07 LUG 2002

Rifondazione Comunista: Intervento di Fausto Bertinotti alla festa dei Giovani Comunisti a Massa

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Dal congresso dei Giovani Comunisti il segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti lancia l'idea per una sua nuova linea di lotta: sciopero della fame, e poi esprime solidarietà a Marco Pannella, augurandogli lunga vita.Massa, 7 luglio 2002 - E' nel tentare di definire la nuova linea di lotta politica, di lotta di classe, che Fausto Bertinotti, dal palco della festa dei Giovani Comunisti di Massa, afferma la sua intenzione di esplorare e ricercare azioni diverse.

«Io penso» - ha detto Bertinotti - «per esempio che una cosa che abbiamo pensato in tanti essere lontana da noi come
lo sciopero della fame sia assolutamente praticabile, come del resto mille altre forme di lotta».Aggiungendo poi: «Anzi provocatoriamente da qui mando un atto di solidarietà a Marco Pannella da cui mi divide quasi tutto ma a cui riconosco il rigore di una battaglia condotta anche a rischio della vita e a cui auguro di poter vivere a lungo».Gramsci e il Che meglio di Breznev e del vecchio PCINel riconoscere la nascita di una nuova ed adeguata classe dirigente di giovani comunisti, il segretario di Rifondazione ha ricordato come «Oggi a noi ci si chiede di scegliere fra la cultura di Gramsci, quella della ricerca e quell'altra, quella del dogmatismo e del sospetto, che non mi appartiene».Inoltre si è chiesto se c'è ancora qualcuno a cui piaccia Breznev e da qui che tipo di marxismo dover accettare per portare avanti le lotte necessarie a fronteggiare quello che a suo avviso è l'avversario più temibile, "la globalizzazione capitalista e il conseguente liberismo sfrenato".La risposta a queste domande la riporta con un esempio: «Quando il Che batteva le strade rivoluzionarie, anche se riconosco discutibili» - ha affermato - «c'era chi in Italia, dirigente autorevolissimo del pci, poteva parlare di lui come un rivoluzionario da farmacia.

Quale marxismo fra i due secondo voi allora stava seguendo una ricerca rivoluzionaria più efficace? Direi» - ha concluso - «che lo sappiamo dall'esperienza concreta, dai risultati ottenuti».Libertà, felicità e...

Costituzione americanaSecondo Bertinotti è fondamentale reintrodurre il concetto di libertà negli obiettivi da perseguire, una libertà che ha definito dover essere 'comunista', citando un autore letto in gioventù, Galvano della Volpe.

«Una libertà» - ha detto - «pensata criticamente rispetto alla cultura liberale, criticamente rispetto alla condizione in cui nei rapporti materiali viene confiscata sistematicamente in tanta parte del mondo».Ma c'è un altro concetto che il segretario di Rifondazione Comunista ha voluto aggiungere nel novero degli obiettivi, quello della felicità.

«So anch'io quanto fosse ingenua e anche ipocrita l'affermazione del bisogno e di ricerca di felicità nella costituzione americana» - ha sostenuto - «e tuttavia io penso che quando la politica abbia rubricato radicalmente la questione della felicità si sia impoverita pesantemente».«Questa felicità» - ha aggiunto - «noi dobbiamo costruircela come idea di possibilità», parlando ad ogni persona, di ogni classe sociale, ha sostenuto, in modo da fargli tirar fuori «quell'ispirazione che c'è dentro di se, perché possa raggiungere nella vita un lampo di felicità.

E non perché» - ha precisato- «io te la possa regalare ma perché possa sradicare le condizioni che rendono impossibile creare quelle condizioni per raggiungerla».Né con Bin Laden o Saddam, ma con i movimentiRiguardo le conseguenze di un mancato raggiungimento degli obiettivi, Bertinotti ha ammonito: «Marx dice che se la lotta di classe non riesce a produrre una civiltà superiore, il rischio è quello di veder distrutte entrambe le classi in lotta.

Secondo me il nuovo capitalismo» - ha spiegato - «si espone coscientemente a questo rischio perché non ha più dentro di sé una causa progressiva».Così facendo, ha aggiunto, demolisce la politica e favorisce quelle condizioni per lo scontro estremo che è «la sostituzione del protagonismo dei popoli con il conflitto atteso e provocato fra guerra e terrorismo».Infine ha spiegato: «Non si può tuttavia scegliere Saddam Hussein o addirittura Bin Laden, essi sono interni a questo processo e ne rappresentano delle contraddizioni senza alternativa.

Entrambi rappresentano un'idea di società altrettanto e persino più intollerabile rispetto al paradigma della liberazione da noi cercata.

Oggi l'unica scelta di autonomia» - ha concluso - «è quella della radicalità della critica alla globalizzazione, cioè la scelta dei movimenti, da noi ai no global».Art.18, sciopero si, ma con referendum Infine ha parlato di politica interna e si è soffermato sull'attuale condizione a cui è giunto il conflitto sociale sull'art.18.

«La produzione di crisi delle classi dirigenti» - ha detto Bertinotti - «le induce ad estremizzare le loro politiche, e produrre una legislazione contro lo schieramento sociale che potrebbe aggregarsi per contrastare il paradigma della globalizzazione.

Di fronte a questo scenario» - ha poi sottolineato - «l'unica possibilità è estendere il vincolo dell'art.18 a tutti».«Questa possibilità di lotta» - ha aggiunto - «è data oggi grazie anche alla nostra proposta di referendum, fatta proprio mentre cresceva l'effetto per lo sciopero abrogativo, altrimenti» - ha chiarito - «saremmo muti cori solo della Cgil invece che portatori di una forza politica».«Fondamentale a questo punto poi è come affrontiamo il rapporto fra la classe operaia tradizionale e i nuovi soggetti critici nella costruzione di un movimento durevole» - ha aggiunto - «l'egemonia delle classi dominanti è passata lungo l'affermazione della flessibilità, cioè nel rendere le classi subalterne, l'ambiente, la natura e le persone pure variabili dipendenti del meccanismo di accumulazione».«A questa flessibilità noi abbiamo cercato di opporre una resistenza» - ha sostenuto, aggiungendo in conclusione: «io credo che anche i referendum debbano segnare il passaggio dalla resistenza alla costruzione di un'alternativa di programma e di lotta, in nome di una conquista di un sistema di rigidità, in altre parole di variabili indipendenti».

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