Critica e militanti

Buongiorno da critiche militanti Vitol Gombrowicz poco più che trentenne nel fatidico mille novecentotrentotto si impose la Società letteraria polacca
Come vent'anni dopo a quella internazionale con fare di duro che titolo che è una parola inventata un non senso che allude forse un'espressione francese o forse al personaggio di un romanzo americano e lo fece subito prima di scappare in Argentina proprio alle soglie
Dell'invasione nazista della sua Polonia e scappare
è un verbo decisivo in questo romanzo orazione o romanzo trattato o romanzo Gang il protagonista riferì di turche giusto tenta di sfuggire alla forma anche le istituzioni sociali familiari
Sentimentali esteti che vogliono imporgli infantili Zandano ma si può sfuggire insegna Gombrowicz solo introducendo in quelle forme degli elementi incongrui regredendo ancora di più
E confondendo le acque facendo in modo che i formatori sia Zuffi no tra loro infatti se si prova invece a ergersi direttamente contro la forma costituite istituita non si fa che acquisire una posa falsa
Giusto alter-ego di Vito da un trentenne che una mattina per una incubo una specie di incubo R. foot abile
Viene ritrasforma teen sedicenne da un docente che al Progetto di Infanti Lizzani il mondo
E che lo trascina in una scuola piena di Babbo cocci cui gli alunni sono
Forgiati dalle ideologia di destra di sinistra cattolica nazionaliste secondo l'ideale ragazzi scudi ciascuna perso ogni contatto con la vita e con la realtà scrive con Bravo vice
Pressati da tutte le parti dalle opinioni dalle fazioni perennemente trattati in maniera pedagogica circondati falsità suonavano questi alunni un concerto del falso
E nella descrizione
Di questa scuola così come tutto il libro
Si pensa un po'a Ubu che pure come notava Ripellino ha radici nel costume scolastico
Giusto viene messo a pensione poi da una famiglia della classe media colta post bellica sfrenata mente ridicolmente impegnata nella corsa essere assolutamente moderne sportiva di Jovinelli
A un certo punto dopo essersi innamorato invano della loro figlia provoca una mischia e se la svignata con un compagno di scuola per i campi dove trova una fantastica massa di contadini che per sottrarsi scrive compra vice all'attivismo ogni pervasivo degli operatori culturali di città fingono di essere i propri cani
E torna così il protagonista della campagna degli zii dello zia me come viene detto dei proprietari terrieri
Che vivono come bambini viziati in dialettica con i loro serie per sfuggire a questa campagna per scappare di nuovo giusto si troverà nelle ultime pagine del libro in Pania nato nel paesaggio dell'innamorata che di nuovo babbo leggi a perché ogni forma si trascina dietro la schiavitù dei contenuti e basta
Che il protagonista fuga con con la ragazza semplicemente per andarsene da un posto che gli è diventato troppo stretto o pericoloso
E che è costretto a far diventare questa fuga un rapimento d'amore insomma una nuova prigione
è un libro pieno di effetti domino linguistici di azioni reazioni che regnano sovrani soprattutto nei quattro intermezzi di un racconto di più racconti e premesse di racconti comico filosofici quasi
Un candido appuntate al tempo delle gag cinematografiche e molte sono le pagine indimenticabili sia quelle sulla scuola se quelle sui proprietari terrieri
Rese in questa nuova traduzione di fare di due che uscito dal Saggiatore pochi mesi fa da Irene Salvatore da un giocoliere della lingua come Michele Mario il quale Marie nell'introduzione nota giustamente che non bisogna troppo
Insistere sulla satira la satira della piccola borghesia intellettuale
Della nobiltà polacca dei contadini perché l'Autore questo lo diciamo noi soprattutto annesso al merito di aver ammesso alla narrazione un nuovo continente quello delle micro percezioni
Umane che si trasformano imparano ieri enormi giganteschi iperboliche in azioni rocambolesche
E di aver fatto tutto questo di avere reso narrativamente questa questa sottile atmosfera di in un cupo in quadri di parodia filosofica o picchiare riesca in cui la satira è poco più che un epifenomeno ma soprattutto con Bravo vice si sa è maestro
Nel dare una diagnosi terribile sul giovanilismo sull'ingenuità
Del cinismo giovanilistico del Novecento in particolare sulla giovinezza falsa truccata come ricorda Cataluccio nella postfazione e che è stata una malattia della modernità dei regimi totalitari una malattia che anche del narratore che vuole sfuggire che in realtà vi si dibatte scappando senza tregua perché l'unica soluzione quella di scappare
E perché se il mondo intorno che ci dà la nostra identità che non costrittivo gioco di identificazioni senza fine ci assegna una faccia allora le nostre facce le facce
Di di giusto e degli altri non possono che essere di immaturi e al tempo stesso decreti uomini di un'epoca in cui ormai la modernità si è ridotta a poltiglia filastrocca maschera da cartone animato dell'orrore
Come se un Demone mi spingesse verso l'immaturità scrive a un certo punto il narratore come se nella contro natura apprezzarsi le stelle più basse le ammassi perché mi costringevano a rimanere un modello non potevo neanche per un secondo parlare in maniera intelligente per quanto ne fossi comunque capace poiché sapevo che da qualche parte in provincia
Un certo medico mi credeva stupido si aspettava da me soltanto stupidaggini e non potevo del resto comportarmi con serietà e con decenza in pubblico perché sapevo che certe liceali si aspettavano da me soltanto indecenze in verità nel mondo dello spirito
Vi vige un abuso permanente non siamo autonomia esistiamo soltanto in funzione degli altri dobbiamo essere così come ci vedo nella mia personale sconfitta è stata appunto
Che per un'insana golosità ero diventato dipendente soprattutto dagli adolescenti Giovine scelti fra sulle enti
E dalle zie educate e sempre sembra avere sul collo la zia stringevo perché qualcuno ti crede ingenuo
Essere stupido perché qualche stupido ti crebbe stupida essere verde perché qualche in mano immaturo ti inzuppa e ti fa il bagno nel proprio verde e così via
Una concezione esistenzialisti da come è stato detto e l'ha detto Gombrowicz stesso
E ma ci ricorda anche il pragmatismo di William James reagendo interagendo che si acquistano i sentimenti e le proprie identità
Diceva Bruno Schulz che il grottesco di Gombrowicz non è altro che un organo di resistenza e di avversione adottato scopi conoscitivi che ci pare molto vederlo fin da
Feriti due che ma vogliamo chiudere con un'altra definizione che deriva da romanzo si dice a un certo punto si evoca si spera in una grandezza finalmente in grado di confrontarsi con la piccine via ecco con bravi cioè il narratore degli stati d'animo così follemente microscopici impalpabili eppure determinanti che richiedono il suo microscopio anarchico
La sua resa iperbolica se esistono Autori ossessivi Autori distratti Gombrowicz appartiene entrambe le categorie ci racconta la realtà che nasce dall'ossessione
Che si specchia nell'ossessione e al tempo stesso se ne distrae continuamente continuamente scappa a risentirci venerdì prossimo