Storia del movimento : Harlem al quartiere Latino ( Parigi, ndr )

Pubblicato il 20 Agosto 2006 da mb

Il primo ad avere pensato la negritudine nella sua totalità e la sua specificità fu certamente W.E.B. Du Bois di cui libro, " Anime nere " apparso nel 1903, denunciava la situazione scandalosa fatta ai Neri degli Stati-Uniti. Pensatore e uomo di azione, Du Bois mostrava la necessità di cancellare nella mente dei bianchi - e dei Neri- l'immagine stereotipata del Negro sotto-uomo, incosciente e tarato, e fondando l'Associazione nazionale di gente di colore ( di cui ha redatto la rivista " The Crisis ") gettò le basi delle fondamenta di una azione politica suscettibile di inflettere le opzioni del governo americano. " Vero padre della negritudine " secondo Lilyan Kesteloot, W.E.B. Du Bois influenzò profondamente Léopold Sédar Senghor e i suoi amici attraverso Marcus Garvey e soprattutto della negro-rinascenza :

" Al quartier Latin, negli anni 30, scrive Léopold Sédar Senghor, eravamo sensibili, al di là di tutto, alle idee e all'azione della negro-rinascenza di cui incontrammo a Parigi alcuni dei rappresentanti più dinamici... Io leggevo regolarmente " The Crisis... " ma anche "The Journal of Negro History" che consacrava numerosi articoli alla conoscenza dell'Africa. Ma il libro di prediletto , era " The New Negro", " l'antologia-manifesta " come lo chiama Jean Wagner, che aveva edito Alain Locke... I poeti della negro-rinascenza, quelli che ci influenzarono di più furono Langston Hughes e Claude Mac Kay, Jean Toomer e James Weldon Johnson, Stirling, Brown e Frank Marschall Davis. Ci hanno mostrato il movimento camminando, la possibilità innanzitutto, creando delle opere d'arte , di fare riconoscere e rispettare la civiltà negro-africana. "

( " problematica della negritudine " Présence africaine, n° 78, 1971 ).

Fu in effetti intorno agli anni venti ad Harlem che si cristallizzò il movimento che doveva più tardi prendere l'appellazione di "New Negro", la Rinascenza-negra (Alain Locke l'adopera per la prima volta nel 1925 nella sua Antologia). Movimento a carattere sociale e letterario, il " New Negro " denunciava la situazione di mendicante culturale del Nero americano, manifestava la presa di coscienza della sua identità e traduceva la sua volontà di riabilitare un lungo passato deformato dalla ideologia schiavista. Più che una semplice reazione di comprensione all'impossibile assimilazione, il " New Negro " fu dunque una richiesta spirituale destinata a rimettere il Nero americano in possesso della sua personalità, alienata dalla cultura dominante.

Dopo il fallimento del movimento molti giovani Neri esiliarono in Europa, particolarmente in Francia; così Jean Toomer, Countee Cullen, Claude Mac Kay e qualche altro venne ad installarsi a Parigi. Claude Mac Kay arrivato in Francia nel 1923 soggiornò prima a Parigi poi a Marsiglia dove scrisse il suo romanzo " Banjo " ( strumento a corda come la lira ) pubblicato nel 1929, Banjo esortava l'elite nera assimilata a resistere alla cultura europea, e mostrava che il destino del Negro istruito non é fondamentalmente diverso da quello dei suoi fratelli analfabeti, nella misura in cui non può mai " superare la linea ". Il successo fu considerevole e dopo "Batouala", Banjo diventò il libro prediletto degli studenti africani e delle Antille di Parigi.

Léopold Senghor può dunque scrivere con ragione : " E' così che in senso generale della parola, il movimento della Negritudine - la scoperta dei valori neri e la presa di coscienza per il Negro della sua situazione- é nata negli Stati-Uniti d'America ".

(Negritudine di J.Chevrier)

Al di-là della rivolta

" La civiltà dell'universale "

Dopo il perdono, la riconciliazione, ecco il tempo del dono. Per Senghor, l'impegno non è solo combattimento contro l'oppressore coloniale, è anche contributo a questa " Civilisation de l' Universel " di cui è il più celebre egli inventori e uno dei più attivi costruttori.

E' vero che non abbiamo sentito, come i nostri cosidetti " rivoluzionari ", Marx né Lénin, né Mao Tsé-toung per pensare la nostra situazione e lavorare a costruirci un modello- culturale e politico, economico e sociale- accordato nello stesso tempo ai valori della Negritudine e quelli della modernità. Non ricusiamo le civiltà né dell'Europa né dell'America né dell'Asia; non rifiutiamo nemmeno di chiedere in prestito alle ideologie - capitalismo liberale o socialismo democratico, marxismo- léninismo alla russa o alla cinese- di cui si servono gli imperialisti in lotta per il dominio del mondo, molto all'Africa, e dove noi, militanti della Negritudine, dobbiamo prendere e imparare. Ma, come il management americano dopo il vecchio capitalismo europeo, come Lénine dopo Marx, dobbiamo dopo Mao Tsé-Toung e Nehru, pensare e agire da noi stessi e per noi stessi, Negri.

E' uno dei nostri, il filosofo Gaston Berger, un meticcio nato a Saint-Louis del Senegal, alla fine del secolo scorso, che ha fondato la Prospettiva, questa scienza che permette di studiare l'evoluzione futura del mondo per prevenirla. Questa ci insegna, essenzialmente, che la civiltà del XXI° secolo sarà quella dell' "Universale", nella quale ogni etnia, ogni nazione, potrà portare il suo contributo. Dico " potrà " , poiché non è inderogabile che ciascuno sia, come lo scriveva Césaire, "presente all'appuntamento di dare". Solo i presenti, contribuiranno ad edificare la " Civilisation de l'Universel ", le etnie e le nazioni che credono di avere un messaggio che null'altro possiede e vogliono, conscientemente, proferare questo messaggio. E' qui che la Negritudine come soggetto raggiunge la Negritudine come oggetto. Fin dall'inizio del secolo, in effetti, i militanti della Negritudine hanno iniziato a proferare i nostri valori di civilizzazione, e di agire nel senso della loro parola- poiché ogni arte è Parola - e di aiutare ad edificare una civiltà più umana perché fatta di differenze necessarie : delle differenze complementari, delle etnie e delle nazioni.

Léopold Sédar Senghor : " Problématique de la Négritude ",

in Colloque sur la Négritude.

La dottrina Jdanov

Più ci allontaniamo dalla fine della guerra e più nettamente appaiono le due direzioni principali della politica internazionale del dopo - guerra corrispondente alla disposizione in due campi principali delle forze politiche che operano nell'arena mondiale: il campo anti - imperialista e democratico, e il campo imperialista.

Gli Stati- Uniti sono la principale forza dirigente del campo imperialista.L'Inghilterra e la Francia sono uniti agli Stati- Uniti... Il campo imperialista è sostenuto dai paesi possessori di colonie, come il Belgio e la Olanda, così come dei paesi dipendenti politicamente ed economicamente dagli Stati-Uniti come il Vicino- Oriente, l'America del Sud, la Cina.

Le forze anti- imperialiste e anti- fasciste formano l'altro campo. L'U.R.S.S. e i paesi della democrazia nuova ne sono le fondamenta.Il campo anti- imperialista si appoggia in tutti i paesi sul movimento operaio e democratico, i partiti comunisti fratelli, sui combattenti dei movimenti di liberazione nazionale nei paesi coloniali.

Un incarico particolare incombe sui partiti comunisti fratelli di Francia, d'Inghilterra, d'Italia e degli altri paesi. Essi devono prendere in mano la bandiera della difesa nazionale e della sovranità dei loro propri paesi.

Settembre 1947

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