Sono intervenuti: Augusto Sainati (critico cinematografico).
Tra gli argomenti discussi: Cinema, Critica, Cultura, Film, Venezia.
La registrazione audio ha una durata di 3 minuti.
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critico cinematografico
In una mostra del cinema che appare attente ai temi ecologisti antropologici di respiro mondiale il film che ha segnato la terza giornata è stato prima Flo dell'artista il cineasta cinese ai Weiwei
Insomma raccontato nel film è quello dei profumi accomunati ovunque dallo stesso destino lasciare le proprie terre per partire in cerca dell'ignoto e forse della salvezza
Così il Mancio spazia tra le terre dell'Africa al Medio Oriente dall'Iraq a sud-est asiatico dal Messico alla Grecia dalla Turchia e i Balcani
Ed è lì che attenzione anche all'Italia anche se forse con lo sguardo non sempre all'altezza della complessità del caso italiano
Ovunque ci siano profughi ci sono barriere alzate confini invalicabili in questo mondo che nell'era della globalizzazione non appare più globale
All'epoca della caduta del muro di Berlino testimonia il film i Paesi che avevano barriere sui loro confini erano undici oggi sono settanta
E l'Europa sconta oggi di fronte al dramma umanitario la migrazione la fragilità dell'utopia sulla cui base era nata
Ovunque si alzano reticolati in questa Europa non più unita
Ai Weiwei terza pertanto con l'immagine della sua arte le grandi crisi umanitarie geopolitiche percorre il pianeta con lo sguardo delle artiste del cittadino del mondo
Descrivendo la terra come luogo di un gigantesco Formicola re di essere in cammino uguali nel dramma che vivono anche se diverse possono essere le ragioni sociopolitiche che li hanno spinti a quel passo
Il film unisce dunque inquadrature dal sapore pittorico composte perfettamente equilibrate a immagini sporche dure include nella loro violenza visiva
Come si è di fronte all'urgenza imponenza di un dramma così pesante fosse impossibile adottare uno stile unitario ma fosse necessario usare tutte le corde linguistiche disponibili
Il film è in uscita in Italia il prossimo due ottobre
Nel ricco panorama offerto dalla mostra altri due film dedicati all'umanità che soffre spera secondo la celebre definizione di Elio Vittorini sono state venisse scorgo
Due collezioni tutti esordio del fotoreporter americano Dagger McCain e Barbiana sessantacinque
Dedicato ad Alessandro D'Alessandro alla figura e all'opera di don Milani sulla base di alcuni materiali filmati negli anni Sessanta da suo padre chirurgo ritrovate
Il film sul Congo descrive l'ennesima realtà di Marchisio adoperati una guerra civile che sembra indomabile
E lo fa seguendo alcune figure circola guerra convivono ciascuno a suo modo
Dal militare che serve l'esercito a trafficante di pietre preziose fino al sarto che si sposta insieme con i gruppi di profughi per poter continuare il lavoro
Ma è soprattutto la violenza della guerra talvolta un po'artificialmente sottolineata da un intervento eccessivo della regia ad essere protagonista del film una violenza contrapposta agli sguardi profondi dei bambini che cercano di capire e alla rassegnazione della gente che convive con la morte
Ma abbiamo sessantacinque invece testimonia con efficacia la straordinaria portata nel messaggio rivoluzionario si don Milani
Presente come si definisce lui stesso nel film dei contadini dei comunisti di quelli che non vanno in chiesa e tuttavia assoluto l'esempio di una fede incrollabile in un'epoca in cui vede
Portavano luce alle menti pronte a raccoglierla
Da Venezia speciale Festival per radio radicale Augusto Sainati
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