03 MAG 2022
intervista

Iintervista a Mario Tedeschini Lalli sul suo libro «Nazisti a Cinecittà» (Nutrimenti)

INTERVISTA | di Lanfranco Palazzolo - ROMA - 19:55 Durata: 36 min 24 sec
A cura di Enrica Izzo
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Dalle Fosse Ardeatine a Cinecittà, dalla divisa nazista indossata per uccidere alla divisa nazista indossata per fare cinema.

Borante Domizlaff e Karl Hass, due ufficiali delle SS che il 24 marzo 1944 spararono agli ordini di Herbert Kappler, riappaiono, con altri ex ufficiali tedeschi, nella produzione di alcuni dei più celebri film italiani del dopoguerra.

Il primo, assolto nel 1948, resterà negli anni fedele a Kappler, aiutandolo nella fuga dall’Italia nel 1977.

Il secondo, sfuggito al primo processo arruolandosi nei servizi segreti americani e italiani, sarà raggiunto dalla giustizia
solo cinquant'anni dopo e condannato all'ergastolo.

Nel frattempo, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, tutti e due sbarcarono il lunario anche interpretando 'sé stessi', in parti da militare tedesco, in film come Una vita difficile di Dino Risi, La ciociara di Vittorio De Sica, Tutti a casa di Luigi Comencini, La caduta degli dei di Luchino Visconti.

E non furono i soli.

Nazisti a Cinecittà nasce da una scoperta casuale che ha dato il via a una lunga ricerca tra carte di servizi segreti, cineteche, archivi privati e interviste a famigliari.

Un racconto che a tratti si tinge di giallo, una finestra su una realtà paradossalmente 'normale' dell'Italia del dopoguerra: il 'nazista della porta accanto' tornava utile per raccontare il nazismo.

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