04 LUG 2016
intervista

La storia di Leone Jacovacci, il Muhammad Ali del pugilato italiano. Intervista a Mauro Valeri

INTERVISTA | di Lanfranco Palazzolo - RADIO - 08:20 Durata: 45 min 53 sec
A cura di Valentina Pietrosanti
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All'indomani della scomparsa di Muhammad Ali nessuno ha pensato di trovare un esempio simile per il pugilato italiano.

Eppure, un caso da prendere in considerazione c'è: è quello dell'italianissimo Leone Jacovacci, il pugile di colore che nel 1928 si aggiudica il titolo italiano dei pesi medi.

Una vittoria ampiamente censurata dal fascismo e dai quotidiani sportivi italiani, che fanno di tutto per emarginare Jacovacci dall'olimpo del pugilato nazionale.

Nell'arco di pochi anni, Jacovacci viene messo ai margini dello sport nazionale e ben presto perde il titolo europeo dei pesi medi.

La vicenda
di Jacovacci, che pochi anni dopo quella vittoria abbandona l'Italia per impegnarsi nella Resistenza e poi ritornare in patria, è emblematica e dimostra chiaramente i pregiudizi razziali del nostro sistema sportivo, limiti che sono ancora presenti e che hanno colpito la memoria di questo autentico eroe dello sport italiano.

Tuttavia, rispetto a Mohammad Alì, Leone Jacovacci non ha trovato nessuna Corte Suprema o qualcuno che abbia voluto ricordare la sua impresa o il suo coraggio durante il ventennio: il coraggio di chiedere la cittadinanza italiana e di battere quel Mario Bosisio simbolo di un regime che sarebbe crollato anni dopo.

Leone Jacovacci muore nel 1983 dopo aver lavorato come portiere in un condominio di Milano.

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