16 LUG 2019
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Presentazione dell'opera musicale "La canzone di Amelia la disgraziata" (Bari 1901)

CONFERENZA STAMPA | - Roma - 11:30 Durata: 46 min 6 sec
A cura di Andrea Maori
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Presentazione dell'opera musicale (voce tenore, soprano e coro) del "primo pizzino" della storia della criminalità italiana.

Un fazzoletto in cotone con su scritto il testo di una canzone di malavita, dal titolo "La Canzone di Amelia la disgraziata".

Il testo, di autentico spessore criminale, venne scritto nel 1901 all’interno delle carceri di Bari da Mauro Savino, camorrista e capoclan di Bari.

Lo straordinario reperto storico-giudiziario, custodito presso l’Archivio di Stato di Bari, è stato scoperto da Stefano de Carolis, Sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri, ricercatore storico e
autore del saggio dal titolo "Con un piede nella Fossa.

1861-1914: storie di malavita e camorra barese".

Dopo 118 anni, il manoscritto è stato tradotto in musica, divenendo una autentica e suggestiva opera musicale, con voce tenore, soprano, coro e accompagnamento strumentale, composta dal Maestro Fabio Tassinari, musicologo e comandante della fanfara a cavallo dei Carabinieri di Roma.

Le canzoni di mafia e di malavita, una antica tradizione popolare, vissuta sia dai delinquenti comuni che dalle associazioni mafiose, i quali con chitarre, tamburelli e mandolini, traducevano in musica popolare le tante storie di vita criminale.

Il più delle volte queste canzoni erano canticchiate dai delinquenti per diffondere in modo criptico gli ordini dei loro capi.

Canzoni, apparentemente innocue, erano rigorosamente proibite dall’autorità di pubblica sicurezza, in quanto simbolo di malavita, esortavano a delinquere e incitavano a ribellarsi alla legge.

Quasi sempre, venivano cantate nei vicoli, nelle taverne e cantine, nei bordelli e nelle carceri, e quando da lontano si vedeva arrivare la polizia o i Carabinieri, un segnale convenzionale, interrompeva il canto di malavita.

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