Roma, 18 aprile 2001 - Documento audiovideo della puntata odierna di "Incontri e scontri", talk show condotto da Arturo Diaconale, direttore dell'Opinione.
Ospiti di Diaconale, il ministro dei Beni culturali e candidata alla Camera per l'Ulivo Giovanna Melandri, il consigliere al comune di Roma e candidato alla Camera per la Casa delle Libertà Pierluigi Borghini, e Daniele Capezzone, responsabile dell'informazione per i Radicale e candidato della Lista Bonino nelle liste proporzionali per la Camera di Piemonte Lombardia e Toscana. In una serata animata dalle contestazioni del pubblico, diviso … tra "tifoserie" di Polo e Ulivo, si è parlato soprattutto di politica economica, gestione dei beni culturali e antiproibizionismo sulla droga.
Pierluigi Borghini critica l'ottimismo del centrosinistra sulla salute dell'economia italiana e contesta i dati presentati del ministro Melandri, che snocciola le cifre del risanamento portato avanti in questi anni.
"Melandri dice che va tutto bene, che non dobbiamo preoccuparci.
La nostra sensazione è che non vada tutto bene".
E porta l'esempio del comune di Roma.
"In questi sette anni è passato da un debito di 7 mila miliardi a un debito di 11 mila e seicento miliardi, nonostante la vendita dell'Acea per 1900 miliardi.
È questo il risanamento promosso dal centrosinistra". Anche Daniele Capezzone è critico riguardo alla politica dell'Ulivo, e sottolinea il gap che ancora esiste tra l'economia italiana e quella dei paesi maggiormente industrializzata.
"L'anno scorso - osserva l'esponente radicale -gli Usa sono cresciuti del 5 per cento, la media europea di crescita è stata del 3,3 per cento.
L'Italia è cresciuta del 2,9.
Tutti gli indicatori internazionale ci danno agli ultimi posti per competitività e capacità di attrazione dei capitali esteri.
Il tasso di disoccupazione è sceso, ma è pur sempre uno dei più alti d'Europa.
Quello più alto è quello della Spagna, che è al 13 per cento, ma in dieci anni ha ridotto di dieci punti.
Abbiamo i più alti livelli, Grecia a parte, di disoccupazione giovanile, e di lunga durata.
Abbiamo forse ricominciato a camminare.
Il problema è che gli altri corrono".
E poi ricorda l'occasione persa dei referendum radicali.
"I posti di lavoro creati sono per il sessanta-settanta per cento, posti di lavoro flessibili.
Cosa si sarebbe potuto fare se fossero stati approvati i nostri referendum su lavoro a tempo determinato, part time e lavoro a domicilio.
Polo e Ulivo, uniti, li hanno fatti fallire.
Abbiamo perduto un anno". Capezzone attacca l'Ulivo anche per non aver affrontato la questione della tossicodipendenza.
"La sinistra ha avuto cinque anni per fare quello che persino la Spagna di Aznar, la Svizzera e l'Olanda ha fatto.
I radicali hanno scelto, come sull'aborto, di pagare dei costi in prima persona.
Mentre la sinistra mandava Pino Arlacchi all'Onu". Scontro anche sulla politica in materia di beni culturali.
Borghini dice che "nei cinque anni di governo dell'Ulivo la politica culturale è stata assente".
Ma Giovanna Melandri ricorda l'operato del suo ministero.
"In questi anni abbiamo deciso di investire risorse importanti.
Prima il Ministero dei beni culturali era la cenerentola della pubblica amministrazione.
Noi abbiamo invece portato a termine i grandi cantieri di restauro, quelli di Paestum, della Domus aurea, che non si concludevano". .
Ospiti di Diaconale, il ministro dei Beni culturali e candidata alla Camera per l'Ulivo Giovanna Melandri, il consigliere al comune di Roma e candidato alla Camera per la Casa delle Libertà Pierluigi Borghini, e Daniele Capezzone, responsabile dell'informazione per i Radicale e candidato della Lista Bonino nelle liste proporzionali per la Camera di Piemonte Lombardia e Toscana. In una serata animata dalle contestazioni del pubblico, diviso … tra "tifoserie" di Polo e Ulivo, si è parlato soprattutto di politica economica, gestione dei beni culturali e antiproibizionismo sulla droga.
Pierluigi Borghini critica l'ottimismo del centrosinistra sulla salute dell'economia italiana e contesta i dati presentati del ministro Melandri, che snocciola le cifre del risanamento portato avanti in questi anni.
"Melandri dice che va tutto bene, che non dobbiamo preoccuparci.
La nostra sensazione è che non vada tutto bene".
E porta l'esempio del comune di Roma.
"In questi sette anni è passato da un debito di 7 mila miliardi a un debito di 11 mila e seicento miliardi, nonostante la vendita dell'Acea per 1900 miliardi.
È questo il risanamento promosso dal centrosinistra". Anche Daniele Capezzone è critico riguardo alla politica dell'Ulivo, e sottolinea il gap che ancora esiste tra l'economia italiana e quella dei paesi maggiormente industrializzata.
"L'anno scorso - osserva l'esponente radicale -gli Usa sono cresciuti del 5 per cento, la media europea di crescita è stata del 3,3 per cento.
L'Italia è cresciuta del 2,9.
Tutti gli indicatori internazionale ci danno agli ultimi posti per competitività e capacità di attrazione dei capitali esteri.
Il tasso di disoccupazione è sceso, ma è pur sempre uno dei più alti d'Europa.
Quello più alto è quello della Spagna, che è al 13 per cento, ma in dieci anni ha ridotto di dieci punti.
Abbiamo i più alti livelli, Grecia a parte, di disoccupazione giovanile, e di lunga durata.
Abbiamo forse ricominciato a camminare.
Il problema è che gli altri corrono".
E poi ricorda l'occasione persa dei referendum radicali.
"I posti di lavoro creati sono per il sessanta-settanta per cento, posti di lavoro flessibili.
Cosa si sarebbe potuto fare se fossero stati approvati i nostri referendum su lavoro a tempo determinato, part time e lavoro a domicilio.
Polo e Ulivo, uniti, li hanno fatti fallire.
Abbiamo perduto un anno". Capezzone attacca l'Ulivo anche per non aver affrontato la questione della tossicodipendenza.
"La sinistra ha avuto cinque anni per fare quello che persino la Spagna di Aznar, la Svizzera e l'Olanda ha fatto.
I radicali hanno scelto, come sull'aborto, di pagare dei costi in prima persona.
Mentre la sinistra mandava Pino Arlacchi all'Onu". Scontro anche sulla politica in materia di beni culturali.
Borghini dice che "nei cinque anni di governo dell'Ulivo la politica culturale è stata assente".
Ma Giovanna Melandri ricorda l'operato del suo ministero.
"In questi anni abbiamo deciso di investire risorse importanti.
Prima il Ministero dei beni culturali era la cenerentola della pubblica amministrazione.
Noi abbiamo invece portato a termine i grandi cantieri di restauro, quelli di Paestum, della Domus aurea, che non si concludevano". .
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