Critica e militanti

Buongiorno da radio radicale qui e Matteo Marchesini per critica e militanti a cura di Renzo Cremante la nave di The Theory propone oggi un libro uscito un secolo pallet poi via nel mille novecentocinque mille novecentoquattordici
Di Marino Moretti volume in cui l'autore antologia entrava alla sua lirica precedente quella delle poesie scritte con la pittura delle poi Vieri tutti i giorni
E di il giardino dei frutti Moretti faceva questa scelta poco più di trent'anni chiudendo un ciclo come altri poeti della sua generazione
Una sorta di interruzione di carriera che per alcuni coincide con la morte in guerra per alcuni con il silenzio durante il successivo Raffaella lordo del fascismo
O con una svolta religiosa e perché ed alcuni fu invece il passaggio alla narrative magari ritorno ai versi in vecchiaia
Come appunto per lui e per il suo amico geniale Aldo Palazzeschi dunque cent'anni da questo libro ma forse non siamo mai riusciti
Dall'atmosfera dei crepuscolari perché quella prima generazione di poeti moderni italiani ha fissato una condizione che da allora è cambiata in fondo soltanto in superficie la condizione potremmo dire per cui ogni cosa pena la sperimentiamo e già subito obsoleta
In cui ci sentiamo Postumia tutto infantili e fienili allo stesso tempo bambole Giampiero soavemente crudeli
E la condizione in cui chiediamo preventivamente scusa ci fingiamo furbescamente una corazza auto ironica per non fare i conti con la parte troppo vulnerabile di noi stessi sembra quasi che non possiamo non dirci crepuscolari pensiamo nel tardo Novecento a indici così diversi come quelli di Sanguineti giudici all'ultimo Montale o alla femminilità mi manca ancora oggi da molti poeti giovani
La polemica nata da questa atmosfera discende in parte dal D'Annunzio del Poema paradisiaco o da un d'Annunzio più tipico e ribaltate in chiave anti eroica
E dal Pascoli delle piccole cose del trofeo perché trasudano lacrime quest'arte
Crepuscolare a ai suoi estremi Gozzano in Corazzini
In mezzo ci sono il Barocco selvaggio debordante di Govoni c'è la riduzione a grado zero di Palazzeschi
Si tratta di una provoca poi via come la chiama Moretti che è il rovescio della poi via prosa degli scrittori raccolti intorno
Alla rivista la Voce la scena più tipica di questa scrittura prevede di solito situazioni di provincia
Collegi banchi di scuola Ermini maestre convitti conventi beghine preesistente domenicali donne fiorite madri signorine ingenua incolte prostitute viste nostalgicamente con l'occhio del bambino che le alone di mistero e implica questo scrittura all'uso virtuosistico di una mitica ormai morta riutilizzata come un reperto è citata per così dire perché negli endecasillabi Alessandrini canzonette in quartine di ottonari settenari rimmel troupe cioè un po'Liber che magari con parole straniere un piccolo teatro a più voci e più metri nei poemetti lunghi
Moretti è stato il minimo comune denominatore di questo crepuscolarismo un poeta a suo modo stenta errori un artigiano
Infaticabile nelle cui pagine tutta la letteratura appare al quadrato al cubo insieme ridotta misure lillipuziane come la vita
Si direbbe che sta in una miniatura in una medaglietta invoca Orio grafia polverosa da corridoio di Otello
è un'Italia quella Moretti Amanda Giamburrasca quasi indistinguibile dalle parodie che ne daranno poi Luciano Folgore o Paolo vita Finzi
L'incipit più famoso di Moretti che ritroviamo in questa antologia riecheggiano Demba ed è il famoso piove è mercoledì sono a Cesena ospite della mia sorella sposa sposa da fare e da sette
Media appena ma qui vogliamo leggere quel manifesto di resistenza e di poetica che è intitolato io non ho nulla da dire
Aver qualche cosa da dire nel mondo aperte che alla gente che cosa io non so veramente perché io non ho nulla da dire
Che cosa io non so veramente ma ci son quelli che fanno io no lo confesso a mio danno nono da dir nulla ossia niente perché continuare a mentire cercare di illudersi adesso io parlo a me mi confesso io non ho niente da dire
Eppure fra tante persone anti culti colleghi io sfido a trovare imminenti d'aver questa o quella opinione e forse mia madre la sola che veda ora in me fino in fondo
è certa che anch'io venni al mondo per dire una grande parola
Gli amici discutono d'arte io di politica d'altro e c'è chi mi crede il più scaltro perché mi fa un poco da parte qualcuno vorrebbe sentire da me qualche cosa di più ai nulla da aggiungere uno io no non ho niente da dire
è triste credete uno in fondo entri per non essere niente sfuggire così facilmente a tutte le noie del mondo sentirsi nell'anima il vuoto quando altri più parla e ragiona
Per quella brava persona imporsi un gran compito ignoto
E quelli che chiedono un tratto caratteristico detto al mio posto io non avrei forse risposto io mi sarei finto distratto
Non aver nulla né mini René presso tre Carpine vizi o da fino in mezzo ai comizi non sa non ho niente da dire
Ed è perduto sono un uomo che veglia sui libri unanime ardita che ibrida tutto uno stuolo di donne mitica sua madre che dice io saprei sui libri che adora sua madre nel vero signora
Nel vero che è tanto felice
Un figlio vederlo salire seguirne il pensiero profondo e forse io sono l'unico al mondo che non ha nulla da dire
Moretti diventa poi negli anni Venti e romanziere con la svolta del ritorno cosiddetto all'ordine la sua una narrativa
Pulita cesellata fluente un po'pallida mente umanistiche ottocentesca e forse in gran parte dimenticabile tuttavia quella i suoi paesaggi Romagnoli le sue donne orgogliose
I suoi poveri cristi imminenti arresti al male escono dal bozzetto e lasciano intravedere un mondo poetico angusto ma originale richiederà dei tempi puri di cuore
Un romanzo del mille novecentoventitré nelle cui pagine c'è qualcosa che ricorda perfino Federigo Tozzi anche se è un Totti privato
Nella sua radicalità di sguardo con i puri di cuore Moretti
Scriverà un romanzo naturalista che anche una tenue parabola religiosa e forse in parte psicanalitica ecco un altro libro da ristampare ma per oggi consigliamo Marino Moretti poi nel mille novecentocinque mille novecentoquattordici a cura di Renzo Cremante uscito per la nave di terreno a risentirci venerdì prossimo