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Carpi, 21 Settembre 2003 - Il professor Francesco D'agostino, presidente del Comitato italiano di Bioetica, ha svolto una lezione a Carpi nell'ambito del Festival di filosofia sulla vita, intitolato 'Bioetica filosofica e bioetica clinica'.
Al centro della sua dissertazione, il tentativo di spiegare perché è nata la bioetica e quali compiti si trova a svolgere in un mondo dove non solo è cambiata la medicina, ma la funzione stessa del medico e la sua immagine agli occhi della gente.D'agostino ha sottolineato come una delle pretese della bioetica è quella di condizionare la politica … fancendola diventare biopolitica e come, allo stesso tempo, la bioetica si trova di fronte questioni che spesso sono indecidibili (ha fatto gli esempi dell'eutanasia e del tabagismo e della libertà individuale di decidere se farsi togliere la vita dal medico o perseverare con un'attività che fa venire il cancro).La questione, ha spiegato, è che è cambiato lo sguardo dell'uomo nei confronti della vita stessa, che è diventata un problema inquietante e solo adesso la bioetica comincia ad ampliare il suo orizzonte esplorando terreni prima sconosciuti.
Il tutto, appunto, con conseguenze sui comportamenti legati alla figura del medico che, dal proceso di Norimberga in poi, è stato visto sempre meno come "apostolo al servizio della vita" e sempre più come un dottor Moreau del romanzo di Wells, che manipola la vita umana in maniera criminale.
Al centro della sua dissertazione, il tentativo di spiegare perché è nata la bioetica e quali compiti si trova a svolgere in un mondo dove non solo è cambiata la medicina, ma la funzione stessa del medico e la sua immagine agli occhi della gente.D'agostino ha sottolineato come una delle pretese della bioetica è quella di condizionare la politica … fancendola diventare biopolitica e come, allo stesso tempo, la bioetica si trova di fronte questioni che spesso sono indecidibili (ha fatto gli esempi dell'eutanasia e del tabagismo e della libertà individuale di decidere se farsi togliere la vita dal medico o perseverare con un'attività che fa venire il cancro).La questione, ha spiegato, è che è cambiato lo sguardo dell'uomo nei confronti della vita stessa, che è diventata un problema inquietante e solo adesso la bioetica comincia ad ampliare il suo orizzonte esplorando terreni prima sconosciuti.
Il tutto, appunto, con conseguenze sui comportamenti legati alla figura del medico che, dal proceso di Norimberga in poi, è stato visto sempre meno come "apostolo al servizio della vita" e sempre più come un dottor Moreau del romanzo di Wells, che manipola la vita umana in maniera criminale.
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