12 MAG 1992

Intervento di Alexander Langer sulle responsabilità europee nel conflitto nella ex Jugoslavia

STRALCIO | - Parlamento Europeo - 00:00 Durata: 2 min 19 sec
A cura di Andrea Maori
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La richiesta alla Comunità europea di aiutare i rifugiati e i disertori della guerra.

Registrazione video di "Intervento di Alexander Langer sulle responsabilità europee nel conflitto nella ex Jugoslavia", registrato a Parlamento Europeo martedì 12 maggio 1992 alle 00:00.

Sono intervenuti: Alexander Langer (parlamentare europeo, Federazione dei Verdi).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Asilo Politico, Balcani, Bosnia Erzegovina, Cee, Commissione Ue, Consiglio Europeo, Csce, Esteri, Guerra, Jugoslavia, Macedonia, Militare, Obiezione Di Coscienza, Pace, Parlamento Europeo, Rifugiati,
Sanzioni.

La registrazione video ha una durata di 2 minuti.

Il contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.

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  • Alexander Langer

    parlamentare europeo (VERDI)

    intervento in tedesco, traduzione simultanea in francese Langer denuncia l'ignavia e la mancata presa di posizione da parte della Comunità europea a sostegno dei fautori della pace in Jugoslavia per cercare di bloccare il conflitto: in ogni regione interessata ancora ora ci sarebbero delle forze che lottano contro la guerra e spingono per tentare con il dialogo. La Macedonia, la Bosnia, l'Erzegovina, che avrebbero potuto contribuire a fermare le ostilità, non sono state sostenute, e la conseguenza è che la situazione sta rapidamente degenerando. Langer invita la Comunità europea a richiedere l'intervento dell'ONU, tramite la CSCE (Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per porre fine, come primo passo, alla guerra aerea. La Comunità europea dovrebbe garantire l'asilo politico ai profughi e ai disertori, offrendo un'alternativa a chi cerca di sottrarsi al conflitto. L'Ue inoltre dovrebbe ritirare gli ambasciatori che oggi rappresentano i propri paesi a Belgrado, come forma di boicottaggio e isolamento di quel governo. Le delegazioni non dovrebbero limitarsi al ruolo di meri osservatori, ma dovrebbero, con la loro presenza nei luoghi di guerra, assumersi maggiori responsabilità politiche. L'alternativa è assistere impotenti alla degenerazione del conflitto. Langer (V). - (DE) Signor Presidente, l'unico rimprovero che devo muovere a nome del gruppo Verde al Parlamento europeo è che praticamente non si è fatto nulla per sostenere i fautori della pace in Jugoslavia. La possibilità ci sarebbe stata e in parte c'è tuttora. In tutte le Repubbliche ci sono delle forze che vanno controcorrente, che lottano contro la guerra e restano aperte al dialogo. Ovviamente il terreno oggi è molto meno fecondo di quanto non lo fosse nove, sei o anche solo quattro mesi fa. Abbiamo omesso di aiutare quelle Repubbliche - penso alla Macedonia, alla Bosnia, alta Erzegovina - che erano in grado di fermare il conflitto. Oggi cosa si può fare concretamente? Possiamo - e lo pretendiamo dal Consiglio - chiedere alcune mi- sure immediate nell'ambito della CSCE, ad esempio di porre fine immediatamente alla guerra aerea. È una richiesta minima, ma creerebbe migliori presupposti per uno scioglimento controllato del- Pesercito. Chi può farlo oggi? Non c'è più neppure un comando a Belgrado che se ne assuma la responsabilità. Si tratta quindi di un caso in cui l'ONU può e deve intervenire. Quel che possiamo e dobbiamo fare noi e di garantire asilo politico nei lostri paesi ai profughi e soprattutto ai disertori. Dobbiamo offrire un'altemativa a chi cerca di sottrarsi a questo conflitto. Dobbiamo esortare al boicotaggio e ritirare gli ambasciatori che oggi rappresentano i nostri paesi a Belgrado, non perché non vogliamo avere nulla a che fare con i serbi e i montenegrini, ma perché non possiamo sostenere la politica attuata in nome di questi popoli dei governi locali. Non mi sembra esagerato pretendere dalla Comunità che non si limiti a mandare osservatori, ma che assuma anche una chiara posizione politica e invii delegazioni ad alto livello. La Comunità non può trattare solo in Portogallo o a Bruxelles, ma deve essere di nuovo presente in loco e assumersi tutta la responsabilità politica del caso. Altrimenti possiamo stare a guardare e tenere ogni mese una discussione per commentare il progressivo degenerare della situazione.
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