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Segnalaci eventuali errori su questa pagina(verrà aperta una finestra per inviare la segnalazione)Seguito dell'indagine conoscitiva sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Unione Europea: audizione della Associazione Bancaria Italiana.
Registrazione audio di "Finanze: Audizione ABI nell'indagine sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Ue", registrato martedì 17 giugno 2003 alle 00:00.
La registrazione audio ha una durata di 52 minuti.
Registrazione audio di "Finanze: Audizione ABI nell'indagine sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Ue", registrato martedì 17 giugno 2003 alle 00:00.
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Relazione di Maurizio Sella, Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana
Il presidente Pedrizzi, dopo aver ricordato le problematiche oggetto dell'indagine conoscitiva, sottolinea come i previsti sopralluoghi che avranno luogo in Ungheria, Slovenia, nei Paesi Baltici, in Polonia, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia avranno la finalità di stabilire relazioni istituzionali con gli esponenti del Paesi di prossima adesione all'Unione Europea, anche nell'ottica di agevolare la penetrazione commerciale delle imprese italiane in tali ambiti territoriali.<br>Il Presidente, enumerate le precedenti audizioni svolte, evidenzia come tutti i soggetti ascoltati abbiano espresso apprezzamento per l'avvenuta espansione di taluni istituti di credito italiani nei Paesi dell'Europa centro-orientale mediante l'acquisizione di banche locali, anziché attraverso l'apertura di sportelli, ma come sia stato altresì rilevato in termini critici lo scarso appoggio fornito dal settore bancario nazionale nei confronti delle piccole e medie imprese italiane nel loro processo di espansione in tali Paesi. Esprime quindi l'auspicio che l'audizione dell'Associazione Bancaria Italiana possa fare chiarezza su tali profili. <p>Il dottor Sella ricorda anzitutto, in relazione al processo di allargamento dell'Unione Europea, che nel giugno 1993 il Consiglio europeo di Copenaghen ha fissato i criteri per l'ammissione dei nuovi Paesi, individuando quale criterio economico il riconoscimento del principio del mercato e della concorrenza, nonché l'adeguamento all'acquis comunitario, con la correlativa approvazione degli obiettivi dell'Unione politica, economica e monetaria. Nel dicembre 2002 il Consiglio europeo di Copenaghen ha concluso i negoziati e nell'aprile 2003 ad Atene è stato firmato il Trattato di adesione, che dovrà essere ratificato da ciascun Paese interessato. In sintesi, dal 1° maggio 2004, entreranno a far parte dell'Unione Europea, previo lo svolgimento di referendum, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta e Cipro. Tali Paesi vengono usualmente indicati come entranti, acceding countries (AC). <br>L'oratore rileva che, nonostante i significativi progressi degli ultimi anni nei Paesi di prossima adesione, i livelli di ricchezza restano ancora modesti, come esemplificati da alcuni indicatori: il prodotto interno lordo complessivo dell'area si può quantificare intorno agli 800 miliardi di euro, la quota del settore agricolo nel valore aggiunto complessivo è circa il doppio di quella della media degli attuali Paesi membri dell'Unione Europea (4,1 contro 2,1 per cento), il tasso di mortalità è intorno al 7,2 per mille contro il 4,6 per mille dell'Europa a 15, il numero di automobili per ogni 100 abitanti, è pari a 28 contro i 50 dell'Europa a 15. <br>Rileva quindi che con l'allargamento cambiano i dati di fondo dell'Unione Europea. La UE estesa a 25 membri avrà una popolazione pari a circa una volta e mezzo quella statunitense, un Pil non distante da quello statunitense e un reddito pro-capite di circa 21 mila euro, pari a circa la metà di quello degli USA.<br>Ricorda poi come il processo di allargamento abbia già prodotto significativi risultati in termini di integrazione commerciale e finanziaria. Secondo dati della Commissione europea, negli ultimi 5 anni la quota delle esportazioni verso l'Unione Europea di beni dei Paesi entranti è cresciuta di circa 6 punti percentuali passando dal 60 al 67 percento, mentre analogo progresso è stato registrato per quanto riguarda la quota delle importazioni dai Paesi UE che nel lustro considerato è passata dal 58 al 64 per cento.<br>Considerando i dati strutturali dei Paesi entranti, ritiene che il problema economico di fondo dell'allargamento dell'UE a 25 Paesi sia costituito dal fatto che con esso si ha una crescita del reddito dell'Unione non in linea con quella della popolazione, poiché a fronte dei circa 75 milioni di nuovi cittadini il prodotto interno lordo dell'area si incrementerà soltanto di circa 800 miliardi di euro. Ne conseguirà una riduzione del reddito medio pro-capite e un forte aumento delle disparità territoriali. <br>Le valutazioni sull'impatto quantitativo effettuate dalIa Commissione europea indicano che i Paesi entranti potranno incrementare il tasso di crescita annuo del loro prodotto interno lordo tra l'1,3 ed il 2,1 per cento rispetto a quanto esso sarebbe senza allargamento. Al contempo, i Paesi già membri dell'UE dovrebbero aumentare di sette decimi di punto la propria ricchezza, cumulativamente nel periodo 2000-09. <br>I principali indicatori macroeconomici dei Paesi entranti consistono in un tasso di crescita medio intorno al 2,5 ed il 3 per cento - con valori particolarmente elevati nel caso della Lettonia e Lituania e più contenuti nel caso della Polonia - tassi di sviluppo dei consumi delle famiglie estremamente vivaci, tanto da compensare nel 2002, la riduzione degli investimenti, tassi di disoccupazione nell'ordine del 15 percento in media, tassi di inflazione non distanti da quelli europei, un deficit pubblico piuttosto elevato, un livello di debito pubb1ico relativamente contenuto. <br>L'oratore ritiene che dal punto di vista macroeconomico, quindi, vi siano tanto aspetti positivi quanto negativi, ricordando poi come sia importante confrontare i rapporti commerciali dell'Italia con quelli dei principali altri membri dell'Unione monetaria rispetto alla bilancia commerciale verso i non aderenti, della quale l'oratore fornisce alcuni dati analitici. <br>Per gli aspetti positivi, secondo le previsioni della Commissione europea formulate nello scorso mese di aprile, il tasso di crescita del Pil dei Paesi entranti, pari, in media, al 2,4 per cento nel 2002, dovrebbe risultare di oltre il 3 per cento nel 2003 ed intorno al 4 percento nel 2004; si tratta di valori, dunque, significativamente più elevati di quelli previsti per i principali Paesi dell'area euro. <br>Si sofferma quindi ad analizzare i sistemi bancari dei Paesi entranti e candidati, rilevando come, durante l'ultimo decennio, i sistemi bancari di molti di tali Paesi abbiano attraversato vari periodi di crisi. Le cause di una tale situazione ritiene siano da ricercare nelle ingenti sofferenze ereditate dal passato e nelle significative perdite accumulate nella fase di transizione, e quindi nei diffusi casi di insolvenza e fuga dai depositi, rilevando inoltre come le crisi bancarie non siano state accompagnate da crisi valutarie. A tali crisi degli anni novanta ha fatto seguito un processo di vasta riorganizzazione, tuttora in corso, che ha determinato nei Paesi Baltici una significativa riduzione del numero delle banche - in Estonia il numero di banche è passato da 22 a 6 tra il 1994 e il 1998, in Lettonia da 62 a 27 tra il 1993 e il 1998 e in Lituania da 26 a 10 nello stesso periodo - mentre nei Paesi dell'Europa Centro-Orientale la riorganizzazione finanziaria ha avuto quale obiettivo principale, il ripristino della solvibilità delle banche in crisi e la protezione dei diritti dei depositanti. Generalmente, le autorità monetarie hanno limitato il proprio intervento alla risoluzione di crisi di liquidità attraverso l'estensione di finanziamenti a breve o a lungo termine. <br>Con riferimento alle relazioni in essere tra sistema bancario italiano e quello dei Paesi di prossimo ingresso nell'UE, l'oratore ricorda che, secondo i dati della Banca d'Italia, a dicembre 2002, quattro gruppi bancari, Bancaintesa, SanpaoloImi, Unicredito e Bansel, detenevano partecipazioni di maggioranza in diciotto banche ed in quarantotto società finanziarie operanti nei Paesi candidati ad entrare nell'Unione Europea, con l'aggiunta della Croazia, della Bosnia Erzegovina e dell'Ucraina. Dà analiticamente conto della distribuzione territoriale e della tipologia degli investimenti.<br>Risulta che uno dei fattori decisivi sia il forte divario che esiste in termini di costo del lavoro unitario tra Italia e acceding countries, divario che è alla base della più generale discrepanza che v'è tra costo medio per dipendente in Italia e nel complesso dei Paesi esteri dove il sistema bancario italiano opera.<br>Dall'analisi dei bilanci delle banche italiane risulta che le attività bancarie verso i Paesi candidati ammontano a 15,4 miliardi di euro, pari al 13,4 percento del complesso delle attività verso i Paesi extra-UE, mentre i crediti verso clientela dei 10 Paesi entranti ammontano a 7,5 miliardi di euro, in correlazione con la crescita generale degli ultimi anni.<br>Esistono, a suo parere, delle analogie tra l'andamento delle economie dei Paesi dell'Europa Centro-Orientale con quelle delle regioni italiane Centro-Meridionali, ove si consideri che la ristrutturazione del sistema bancario e il miglioramento della capacità allocativa del credito è stato accompagnato, in anni recenti, da un aumento del prodotto interno lordo, da una crescita del numero delle imprese e dalla diminuzione del tasso di disoccupazione.<br>Dopo aver ricordato che l'ABI è stato uno dei membri fondatori della Federazione Bancaria Europea, la quale ha da tempo instaurato stabili relazioni con le Associazioni bancarie dei vicini Paesi dell'Europa Centro-Orientale e del Mediterraneo, e che negli anni recenti si è ampliato lo spettro dei temi di interesse e il coinvolgimento delle Associazioni bancarie dei Paesi candidati alla adesione UE ai lavori di un crescente numero di Comitati e Gruppi di Lavoro interni alla FBE, l'oratore passa a delineare le principali caratteristiche strutturali dei sistemi bancari dei Paesi candidati. <br>Una prima caratteristica è quella della dimensione piuttosto contenuta, poiché il rapporto totale tra attivo e Pil è generalmente più basso di quanto è dato riscontrare nell'insieme dell'UE a 12 ed in Italia. Una seconda caratteristica è costituita dal relativamente basso rapporto tra impieghi al settore privato e Pil, poiché, mentre in Italia tale rapporto è intorno al 64 per cento e nell'Unione Europea a 15 intorno a1 46 per cento, in quasi tutti i Paesi candidati esso rimane inferiore a tali valori, con l'eccezione, poco significativa, di Cipro e Malta. Una terza caratteristica è costituita da un elevato rapporto tra depositi e Pil - giustificata dalla minore articolazione del mercato finanziario - mentre una quarta caratteristica è costituita dal contenuto peso del comparto retail, motivata dalla minore ricchezza individuale dei risparmiatori. Elevati sono gli indici di rischiosità, dal momento che il rapporto tra sofferenze e impieghi è intorno al 17/18 per cento, rispetto al 4/5 per cento dell'UE.<br>Considerando le significative possibilità di crescita economica e il complesso delle peculiarità sinora poste in evidenza, l'oratore ritiene che le strategie più efficaci per cogliere appieno le nuove opportunità per i gruppi bancari italiani saranno in generale orientate ad esaltare l'attività nei confronti del settore societario, essenzialmente piccole e medie imprese, e del settore retail, in particolare, affluent.<br>A tale proposito, l'oratore non condivide pertanto i rilievi critici mossi dai precedenti auditi circa l'insufficiente sostegno creditizio fornito alle imprese italiane che investono nei Paesi dell'Europa centro-orientale, sottolineando inoltre come l'affidabilità dei soggetti che chiedono finanziamenti debba essere valutata singolarmente e con estrema cura. Incidentalmente, nota che un diverso comportamento è all'origine delle crisi finanziarie che hanno colpito gli istituti di credito meridionali.<br>L'oratore passa quindi ad analizzare gli aspetti economici problematici relativi ai Paesi candidati. <br>Un primo aspetto problematico è quello della maggiore volatilità dei fondamentali macroeconomici, poiché dai dati elaborati dal Fondo monetario internazionale emerge che tra il 1995 ed il 2001 lo scostamento intorno al tasso di crescita media del Pil e dell'inflazione è stato molto più elevato nei Paesi candidati che non nei Paesi gia membri dell'Unione Europea. Un secondo aspetto problematico è costituito dai disavanzi dei conti con l'estero, i quali si sono formati negli anni passati prevalentemente a causa degli ingenti movimenti di capitale che si sono diretti verso tali Paesi. <br>Relativamente al recepimento della normativa comunitaria da parte dei nuovi Paesi aderenti, l'oratore giudica prevedibile che il processo di adeguamento avvenga solo dopo un certo lasso di tempo determinando così, nella fase iniziale, una relativa disomogeneità.<br>Segnala, quali profili particolarmente problematici, la questione dell'assicurazione dei depositi, la non completa liberalizzazione dei mercati finanziari e dei capitali, i requisiti ed i limiti prudenziali all'attività bancaria, il problema dell'indipendenza completa delle banche centrali, la normativa antiriciclaggio, la questione della vigilanza in generale e il problema dei servizi di pagamento. <br>Giudica che ai fini della valutazione del livello di adeguamento e di efficacia della regolamentazione del sistema bancario dei Paesi candidati, si rivelino particolarmente utili gli indici BERS, dai quali emerge come il livello di estensione sia generalmente cresciuto e sia ormai abbastanza alto.<br>Passando a considerare gli effetti dell'allargamento dell'UE sul sistema produttivo italiano, l'oratore ritiene che le imprese italiane procederanno al processo di internazionalizzazione delle loro attività non limitandosi ad esportare un prodotto già finito, ma delocalizzando nei nuovi Paesi singole fasi della catena produttiva, avvantaggiandosi così, dal punto di vista della concorrenza, rispetto a quelle imprese in cui il processo industriale si svolge per intero nello stesso Paese europeo. Un ulteriore fattore meritevole di considerazione è quello dei nuovi fondi strutturali che saranno messi a disposizione dei Paesi entranti, che potrebbero determinare una riduzione dei medesimi per le zone territoriali italiane maggiormente disagiate. <br>Per quanto concerne i fattori che possono frenare l'operatività delle banche italiane presso i Paesi esteri, l'oratore rimarca la rilevanza di disposizioni volte ad attenuare il rischio-Paese, rilevando che la disciplina italiana appare più rigida rispetto a quella di altri Paesi membri. <br>In conclusione, l'oratore ritiene che l'allargamento dell'Unione Europea costituirà un'occasione di ulteriore crescita ed internazionalizzazione sia per il sistema industriale che per il sistema bancario italiani. Le banche potranno conseguire appieno i propri obiettivi se sapranno accompagnare le imprese italiane che operano e che opereranno nei nuovi Paesi membri, procedendo nel processo, già in atto, delocalizzazione dei processi produttivi. <br>Indice degli interventi<br>L'audizione comincia alle 15h15<br>Presidenza del Presidente <strong>Riccardo Pedrizzi</strong><br>0:00 Durata: 12 min 30 sec -
Relazione di Giuseppe Zadra, Direttore generale dell'Associazione Bancaria Italiana
Il dottor Zadra rileva come le critiche rivolte al sistema bancario italiano circa lo scarso sostegno fornito alle imprese italiane che investono nei Paesi candidati siano infondate alla luce dei dati appena citati dal dottor Sella. <br>0:12 Durata: 1 min 10 sec -
Rosario Giorgio Costa (FI)
Il senatore Costa chiede chiarimenti circa l'articolazione della rete degli istituti di credito italiani all'interno dei Paesi dell'Europa Centro-Orientale e, in particolare, sulla scarsa presenza di banche in Albania. <br>Osservazioni e quesiti dei Commissari0:13 Durata: 1 min 59 sec -
Roberto Salerno (AN)
Il senatore Salerno dopo aver ricordato l'importanza delle trattative in corso a Basilea anche per i sistemi bancari dei Paesi candidati, sottolinea come l'atteggiamento delle imprese italiane nei confronti dell'assetto economico dei Paesi candidati debba essere improntato ad estrema cautela, data la relativa debolezza strutturale di tali imprese estere, cui si accompagna un assetto creditizio non ancora del tutto solido. <br>0:15 Durata: 3 min 14 sec -
Natale D'Amico (Mar-DL-U)
A giudizio del senatore D'Amico l'analisi delle questioni connesse alla adeguatezza o meno della assistenza da parte della banche italiane alla internazionalizzazione delle imprese deve privilegiare la capacità del sistema bancario complessivamente inteso e non le singole banche, poiché sono molti i fattori che possono incidere sulla ridotta internazionalizzazione delle aziende italiane.<br>Poiché dal quadro macroeconomico illustrato dal presidente Sella emerge una tendenza alla crescita dei Paesi che entreranno a far parte dell'Unione in correlazione con l'ingresso stesso - in analogia con quanto accaduto in passato per altri Paesi - ritiene ipotizzabile che tale processo di sviluppo sia finanziato anche attraverso l'assorbimento di flussi finanziari provenienti dai Paesi membri e in particolare dall'Italia, attraverso l'acquisto di titoli mobiliari e titoli di debito. Chiede di conoscere quali strumenti l'ABI ritiene siano necessari per vigilare sulla tenuta e sulla solidità di tali titoli. <br>0:18 Durata: 4 min 13 sec -
Lanfranco Turci (DS-U)
Il senatore Turci chiede di chiarire se il nuovo accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche possa o meno creare difficoltà nel finanziamento alle imprese operanti nei Paesi che aderiranno all'Unione Europea; chiede inoltre di conoscere l'opinione dell'ABI circa i tempi di adesione alla moneta unica di tali Paesi. <br>0:23 Durata: 2 min 20 sec -
Gianpiero Carlo Cantoni (FI)
Il senatore Cantoni sottolinea come il progressivo spostamento verso il Nord-Est dell'asse dell'Unione Europea non potrà non comportare un riorientamento degli obiettivi strategici del sistema bancario italiano, per il quale la nuova Europa deve necessariamente costituire un nucleo dei Paesi verso cui orientare lo sviluppo. Tuttavia, fatta eccezione per la banca Unicredito, non si registrano casi di investimenti significativi all'estero, tenuto conto anche del fatto che le ridotte dimensioni delle singole banche italiane sembrano costituire un ostacolo rilevante. <br>0:25 Durata: 3 min 19 sec -
Giancarlo Pasquini (DS-U)
Interviene quindi il senatore Pasquini il quale, dopo aver chiesto chiarimenti circa le funzioni e i compiti di vigilanza delle banche centrali dei singoli Paesi - ipotizzando tra l'altro istituzione di un unico organismo di vigilanza per l'area europea - esprime qualche dubbio circa la capacità del sistema bancario italiano di recuperare il terreno perduto negli anni scorsi sul fronte della internazionalizzazione. D'altro canto, conviene sulla opportunità offerta da un costo della manodopera più bassa rispetto al mercato italiano, ma sottolinea la circostanza che, per alcuni comparti, anche l'Italia presenta un costo medio del lavoro rispetto ai Paesi più sviluppati. Così stando le cose, chiede di conoscere quali sono gli strumenti per orientare la delocalizzazione delle imprese che non abbia quale unico fine di ridurre il costo del prodotto attraverso il minor costo del lavoro, ma, soprattutto, consenta alle imprese di saper cogliere le occasioni di sviluppo presentate dai Paesi emergenti anche per altri aspetti. <br>0:28 Durata: 4 min 22 sec -
Maurizio Eufemi (UDC)
Il senatore Eufemi osserva che i sistemi finanziari dei Paesi prossimi aderenti presentano un quadro che li caratterizza come sistemi protetti, per cui appare opportuno chiedersi quali sono i margini affinché tali sistemi si rendano più autonomi. Sul fronte interno, invece, il sistema bancario italiano ha affrontato un processo di riassetto molto profondo, che non può non essere connotato, tuttavia, per il carattere prevalentemente nazionalistico: chiede se, per il futuro, il sistema bancario italiano potrà presentare elementi di maggiore apertura. <br>0:33 Durata: 1 min 39 sec -
Replica di Maurizio Sella
Rispondendo ai quesiti dei senatori, il presidente Sella fa presente al senatore Costa che l'Albania presenta ancora notevoli elementi di turbolenze e instabilità tali da scoraggiare investimenti diretti. In generale, ritiene che l'espansione delle banche italiane nell'ex blocco sovietico abbia assunto dimensioni e caratteristiche certamente straordinarie, tenendo conto altresì che al già citato Unicredito debbano affiancarsi anche la anca San Paolo-IMI e Banca Intesa. Per quanto riguarda Basilea 2, dichiarando la propria disponibilità a intervenire in Commissione per una più approfondita audizione, ritiene che la bozza di accordo non avrà conseguenze negative per le piccole e medie imprese, poiché soprattutto le aziende sane e con i conti in regola non potranno che giovarsi della più affinata capacità delle banche di tarare il costo del denaro rispetto all'effettiva condizione economica della singola impresa. Conviene con il senatore Salerno sull'opportunità di procedere con cautela all'allargamento, ma ritiene che le banche che hanno deciso negli anni scorsi di poter cogliere le opportunità offerte all'ampliamento dell'Unione Europea hanno certamente avuto ragione. <br>Rispetto alle osservazioni del senatore D'Amico, puntualizza che l'Italia è il Paese europeo, insieme alla Spagna, che eroga il maggior volume di finanziamenti alle medie e piccole imprese, anche in termini assoluti. A quanti rilevano la inadeguatezza delle dimensioni delle banche italiane rispetto ai competitori internazionali, l'oratore risponde ricordando le dimensioni relative dell'economia nazionale. Nonostante tale dimensione dell'economia nazionale, le banche italiane, concentrandosi soprattutto sui Paesi dell'Est, sono impegnate con successo in un processo di internazionalizzazione che potrà coinvolgere in futuro anche altre aree.<br>Interloquisce il presidente Pedrizzi, rimarcando come le perplessità espresse circa l'inadeguatezza del sistema creditizio a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, vada inteso come un sintomo della più generale incapacità dell'Italia di creare un'azione concertata di sostegno agli investimenti esteri.<br>Il presidente Sella, proseguendo il proprio intervento, condivide la sollecitazione a razionalizzare compiti e funzioni degli organismi pubblici preposti a sostenere le imprese italiane all'estero. Per quanto riguarda i riflessi sui risparmiatori italiani, richiama l'attenzione sulla circostanza che i titoli ad alto rendimento non possono che essere titoli ad alto rischio; l'associazione da lui presieduta è impegnata a varare il progetto "Patti chiari", allo scopo di rendere quanto più trasparente ed inequivoco l'investimento compiuto dall'utente, soprattutto su obbligazioni e titoli emessi all'estero. In generale, per quanto riguarda il rapporto con le imprese e la nuova regolamentazione di Basilea 2, ritiene che il compito principale del banchiere sia quello di individuare un tasso di interesse per i finanziamenti erogati tale da remunerare il rischio assunto, alla luce della valutazione della solidità dell'impresa finanziata. A suo parere, le banche operanti nel Meridione di Italia non sono state in grado di effettuare correttamente tale operazione, assumendo rischi ed erogando finanziamenti non remunerati rispetto delle imprese finanziate. <br>Sulla prospettiva che i Paesi nuovi aderenti aderiscano all'Unione monetaria in tempi rapidi, ritiene preferibile che tale processo, pur auspicabile rapidamente in via di principio, avvenga con la gradualità necessaria a garantire il rispetto dei parametri fissati.<br>Rispetto alle trasformazioni imposte dall'allargamento, fa presente al senatore Cantoni che il sistema bancario italiano ha anche contribuito alla creazione di nuovi equilibri nella nuova Europa. Conclude, esprimendo una nota ottimistica circa le opportunità offerte dai mercati con un costo del lavoro medio più basso rispetto all'Italia: si dichiara convinto, infatti, che la diminuzione del numero dei posti di lavoro nei settori ad alta intensità di lavoro può essere riequilibrata dall'incremento nei settori nei quali ci sono più investimenti fissi e più investimenti in tecnologia.<br>Il presidente Pedrizzi congeda gli auditi e dichiara chiusa l'audizione.<br>Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.<br>La seduta termina alle 16h10. <br>0:34 Durata: 18 min 4 sec