rilevanti apporti dei fondi strutturali
Essendo a differenza dell'Italia tutti i Paesi prenditori non con l'Italia pagatori netti
E tutti questi Paesi hanno registrato tassi di crescita positivi
E quindi l'Italia nel suo complesso ma soprattutto al sud fortemente penalizzata dagli affetti strutturali distorsivi conseguenti dal nodo ottima Rita dell'area dell'euro e della pressione competitiva dei Paesi appena citati
Venendo ora a richiamare già puntano fatto menzione
E la Quinzi dei problemi strutturali all'apparato produttivo
Il dato che colpisce di più la caduta del prodotto nel settore manifatturiero già poco presente nell'economia meridionale
Che ha manifestato una caduta produttiva di quasi il trentacinque per cento di entità più che doppia rispetto al Centro-Nord meno diciassette per cento
Ecco qui il dato che quest'anno emerge ripeto anche in collegamento con i nuovi dati Istat che hanno
Condotta rivalutazione di alcune poste diminuzioni di altre
Questa caduta del quaranta per cento è tale di tale intensità che evidentemente non può essere riconducibile al tradizionale e il ricatto che nelle fasi negative del ciclo espelle dal mercato le imprese inefficienti e lascia spazio a quelle più efficienti e produttivi si tratta come osservato piuttosto di un'evoluzione profonda della base produttiva che espulso dal mercato anche imprese sane ma non attrezzata superare una crisi così lunga impegnativa
Negli anni della crisi come prima richiamato qui appunto le parlo con riferimento più specifico al settore manifatturiero il potenziale produttivo dell'industria meridionale è stato fortemente depauperato
Con questa
Depauperato ha visto una flessione si vede appunto dalla slide successiva la slide dodici ecco una flessione dalla capacità produttiva
Mi sia intesa come valore aggiunto per abitante ottenibile con la piena utilizzazione degli impianti nel due mila e quattordici la perdita di capacità produttiva rispetto a livelli pre-crisi ha superato per il sud di trenta punti percentuali
A fronte di una flessione di circa il diciassette per cento nel centro nord e di poco superiore alla media della UE nel caso della Germania siamo in presenza di un momento debbo dire che questo indice utilizzato
Evidentemente un indice parziale però indicazioni
Analoghe vengono in più anche della stima del capitale loro Bonetti che abbiamo effettuato per il modello econometrico e anche lì segnala in quel caso una stima appena
C'è una caduta minore evidentemente di questo però è una perdita del capitale dello stock di capitale dieci punti percentuali al sud
Ritorno al discorso della produttività approfondendo andato per il settore manifatturiero che è quello effettivamente forse più preoccupante in questa fase
Nel settore manifatturiero e c'è stata una caduta di produttività dal due mila otto e due mila quattordici in termini prodotto preoccupato
Di oltre diciotto punti percentuali a fronte di una stabilità nel mentre nel resto d'Italia
Meno zero tre mentre però nel periodo precedente dal due mila uno e due mila sette livello relativo di produttività del sud rispetto al nord era rimasto sul livello di superiore al settanta per cento
Di quelle del resto del Paese a partire dal due mila otto è venuto riducendosi il valore attuale del cinquantotto per cento di prodotto per addetto rispetto al nord che
Speriamo che sia un effetto anche del crollo che c'è stato di undici punti due mila e undici però insomma è un dato che risulta stranamente allineata quelli che il
Il Mezzogiorno registrato a fine anni Cinquanta prima della fase di progresso e l'azione di allora salite a cinquantasei settantacinque punti siamo ritornati a cinquantotto
Questo aumento del divario derive vive di territoriale di produttività è stato tanto intenso da sterilizzare una dinamica del lavoro che nel sud è stata più contenuta
Dal due mila otto al due mila quattordici
Il costo del lavoro nel settore manifatturiero è stato del sette otto per cento al sud contro il quattordici e sette nel Centro-Nord di conseguenza il costo del lavoro per unità di prodotto Clup ha fatto segnare un incremento al Sud del trentadue per cento
A fronte del quindici nel nord ecco e il del divario tra nord e sud ma diciamolo maggior livello
Del Clup è arrivata ventotto punti percentuali che una diciamo una ovviamente è un dato medio del settore ma esprimo una forte differiti conta competitiva di cui poi troviamo traccia debbo dire tutte le performances dell'industria militare in questo periodo
Venendo diciamo gli aspetti sociali l'allargamento dei divari tra le aree del Paese si amplifica ulteriormente guardando al mercato del lavoro
Delle circa ottocento undici mila unità perse nella crisi
Cinquecentosettanta semina sono nel Mezzogiorno dove si è concentrato quindi il settanta per cento delle perdite occupazionali laddove Mezzogiorno pesa invece su un totale di occupazione nazionale per per venticinque
Quindi sia veramente un andamento asimmetrico relative alla la dinamica di lungo periodo
E conferma sostanzialmente che essa
Rischiando di di di subentrare una nuova geografia del lavoro ha portato dei mutamenti di carattere strutturale appare lampante se si guarda la serie di lungo periodo dell'occupazione del sud che mostra come Mezzogiorno si arriva da cinque milioni e otto di
Occupati il punto più basso dal mille novecentosettantasette che l'hanno dal quale partono le serie storiche dell'Istat
Il mercato dualismo generazionale del mercato del lavoro italiano assume connotati sempre più gravi e strutturali accentuando si ulteriormente nel dualismo territoriale
Tra il due mila otto il due mila quattordici in Italia per i giovani la disoccupazione operazione si è ridotta di oltre un milione novecento mila unità meno ventisette sette
Ecco le dinamiche sono simili delle due parti del Paese come tendenza ma con un'accentuazione tale del Mezzogiorno che unità i livelli di partenza fa decisamente la differenza gli occupati con quindici trentaquattro anni
Si riducono al sud del trentuno il nove per cento e del ventisei nel centro nord
Mentre le classi di età superiore cinquanta crescono entrambe le parti del Paese ma in misura molto meno forte nel Mezzogiorno risultato che il tasso di variazione dell'occupazione in quel periodo di meno nove per cento
Per il nord per il Mezzogiorno sei volte di più che nel centro nord dove la caduta è stata appena dell'uno e quattro
Ora l'immagine più nitida del livello a cui siamo arrivati emerge dal tasso di disoccupazione giovanile sono dati che non hanno paragoni in Europa
Tra i quindici e trentaquattro anni lavora solo un giovane su quattro al sud e per quanto riguarda le giovani donne uno su cinque
Venti virgola otto per cento delle popolazioni di quell'età oltre venti punti in meno del centro nord e trenta in meno che per l'Europa
I differenziali coloro papà ricordato riguardano anche soprattutto i giovani diplomati e laureati
Naturalmente queste difficoltà
Incontrate dai giovani sul mercato del lavoro specialmente dalle giovani donne stanno consolidando quell'intreccio perverso tra crisi socio economiche dinamiche demografiche come già da tempo abbiamo avuto il modo di
Sottolineare si sta verificando un profondo cambiamento della geografia democratica delle demografica dell'Italia
Tra il due mila euro nel due mila e quattordici sono immigrati dal sud verso il centro nord
Un milione seicentosessantasette mila meridionale a fronte di un rientro di novecentoventidue mila persone con un saldo migratorio netto negativo di settecentoquarantaquattro mila unità bene di questa perdita
Di popolazione il settanta per cento
Cinquecentoventisei mila unità ha riguardato la componente giovanile di cui poco meno del quaranta per cento laureati
Ecco nel giro di pochi anni di poco più di un decennio il Mezzogiorno ha perso il primato della fecondità femminile
Numero di nati per donna che nel due mila e tre ci riuscisse a quota uno e trentuno
Inferiore a quello del centro nord che un tempo era invece molto più basso di una quarantatré figli per donna
E ben distante dal livello di sostituzione che garantisce la stabilità demografica cioè per avere una popolazione costante è individuabile in due virgola uno nati per coppia
Questo naturalmente è un tendenze in atto anche del nord dove però molto più che al sud la popolazione Rin salvaguarda dall'apporto delle migrazioni straniere che in genere non si trattengono al Mezzogiorno e quindi non danno un apporto demografico
Le scarse prospettive occupazionali delle donne e gli squilibri del sistema di welfare che se dovesse principalmente ricadono restano le spiegazioni di questo preoccupante fenomeno
Il risultato che richiamiamo ormai da qualche anno ma debbo dire per un anno demografo anche per gli economisti è sorprendente che il numero dei nati nel Mezzogiorno
Perché nel Mezzogiorno così come vita nel suo complesso ha toccato il valore seguita scendere come valore
Del più basso dall'Unità d'Italia siamo arrivati a centosettantaquattro mila nati
Su una popolazione di circa ventuno milioni ecco per dare una dimensione del cambiamento prodottosi
Nel mille ottocentosessantadue in atti erano trecentonovantuno mila ma erano espressi da una popolazione di nove per nove milioni di abitanti quindi con nove milioni abitanti Filianoti
E questo è un dato che è andata avanti ebbe poi delle cadute notoriamente subito dopo la prima guerra mondiale però non si era mai arrivati a un livello così basso
Quindi come abbiamo avuto modo di sottolineare ormai da tempo se questa tendenza alla perdita di peso demografico non verrà sollecitamente contrastata al Mezzogiorno sarà che realizza
Do da un vero e proprio Tsunami demografico che determinano al sud un rovesciamento della piramide anagrafiche ecco se vedete a destra il sud che perderà appunto quattro milioni e quattro la situazione in alto cioè a sinistra del
Nell'ultimo riguarda la sinistra diciamo di una base ancora
Minore macrolidi con una presenza significativa delle quote della popolazione giovanile nella situazione finale sia un rigonfiamento della piramide se vedete in corrispondenza molto forte dell'età diciamo tra i settanta settantacinque anni
Questa riduzione riguarderà da qui al due mila e quindi c'è prevedibile tutte le classi di età più giovani del Mezzogiorno e sono proprio quelle su cui invece si dovrebbe far leva per riprendere un cammino di sviluppo
Ecco in questo senso possiamo dire che l'andamento demografico riassume
Più di quanto diciamo sia percepibile nell'analisi congiunturale di breve
E quello che rischia di succedere al Mezzogiorno naturalmente si tratta di tendenze investibili e dove però si attui una forte strategia di sviluppo che ponga una discontinuità rispetto alla situazione reale grazie
Grazie Ricardo io pro semplicemente alcuni commenti per così dire
Di questi dati suggeriscono in realtà agli atti
Quest'anno
Non
Sono
Per così dire purtroppo in linea nel senso che sono la presentano
In qualche misura un consolidamento del valutazioni degli tre o quattro anni diciamo
Relazione che
Per certi versi hanno molto sorpreso
Una volta che sono state apportate via via
In evidenza e che
Ormai non sorprendono più etniche sostanzialmente non
Determinano grandi reazioni e grandi dibattiti
Il dibattito casomai la constatazione che
Non ci sembra
Grandi che si siano accesi grandi fare grandi luci per l'Italia in generale e soprattutto per il sud in particolare cui un ente qui si conferma un'altra cosa che
Comunque anche la ripresa del nord è fortemente condizionata dal disastro del sotto quindi sarebbe pericoloso
Dire che da un lato è certamente vero che ci sono due Paesi due società che si stanno
Per
In qualche misura
Consolidando come diverso e
Ma è anche vero che l'interazione tra queste due diversità è un'interazione fortemente negativa
E che
Peggiorerà le condizioni del più debole e condizione le opportunità del più forte
Quindi questa è una riflessione importante da mantenere al centro dell'attenzione proprio
Secondo me in prospettiva di un discorso di quale strategia di come
Poter affrontare questa
Questa vicenda
Direi che la noi abbiamo sempre detto che
Pensare che ci sia una ripresa un rilancio della crescita
è sicuramente augurabile
Ma non è assolutamente una soluzione per il sistema Italia e le sue generalità sempre ribadito che il problema e lo sviluppo e non la crescita perché la crescita da cui siamo abituati
Da oltre vent'anni prima della crisi
Era una stagnazione che ci faceva già considerare un Paese in declino un Paese fermo un Paese sostanzialmente
Fiacco rispetto alle vicende del mondo
E la ripresa e che noi cioè ci apprestiamo spero ad agganciare lo conferma in un modo drammatico guardiamo cosa sta succedendo al nostro apparato industriale
A quanto sta succedendo al nostro alla nostra struttura finanziaria non è un ammodernamento ma è semplicemente
Una normalizzazione in cui dovessero diventiamo veramente una specie di provincia di
Attori molto più dinamici e più importanti quali noi seguiamo con tranquillità le direttive e le e anche di interesse
Quindi
Parlare di crescita vuol dire semplicemente accettare una situazione di progressiva marginalizzazione e già siamo molto marginale come Paese
Rispetto a una ipotesi
è una prospettiva
Che
Ci potrebbe vedere molto più protagonisti e molto più attivi proprio nella misura in cui a nostro avviso il Mezzogiorno diventasse una priorità
A risorse date non
Pensando a chissà quali rivoluzione
Ora è curioso che di fronte a uno scenario di questo genere che non è nuovo forum ferie una
Quasi un'abitudine parlare della desertificazione ne ha parlato Confindustria
Ma ne ha parlato per l'Italia pensate cosa vorrebbe dire
La deserto già realizzato per quello che riguarda il Mezzogiorno
Ho lo Tsunami demografico sono slogan quelli correnti
Ora quando un Paese a
Questi slogan correnti e contemporaneamente a una come dire esplicitazione
Della sue politiche per affrontare questi problemi totalmente incoerente rispetto
Alla intensità dei fenomeni che si denunciano che sono tutti concentrati nel sud
E si parla genericamente di aggancio della ripresa di politiche di riforme istituzionali Golia per rilanciare il Paese
Questo vuol dire che c'è una contraddizione fortissima o un'incapacità di analisi o una
Diciamo scarsa volontà
Di rovesciare tendenze di fondo sono strutturali diceva
Padovani né noi non siamo di fronte a un parco ormai da anni ad aspetti congiunturali siamo di fronte al maturare di una crisi strutturale che nasce
Agli inizi degli anni Novanta
Che è diventata evidente all'inizio degli anni Duemila che è diventata esplosiva dopo il due mila otto e che colpisce in modo asimmetrico ma che non risparmia nel nord nel sud
Quindi
Da questo punto di vista c'è una grande contraddizione a nostro avviso queste per fare considerazioni se volete a margine di questo discorso ma
Nel dibattito corrente di cosa si parla
Di quale politica economica si parla e tutto il dibattito sulla Grecia ha in qualche modo condizionato una visione sull'Italia
Che è una Grecia molto più forte nel ma che ha una sua la sua Grecia è il Mezzogiorno e cinque e queste Grecia condiziona tutto il Paese
E in qualche modo
è
Una opzione che invece noi abbiamo proprio nella parte debole e che assolutamente non è all'ordine del giorno quindi
C'è qualcosa che non funziona e non è che le persone io penso ai vari tecnici via non siano
Avvertiti e consapevoli
Quindi c'è l'esigenza di
Coprire hanno steso un dibattito su questo
Ruolo da questo punto di vista un punto fondamentale
Che in qualche modo emerge è il ruolo dello Stato
Oggi lo Stato deve tornare a essere un regista e non l'arbitro come nel visione edulcorata che abbia forma mai e che l'Europa per certi versi
Ci impone uno Stato arbitro
E quello che fa punto le riforme fa le regole fare regolamenti e poi i regolamenti l'applicazione speriamo che sia tratto ci sia in grado di applicare i regolamenti di controllare
Le le regole di comportamento e così via spontaneamente determinano i risultati
Questa è una grande illusione
Tanto più quando siamo in un'emergenza di questo genere in un divario strutturale che per certi versi sembra irreversibile che non è irreversibile
Non è irreversibile nella misura in cui lo si voglia rendere reversibile e quindi c'è bisogno di uno Stato che interviene e non è uno Stato che interviene
Come negli anni Cinquanta e ne ha mai in un modo diverso ma
Che intervenga come interviene in Germania come interviene nel resto d'Europa peraltro perché noi civile
Ci riempiamo la bocca di questo Stato l'arbitro della regolazione e così via e ci dimentichiamo
Che in altre realtà allo Stato interviene pesantemente basta vedere il discorso sugli aiuti alle imprese
In Europa nei vari Paesi e in Italia e praticamente interviene con l'assistenza alle impresa interviene in mille modi eccetera eccetera e interviene anche a livelli dei territori
Quindi
Noi abbiamo sostanzialmente
Da questo punto di vista sempre
Detto che non è che non ci sono spazi
Per invertire le tendenze e abbiamo fatto le proposte non ritorno su queste
Quello che noi definiamo un insieme di strategie che un po'connesse di una le altre in terreni strategici che solo lo Stato può lo Stato c'è diciamo
Una visione nazionale può rendere coerente cioè il tema della logistica della portualità dell'ingresso
In Europa da sud non solo da nord c'è una trasformazione che automaticamente geneticamente metterebbe il sud al centro della strategia quindi senza politiche speciali
è una scelta nazionale di
Cambiare verso questo luogo comune che
Vuoto sempre più vuota
Cambiare verso vuol dire questo oggi per d'Italia e in questo senso vediamo sempre qual è il verso l'inversione
La missione euromediterranea che l'Italia ben più della Francia e più della Spagna dovrebbe avvenire perché siamo l'unico Paese che è
Esclusivamente mediterraneo
In un mondo complicatissimo come il Mediterraneo noi non abbiamo nessun ruolo nel Mediterraneo non solo ma non offriamo nessuno opportunità
Perché non abbiamo la logistica eccetera Genworth torno su questi temi quindi
Perché il cambiare verso vuol dire scoprire questa banale verità escludere questa banale verità però è una rivoluzione sarebbe una rivoluzione perché a risorse date si può fare soprattutto se
Pensiamo alle risorse europee a quello che si al timore di sprecarlo e di non spendere
Alla incapacità delle Regione di avere una strategia B uno Stato regista deve dare la strategia agli operatori
Che in qualche modo devono essere
Assoggettati a quella che noi chiamiamo
Sussidiarietà verticale allora non basta con l'orizzonte a vita basta con l'andare in ordine sparso occorre andare tutti assieme in un ordine coordinato e quindi
Questa scenario veramente accidentato non è il destino cinico e baro cancello impone e la prospettiva che sarà ancor più accidentato anche se ci sarà la cosiddetta crescita
Non è una
Un destino inevitabile soprattutto per il Sud
Quindi
In questo senso a nostro avviso ci sono speranze allora quando sentiamo che la ricetta della ripresa della crescita eh
Un progetto che da qui a tre anni abbatte le tasse perché abbatte le spese
Prima di tutto ricordiamoci che a battere cioè questo dimenticano un particolare che abbattere le spese vuol dire abbattere la domanda perché le spese sono reddito di qualcuno
Saranno in
Parassitaria ma come sappiamo Malthus diceva ma ben venga il settore parassitario che quello fa domanda è un pre keynesiano Malthus
Allora
In economia questo teorema vuol dire far cadere il reddito ora se noi ci affidiamo da qui a due anni a far ricrescere ripartire l'economia perché si abbattono spese e tasse credo che siamo
Ci siamo sui citando giustamente
Se facciamo una politica di abbattere le tasse per le impresa
Sono d'accordo minorenni sono maggiori incentivi per gli investimenti così allora questo è un aspetto ma non pensiamo che tagliare la spesa pubblica
E quindi consentire così di abbattere tasse il saldo netto sarà chissà quale miracolo
Quindi prima di tutto ci vuole un cosa di questo genere
Secondo luogo vogliamo tagliare le tasse va bene allora facciamo qualcosa di più efficace facciamo le zone economiche speciali la Polonia né a quattordici e cresce al sei per cento all'anno
L'Italia non ne ha una non è una nel Mezzogiorno quando ne potrebbe avere almeno tre Taranto Napoli EP Oja Tauro e attorno a questi poli creare
Diciamo trecento mila nuovi lavoratori impiegare quelli in cassa integrazione dell'edilizia fare tante cose non è che ci sono
Cose fantasmagoriche dal
Da pensare o da inventare ci sono cose molto precise e molto chiare molto evidenti
Ma come mai io lo Stato italiano non pretende di creare tre quattro cinque zone economiche speciali perché perde gli incassi
Ma abbassa le tasse per perché atti
Quindi
Diciamo che queste sono de incongruenze di un ragionamento che evidentemente non guarda alle emergenze
è prigioniero di uno schema che quello che ha portato tutta l'Europa in questa situazione e quando un ministro autorevole ci dice
Che
Il Mezzogiorno ha dei vantaggi comparati enormemente per cui è vero che la nostra missione per l'Italia dello sviluppo può avvenire solo se arrivasse il Mezzogiorno e ci dice che è la logistica
Che è l'Energia che è la rigenerazione urbana cioè quello che noi diciamo da cinque anni
Però ci dice ma mai intervenire direttamente in questi settori sono le riforme il contesto che metteranno
Gli operatori in grado non di sfruttare questi vantaggi comparati per allora questo è più che un suicidio questo è negare praticamente ogni speranza del cambiamento
Perché poi delle riforme di cui si parla sono cosa stranissima che non mi sembra abbiano
Grande impatto previsione se non su comportamenti economici di lungo periodo terzo elemento in questa situazione di degrado così evidente strutturale e consolidato che
Ripeto da anni ormai vediamo quindi non c'è grande novità in quello che si dice non abbiamo non siamo riusciti a fare le previsioni cosa che faremo poi per il rapporto
Due mila quindici due mila sedici ma
Per il mare carenza proprio delle informazioni necessarie che anni scorsi erano state rese disponibili quindi c'è anche un elemento molto curioso di
Non a
Come dire fornire gli elementi per avere una valutazione corretta di quello che
In prospettiva succede
Ma detto questo
Questa situazione così drammatica una produttività
Che è scesa
Al cinquantotto per cento nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord perché dove normalmente non avevamo li perde nel manifatturiero quindi
Dove il livello medio dell'ottanta per cento con un costo del lavoro per unità di prodotto che sostanzialmente allineato
Grazie differenziali salariali di fatto
Oggi abbiamo possa favore mezzogiorno sulla base di questi dati molto più elevate che al centro nord quindi quale competitiva possiamo avere possiamo pensare di avere su valutazioni interne CIPE taglio densa pari
Tali da recuperare questo tipo di
Riequilibrio in Italia rispetto al resto d'Europa e per il Mezzogiorno rispetto
Al centro nord sono follia Folena però nascondono qualche altra cosa siccome Mezzogiorno sopravvive
Siccome non c'è la rivoluzione per le strade di Napoli anche se rischiamo che magari ci sarà a quando cade il prossimo cornicione
C'è qualcosa che spiega
Come mai e questo qualcosa è economia criminale ed economia sommersa
Di questo però nessuno se ne occupa si parla di evasione genericamente
Allora un Paese come il nostro che vive sull'economia sommersa perché il Nord vive sull'economia sommersa l'integrazione tra il nord sud viene anche attraverso economia sommersa la ripresa delle esportazioni è legata anche al ruolo dell'economia sommersa alle così dette esportazioni interni dal sud al nord
Che danno sul fiato
A te al sistema B quando questo è il sistema noi rischiamo di diventare strutturalmente un'anomalia
Dell'Unione europea saremo molto più anomali della Polonia tra poco se si continua in questa direzione molto più
Dualistica molto più
Evasori e molto più tutto rispetto alla Polonia non rispetto
Alla Mitteleuropa molto più quindi
Sud
Per quello che il sud vuol dire oggi nella unione europea che vuol dire cose molto negative diciamo nella percezione medie
Quindi io credo che da questo punto di vista i ragionamenti che si devono fare sono ragionamenti molto di
Divisione di strategia
Venendo ai fondi europei Morcella nuova
Siamo già in ritardo di un anno e mezzo
Faremo
La solita più o meno programmazione
Ma
Allora fondi europei
Perché non li usiamo per
Compensare fiscalmente
La creazione di zone economiche speciali c'è paura di perdere alla cosa le Regioni faccio una fonte e
Compensino fiscalmente le Zeiss con fondi europei è una misura dice è politica industriale fare questo
L'altra misura che mi ricordo è stata anche discusso in passato
Noi avevamo la contraddizione che le imprese
Meridionali sono soggette a un'IRAP che è superiore a quello dell'impresa del centro nord solo perché
La sanità del sud deve ri equilibrarsi e quindi le aliquote te locali sono più alte quindi abbiamo incentivi che non ci sono più per l'impresa e contemporaneamente le imprese che sono tassate di più
Per l'IRAP per i pensionati pecchiamo i fondi europei per
Rendere neutrale l'IRAP almeno nel nostro Paese
Allora due cose quali sono automatiche non c'è bisogno di
Aspettare una grande programmazione sono due cose diciamo automaticamente da mettere in moto per dare un fiato
Non di sostegno perché pagherebbero esattamente la stessa IRAP dal nord al sud ma per essere almeno neutrali in una competizione interna che spiazza le imprese del sud
De zero spore sono una strumento di attrazione di capitale dal resto del mondo quindi la paura di perdere
Risorse o
Come dire
E introiti dal punto di vista dello
Pubblico a parte appunto l'uso dei fondi strutturali per fini di questo genere
E più che compensata in teoria dalla capacità di attrarre laddove
Questo avvenga attraverso i vantaggi fiscali che questo concede ma per fare la zero non basta
Fare la cosa fiscale occorre fare il retro porto cuore fare gli investimenti così quindi occorre riorientare
Lo Stato come regista
Per la creazione di un qualcosa di più contenuto
Il mercato del lavoro ultima cosa quello che emerge da questo mercato del lavoro è sostanzialmente
Ormai una
Incapsulamento del Mezzogiorno in uno stato di in occupabilità
Perché con
Le strutture produttive che perdono il dieci per cento di capacità produttiva se va bene e probabilmente molto di più di quello che sta perdendo
Con una riduzione della domanda interna con un'incapacità a essere esportatori
Anche lontanamente paragonabili al centro nord o al Nord Est la disoccupazione meridionale è strutturale non annulla di congiunturale ed è enormemente strutturale allora è chiaro che si pone un problema
Diciamo di nuovo welfare
O magari di salario di cittadinanza però anche chiaro che questo problema comporta anche un rischio supponiamo di risolvere con il salario di cittadinanza di tamponare
Ma queste idee rimangono in occupabili
Che società avremo
A valle di questo eventuale grande
Sforzo sociale magari di solidarietà
Dopo pochi anni avremmo uno scontro ancor più forte nord-sud sui trasferimenti perché sarebbe chiaro che cosa sta avvenendo
E
Una difficoltà ancor più forte
Di dare opportunità effettive di sbocco
Nel mercato lavoro del Mezzogiorno quindi
Il welfare è
Fondamentale
Per gestire
Una politica di intervento strutturale ma senza polemica intervento infrastrutturale il nuovo welfare eh pericolosissimo dal punto di vista sociale e quindi anche questo andrebbe messo sul tappeto e discusso
E temo che da questo punto di vista il tema della in occupabilità sia anche da questo non c'è non sia molto né percepito discusso e non è né percepito mi scuso perché perché si concentrano su
E quindi le politiche di emergenza
Sono tutte politiche che dovrebbero
Riguardare
Non interventi di immediato sollievo ma
Una
Ipotesi di lungo periodo di
Modifica di rovesciamento delle tendenze
Che comporta scelte probabilmente molto più trustee che e complicate di quelle che sotto il mento si vogliono fare
Questo porta evidentemente anche alla nostra
Posizione molto acquiescente in Europa
Con politica dalla convergenza come quelle che noi stiamo accettando danni
Noi stiamo penalizzando una parte del Paese il Paese nel suo complesso senza aver mai messo in discussione queste politiche
E non avevamo raffinatissimi tecnici si sono occupati di queste politiche della convergenza ma guarda caso non è mai emersa
Una vera critica una vera
Anche proposta
Allora già
Zeiss
Dire altro e così via sono un inizio di proposte se l'Europa come dicesse
Che queste sono le visioni della concorrenza avremmo argomenti fortissimi per dire che queste sono correttivi minimali a una
Conferenze concorrenza
Diciamo
Fammi dumping chiamavano quando volete legato proprio determinate proprio dalle regole europee
E in questa il Mezzogiorno è la vittima sacrificale più importante ora visto che si parla tanto di Europa dopo la Grecia i destini e così via e noi dovremo inserirci in questo discorso con la vera
Articolazione che interessa annoveri e cioè come evitare che
Continuando a
Lavorare o a
Qualche modo
Accettare questo tipo di
Visione europea quella per intenderci del
Appunto che dice prima ci occorre ricreare le condizioni di competitività e poi si fanno gli interventi
è noi dovremmo riuscire a in qualche modo porre in agenda un po'un rovesciamento di questa impostazione e credo che l'Italia abbia tutte
Le come dire le le capacità e anche di argomenti dopo la vicenda greca e per evitare
Altre vicende greche grazie
Se ci sono
Richieste punto voi avete un documento come direbbe il secondo è un invito
A una riflessione che ci auguriamo di poter può svolgere in modo più compiuto e magari con interlocutori proprio ai quali si chiede
Qui intervenire
Penso ma
Seconda metà di ottobre
Fine ottobre
Quindi dopo la ripresa estiva buone vacanze a tutti visto che siamo questa
Circostanziate grazie di essere venuti