Senghor a Bruxelles

Pubblicato il 20 Agosto 2006 da mb

" La négritude est un humanisme du XXe siècle "

La gente del Nord accoglie con calore il Presidente Senghor

Il Re Baudouin : "...avete dato torto a Platone..."

Signor Presidente

La Regina e io siamo particolarmente felici della presenza, tra di noi, questa sera, della vostra eccellenza e di Madame Senghor. La vostra visita, ufficiale questa volta, dopo tanti soggiorni privati, dimostra con evidenza quanto i rapporti tra i nostri due paesi sono impressi di questa fiducia e di questa stima reciproca che ci fanno bei amici . Vedo più di una ragione a questa amicizia già vecchia. Il Senegal non è stato il primo paese dell'Africa nel sud del Sahara, dove dei belgi si accostarono, all'alba della nostra indipendenza ? Fin dal 1849, in effetti, il Belgio disponeva nell'Isola di Gorée, di fronte a Dakar, di un console mercante, la cui presenza testimoniava dell'importanza che rivestivano all'epoca le nostre relazioni commerciali. Ogni anno, una " goélette " (goletta, ndr) dello Stato belga, la " Louise-Marie ", dal nome della mia nonna materna, vi faceva scalo, prima di risalire le riviere dell'interno per onorare i capi " coutumiers "- (consueti o abituali) e i diritti previsti dai nostri accordi. Per noi, che veniamo ad effettuare un lungo periplo nel cuore del continente nero, possiamo immaginarci quello che furono queste lente navigazioni in seno ad una natura vergine e al contatto di civiltà così impropriamente chiamate primitive.In una data più recente - i vecchi combattenti delle due guerre mondiali se lo ricordano ancora - i " Tirailleurs " senegalesi ( fucilieri reclutati nelle colonie francesi, ndr ), i vostri fratelli di armi, si illustrarono sui campi di battaglia dell'Occidente, contribuendo così alla vittoria alleata.

Ma, dalla vostra indipendenza , quando evochiamo il vostro paese, è a lei stesso innanzitutto , Signor Presidente , che noi pensiamo, perché era conosciuto come scrittore, familiare dei nostri congressi, prima di gioire della considerazione dovuta oggi allo Capo di Stato.

Al di là dell'universitario, che fu il primo aggregato di grammatica africana, è al poeta e al filosofo dell'Africa nera che andava, e che andrà sempre, la nostra ammirazione. Con acutezza e affetto che vi siete espressi, come nessuna altra persona nè l'abbia fatto prima di voi, l'essenza del vostro popolo, e svelare al mondo le risonanze profonde della sua anima.

A questa scienza (alla) francese, a questo dono di poesia, a questa conoscenza del cuore umano, assocerete, Signor Presidente, l'arte di governare con saggezza e moderazione, dando cosi torto a Platone che intendeva bandire i poeti della " Cité " (Città). Preoccupato, d'altronde, dei valori universali, se siete attaccati a promuovere, in nome della "négritude" (negritudine: modo di essere e di vivere), la comprensione tra le razze e la fraternità ( fratellanza tra gli uomini. )

Nessuno altro meglio di voi è capace di definire questo umanesimo africano, e ci rallegriamo in anticipo di accoglierne più ampiamente domani, dalla vostra propria , l'alto significato. Ma ho, da adesso , la convinzione che il vostro messaggio sarà ricevuto con fervore, perché risponde all'attesa, che portiamo tutti in noi, di un mondo migliore e più fraterno, dove i legami tra l'Africa e l'Europa, sigillati dalle decade di vita comune, proseguiranno , questa va da sè, ad occupare un posto privilegiato. E' , in effetti, una grande fortuna per i nostri due continenti che la volontà di emancipazione di popoli diventati adulti non sono rotte le "gomene" con le vecchie metropoli. L'avvenire si apre così sulla prospettiva riconfortante che possiamo insieme, Senegalesi e Belgi, nell'ambito delle solidarietà "eurafricane", seguire rinforzando una cooperazione inaugurata, sono due anni appena, dalla firma di accordi di assistenza tecnica e di aiuto in personale che portano già i loro primi frutti, nei domini della educazione, dell'agricoltura e particolarmente della medicina . La presenza di alcune decine di studenti senegalesi nei nostri stabilimenti di insegnamento superiore é, d'altronde, un pegno di premio per il felice avvenire della nostra collaborazione.

Mi è piacevole infine, Signor Presidente, dirvi terminando, quale riconforto fu, per il Governo belga e per i miei compatrioti, la comprensione di cui avete fatto prova durante i momenti difficili che il Belgio ha attraversato , negli anni 60. Così siete stati per noi l'amico dei buoni e dei cattivi giorni.

Mesdames et Messieurs, vi invito ad alzare il vostro bicchiere alla salute di Sua Eccellenza il Presidente del Senegal e Madame Senghor, così come la prosperità del popolo senegalese ed all'amicizia tra i nostri due paesi. · la negritudine ? " una parola a doppio senso : soggettivo e obiettivo, particolare e universale, attuale ed eterno..."

Senghor: "... Avete esercitato il vostro ruolo con temerarietà e generosità..."

Sire

(Sua maestà, ndr)

Vorrei, innanzitutto, dirvi quanto mia moglie e io, così come la delegazione che ci accompagna, siamo toccati sia per l'accoglienza che ci avete riservato, quanto le parole che avete appena pronunciato. La nostra è al quanto più forte che, al di là della mia persona, è il mio paese, il Senegal, che vanno i vostri pensieri. Il Belgio è, sicuramente, il paese dell'Europa che dopo la Francia , la nostra vecchia metropoli , ho meglio imparato a conoscere. Curiosamente , i senegalesi non volendo mai essere in ritardo di una idea, perfino di una moda, ottengo il mio primo nome dall'illustrazione che hanno fatto i sovrani belgi. Se, oltre le vecchie colonie belghe, che a suo tempo, avete generosamente emancipato, vi interessate ancora dei paesi del Terzo - Mondo, singolarmente al nostro, ne indovino facilmente le ragioni le vedo nella vostra e lunga vocazione "ultramarina", ma anche in quello che permetterete di chiamare, Sire (la sua Altezza, ndr) la vostra visione prospettiva del mondo. C'é fondamentalmente, il fatto Belga. C'è questo paese e le sue popolazioni al centro dell'Europa occidentale, all'incrocio delle strade, terrestri e marittime, all'incrocio delle etnie : all'incrocio del sangue e delle culture. C'è questa nazione una, ma generosamente fecondata dalle correnti complementari della " latinità " (dal latino, ndr) e della " germanité " ( la germanità ). E, come risultato maggiore di questi innesti, questa energia supplementare, questa sovrabbondanza di vita e di pensiero, che molto presto, prima delle grandi scoperte del Rinascimento, alle quali contribuirono attivamente, avevano spinto i Belgi a viaggiare lontano, se non ad espatriare - fino nel Tartaro. Commercianti o industriali, missionari o crociati, sapienti, i Belgi, al tempo delle XVII Province dove dal Belgio Belga, hanno sempre partecipato all'avventura umana di umanizzazione e totalizzazione della terra. La colonizzazione poi la emancipazione dei congolesi ne furono la ultima illustrazione.

Sire,

Sappiamo il ruolo maggiore che, tra il vostro popolo, avete svolto nell'indipendenza delle vecchie colonie: il magistero morale che, in circostanze storiche uniche, avete esercitato con una temeraria generosità perché lucida. Perché ho parlato della vostra "visione prospettiva". Poiché, all'uscita della seconda guerra mondiale, rari erano le menti che guardavano al di là " gli immensi avvenimenti che avevano sconvolto il mondo" : per vedere che i popoli dei cinque continenti, che avevano partecipato all' olocausto, avevano , nello stesso tempo, legato il loro destino in un mondo infine totalmente conquistato dall'uomo, e che questo destino, ormai comune, non sarebbe realizzato, nel senso di una più grande umanizzazione, se i popoli, tutti i popoli della terra, erano non solo liberi, ma solidali.Eravate di questi veggenti : di questi poeti. E' per questo, " a nome del Governo e del popolo Belga", che condividevano la vostra visione, siete andati, ecco dieci anni, nel Congo, per proclamare, con l'indipendenza della nazione congolese, la volontà della nazione belga di aiutarla a realizzare questa indipendenza. Da dieci anni, in effetti, al prezzo di sforzi alcuni, addirittura, a volte con delle grandi sofferenze, abbiamo, noi altri paesi sottosviluppati dell' Africa, appreso che l'indipendenza politica era illusoria se non è sostenuta dall'indipendenza economica; più dolorosamente, che questa era quasi inaccessibile, stesso nell'inter - dipendenza, dal fatto delle economie di dominazione e del deterioramento dei termini di scambio. Eravamo condannati alla disperazione, alla rivolta, se certe nazioni, singolarmente quelle della Comunità economica europea, non avevano percepito la gravità del problema, se, di questo fatto, non avevano compreso i loro doveri e che andava dell'avvenire stesso dell'uomo sul nostro pianeta. E' quello che il Belgio ha capito, è quello che avete compreso, che avete desiderato che il vostro paese non solo fu nel cuore, ma fu il cuore dell'Europa. Nel discorso che avete pronunciato, il 18 giugno 1970, a Kinshasa, avete detto, miscelando la generosità alla lucidità: " Je vise ici le role que l'Europe peut et doit jouer dans le problème mondial du développement ...

" L'Europe unie ne veut pas etre et ne sera pas une Europe de la puissance... " La force supplémentaire que l'Europe va tirer de son unification, elle devra la jeter dans les balances où se pèse l'avenir du monde pour réduire des inégalités inadmissibles et Hélas croissantes.

" Elle devra la consacrer à une politique qui équilibre les termes des échanges économiques entre le Nord et le Sud en acceptant les sacrifices que cela peut comporter pour elle ".

Sappiamo che queste parole esprimono sia i vostri sentimenti, e sia la realtà dello sforzo belga a favore del Terzo - Mondo, dal momento che il Belgio è tra i sei paesi che consacrano, in accordo con la famosa " risoluzione 21 " della C.N.U.C.E.D., più dell'1% del loro prodotto nazionale (lordo) all'Aiuto. Ma il vostro aiuto, lo date, innanzitutto e soprattutto, all'Africa.

Si trova che il Senegal, dalla seconda guerra mondiale, in convergenza con le vostre vedute e quelle del Governo che del popolo Belga, ha sempre difeso la doppia tesi della solidarietà mondiale e l'Eurafrica, singolarmente all'Assemblea consultiva del Consiglio dell'Europa.

Vorrei solamente soffermarmi all'idea dell'Associazione eurafricana che abbiamo iniziato ad realizzare, qui, a Bruxelles. Tutto, in verità, ci convita a rinforzarla , questa associazione. E dovrebbe esserlo con l'ingresso della Gran - Bretagna nel mercato comune e l'associazione di 100 milioni di negro-africani anglofoni. Dico tutto : la geografia e la storia.

E, innanzitutto, la geografia, che vi riunisce intorno al Mediterraneo. Ma anche la storia, perfino la preistoria. Tra le due ultime guerre mondiali, l'83% dei territori africani avevano dei legami costituzionali con degli Stati dell'Europa occidentali. E, ben vero che è lontana di essere compiuta - l'ultimo summit dell'O.U.A. lo ha sottolineato- , la decolonizzazione africana è stata non la più facile, al contrario, ma meglio riuscita. In quel senso che i vecchi legami di dipendenza sono trasformati in legami di amicizia, come lo dimostrano sia con gli accordi di cooperazione con le vecchie metropoli, sia con la nostra associazione alla Comunità economica europea . Non c'è fino alla complementarità delle nostre lingue e delle nostre civiltà, le più lontane all'inizio, che non agisce a favore dell'Eurafrica. Poiché ogni grande civiltà è " métissage - culturel ". Il Belgio ne è la testimonianza magnifica. Resta che l' edificazione di una Eurafrica è possibile solo se, prima , c'é una Europa europea, indipendente, come la preconizzano i Belgi. Non di certo una Europa neutra, ma una Europa che prenda posizione e faccia sentire la sua voce su tutti i problemi mondiali : nel senso della solidarietà umana ancora una volta, e della giustizia.

*** Non vorrei terminare senza dire una parola della cooperazione belga-senegalese. Ma non sarò lungo, poiché questa cooperazione, che si reinstalla su una convenzione e due accordi, è senza nuvole. Non ho bisogno di dirlo, il mercato senegalese è largamente aperto ai capitali belgi. Dato che il nostro Codice degli investimenti è uno dei più liberali d'Africa, che trattiamo, sullo stesso piede di uguaglianza, tutti gli Stati della Comunita economica europea e che abbiamo, da adesso, una mano d'opera assai qualificata. Del resto, precedente, già da molti anni , alla riforma del nostro sistema di educazione e di formazione, abbiamo deciso che le Matematiche moderne e il loro corollario, la tecnologia, saranno la priorità delle priorità. E' in questo campo che l'assistenza tecnica belga, di cui ho avuto, personalmente, l'occasione di apprezzare la qualità, può esserci più utile. Avete, oggi alcuni dei migliori ricercatori e professori in matematiche moderne. Senza parlare dei vostri linguisti... Poiché questo paese, piccolo come distesa, è una grande nazione dalla sua contribuzione all'elaborazione della civilizzazione europea.

Eccellenze,

Signore, Signori,

Vi invito a bere alla salute di Sua Maesta il Re Baudouin I° , alla salute della Regina, al quale, presentiamo i nostri omaggi molto deferenti (sentiti), alla prosperità e al benessere del popolo belga.

Pubblicazione del Ministero dell'Informazione

Incaricato delle Relazioni con le Assemblee

Dakar-Gennaio, 1971

Il Senegal onorato

Il Premio Léopold - Lucas a Léopold Sédar Senghor

Il 27 maggio scorso, con la consegna del Premio Léopold Lucas, attribuito a Léopold Sédar Senghor, il Senegal è stato nuovamente onorato.

Questa distinzione, che è attribuita a favore della ” diffusione dell’idea della tolleranza “, dalla Facoltà Teologica protestante dell’Università di ” Tubigen “, ricorda il souvenir del Dr. Léopold - Lucas, filosofo delle religioni e direttore di coscienza, ha trovato la morte nel 1943, nel campo di concentramento di ” Theresienstadt “.

Il Comitato del Premio a Tubigen, nella Repubblica Federale Tedesca, ha portato la sua scelta su Léopold Sédar Senghor in ragione della sua opera filosofica, raggruppata nei tre volumi intitolati ” Liberté “ e per rendere omaggio al poeta e scrittore che andrà a riprendere più intensamente ” la plume ” ( la penna ) dopo il suo ritiro dalla vita politica.

” Symbiose “ presenta le sue vive felicitazioni a Léopold Sédar Senghor che fa ugualmente un ingresso trionfale al cenacolo degli immortali - Accademia francese - dal 2 giugno 1983.

” Symbiose ” (Simbiosi) *rivista di cooperazione culturale Germano - Senegalese una edizione speciale n°4 del 1983/ ” Les journées internationales de l’Ouest africain à Ingelheim “

lo xalam ( suonato da Barou Sall)lo xalam ( suonato da Barou Sall)

Xalam