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Non sarà una Rai controllata dal governo, ha detto Gasparri.
La privatizzazione sarà graduale e uguale a quella dell'EniMirabello, 8 Settembre 2002 - Alla festa Tricolore di Mirabello il ministro per le telecomunicazioni Maurizio Gasparri risponde alle critiche pervenutegli dal centro-sinistra, subito dopo la presentazione dell'altro ieri del nuovo programma di riforma delle telecomunicazioni e della Rai.Le nomine Rai«A sinistra, sono dei bugiardi professionali, e quando non sono bugiardi sono omertosi» - ha detto Gasparri - «non è vero che in questo modo il servizio pubblico sarà sotto … il controllo della maggioranza di governo».La nuova nomina del presidente e dei consiglieri d'amministrazione funzionerà così: «Nella legge c'è scritto» - ha affermato Gasparri - «che bisogna allentare, così come dice l'UE, i rapporti del servizio pubblico coi governi.
Con la nuova legge l'azionista pubblico ministero del tesoro, quando deve fare i suoi nomi, non li fa lui, ma se li fa dettare, per deferenza verso il parlamento, dai presidenti di camera e senato».«Poi» - ha continuato - «il rappresentante del tesoro porterà la lista al consiglio, questa verrà dettata dai presidenti di camera e senato, figure di garanzia.
Il presidente della Rai, poi, eletto dal cda, diventerà tale solo se la commissione di vigilanza Rai darà il suo assenso con i due terzi della maggioranza...
E noi adesso non abbiamo i due terzi...»«Ricordo inoltre» - ha concluso Gasparri - «che essendo una società come le altre, in Rai, come in tutte, gli azionisti presentano dei candidati al cda in proporzione alle quote disponibili».Rutelli mente«La privatizzazione Rai sarà come la privatizzazione Enel o Eni, noi dal 2004 cominceremo gradatamente a mettere sul mercato delle quote della Rai.
L'intento» - ha aggiunto - «è quello di risanare l'azienda e farle spendere meno e se qualche conduttore caro alla sinistra costa troppo si faccia ridurre lo stipendio invece di fare girotondi da miliardari».«Rutelli mente, è un bugiardo...
e del resto non parli troppo male anche della Rai, visto che ha in famiglia qualche piccolo conflitto di interessi a riguardo e quindi farebbe bene a non confondere...»Con questa riforma, ha detto il ministro, la CDL vuole lasciarsi alle spalle tutta una logica di lottizzazione che, a suo avviso, è stata ancora presente nel precedente Cda sotto la presidenza Zaccaria, e non solo.«C'è un signore che si chiama Carra, ex portavoce della dc, bene prima di tangentopoli e alcuni guai, quando alcuni giornalisti in Rai venivano chiamati carristi, Carra lottizava, nominava e faceva assumere e telefonava ai direttori dei tg per far fare i titoli dei telegiornali, questa è l'Italia della vergogna che ci stiamo lasciando alle spalle».Il conflitto di interessi non interessaGasparri ha affermato che in Europa e in ambito internazionale nessuno si pone il problema di un premier che è anche proprietario di alcune televisioni private.
E ha citato a proposito il caso Bloomberg, di New York.«Si è parlato di Bloomberg, oggi sindaco di New York, che ha imprese per un valore di 5 miliardi di dollari, tra cui un canale televisivo.
Ebbene, a differenza di quello che dice il professor Sartori, Bloomberg si è potuto tenere la sua tv e dovrà cedere "solo" 45 milioni di dollari, cioè un centesimo del suo patrimonio.
E la sinistra invece aveva detto che in America lo avevano costretto a vendere».
La privatizzazione sarà graduale e uguale a quella dell'EniMirabello, 8 Settembre 2002 - Alla festa Tricolore di Mirabello il ministro per le telecomunicazioni Maurizio Gasparri risponde alle critiche pervenutegli dal centro-sinistra, subito dopo la presentazione dell'altro ieri del nuovo programma di riforma delle telecomunicazioni e della Rai.Le nomine Rai«A sinistra, sono dei bugiardi professionali, e quando non sono bugiardi sono omertosi» - ha detto Gasparri - «non è vero che in questo modo il servizio pubblico sarà sotto … il controllo della maggioranza di governo».La nuova nomina del presidente e dei consiglieri d'amministrazione funzionerà così: «Nella legge c'è scritto» - ha affermato Gasparri - «che bisogna allentare, così come dice l'UE, i rapporti del servizio pubblico coi governi.
Con la nuova legge l'azionista pubblico ministero del tesoro, quando deve fare i suoi nomi, non li fa lui, ma se li fa dettare, per deferenza verso il parlamento, dai presidenti di camera e senato».«Poi» - ha continuato - «il rappresentante del tesoro porterà la lista al consiglio, questa verrà dettata dai presidenti di camera e senato, figure di garanzia.
Il presidente della Rai, poi, eletto dal cda, diventerà tale solo se la commissione di vigilanza Rai darà il suo assenso con i due terzi della maggioranza...
E noi adesso non abbiamo i due terzi...»«Ricordo inoltre» - ha concluso Gasparri - «che essendo una società come le altre, in Rai, come in tutte, gli azionisti presentano dei candidati al cda in proporzione alle quote disponibili».Rutelli mente«La privatizzazione Rai sarà come la privatizzazione Enel o Eni, noi dal 2004 cominceremo gradatamente a mettere sul mercato delle quote della Rai.
L'intento» - ha aggiunto - «è quello di risanare l'azienda e farle spendere meno e se qualche conduttore caro alla sinistra costa troppo si faccia ridurre lo stipendio invece di fare girotondi da miliardari».«Rutelli mente, è un bugiardo...
e del resto non parli troppo male anche della Rai, visto che ha in famiglia qualche piccolo conflitto di interessi a riguardo e quindi farebbe bene a non confondere...»Con questa riforma, ha detto il ministro, la CDL vuole lasciarsi alle spalle tutta una logica di lottizzazione che, a suo avviso, è stata ancora presente nel precedente Cda sotto la presidenza Zaccaria, e non solo.«C'è un signore che si chiama Carra, ex portavoce della dc, bene prima di tangentopoli e alcuni guai, quando alcuni giornalisti in Rai venivano chiamati carristi, Carra lottizava, nominava e faceva assumere e telefonava ai direttori dei tg per far fare i titoli dei telegiornali, questa è l'Italia della vergogna che ci stiamo lasciando alle spalle».Il conflitto di interessi non interessaGasparri ha affermato che in Europa e in ambito internazionale nessuno si pone il problema di un premier che è anche proprietario di alcune televisioni private.
E ha citato a proposito il caso Bloomberg, di New York.«Si è parlato di Bloomberg, oggi sindaco di New York, che ha imprese per un valore di 5 miliardi di dollari, tra cui un canale televisivo.
Ebbene, a differenza di quello che dice il professor Sartori, Bloomberg si è potuto tenere la sua tv e dovrà cedere "solo" 45 milioni di dollari, cioè un centesimo del suo patrimonio.
E la sinistra invece aveva detto che in America lo avevano costretto a vendere».
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