Cinema & cinema: "Laggiù qualcuno mi ama" di Mario Martone

Un saluto agli ascoltatori di radio radicale
Si sa che le celebrazioni in ricordo di una persona illustre sono spesso edulcorare alla lunga stucchevoli
Perché per rinunciare in quella persona si tende a nascondere le sue contraddizioni i suoi chiaroscuri
Si poteva dunque temere il difetto di una celebrazione retorica anche nel documentario che Mario Martone ha dedicato a Massimo Troisi dal titolo Langiu qualcuno mi chiama
Beninteso il film ed infetti un elogio l'idrolisi
Che ancora lo ama qua giù e in primo luogo evidentemente l'autore del film
Ma anche coloro che lui interpella scrittori critici registi comici
Andava a Lignano sua compagna di vita per un lungo periodo e co-sceneggiato dice dei suoi film ma il titolo allude scelto anche i tanti spettatori che guardano ancora con simpatia e con divertimento
I suoi film e in genere le sue performances di attore e intrattenitore
E l'amore si sa può sempre abbagliare fa scorgere qualità superiori a quelle che pure ci sono
Ma ciò che comunque Abbio paniere salvaguarda il film del rischio della retorica perché l'argomentazione il ragionamento prevalgono di gran lunga sulle elogio appassionato
In effetti il film di Martone è un saggio critico per immagini
Che può ricordare certi documentari realizzati sul cinema italiano e sul cinema americano da Martin Scorsese che oltre che un regista come si sa elencare anche un cinefilo e un critico di cinema
Il film ruota infetti intorno a una crisi che cioè Troisi non è stato soltanto un attore un comico regista ma anche tout-court un autore cinematografico la parola oppure esplicitamente al utilizzata anche a proposito di un finché lui non ha diretto ma chi ha ideato interpretato in modo magistrale e cioè il postino
Autore significa che Troisi avrebbe avuto una propria originale concezione del cinema e della realtà che avrebbe espresso attraverso le sue opere
Martone lo accosta agli autori consacrati della Nouvelle Vague in particolare a uno di loro François Truffaut
Così potrà allora facilmente accusare di un paragone sproporzionato
Ma l'accostamento è comunque suggestivo tanto più perché in pochi credo ci avessero già pensato
Si sa che gli autori del Nouvel Pagg rifiutavano le tradizionali costruzioni narrative romanzi lische
E desideravano un cinema più aderente alla casualità al disordine
All'apparente irrilevanza della vita reale tanto che si diceva si potevano fare buoni film anche soltanto raccontando con sincerità una vacanza al mare o un primo amore
è un film come ricomincio da tre io ad esempio risulta in effetti destrutturato simile a un po'a un diario e allo stesso tempo una confessione di stati d'animo di contraddizioni molto origine che l'imbarazzo avrebbe potuto indurre a nascondere
E la contraddizione il dubbio l'incertezza e una certa fragilità
Risultano i versetti del film i tratti salienti della figura di Troisi che non ricordo registrato magnetofono durante una finta seduta di psicanalisi
Ricorda la sua meraviglia quando una ragazza conosciuta al mare lo salutò in un messaggio con le parole ciao uomo
Il suo stupore ma anche il suo compiacimento deriva dal fatto che diceva di faticare a riconoscersi in quell'epoca della sua vita nell'immagine l'uomo
Ma anche in seguito infetti non si identificherà delle maschere inabilità tradizionale in cui la sicurezza in quella padronanza almeno di sé che a un uomo sembrerebbe non necessaria
Più solide interiormente nei suoi film appaiono piuttosto le donne
Ed è forse per umiltà oltre di peluche sottaciuto Spiritu ribelle e nel finale di un film
Si sottrae all'ultimo momento a una celebrazione nuziale dunque al ruolo di marito per proseguire in altre forme meno canoniche la relazione con la donna che ama
è in questa implicita contestazione di ruoli tradizionali che si nasconde l'aspetto politico del cinema di Troisi che il film di Martone insegue ed evidenzia si tratta di un documentario molto interessante che getta una luce nuova ivi l'attrice sulla figura e sull'opera di Troisi
Si intitola vi ricordo una giù qualcuno mi ama e lo ha diretto Mario Martone un saluto da Gianfranco Cercone