La nota di politica estera

Negli ultimi giorni sono arrivate due buone notizie di politica internazionale la prima e che gli elettori croati sono meno Covini e di quanto non facesse supporre lo strapotere del Presidente e generale Franjo Tudjman
In condizioni normali o quasi quando la guerra non è un incubo concreto e attuale ma un timore o addirittura un ricordo come per gli abitanti di Zagabria e ancor più per l'Italia
Il naturalismo cammino Presa anche il superamento della guerra riporta in primo piano le ragioni del Baník economico della qualità generale della vita insomma della convivenza
La seconda buona notizia è che cadrà che resta americano ad per volontà della sua maggioranza purtroppo lo scarto sul referendum separatista è stato ridottissimo meno dell'uno per cento
E la vittoria dei federalisti non è di quelle che compensano al Canada e anche perché di affrontare serenamente il futuro anche il futuro immediato c'è infatti il rischio di una ripresa del terrorismo anni settanta
I nazionalismi minacciano l'equilibrio di Paesi in difficoltà come la Russia banche dei Paesi occidentali richiede evoluti come il Canada e il Belgio il guaio è che dopo il crollo fisico del muro di Berlino e come loro che fosse riprodotto all'interno delle società Ettore votanti ha giustamente osservato sulla stampa che nel Quebec il referendum ha provocato la spaccatura della comunità che i promotori stessi del referendum ma volevano ricompattare con il referendum il capitalismo uccide spesso in Canada come in Bosnia alla per la capitale dell'Erzegovina regna una pace basata sul terrore sulla bonifica etnica e croati continuano a tenere sotto assedio la sponda musulmana della neve va permettendo solo duecentocinquanta musulmani al giorno di passare da una zona all'altra della città
A mostrare insuccesso l'inverso di Berlino è crollato sotto le bombe il ponte che simboleggiava la convivenza tra le etnie e al suo posto è stata innalzata una barriera molto concreta anche se meno visibile che alla forza di un piccolo muro di Berlino
Corriere Sarajevo dove i bosniaci che hanno subito quattro anni di assedio temono il muro quasi più della guerra perché la guerra guerreggiata può finire mentre il muro è una condizione che dura questo è il rischio implicito nei colloqui di pace cominciati ieri negli Stati Uniti attentamente l'accettazione di una pace ingiusta
E un ruolo ancora una volta divide anche i bosniaci tra di loro come il referendum di Di degli abitanti del Quebec quelle che puntano allo stato etnico musulmano e quelli che credono nello Jugoslavia Simone la convivenza multietnica e multiculturale
I croati stessi sono divisi da un lato i turchi Magnani
I prigionieri dell'oggi i seguaci del presidente Tudjman dal dall'altro lato quelle che potremmo chiamare in per gli anni che non sono soltanto gli abitanti dell'Istria mattutini croati e disposti a riprendere una vita normale
Non l'hanno punita teneva il Corriere quindici e dallo spirito di vendetta perfino ai serbi sono divisi più che i serbi di Serbia da quelli di Bosnia Tigran serbi fautori del miraggio medievale della Grande Serbia
Dai serve che sono riusciti a restaurare nel corso degli anni rapporti vitali di scambio culturale col resto dell'Europa e che oggi sono costretti al silenzio intellettuali giovani ceti medi urbani
Il compito degli organismi internazionali e dei governi occidentali è oggi quello di favorire le leadership che disconoscono i muri che non hanno più bisogno di cavalcare i nazionalismi per restare in sella dopo il crollo del muro di Berlino
Le elezioni croate il referendum canadese pur con tutte le differenze tra le due situazioni dimostrano che a una certa ragione ragionevolezza è ancora possibile e che non saranno l'ideologia del muro a salvarci ma il buonsenso la collaborazione e i vantaggi dell'integrazione in una parola il federalismo